Carlo gestisce il rifugio più alto delle Dolomiti, dove ha trovato pace e sé stesso. Questo lavoro gli è valso il nome di Sentinella delle Dolomiti.

Non siamo sostenitori della teoria che la nostra vita sia già scritta, tantomeno crediamo al destino, probabilmente a volte il nostro io interiore è molto più forte di quello che pensiamo. Molte volte crediamo che la nostra strada sia segnata e che bisogna accontentarsi perché “poteva anche andare peggio”, ma la vita ci riserva mille sorprese. Questo è quello che è successo a Carlo Budel, la cui storia ci ha incuriositi.
Carlo Budel, nato a Feltre il 9 agosto 1973, è riuscito a rompere la monotonia e a cambiare il suo percorso di vita. Operario alla Cartiera di Santa Giustina ha detto no alla routine per lanciarsi verso la ricerca della felicità. Carlo ha deciso di prendersi del tempo, di cercare la sua fonte di libertà e per 20 mesi ha esplorato in lungo e in largo le montagne bellunesi, riuscendo a percorrere in un anno ben 450mila metri di dislivello positivo.
Quando raggiunge il rifugio Castiglioni, il proprietario, Aurelio Soraruf, gli propone la gestione di Punta Penìa. Da questo punto in poi, la vita di Carlo prende un’altra piega.
Punta Penìa è il rifugio più alto del presidio roccioso Patrimonio dell’Unesco delle Dolomiti, a 3.342 m. La sua capanna è stata costruita alla fine degli anni Quaranta trasformando un presidio militare austriaco della Prima Guerra Mondiale, riciclando i materiali portati dai soldati in quegli anni. Il rifugio è raggiungibile solo a piedi, tra l’urlo delle montagne e i meravigliosi paesaggi incontaminati. Della “gabbia”, il suo rifugio, Carlo Budel ne parla nel suo libro “La sentinella delle Dolomiti – La mia vita sulla Marmolada a 3343 metri d’altitudine”, la stessa gabbia che lo ripara dai fulmini perché totalmente isolata da qualsiasi campo elettromagnetico.

Nel suo libro, la sentinella della Marmolada, personifica la montagna come una vera e propria maestra di vita, colei che può salvarti, svuotarti e riempirti di un altro te.
In un’intervista Carlo racconta cosa ha trovato e ritrovato grazie alla montagna: Pace. Adesso si definisce una persona equilibrata, tranquilla e fuori dall’inutile frenesia quotidiana che ci logora, aggiungendo che stare immerso nella natura a 3.342m gli ha regalato una grande soddisfazione: essere la prima persona che accoglie la nascita del sole e la prima che lo saluta vedendolo andare via.

La storia di Carlo è una di quelle che ti colpisce, non solo per il coraggio di prendere in mano la propria vita e di cambiarla ma soprattutto per la gioia negli occhi che si può ancora provare nel vedere e riscoprire quelle piccole cose che riempiono il cuore. Carlo è diventato la sentinella delle Dolomiti, conosciuto da molti e seguito da tanti. Carlo è li che aspetta per farci soffermare, pensare, per farci aprire la mente e sintonizzare il battito del cuore con l’urlo silenzioso della montagna. Carlo è un esempio per tutti noi, grazie alla sua storia possiamo riflettere sul fatto che nulla è dovuto, nulla è “giusto” o “sbagliato” e che tutti noi possiamo seguire i nostri sogni, basta solo saperli ascoltare.
Giulia Leanza
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