Roberta oggi ci racconta una delle sue tante esperienze in cammino, la notte passata sul Monte Emilius in compagnia delle sue amiche e compagne di viaggio. Ci siamo fatti raccontare da una camminatrice esperta come Roberta una delle sue storie in occasione della Festa Internazionale della Donna che abbiamo deciso di festeggiare in collaborazione con il Sentiero Italia – CAI. Condividiamo insieme i #passididonna nel mondo dei cammini!
Era un giorno di marzo di molti anni fa, quando salivo su un treno notturno diretto al Sud, verso la Sicilia, dalla stazione Centrale di Milano. Andavo a trascorrere una settimana di ferie sul Sentiero Italia, insieme al gruppo ufficiale del Cammina Italia, l’iniziativa congiunta CAI – Associazione Sentiero Italia, che percorreva per la prima volta l’itinerario escursionistico più lungo al mondo, circa 8000 km lungo le dorsali appenninica e alpina. A quella settimana di ferie, nel lontano 1994, seguirono per me, da aprile, altri sei mesi di cammino, per arrivare infine a Trieste. Fui cooptata, un po’ per caso, nell’organizzazione, mi licenziai dal lavoro d’ufficio che facevo svogliatamente, e diedi il mio contributo anche nella scrittura del volume che uscì, per Giorgio Mondadori Editore, solo qualche mese dopo la fine del viaggio.
Fu un’esperienza straordinaria di conoscenza della montagna italiana, camminando giorno dopo giorno, di valle in valle, toccando sia i territori marginali, selvaggi e spopolati, sia le località più note, con il valore aggiunto, tuttavia, di arrivarci a piedi, anzi, in punta di piedi, nel silenzio, e mai dalle vie più battute.

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Da allora, da quell’opportunità che è diventata anche occasione di lavoro, di passi ne ho fatti molti sia sui sentieri, soprattutto italiani, sia nella professione, come autrice di guide e guida ambientale.
Ma le premesse di una vita in cammino le vorrei ricercare – nella Giornata internazionale della Donna – in un episodio ancora più lontano nel tempo. Qualche anno prima del mio cammino sul Sentiero Italia, con due amiche, Caterina ed Enrica, decidemmo di salire sul Monte Emilius, la bellissima vetta che incombe su Aosta. Tre ragazze appena trentenni, decidono di trascorrere due giorni di avventura sulla montagna che dal 1839 prende il nome dalla sua prima scalatrice donna: Émilie Argentier, allora quattordicenne, raggiunse la vetta (3559 m) insieme al canonico George Carrel. L’intento era quello di promuovere la pratica dell’alpinismo anche tra le donne. Ma questo è il racconto di come abbiamo passato una notte sul Monte Emilius.
Quel giorno volevano l’avventura, tutta al femminile, e le aspettative non furono deluse. La salita era tutto sommato facile, ma la discesa era stata prevista sull’altro versante, dove nessuna delle tre era mai stata, nemmeno Caterina, di gran lunga la più esperta, che però si era documentata e fatta raccontare la discesa su tracce di sentiero lungo la cresta dei Tre Cappuccini.
Ebbene, la traccia non si trovò, i Tre Cappuccini furono più volte mandati a quel paese, e la discesa fu lunga e complicata, tanto che i bellissimi laghi di Laures apparvero che già il crepuscolo avanzava. Impossibile pensare di affrontare l’interminabile discesa nel vallone di Laures con buio.

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Ma al Lac d’en Bas (2554 m), il lago inferiore, c’è una luce accesa al bivacco Menabreaz, la nostra salvezza. Ci apre la porta un cacciatore, che con altri compari passerà la notte al rifugio. Credo che tre giovani donne sole che uscivano dal buio della notte era l’ultima cosa che i cacciatori si aspettassero. Non ricordo se fosse arrivata puntuale la domanda che sempre fanno tutti: “ma non avete paura?”
In nessun momento, in quella giornata campale, ricordo qualcosa di anche lontanamente simile alla paura, non negli impervi canaloni ai piedi della vetta del Monte Emilius, nemmeno di fronte a un gruppo di ruvidi uomini sconosciuti, che, dopo una iniziale e imbarazzata timidezza, furono accoglienti e gentili.
Tanto che la mattina ci offrirono una colazione che mai dimenticherò: una zuppa di pane di segale, vino rosso e zucchero, una bomba energetica ideale per affrontare la discesa. Di certo, non ci aspettavamo di passare una notte sul Monte Emilius.
Succedeva molti anni fa, quando il mondo non era certo sicuro per le donne, o il cammino in solitaria pratica diffusa. Mi viene da pensare che non abbiamo fatto molti passi avanti, ma questo è il mondo che vorrei: poter camminare nella notte senza paura.

ROBERTA FERRARIS
Nata in vista del Monte Rosa, ha mosso i primi passi saltando di sasso in sasso lungo le sponde del fiume Sesia.
I suoi studi sono stati intensi ma irregolari, tra Italia e Stati Uniti. Ha fatto lunghi viaggi a piedi soprattutto in Italia.
Grazie alla conoscenza capillare del territorio collabora dal 1994 per vari editori e con Touring Editore dal 1999. È autrice di numerose guide turistiche ed escursionistiche e di racconti di viaggio.
Ha scritto anche di cucina e di stili di vita sostenibili. Contribuisce ai suoi lavori editoriali anche con foto e illustrazioni botaniche. Dal 2014 è guida ambientale escursionistica della Regione Piemonte e accompagna gruppi in prevalenza stranieri, a conoscere luoghi e cultura del nostro paese. Vive in Alta Langa, in una cascina isolata in collina.
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