Camminare con i pastori: Riscopriamo le tradizioni della transumanza, dalle Alpi agli Appennini

Tra i più preziosi ricordi dell’infanzia c’è un suono lontano di mille campane, di tutte le forme e dimensioni. Iniziava come un brusio sordo, poi era un crescendo, una musica, una melodia ipnotica di suoni argentini. Era il momento di scendere in strada, di corsa, perché stavano arrivando: centinaia di animali, tra vacche, muli e cavalli, pecore, capre e cani, guidati da pastori in camicia a quadri e lunghe barbe attraversavano il centro abitato di Biella, diretti dalle brughiere della Baraggia agli alpeggi per la stagione estiva.

Negli anni ‘60, per noi bambini del cortile, era una festa seguire per qualche isolato il bestiame, che sovente si fermava a pascolare in alcuni prati incolti al centro della città, oggi trasformati in giardini pubblici.

La salita all’alpeggio avveniva intorno a fine giugno, per San Giovanni, mentre la discesa era a fine settembre, per San Michele. Fino agli anni ‘80 del secolo scorso, la transumanza (ma noi non la chiamavamo così) si è svolta a piedi. Oggi, per l’intensità del traffico, il bestiame viaggia su camion idonei al trasporto di animali vivi, ma la tradizione non è morta, ed è diffusa su tutta la montagna italiana. E tante sono le occasioni per avvicinarsi al mondo pastorale, che condivide con chi va a piedi tratturi e sentieri.

transumanza

Cos’è la transumanza?

La transumanza, il trasferimento stagionale degli armenti, è una pratica che affonda le sue radici nella preistoria, e interessa tutto il bacino del Mediterraneo. Nelle regioni meridionali la transumanza è “orizzontale”, cioè si svolge su un territorio molto ampio, per esempio dall’Abruzzo alla Puglia, ma anche dall’Appennino Tosco-Emiliano alla Maremma. Sull’arco alpino la transumanza è invece “verticale”, perché in un territorio più ristretto le mandrie salgono progressivamente in quota: il termine corretto è in questo caso monticazione, a cui segue, a fine estate, la demonticazione.

La transumanza più famosa è senza dubbio quella che dall’Abruzzo raggiunge il Tavoliere della Puglia, ed è qui che le antichissime autostrade per le pecore, le piste d’erba calpestate da milioni di capi, sono oggi diventati cammini organizzati.

transumanza

Esempi di Transumanza

Ecco qualche esempio di Transumanza nelle varie regioni d’Italia:

  1. Alpi Biellesi, Piemonte. La salita all’alpeggio viene rivissuta dal 2000 con un evento, “Transumando”, dedicato anche agli escursionisti, grazie alla collaborazione dei pastori con l’Oasi Zegna, il DocBi – Centro Studi Biellesi, e il comune di Valdilana. Si cammina con una mandria di oltre 100 capi da Cerale di Camandona fino al Bocchetto Sessera, lungo l’antica “strada dell’alpe”.
  2. Valle Stura, Piemonte. Fino agli anni ‘50 del XX secolo i pastori transumanti della valle viaggiavano anche per 15 giorni, diretti con migliaia di capi di pecora di razza Sambucana in Provenza, nella Crau, una vasta area di steppa che occupa l’antico letto della Durance. Luogo inadatto all’agricoltura, perché il suolo è composto da ciottoli, a primavera è un mare d’erba che ancora oggi ospita le greggi. Chi non se la sente di affrontare un trekking di più giorni sui sentieri perfettamente segnati che scendono in Francia dal colle della Maddalena, può visitare a Pietraporzio l’Ecomuseo della Pastorizia, e percorrere almeno il bel Sentiero delle Nove Borgate che porta a Sambuco, da cui la razza ovina locale prende il nome.
  3. Valle d’Aosta. Si chiama Désarpa la transumanza verticale, che alla fine dell’estate porta il bestiame a valle dagli alpeggi in quota della Vallée. Ed è sempre una festa, tanto che le corna delle bovine vengono ornate con il “bosquet”, una composizione di fiori, foglie e nastri colorati. La partecipazione è aperta a tutti, per una giornata di cammino, in compagnia dei pastori, ma anche delle guide alpine e degli abitanti che sfoggiano i costumi tradizionali. Le soste sono molte, in genere per assaggi di cibi e prodotti tipici lungo la strada. Organizzati a beneficio del turista, questi eventi sono tuttavia molto sentiti e partecipati in una regione dalla forte vocazione agricola. Sono famose le désarpa di Cogne e Valtournenche.
  4. Abruzzo, Molise, Puglia. La transumanza con la T maiuscola, porta dall’Appennino Centrale alle praterie del Tavoliere della Puglia, con vari percorsi armentizi antichissimi, i tratturi, codificati e attrezzati fin dal tempo dei sanniti e dei romani. Sono cinque i tratturi principali, a tratti ancora ben visibili: larghe piste erbose in origine ampie 111 m, erano dotate, sotto i Borbone, di cippi, “riposi” – aree destinate alla sosta del bestiame – e vere e proprie dogane, per la conta degli animali e il pagamento dei tributi. C’era poi una rete capillare di “tratturelli” e “bracci”, che collegavano gli ovili alle direttrici principali. Il trasferimento dalla montagna al Tavoliere richiedeva molti giorni e soprattutto manodopera: con lo sviluppo della motorizzazione, ecco che anche le pecore abruzzesi viaggiano veloci su camion. Tuttavia le storiche vie armentizie sono oggetto di recupero e valorizzazione, grazie al lavoro di associazioni ed enti locali. L’esperienza più emozionante è arrivare all’area archeologica di Saepinum, in Molise, dove tra i resti della città romana, già crocevia di armenti al tempo di Cesare, pascolano pacifiche pecore. A Saepinum si arriva a piedi da Pescasseroli sulla Via del Tratturo, che, ricalcando il tratturo Pescasseroli – Candela e il Castel di Sangro – Lucera giunge a Campobasso. Segue invece il Tratturo Magno – il più lungo: 244 km tra L’Aquila e Foggia – l’edizione annuale della Transumanza, 15 giorni di cammino da Santa Maria di Collemaggio, a L’Aquila, con partenza nel giorno di San Michele Arcangelo, 29 settembre.

La pastorizia nomade ha svolto un ruolo molto importante nel nostro Paese, e non solo dal punto di vista economico. La presenza del pastore con i suoi animali negli ambienti montani e collinari, ha contribuito per millenni alla manutenzione di un paesaggio, alla regimazione delle acque, al miglioramento qualitativo dei suoli. Se praticata con criterio, la pastorizia nomade contribuisce anche al controllo degli incendi (gli animali, brucando le erbe, evitano l’accumulo di vegetazione disseccata) e limitano persino le forti slavine, causate sovente dalle erbe alte, che coricate dal peso della neve, formano uno scivolo insidioso. 

Il nostro consiglio è dunque di camminare a fianco dei pastori, conoscere le loro storie, capire quanto è duro il loro lavoro, ma soprattutto quanto è prezioso per la montagna.

Roberta Ferraris

ROBERTA FERRARIS

Nata in vista del Monte Rosa, ha mosso i primi passi saltando di sasso in sasso lungo le sponde del fiume Sesia.
I suoi studi sono stati intensi ma irregolari, tra Italia e Stati Uniti. Ha fatto lunghi viaggi a piedi soprattutto in Italia.
Grazie alla conoscenza capillare del territorio collabora dal 1994 per vari editori e con Touring Editore dal 1999. È autrice di numerose guide turistiche ed escursionistiche e di racconti di viaggio.
Ha scritto anche di cucina e di stili di vita sostenibili. Contribuisce ai suoi lavori editoriali anche con foto e illustrazioni botaniche. Dal 2014 è guida ambientale escursionistica della Regione Piemonte e accompagna gruppi in prevalenza stranieri, a conoscere luoghi e cultura del nostro paese. Vive in Alta Langa, in una cascina isolata in collina.

Leggi tutti i suoi articoli.