Nell’estremo nord-ovest della penisola c’è una valle quasi sconosciuta al resto del paese, tanto che a volte al fiume che la percorre, il Tànaro, viene erroneamente spostato l’accento sulla penultima sillaba, forse per assonanza con un più noto Panàro, in terra d’Emilia. Talmente poco noto che non si sa nemmeno come pronunciarne il nome. Ma il Tànaro – sesto fiume italiano per lunghezza – è decisamente sdrucciolo. La val Tànaro si insinua nel cuore delle prime Alpi, le Liguri, e la specialità di queste montagne è che dalle cime si vede il mare.

Ma è ormai autunno, e le salite in vetta, sul monte Mongioie (2631 m), sul Pizzo d’Ormea (2476 m) o sul monte Antoroto (2149 m) le possiamo lasciare per la prossima estate. Scendiamo dunque di quota, per camminare su un itinerario di media montagna, di borgata in borgata, e soprattutto di castagno in castagno. E il mare, se il tempo aiuta, lo vedremo lo stesso.

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Trekking Balconata di Ormea
Balconata di Ormea

Il percorso della Balconata di Ormea si tiene tutto in un unico comune, Ormea, grosso paese nell’alta valle, il cui centro storico, un intrico di caruggi e vicoli, ha la caratteristica forma di un cuore. Al paese, tuttavia, arriveremo solo alla fine del cammino, dopo quattro giorni trascorsi tra le ventiquattro borgate sparse alle pendici del Pizzo d’Ormea e dell’Antoroto.

Dopo la domanda: “Ma dov’è la val Tànaro?”, arriva puntuale l’altra: “Come si arriva in val Tanaro?” Diciamo che si tratta di luoghi dove bisogna davvero voler andare a tutti i costi, approdando con il treno alla stazione di Ceva, nel cuore della provincia Granda, cioè Cuneo. Per poi risalire la valle a bordo di una delle rare corriere, fino a una località del tutto anonima e scarsamente indicata, dove il sentiero ha inizio, alla frazione di Nasagò. L’autista sarà collaborativo e vi dirà dove scendere, nel punto in cui, sull’altro lato della valle, svetta una Torre dei Saraceni, che ci ricorda come la valle fosse stata occupata, nel IX e X secolo, da bande di pirati nordafricani, penetrati nell’entroterra ligure e piemontese da una loro base stabile a Frassineto, non distante dall’attuale Saint-Tropez. Le bande erano responsabili di razzie e devastazioni lungo tutta l’asta fluviale del Tànaro. Pare che la torre fosse proprio un loro rifugio.

Il nostro percorso si tiene invece tutto sull’altro versante, quello sinistro, ben esposto a sud, solare e mediterraneo. La salita c’è, ma è sempre contenuta, e la quota si mantiene per tutto il cammino tra i 1000 e i 1500 m, per una quarantina di chilometri, che si possono organizzare in tappe variabili, facendo sosta in alcuni rifugi che si trovano nelle frazioni principali, a Chionea e a Quarzina. La vetta del percorso è il Pian delle Colma, una sella panoramica ai piedi del Castello di Quarzina (1782 m), dove sorge la cappella campestre di San Giovanni e si trova anche il piccolo lago Lao. Da qui, nelle belle giornate, appaiono l’orizzonte luminoso del mar Ligure e le prime case sparse di Imperia, che si inerpicano sui ripidi versanti della costa. Con un po’ di fortuna e vento di tramontana, ecco che, lontanissimo, compare anche il profilo del monti della Corsica.

Individuato dal CAI di Ormea alcuni anni fa il percorso della Balconata di Ormea è stato funestato da ben due alluvioni, nel novembre del 2016 e nell’ottobre del 2020, con danni considerevoli soprattutto ai piccoli ponti in legno che scavalcano i torrenti. Oggi il percorso è stato recuperato, con guadi facilitati e passerelle provvisorie, ed è perfettamente segnato.

Si cammina su belle mulattiere storiche di collegamento tra le varie frazioni, in parte abbandonate, ma dove molte case sono oggi in fase di recupero grazie a nuovi residenti, anche stranieri, che apprezzano, oltre all’ambiente naturale, le belle baite di pietra, i fienili, le cappelle campestri e gli “scau”, essiccatoi per castagne tipici di questa zona. 

La principale attrattiva di questo itinerario è infatti la presenza di castagneti storici, impiantati tra il XVII e il XVIII secolo, e tuttora coltivati amorevolmente da chi è rimasto su queste montagne. Giganti maestosi, con tronchi contorti che non è possibile abbracciare, se non in tre o quattro persone, svettano su prati dall’erba verdissima, rasati e pettinati come fossero campi da golf. Solo così, infatti, è possibile raccogliere (a mano) le castagne che cadono, una volta raggiunto il giusto punto di maturazione. Le castagne vengono poi essiccate con il fumo, in un processo che dura circa quindici giorni. È dunque questo il momento migliore per camminare sulla Balconata di Ormea, tra le foglie secche fruscianti dei castagni, nell’aria fresca che odora di fumo di legno, con la prima neve che imbianca il Pizzo di Ormea.

 

Roberta Ferraris

ROBERTA FERRARIS

Nata in vista del Monte Rosa, ha mosso i primi passi saltando di sasso in sasso lungo le sponde del fiume Sesia.
I suoi studi sono stati intensi ma irregolari, tra Italia e Stati Uniti. Ha fatto lunghi viaggi a piedi soprattutto in Italia.
Grazie alla conoscenza capillare del territorio collabora dal 1994 per vari editori e con Touring Editore dal 1999. È autrice di numerose guide turistiche ed escursionistiche e di racconti di viaggio.
Ha scritto anche di cucina e di stili di vita sostenibili. Contribuisce ai suoi lavori editoriali anche con foto e illustrazioni botaniche. Dal 2014 è guida ambientale escursionistica della Regione Piemonte e accompagna gruppi in prevalenza stranieri, a conoscere luoghi e cultura del nostro paese. Vive in Alta Langa, in una cascina isolata in collina.

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