Impossibile da non vedere, il Castello di Gradara è il protagonista di numerosi colpi di fulmine. Il territorio marchigiano regala un insediamento bello, affascinante e misterioso.

Il Castello di Gradara si trova nell’omonimo paese conosciuto come “Capitale del Medioevo” è uno dei Borghi più belli d’Italia. Non solo grazie al suo patrimonio storico e artistico ma per tutte le storie e leggende che l’avvolgono.
La Rocca di Gradara e il borgo fortificato che la circonda rientrano tra le strutture medioevali meglio conservate in Italia. Il Castello di Gradara si erge su una collina a 142 metri dal livello del mare, il mastio, il torrione principale, si innalza per 30 metri permettendo di dominare tutte la vallata.
Il punto di forza di Gradara sicuramente risiede nella sua posizione, fin da tempi antichi faceva da crocevia di traffici e genti. Inoltre, durante il Medioevo la fortezza fu uno dei principali luoghi in cui si assistette agli scontri tra le milizie dello Stato Pontificio e le Casate marchigiane e romagnole.

Storia del Castello di Gradara: i Malatesta
Alcuni documenti trecenteschi affermano che il castello sia stato un possedimento dei Malatesta, all’epoca dei Signori di Rimini e di Pesaro. Furono proprio i Malatesta a portare il castello all’estensione attuale e a trasformare la struttura da fortilizio militare in luogo di piacevole soggiorno.
Fu la residenza di Pandolfo II, amico fraterno del Petrarca, il quale lo ricorda in alcune lettere e in un sonetto del Canzoniere.
Inoltre, vi abitò Battista Sforza, moglie di Federico da Montefeltro.
Paolo e Francesca e la storia del loro amore tormentato
“Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui de la bella persona che mi fu tolta;
e ‘l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense”
Con questi versi Dante descrive il breve colloquio con le anime dannate di Paolo e Francesca.
Il Castello di Gradara è noto per una delle più belle storie d’amore della letteratura italiana.
Ci troviamo nel girone di Lussuriosi, V Canto dell’Inferno, dove giacciano le anime tormentate di Paolo e Francesca, i due amanti che hanno reso la Rocca di Gradara famosa arricchendola con un velo di mistero.
Da diversi documenti sappiamo che Giovanni Malatesta, nel 1275, sposò Francesca da Polenta. Dopo esser investito della carica di Podestà a Pesaro, scelse come dimora Gradara.
Giovanni Malatesta era anche conosciuto come “Ciotto”, cioè zoppo, e descritto come uomo di brutto aspetto; al contrario del fratello minore Paolo, molto ambito tra le dame dell’alta aristocrazia.
A seguito di una serie di possedimenti che gli vennero in dono, Paolo Malatesta si soffermava spesso nella dimora del fratello.
Le conseguenze furono però inevitabili: Paolo e la moglie del “Ciotto” si innamorarono. La servitù che era venuta a sapere dell’amore tra i due imprudenti amanti, informò subito il fratello maggiore.

Per avere la conferma il padrone di casa finse di partire a Roma per affari, per poi tornare a notte fonda. Al suo rientro Giovanni sorprese la moglie e il fratello nel suo letto mentre si scambiavano gesti d’amore.
La rabbia fu talmente tanta che si fiondò a spada tratta contro Paolo, ma la giovane donna innamorata gli fece da scudo e morì. La sorte di Paolo fu ancora più atroce, in quanto pare che Giovanni in preda alla rabbia, lo fece cadere in uno dei trabocchetti del Castello, dove il corpo di Paolo rimase diversi anni.
Secondo varie leggenda, ancora oggi i due innamorati sono immersi in una tormentata ricerca dell’altro. L’anima di Francesca vagherebbe senza pace, incapace di staccarsi da quei luoghi dove visse il suo vero amore e dove tragicamente lo perse per sempre.
Allo stesso tempo Paolo cerca di trovar pace nei sotterranei della Rocca dove, si racconta, apparirebbe come una nebbiolina biancastra.
Sembra che Francesca appaia di notte e che si soffermi a scrutare l’orizzonte in attesa di qualcuno e che Paolo la chiami a sé con sospiri e lamenti.
Un amore tormentato ma eterno percepibile dai turisti se si visita la Rocca con lo stato d’animo adatto. All’imbrunire è possibile avvertire un leggero brivido correre lungo la schiena e il tenue sibilo del vento sembra assumere il tono del doloroso lamento dei due giovani amanti che, ancora, non smettono di amarsi e di cercarsi.

Il Castello di Gradara è pieno di opere d’arte
Nella fortezza si possono ammirare diversi affreschi del Quattrocento. Appena giunti all’entrata del paese potete ammirare sull’antica porta lo stemma di Alessandro Sforza, assieme a quelli di Guidobaldo II della Rovere e di Vittorio Farnese.
Come ogni castello che si rispetti, dopo aver superato una serie di protezioni, si accede alla rocca tramite un ponte levatoio che porta in un cortile dove possiamo ammirare altri stemmi nobiliari come quello di Pandolfo Malatesta e di Giovanni Sforza.
Un’altra attrazione del castello è la sala di tortura. Pochi sanno che sotto quella sala, nel Settecento, venne rinvenuto il corpo di un guerriero armato di tutto punto, forse condannato a morire soffocato sotto un cumulo di terra.
Consigliamo a tutti di visitare almeno una volta nella vita il Castello di Gradara, non solo per la bellezza medioevale che si può ammirare ovunque ma per il fascino del mistero.
Per l’amore che profuma l’aria, per quell’alone di trascendentale che si palpa e per il tormento che colpisce ancora le anime dei due innamorati.
Tra storia, leggende e amori. Gradara.
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Giulia Leanza
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