In cammino sulla Via Francigena del Sud: Monti Lepini, alture con vista mare
Nei primi giorni di dicembre, con un tempo incerto e a tratti burrascoso, ho percorso alcuni tratti della Via Francigena del Sud nel Lazio meridionale, territorio poco conosciuto, ma in grado di dispensare grandi emozioni. Il prologo a Roma, lungo la Via Appia Antica, in una mattina di pioggia, lo trovate qui.
La Via Francigena del Sud prosegue infatti dalla città eterna, a grandi linee lungo la direttrice della Via Appia, fino a Santa Maria di Leuca, con altre 45 tappe, tante quante ne occorrono per arrivare dal passo del Gran San Bernardo a Roma. Si tratta, senza ombra di dubbio, di un grande viaggio alla scoperta di territori poco noti, non turistici – in poche parole – autentici.

Verso il muro di Norba
Ecco, dunque, alcuni momenti, luoghi ed esperienze memorabili, vissuti nei pochi giorni trascorsi in Lazio, che sulla Via Francigena del Sud conta ben dodici tappe:
- Un canto arcano. Il cielo grigio non fa giustizia al grazioso lago di Giulianello, dove il bosco a perdita d’occhio lambisce la riva. Siamo nella terza tappa da Roma, che da Velletri conduce a Cori, dopo aver attraversato il territorio dei Colli Albani. Il lago, antico fondo appartenuto alla Gens Giulia (proprio quella che diede i natali a Cesare), fu poi latifondo dei Borghese, e dal 2007 è tutelato dalla Regione Lazio come Monumento naturale, restituito così alla comunità di Giulianello, che ha cura dei sentieri che attraversano le ultime pendici dell’antico Vulcano Laziale. Il piccolo borgo, frazione di Cori, vanta un’antica tradizione di canto corale femminile, tenuta viva da un gruppo di donne di tutte le età. Ecco come ci ha accolto il paese, al riparo di una bella cantina.
- Cori è un groviglio di vie di pietra su un’altura panoramica. Il paese è medievale, ma le origini sono ben più antiche. Basta dare uno sguardo alle mura megalitiche che appaiono qua e là: sono realizzate in opera poligonale, una tecnica costruttiva che prevede grandi blocchi di pietra di forma irregolare, ma perfettamente incastrati uno sull’altro, senza l’ausilio di malta. Sono lì, a proteggere Cori almeno dal VI e V secolo a.C., costruite dai volsci, la popolazione italica che qui era insediata prima dell’arrivo dei romani. Risale invece al II secolo a.C. il tempio di Ercole, che veglia dall’alto di un terrapieno la pianura che digrada verso il Tirreno. In una vertigine di scoperte, saltiamo a piè pari al medioevo con la cappella dell’Annunziata e il suo ciclo di affreschi gotici. A due passi il pellegrino trova accoglienza e quiete nel convento di San Francesco, dove l’associazione di laici francescani il Circo della Farfalla Onlus, gestisce anche la casa famiglia per minori in difficoltà. L’offerta del viandante serve anche a sostenere questa opera di volontariato.

- La città martire. La quarta tappa affronta la salita alle pendici dei monti Lepini, catena appenninica di origine carsica, prossima e parallela alla costa tirrenica. I numerosi saliscendi sono ripagati dalla vista sul mare, finalmente scintillante sotto il sole gelido di dicembre. Percorsi circa 12 km, ne mancano ancora sette a Sermoneta, ma a Norma una breve deviazione si deve fare, perché il sito dell’antica città di Norba, con le sue vie selciate e i resti delle mura poligonali tra prati dove pascolano le greggi è luogo davvero spettacolare. Antica città latina fondata nel V secolo a.C., durante la guerra civile tra Mario e Silla fu distrutta col fuoco dai suoi stessi abitanti – partigiani di Mario -, che preferirono suicidarsi piuttosto che cadere nelle mani dei rivali. La città fu poi abbandonata, e oggi è luogo di grande suggestione per chi ci arriva a piedi. Eccezionale il panorama sulla pianura Pontina, sul Circeo, sulle isole Pontine e sull’Oasi di Ninfa, ai piedi dell’altura. Alle nostre spalle, la prima neve imbianca il monte Pizzone.
- Una bellissima mulattiera, tutta svolte tra la vegetazione mediterranea, scende da Norma – il paese erede della Norba latina e romana – fino all’abbazia di Valvisciolo, dispensando belle vedute sulla costa e sulla piana. Circondata da ulivi, la chiesa, in stile romanico-gotico cistercense, è affiancata dal monastero, tuttora abitato da monaci. Secondo la tradizione l’abbazia fu però fondata da monaci greci nel VII secolo, quindi fu dei templari, fino allo scioglimento dell’ordine, nel XIV secolo. La passeggiata da Norma a Valvisciolo e ritorno richiede in tutto poco più di tre ore, per i circa 10 chilometri complessivi, su 400 m di dislivello in salita e discesa: un’idea per una domenica di sole anche in pieno inverno.

ROBERTA FERRARIS
Nata in vista del Monte Rosa, ha mosso i primi passi saltando di sasso in sasso lungo le sponde del fiume Sesia.
I suoi studi sono stati intensi ma irregolari, tra Italia e Stati Uniti. Ha fatto lunghi viaggi a piedi soprattutto in Italia.
Grazie alla conoscenza capillare del territorio collabora dal 1994 per vari editori e con Touring Editore dal 1999. È autrice di numerose guide turistiche ed escursionistiche e di racconti di viaggio.
Ha scritto anche di cucina e di stili di vita sostenibili. Contribuisce ai suoi lavori editoriali anche con foto e illustrazioni botaniche. Dal 2014 è guida ambientale escursionistica della Regione Piemonte e accompagna gruppi in prevalenza stranieri, a conoscere luoghi e cultura del nostro paese. Vive in Alta Langa, in una cascina isolata in collina.
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