Una delle prime forme di turismo furono i pellegrinaggi, probabilmente la forma più antica di cammino. In essi troviamo le condizioni fondamentali che definiscono il turismo per la WTO:
“lo spostamento verso un luogo diverso dalla propria abitazione e almeno un pernottamento”.

In realtà, i nostri antenati non sapevano di essere turisti e il loro viaggio non avveniva per motivi di svago ma per devozione e rinnovamento dello spirito. In ogni religione troviamo il fenomeno del pellegrinaggio, seguendo brevi o lunghe tratte già percorse da martiri, santi o in genere figure religiose. Attorno a questi viaggi dell’anima sono nate diverse opere, più importanti fra tutti i Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer, una raccolta di storie raccontante da pellegrini in viaggio verso la tomba di san Tommaso Becket a Canterbury a fine Medioevo.

Il motivo religioso/culturale può essere anche ritrovato nel lungo viaggio dei Polo, diretti verso la corte del Gran Khan per la consegna dell’olio del Santo Sepolcro di Gerusalemme. I tre veneziani si recarono direttamente al Santo Sepolcro per ritirare l’olio. Nella città Santa ogni pellegrino pagava una tassa e contribuiva a sostenere il turismo religioso basato su servizi di accoglienza di stampo religioso-cavalleresco.

Pellegrinaggio
Pellegrinaggio
viaggiare

Con il loro viaggio, i Polo riuscirono a riabilitare la figura del mercante, forse l’unico capace di spingersi così ad Oriente per esplorare nuovi mondi e conoscere meglio se stesso. Così, il motivo religioso si sposta verso il concetto di viaggio come mezzo di scoperta del mondo e di se stessi. Tutto ciò sarà più evidente quando i giovani aristocratici d’Europa inizieranno a viaggiare per i paesi mediterranei alla scoperta del ricco patrimonio artistico e culturale.

Con l’avvento dell’industrializzazione poi, si avrà l’espansione di un sistema ferroviario
anche per il trasporto pubblico, che faciliterà gli spostamenti tra stati diversi. Nel 1839 il cartografo inglese George Bradshaw pubblicò una serie di guide turistiche ferroviarie – Bradshaw’s Guide- dove erano riportati le stazioni ferroviarie, gli orari e cenni storici dei luoghi da visitare durante il viaggio. La guida ottenne un enorme successo tanto da essere replicata in altri continenti. Agli inizi del Novecento, il turismo d’élite si trasforma in turismo di massa grazie allo sviluppo economico e alla possibilità delle classi lavoratrici di poter spendere parte del loro reddito in viaggi.

Questo cambiamento segnò però un forte distacco tra i due tipi di
turismo. Col tempo si tende infatti ad avere un fenomeno turistico perlopiù standardizzato, deciso dai tanti tour operator pronti a vendere un pacchetto turistico ben confezionato. Dal villaggio alla crociera, fino alle formule volo+hotel+auto. Le conseguenze del fenomeno di massa non sono state del tutto positive. In primis è sorto il problema dell’overtourism. Numerose località turistiche vedono crescere a dismisura la loro popolazione nei periodi di alta stagione; al contrario nei periodi di bassa, la città si svuota e spesso
vengono a mancare anche i servizi essenziali. Inoltre i comportamenti dei residenti nei confronti del turista possono essere anche negativi, soprattutto quando è considerato un intruso o un rischio per le risorse territoriali e culturali.

Ciò che distingue un prodotto da un servizio è proprio l’impatto personale che questo
genera, grazie anche alle interazioni con le persone e il luogo fisico. Spesso nei viaggi manca il fattore esperienziale legato all’essenza del luogo che si visita. Inoltre, il viaggiatore sente la necessità di visitare un luogo autentico ovvero legato alla storia. Bisogna quindi tornare al fulcro stesso del viaggio, a quella prima forma di turismo capace di generare valore sociale, culturale, ambientale ed economico.

Si sa che il turismo è un’attività economica ma in quanto tale non può prescindere dal luogo in cui si svolge, anzi, deve essere in grado di adattarsi, nel lungo periodo, all’ambiente e alle persone. Questo modo di intendere il turismo si chiama sostenibilità ed è il pilastro su cui si deve fondare ogni attività economica. Proprio nell’ottica del turismo sostenibile si stanno riscoprendo i cammini. Il numero di viaggiatori che percorrono le vie di pellegrinaggio è in aumento, con motivazione spesso diverse dalla religione: viaggio, sport o esperienza culturale.

Attraverso giusti investimenti in infrastrutture, ospitalità, formazione del personale (necessaria per il consenso sociale del turismo) e servizi per il viandante, i piccoli borghi hanno la possibilità di farsi conoscere e ottenere un incremento di reddito (come dimostrato dal moltiplicatore Keynesiano). La sfida sta nel saper cogliere la domanda turistica del momento e proporre un’offerta all’altezza. Ad esempio, la Via Francigena potrebbe essere occasione di rilancio per diverse località italiane dal punto di vista economico e sociale. Inoltre potrebbe contribuire alla scoperta di percorsi ancora poco conosciuti.

Non resta che mettersi in cammino!

MARIELLA ROCCO

Laureata in Economia con specializzazione in Management dei servizi turistici.
Da sempre appassionata di turismo e ospitalità.
Non può fare a meno dei paesaggi della sua terra, la Lucania.