Siamo pronti al grande freddo? Come attrezzarci?

Siamo un popolo mediterraneo, e il bellissimo clima del nostro paese ci ha abituati male. Raramente siamo esposti alle rigide temperature del Nord Europa e alla prima ondata di gelo dell’inverno, troppo spesso manca, nel nostro guardaroba, l’occorrente per affrontarlo. Camminare nel pieno dell’inverno, con temperature sotto zero nel paesaggio imbiancato della montagna, è un’esperienza rigenerante, a patto di essere correttamente equipaggiati.

Pensiamo dunque a una camminata invernale in ambiente alpino o appenninico, a quote superiori ai 1000 metri. E vediamo, capo per capo, cosa mettere nello zaino.

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Pescho Anvi in foto

Trekking ed escursionismo in inverno: come attrezzarci?

  1. Partiamo dagli indumenti intimi. Serve una maglia termica a maniche lunghe, specifica da escursionismo. Può essere in fibra sintetica, o in lana merinos. Il capo deve essere aderente, come una seconda pelle. La sua caratteristica è che non trattiene l’eventuale sudore sulla pelle. Ebbene sì, si suda anche sotto zero, soprattutto se si procede in salita. E non c’è niente di peggio che essere bagnati di sudore con temperature polari: appena fermi, si battono i denti dal freddo!
  2. Vestiamoci “a cipolla”. Sopra la nostra termica ci vorrà un capo protettivo, di pile leggero, sopra il quale mettiamo una giacca a vento, un “guscio” che ripari dal vento o dalla neve. Sommando i capi, fanno tre strati, che si possono levare se, nel corso della gita, il sole meridiano comincia a scaldare.
  3. E i pantaloni? Servirà una calzamaglia? No davvero. Le gambe patiscono molto meno il freddo rispetto alla parte superiore del corpo, dove alloggiano organi vitali e soprattutto i polmoni, dove già circola aria molto fredda. Basta un buon paio di pantaloni invernali, quindi non di cotone. Confortevoli, robusti, elasticizzati, sono in fibra sintetica, con il pregio di bagnarsi con difficoltà e, se si bagnano, di asciugarsi velocemente grazie al calore corporeo. Alcuni modelli hanno ganci per ancorarli allo scarpone, ed evitare che la neve entri da sotto: una specie di ghetta incorporata.

4. I piedi al caldo. Verifichiamo che le nostre calzature siano adeguate e in buone condizioni. Una scarpa vecchia non protegge, si bagna rapidamente e raffredda i piedi. Ci vorrà comunque un trattamento impermeabilizzante, o, nel caso di scarponi di pellame, con grasso o prodotto specifico a base di silicone. E poi usiamo calze specifiche da escursionismo invernale, meglio se in lana merinos. Infine, mettiamo nello zaino un paio di calze di ricambio, per avere i piedi asciutti anche alla fine di una giornata nella neve.

5. Proteggere le parti sensibili! Se la giornata è davvero fredda, con molti gradi sotto zero, sarà indispensabile coprire i punti soggetti a rapido raffreddamento, con il rischio di sviluppare fastidiosi geloni, o peggio, rischiare il congelamento. Durante un’escursione invernale, anche con il bel tempo, bisogna mettere nello zaino berretto e guanti. Coprire la testa con un buon berretto è fondamentale per evitare l’abbassamento della temperatura corporea. Importante, poi, che protegga le orecchie, più soggette al raffreddamento, così come le dita delle mani, il naso e il volto in generale. Sui guanti, possiamo puntare sulle moffole di lana cotta, una garanzia di protezione, rinunciando però alla manualità. Ci sono però ottimi guanti in pile o in finissima lana merinos, con cui è possibile consultare una carta senza doverli togliere, e persino armeggiare col gps o digitare sullo schermo del telefonino.

Pescho Anvi in foto

Foto di Pescho Anvi

6. Per proteggere il volto e il collo, il capo più versatile è la fascia tubolare. Variopinta e in cotone leggero, ha una sua efficacia come barriera del gelo per le prime vie respiratorie. E, visti i tempi di pandemia, funziona anche come mascherina.

Così protetti, possiamo trascorrere senza disagi una bella giornata in ambiente invernale, con la certezza che, a fine gita, ci attende una lauta merenda davanti a una stufa accesa. E che, per il contrasto termico ci farà avvampare in volto e renderà paonazze le nostre orecchie, soprattutto se avremo camminato disinvoltamente a testa nuda.

Roberta Ferraris

ROBERTA FERRARIS

Nata in vista del Monte Rosa, ha mosso i primi passi saltando di sasso in sasso lungo le sponde del fiume Sesia.

I suoi studi sono stati intensi ma irregolari, tra Italia e Stati Uniti. Ha fatto lunghi viaggi a piedi soprattutto in Italia.

Grazie alla conoscenza capillare del territorio collabora dal 1994 per vari editori e con Touring Editore dal 1999. È autrice di numerose guide turistiche ed escursionistiche e di racconti di viaggio.

Ha scritto anche di cucina e di stili di vita sostenibili. Contribuisce ai suoi lavori editoriali anche con foto e illustrazioni botaniche. Dal 2014 è guida ambientale escursionistica della Regione Piemonte e accompagna gruppi in prevalenza stranieri, a conoscere luoghi e cultura del nostro paese. Vive in Alta Langa, in una cascina isolata in collina.

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