Prende la parola Donata che si racconta ne “Il nostro viaggio in Val di Trebbia” iniziando da una citazione: “Un viaggio a piedi sulle tracce di un musicista errante, lungo l’ultimo fiume integro degli appennini, simile a come lo vedevano i viaggiatori del passato, il Trebbia ligure ed emiliano.” Queste sono le parole della giornalista Valentina Scaglia che in una giornata di quarantena le hanno fatto ripensare a quando da ragazzina fuggiva dall’afa di Cremona per trovare un po’ di refrigerio lungo il Trebbia.
Da questi ricordi la mente ha poi iniziato a viaggiare e mi sono immaginata con la mia famiglia e gli amici in un trekking lungo il Trebbia che si è poi rivelato essere un vero e proprio viaggio tra borghi di altri tempi abitati da persone di una cordialità estrema ed immersi in una natura spettacolare.
Un itinerario ben definito che collega la Liguria a Piacenza seguendo i meandri del fiume apparentemente non esiste… In realtà ci sono diversi percorsi che con un po’ di fantasia ed intraprendenza possono essere collegati tra di loro.
Valentina Scaglia, la prima persona che voglio ringraziare, mi ha illuminata su questo punto condividendo quelle che sono state le sue tappe quando nel 2012 ha lanciato il Trebbia Trail, un progetto che unisce la provincia di Genova a Piacenza passando tra paesini semi-abitati, lungo mulattiere raramente percorse, con possibilità di vivere il rapporto con il fiume con soste, nuotate, momenti di contemplazione.
È con queste premesse che siamo partiti un mercoledì di agosto per questa avventura… Di seguito le tappe che abbiamo seguito ma prima voglio inserire alcune note della mia amica Stefania per una veloce presentazione dei “soggetti” del gruppo ed alcune anticipazioni del viaggio.

LEONARDO e CESARE: come si sa gli adolescenti non sono amanti delle camminate e per i miei figli potevo metterci una mano sul fuoco, invece zaino in spalla e obbiettivo da raggiungere, ognuno a modo suo (Leo ascoltando un audiolibro, Cesare per la maggior parte del tempo rompendo i marroni alla Stella) hanno concluso ogni tappa stanchi sì, ma anche con quella luce negli occhi che io chiamo fierezza
STELLA: la regina della vacanza, la forza di un vulcano in un metro di bambina
RICCARDO: il nonno che non si tira mai indietro… o quasi …
MASSIMILIANO: nonché mio marito: l’osho della situazione, sempre tranquillo, positivo, colui che trova sempre la soluzione a qualsiasi problema anche rischiando insulti da parte di altri
GIANNI: l’unico uomo tecnico del gruppo, che invece ha fatto acqua fin dal secondo giorno (partito con scarpe super tecniche di 15 anni fa ha concluso il viaggio con le ciabatte da scoglio)
DONATA: l’unica persona seria, il nostro capitano (per mare e per terra) colei che ci ha guidato tappa tappa, che ha organizzato tutto nei minimi particolari, regalandoci una settimana di vacanza indimenticabile
STEFANIA: semplicemente un carretto al traino… meno male mi salva un po’ di simpatia (in realtà, aggiungo io, Donata, la motivartice del gruppo).
A vederci non si poteva certo dire che saremmo arrivati sino a Bobbio… ed infatti non ci siamo arrivati
Partenza del nostro viaggio in Val di Trebbia mercoledì 5 agosto 2020: Torriglia – Rifugio Monte Antola.
Partivamo noi da Lerici ed i nostri amici dalla provincia di Firenze, l’appuntamento era per la metà della mattina a Torriglia in modo da affrontare il primo tratto in salita non proprio nelle ore più calde. Ci siamo ritrovati, senza neppure accordarci, con un 2/3 ore di ritardo davanti alla chiesa di Torriglia. Qui la prima conferma: Massi e Stefania sono sicuramente i nostri compagni di viaggio ideali. A questo punto, su consiglio di alcuni locali, abbiamo deciso di accorciare un pochino la tappa portando il punto di partenza a Donnetta, dove una volta in loco ci siamo subito fermati per la pausa pranzo.
Verso le 14:00 finalmente partiamo! È subito salita, lo zaino sembra pesantissimo… Per fortuna il percorso si snoda all’ombra di un bosco di faggi, molto piacevole. Il primo punto di sosta, dopo una bella salita, è attrezzato con una panchina da dove ammiriamo il golfo di Genova e poi riconosciamo la Corsica, L’Elba e la Capraia. Si prosegue più o meno in piano o comunque con dislivelli minimi in una più fitta faggeta ben curata.
L’arrivo al Rifugio Antola è una piacevole sorpresa. Ci accolgono la piccola Rosa, la sua mamma Silvia impegnata in cucina, la loro dolcissima cavalla ed i loro cani. Il panorama è splendido: colpisce il blu del Lago di Brugneto circondato dai monti.
Cena abbondante, notte tutti insieme in una camerata da 8 con bagno, non c’è la possibilità di fare la doccia per limitazioni di acqua. Pazienza la faremo l’indomani.



Giovedì 6 agosto 2020: Rifugio Monte Antola – Cà del Romano
Ci alziamo non proprio di buon’ora, ci prendiamo pure qualche ora per rilassarci, ammirare il panorama, scambiare due chiacchiere tra di noi, conoscere meglio la famiglia che gestisce il rifugio. Partiamo in tarda mattinata, tanto quella di oggi dovrebbe essere una tappa corta!
Salita fino a raggiungere la cima del monte Antola… ci fermiamo per ammirare il panorama a 360° che va dalla cima del monte Bianco fino al golfo della Liguria da cui in lontananza riconosciamo di nuovo le isole dell’arcipelago Toscano. Bellissimo!!
Ripartiamo mantenendoci più o meno in quota camminando quasi sempre in una bella faggeta. Arriviamo a Cà del Romano verso le 16:00, purtroppo l’osservatorio astronomico è chiuso poiché alcuni lavori di ristrutturazione non sono stati ultimati causa COVID. Peccato… Una visita sarebbe stata una cosa carina. Ci consoliamo con una birretta fresca a Cà del Romano, una doccia ed un riposino.
Ci ritroviamo per un aperitivo con vista daini. Stiamo chiacchierando quando nel campo di fronte vediamo muoversi qualcosa. È un gruppo di daini: cinque maschi ed una femmina. Ci incantiamo a spiarli e senza quasi accorgercene arriva l’ora di cena.
Venerdì 7 agosto: Cà del Romano – Tartago – Zerba
Partiamo presto, alle 09:30 lasciamo Cà del Romano. La giornata sarà lunga: dobbiamo raggiungere quasi la cima del monte Carmo passando per Capanne di Carrega, proseguire per passo della Maddalena, dirigerci verso la cima del monte Alfeo per poi iniziare a scendere nella selvaggia Val Boreca.
E’ una tappa impegnativa, il primo tratto è molto ben segnalato tra faggete e zone più soleggiate. Lo percorriamo bene inserendo delle pause per ammirare il panorama e seguire sulla cartina i vari tratti. Dopo una salita un po’ soleggiata ci fermiamo per il pranzo in un prato all’ombra di alcuni alberi. Pensiamo di essere più o meno a metà.
Riprendiamo il cammino lungo il bosco per arrivare su un pratone meraviglioso da dove possiamo ammirare davanti a noi la cima del Monte Alfeo in tutta la sua imponenza. Da qui proseguiamo lungo costa in salita nell’erba alta e con non poca fatica raggiungiamo la sella da cui inizia la nostra discesa.
Il panorama è unico: davanti a noi tutta la selvaggia Val Boreca.
Il primo tratto è in un boschetto di faggi. Percorso piacevole, dobbiamo solo fare un po’ di attenzione alla segnaletica. Poi inizia una discesa molto impegnativa che nonostante le racchette ci mette a dura prova.

Siamo stanchissimi, tra i rami della fitta vegetazione vediamo in lontananza un paesino che pensiamo essere la nostra meta Tartago. Accidenti quanto è distante!
Qui la mitica Laura, la seconda persona che voglio ringraziare, ha promesso di venire a prendere almeno i più piccoli in auto per portarli a Zerba dove pernotteremo per un paio di notti nel suo B&B “Al Corniolo”.
Che carina: ci ha chiamati verso le 14:00 per avere conferma sull’orario e appuntamento alle 18:00 a Tartago.
Sono le 17:00, vediamo Tartago ma è lontanissimo, Stella ed i ragazzi sono stanchi. Gli facciamo vedere la meta per motivarli e gli diciamo, sapendo di mentire, che è vicinissima. Lo sapevamo, lo dicevo dalla sera prima che questa sarebbe stata una tappa impegnativa!
Abbiamo quasi finito l’acqua, Gianni ha rotto le scarpe, Riccardo ha male alle dita dei piedi ed ecco che a poche decine di metri da noi compare un piccolo agglomerato di case tutte in pietra. Inizialmente scorgiamo solo i tetti e poi a poco a poco il villaggio prende forma: è Tartago che la fitta vegetazione e la pendenza non ci consentivano di vedere se non a pochi metri di distanza. Scopriremo più tardi che quello che inizialmente pensavamo essere Tartago era in realtà Zerba.
Arriviamo in questo paesino fuori dal tempo con poche case in pietra, poco più avanti la chiesa che si affaccia su un prato meraviglioso e al centro un tavolo da ping pong. In attesa di Laura ci accampiamo ai bordi della fontana per un po’ di sollievo.
Sono le 18:00. Laura dovrebbe avere 4 posti: 1 davanti e tre dietro. La precedenza a Stella e Cesare, i piccoli del gruppo e al nonno Riccardo. Cercheremo di alleggerire tutti provando a caricare nel baule gli zaini. Laura finalmente arriva ed è con sua sorella Carlotta. Ci vengono incontro con un meraviglioso sorriso e dopo le presentazioni di rito si offrono subito di fare due viaggi per portarci tutti in auto. Sono due angeli!
Arriviamo al loro B&B, due casette accoglienti e ben arredate: una, ristrutturata da poco, davanti alla scuola elementare dove insegnava la loro nonna e l’altra quella dove avevano vissuto con i loro genitori. Appena entriamo ci offrono una limonata fresca che avevano preparato apposta per noi. Iniziamo a raccontarci, il tempo passa, ci imponiamo di fermarci per darci una rifrescata ed andare a cena all’osteria di Claudia “La S’cianza”. Laura e Carlotta ci accompagnano. Ceniamo fuori con le specialità del posto sulla terrazza che dà su tutta la valle. Sono sensazioni impagabili.
Ci addormentiamo come dei bambini. Il giorno dopo ci aspetta la giornata relax in questo nostro viaggio in Val di Trebbia!!

Sabato 8 agosto: Zerba
Anche oggi ci alziamo con molta calma godendoci fino in fondo il meritato riposo. Dopo un’amorevole colazione tutti insieme preparata da Laura e Carlotta, ci dividiamo: Riccardo ancora dolorante decide di prolungare il suo relax al B&B. Io, Massi, Stefi e Leonardo, dopo un altro buon caffè all’osteria di Claudia, visitiamo prima la torre di Malaspina, da qui percorriamo il sentiero 123 per poi seguire la strada provinciale fino a Valsigiara sul Trebbia dove dovremmo trascorrere il pomeriggio in una spiaggetta caratterizzata dalla presenza di una caratteristica grotta. Laura prima accompagna Gianni, Stella e Cesare ad Ottone per cercare un nuovo paio di scarpe che, nelle aspettative di Gianni, avrebbero comunque dovuto essere un po’ tecniche e poi li porta a Valsigiara.
Ci ritroviamo vero le 13. Gianni sfoggia le sue nuove scarpe: delle bellissime Superga blu, il top del tecnico che offriva Ottone in quel momento, comode forse per una passeggiata nel centro di Firenze, dove abitiamo, ma sicuramente poco adatte per le tappe ancora impegnative che ci aspettano. In qualche modo faremo ma per ora ci buttiamo nel Trebbia e ci godiamo questo primo bagno nel fiume.
Nel tardo pomeriggio Laura torna a recuperare Stella ed i ragazzi mentre noi ci incamminiamo verso Zerba, non facendoci però mancare una bella sosta alla fontana di Cerreto ed alcune tappe intermedie lungo la strada per raccogliere more e susine in modo da reintegrare gli zuccheri.
Arrivati al B&B ritroviamo Riccardo che si è trovato talmente bene che, con la scusa del dito nero, ci confessa di stare accarezzando l’idea di fermarsi al B&B per i prossimi giorni in modo da rimettersi in sesto.
Deciderà domani ma quello che è certo è che questa sera un’altra cena all’osteria di Claudia con vista valle non ce la toglie nessuno. Laura e Carlotta saranno nostre graditissime ospiti.
Domenica 9 agosto: Zerba – S. Agostino – Cerignale
L’idea è partire verso le 09:30. Riccardo ha ancora male al piede quindi si fermerà a Zerba e ci raggiungerà l’ultimo giorno al pullman. Dà le sue scarpe a Gianni che per fortuna potrà sfoggiare le sue superga in un’altra occasione. La tappa di oggi non sarà semplice in termini di orientamento. Identifichiamo sulla cartina il punto dove dovremmo raggiungere il fiume, qui cammineremo poi nel suo alveo guadandolo diverse volte sino a Sant’Agostino per poi prendere una mulattiera fino a Cerignale ma in realtà la nostra meta è il campeggio poco oltre. Sono molto contenta, essendo un’amante dell’acqua non vedo l’ora di iniziare a camminare nell’alveo e fermarmi a fare bagni ogni qual volta ci imbatteremo in angoli meritevoli di una sosta.
Durante la colazione iniziano però le prime perplessità. Laura che è del posto dice che nessuno ha mai percorso il tratto nell’alveo, che camminare nell’acqua con gli zaini non sarà facile, però a me Valentina aveva detto di averlo già fatto. Con qualche perplessità io e Stefania andiamo a prendere i panini all’osteria e qui di nuovo ci confrontiamo con i locali che ci consigliano di andare verso la Torre Malaspina e prima di raggiungerla tagliare a sinistra per il bosco in modo da sbucare sul Trebbia più a valle, poco prima di Sant’Agostino. Claudia dice che un suo parente aveva fatto il percorso anni prima senza grosse difficoltà. Torniamo dagli altri al B&B, guardiamo di nuovo la cartina e alla fine seguiamo il consiglio dei locali: si taglia per il bosco! Il bello del viaggio sta anche nella capacità di cambiare programma in base all’evolversi delle circostanze.
Dopo aver salutato Riccardo, Laura e Carlotta partiamo. Una volta nel bosco, Gianni è teso e preoccupato per Stella dice che il sentiero è un po’ troppo esposto per lei. A me non sembra ma conoscendo la sua lunga esperienza in montagna il non saperlo tranquillo mi mette in apprensione. Il sentiero non è per niente segnato, ci sono tronchi di alberi caduti che dobbiamo scavalcare ma per fortuna siamo all’ombra. Stella avverte un po’ di tensione tra me e Gianni ed inizia a lamentarsi. Le racconto un po’ di storie, indovinelli e Stefania con il suo ascendente particolare sui bambini viene in mio soccorso. La teniamo buona per un’altra ventina di minuti ma alla fine si sente più sicura sulle spalle del babbo.
Proseguiamo nella discesa, stando attenti a dove mettiamo i piedi, cercando di fare un po’ di trambusto, per allontanare, nel caso ce ne siano, qualsiasi animale strisciante.
Dopo alcune ore iniziamo a sentire il fiume. Che bello il rumore dell’acqua, è sempre riconciliante ed in momenti come questi lo è ancor di più. Procediamo con maggiore lena e ritrovata spensieratezza, Stella ricomincia a camminare, la vegetazione si fa meno fitta e riusciamo a vedere l’acqua. Ormai manca poc0. Usciamo dalla boscaglia, camminiamo su sabbia e sassi fino a raggiungere un’ansa del fiume veramente incantevole. Ci siamo solo noi. Buttiamo gli zaini a terra, ci sfiliamo gli abiti e accaldati ci buttiamo tutti in quest’acqua cristallina e la temperatura è perfetta. Ci godiamo questo meritato bagno, sicuramente uno dei più belli di tutta la vacanza.




Dopo un’oretta ci rimettiamo in cammino lungo l’alveo del fiume. Sono ormai passate le 13, il sole è alto ed effettivamente camminare lungo il fiume è piuttosto faticoso ma alla fine abbiamo fatto bene a passare per il bosco. Poco più in là arriviamo a Sant’Agostino, le rovine della chiesa non si vedono ma ci sono delle persone sulla riva che ci danno l’informazione.
Il posto è bellissimo. Ci fermiamo per un altro bagno, per il pranzo ed un veloce riposino.
Riprendiamo il cammino ed inizia la salita nella faggeta per ponte Organasco. Da qui prendiamo poi per Abrà ed Oneto. Stella è stanca di camminare, mi invento mille diversivi, ma alla fine chiedo un passaggio a una gentile coppia di anziani signori che ci allunga fino ad Oneto. Qui ci riposiamo ad una fontana in mezzo ad un gruppo di case, iniziamo a chiacchierare con una famiglia con un grosso cane, Zeus, e 3 figli, la più piccola Sofia ha l’età di Stella e fanno subito amicizia. Si chiacchiera, Piero ed Elena si offrono gentilmente di andare a recuperare con il furgoncino anche gli altri e di accompagnarci al campeggio oltre Cerignale. Sono queste le gentilezze e le persone che hanno trasformato questo trekking in un viaggio. In questi piccoli borghi di poche case è facile fermarsi a parlare e diventa naturale dare un passaggio anche a degli sconosciuti.
Arrivare al campeggio non sarebbe stato banale a piedi soprattutto perché, una volta a Cerignale, c’è ancora una bella salita da fare.
Il campeggio è un po’ così ma ci siamo fermati solo una notte. Sarebbe stato sicuramente più carino e comodo trovare una sistemazione nell’albergo di Cerignale: se fossimo stati lì questa sera due passi in paese credo ce li saremmo fatti molto volentieri. Ceniamo al ristorante del campeggio, stiamo per andare a dormire quando vediamo arrivare Pietro, Elena ed i ragazzi: Sofia voleva rivedere la sua amica Stella e tutta la famiglia l’ha accompagnata. Che bella e gradita sorpresa!
Lunedì 10 agosto: Cerignale – Marsaglia
Partiamo dopo colazione e facciamo una sosta a Cerignale, un borgo da non perdere. C’è una bella piazza panoramica e ai lati di tutte le stradine scorre dell’acqua. Capitiamo nei giorni di un mercatino dell’artigianato e curiosiamo tra le bancherelle fermandoci a pranzare fuori dalla bottega del paese.
Decidiamo di raggiungere Marsaglia lato Trebbia e non lato Aveto. Sarà un’ottima scelta: scenderemo all’ombra della solita faggeta lungo un sentiero ben tracciato. Arriviamo alla confluenza, facciamo un veloce bagno perché sembra si stia avvicinando un temporale. Lasciamo di nuovo il fiume e raggiungiamo Confiente dove io e Stella chiediamo di nuovo un passaggio ad una giovane coppia di Piacenza che gentilmente ci porta sino all’ostello di Marsaglia gestito da Manuela.
Le aspettative sono alte, Valentina me ne aveva parlato molto bene, raccomandandomi di prenotare per tempo essendo una meta molto gettonata.
La realtà non ha deluso le aspettative. La struttura è proprio in riva al fiume, moderna e semplice, ben tenuta, pulita ed immersa nel verde. E’ molto accogliente ed arredata con gusto, le stanze sono super spaziose e pulite. C’è un bel porticato dove si può mangiare all’aperto anche quando piove.
Siamo tutti molto contenti e dopo un momento di relax ci godiamo la cena sotto il portico e poi, essendo la notte di San Lorenzo, ne approfittiamo per goderci la stellata sulla riva del fiume.


Martedì 11 agosto: Trebbia
Ce la prendiamo con comodo. Facciamo una lunga colazione, poi i ragazzi una partita di calcio nel prato mentre io, Stella e Stefi li guardiamo da una delle tante amache e sdrai sparsi qua e là.
La giornata prevede di camminare, finalmente senza zaini, nell’alveo del fiume fino a San salvatore e poi ritornare all’ostello, anche se inizialmente il piano prevedeva un’altra tappa per Bobbio che abbiamo dovuto cancellare a causa di un focolaio di COVID proprio nell’ostello deve avremmo dovuto pernottare.
Partiamo tardi, quindi dopo un’oretta di cammino ci fermiamo per un bagno e per pranzo. Dobbiamo però rientrare senza poter raggiungere San Salvatore a causa di un grosso temporale. Peccato oggi è l’ultimo giorno, non potremmo vedere questo angolo del Trebbia oggetto di tante foto e di racconti.
Il temporale ci accompagna fino al rientro all’ostello con una nuova luce. Il Trebbia e la vegetazione intorno cambiano colori mantenendo intatti il loro fascino. Arriviamo all’ostello fradici ma comunque contenti: anche oggi è stata una bella giornata. L’ultima del nostro viaggio. Domani con un paio di pullman torneremo a Torriglia ricongiungendoci con Riccardo ad Ottone.
Dopo una partitina a carte, ceniamo sempre all’ostello. Il menù è ben curato con una buona scelta di piatti bio.
Mercoledì’ 12 agosto: Marsaglia – Donnetta – Pullman
E’ l’ultimo giorno di un bellissima settimana, non abbiamo fretta di partire, il pullman sarà in tarda mattinata e abbiamo quindi tutto il tempo per goderci ancora un po’ questo angolo di pace e scattare qualche bella foto.
Tratta 1: Marsiglia – Ottone
Tratta 2: Ottone – Torriglia
Gianni e Massimiliano chiudono con l’ultima camminata che va da Torriglia a Donetta, qui prendono le macchine per recuperarci nella piazza di Torriglia dove abbiamo approfittato dell’attesa per assaggiare i famosi canestrelli.
Stefania dice: “È stato un bellissimo viaggio: posti meravigliosi, scorci mozzafiato, boschi incantati e infine loro. Le persone che abbiamo avuto il piacere di conoscere ad ogni tappa che ci hanno accolto con quella semplicità e spontaneità che contraddistingue questi luoghi remoti.”
Non siamo riusciti a vedere tutto, personalmente mi è rimasta la voglia di Trebbia, di scoprire e vedere cosa nasconde in ogni sua ansa ma forse il modo migliore per scoprirlo in tal senso è in canoa… Vedremo.
Donata

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