Il cammino di Barbara
È seguendo la freccia arancio che sono partita da Lecce e arrivata a Santa Maria di Leuca, percorrendo la Via dei Borghi del Cammino del Salento. Uscendo da Porta Napoli ho attraversato il centro storico della città ammirando i suoi palazzi in stile barocco, per poi inoltrarmi in paesaggi con atmosfere mediterranee dove ho costeggiato caratteristici muretti in pietra e ammirato le tipiche “Pajare”: costruzioni utilizzate in passato dai contadini per depositare paglia e attrezzi da lavoro. Non mancano, strada facendo, le edicole votive dedicate alla Madonna, protettrice dei poveri e vicina ai bisognosi. Lungo il cammino si trovano piantagioni di ulivi e piante di fichi d’India. Ma l’emozione più grande si prova entrando in luoghi antichi, quelli che invitano a scoprire cosa nascondono. La “Chiesa della Madonna della neve”, per esempio, è una piccola costruzione medievale con interni appartenenti a ben tre epoche diverse, risalente al XIV secolo. Al suo interno l’altare rinascimentale e un ciclo di affreschi del XV secolo sono semplicemente meravigliosi. Dopo tanta bellezza cosa c’è di meglio che riposarsi all’ombra di un ulivo?



Ciò che arricchisce un viaggio sono gli incontri…
Lungo il cammino mi sono fermata a Sternatia: mi ha accolta la storia. La storia antica di un paese che a partire dal 1396 e per tutto il XV secolo è stato invaso da coloni Greci e Albanesi che hanno lasciato i segni di una cultura che si respira ancora oggi. Sternatia fa parte della Grecia Salentina, un luogo dove la gente parla un idioma di origine greca: il griko.
In paese ho conosciuto Gaetano, un signore colto e gentile che con grande passione e aria nostalgica mi ha accompagnata nella visita dell’antico frantoio ipogeo di Palazzo Granafei dove veniva prodotto l’olio di oliva che serviva anche per illuminare. Partiva da Gallipoli l’olio destinato ad accendere la città di Londra. Il frantoio ipogeo funzionò cinquecento anni e poi venne abbandonato. Gli uomini vivevano al suo interno, lavoravano di continuo a partire dal mese di novembre fino a quello di giugno, per poi andare in mare.
Valentina e Andrea, nel centro del paese, mi hanno accolta nel loro B & B: Corte Candelora. Mi sono persa nei racconti della padrona di casa che ha descritto la meraviglia di ogni stanza: in ognuna è presente un antico camino, segno che è appartenuta a famiglie diverse. Le brillano gli occhi quando racconta della scoperta di affreschi sulle pareti che testimoniano il passaggio di una famiglia notarile legata al vescovo dei tempi antichi. E poi, il “Mignano”: un balcone, corridoio dove le donne si affacciavano per socializzare, in un’epoca in cui non potevano uscire di casa.
A Sternatia le campane della chiesa suonano ogni quarto d’ora…sarà per ricordare la sua meravigliosa storia? Per me sì…
La magia di Otranto
Una conchiglia di carta pesta e polvere di pietra, che emette un suono ancestrale, ricorda un reperto ritrovato da alcuni speleologi all’interno della Grotta dei Cervi. Una scoperta entusiasmante, quella della cavità, che ha portato alla luce pittogrammi raffiguranti animali, esseri umani, simboli magici risalenti all’epoca neolitica, fra il 4000 il e il 3000 a.C. Tanto affascinante da essere definita “La cappella Sistina del Neolitico”. La grotta non si può visitare, ma è all’interno della “Torre matta” di Otranto che un’artista catanese, Maria D Rapicavoli , ha raccontato la sua storia. Il suono della conchiglia richiama uno strumento musicale a fiato che univa popoli diversi, accompagnava preghiere, danze, riti, processioni nell’antica grotta, mentre, un artista locale ha riprodotto, con la carta pesta, arcieri, cervi, simboli incomprensibili, scoperti al suo interno. L’atmosfera nella “torre matta “ è interamente colorata di blu e verde: per rievocare il mare adriatico che bagna Otranto. Grazie infinite a Davide dell’associazione Cijaru , che mi ha raccontato con dedizione e passione la ricca storia della città di Otranto, luogo di transito di tante civiltà.



Dalla cava di Bauxite al punto più ad oriente d’Italia
Lasciata alle spalle la città di Otranto, si prosegue nel cammino per raggiungere Santa Cesarea Terme. Dopo aver attraversato paesi ricchi di storia, cultura e incontri interessanti ci si immerge nella natura che abita il Salento. Non ci si può perdere, basta seguire la freccia arancio e lasciarsi guidare dai propri passi, affiancando l’intera costa salentina. Strada facendo si raggiunge la “Torre del Serpe”: una delle tante strutture militari in pietra, con funzione di avvistamento e difesa, volute dall’imperatore Carlo V intorno al XVI secolo, quando era importante difendersi dagli attacchi dei nemici.
Il cammino continua attraverso spazi immensi e viste mozzafiato, fino ad arrivare nei pressi di Monte Sant’Angelo e scoprire uno scenario da film: un lago verde smeraldo circondato da rocce di terra rossa, immerso in una rigogliosa vegetazione. Si giunge, così, alla cava di Bauxite di Otranto: un luogo magico in cui si arriva a piedi, affondando nella terra rossa che appesantisce il passo rendendo la passeggiata estremante avventurosa. Un luogo abbandonato nel 1976 che, per effetto di reazioni naturali, regala oggi uno scenario indimenticabile.
Si continua a seguire la freccia e arrivando al Faro di Palascìa si raggiunge il punto più ad oriente d’Italia. Il paesaggio merita una sosta: dalla cima della torre si possono vedere le coste albanesi e respirare il profumo del mare.
Camminando nell’entroterra, fra prati e pascoli, si arriva a Santa Cesarea Terme: un piccolo centro abitato ricco di ville appartenenti a nobili del passato e costruzioni in stile orientale. Il paese sorge su una scogliera ed è meta turistica per il suo rinomato centro termale.
Tra acqua limpida, antichi borghi e lunghi sentieri
L’alba di Santa Cesarea Terme può considerarsi una romantica partenza della tappa che arriva a Marina Serra.
Lungo il cammino si incontrano vecchie torri distribuite lungo l’intera costa salentina: alcune ridotte in pochi pezzi, altre ancora vigili ed affascinanti come quella di “Miggiano”, costruita nel XVI secolo per difendere l’omonimo porto dagli attacchi dei Saraceni.
Proseguendo si attraversa il centro storico di “Castro”: tipico paese salentino dove, nel dehors del bar della piazza, si respira la semplicità dei suoi abitanti. Un borgo con antiche mura, un’imponente Cattedrale e il castello aragonese risalente alla metà del Cinquecento: tappa imperdibile per farsi apporre il timbro sul passaporto del pellegrino.
Zaino in spalla e si prosegue sulla costa salentina ricca di rocce che in molti tratti disegnano grandi insenature, dove l’acqua limpidissima e la freccia arancio invitano a tuffarsi…certo non con lo zaino!
Proseguendo il cammino attraverso i lunghi sentieri, si prova una bella sensazione di condivisione quando si intravedono altri camminatori diretti a Leuca.
Ero molto curiosa di arrivare a Marina Serra: volevo conoscere di persona Sergio e Adelaide, gestori del campeggio Salento D’Arare . In Tv avevano raccontato con tanta passione la dedizione per il loro lavoro ed incontrarli è stato come rivedere vecchi amici. Insieme, accolgono i viandanti in un luogo incantevole, immerso nella natura di fronte al mare e coccolano i loro clienti con colazioni ricche di dolci fatti in casa e tante chiacchiere. Un selfie per un arrivederci non poteva mancare…





Pura magia e…l’emozione del traguardo
Le piscine naturali di Marina Serra lasciano il camminatore senza fiato: le scogliere abbracciano l’acqua e il mare regala splendidi colori cristallini anche nelle mattine meno soleggiate. Si rimane incantati di fronte al suono delle onde che si infrangono sulle rocce, ma il richiamo del cammino invita a partire per raggiungere il Santuario de Finibus Terrae.
Si sale…Lasciando il mare alle spalle si percorre il “Sentiero del nemico”: trappola per gli antichi invasori turchi e passaggio per i contrabbandieri del sale. Attraversando stradine di campagna e lunghi sentieri, si ammirano pajare e alberi di ulivi, alcuni ricchi di frutti, altri attaccati dalla malattia “Xylella Fastidiosa” che ha colpito, negli ultimi anni, le distese del Salento.
Passo dopo passo si attraversa Tiggiano: antico borgo italiano con due affascinanti campanili, uno moderno realizzato da una fonderia e uno antico appartenente alla chiesa di Sant’Ippazio.
Imboccare il “Sentiero delle Cipolliane” è pura magia: un lungo percorso fra le rocce a strapiombo sul mare. Nei tempi antichi era frequentato da trafficanti e commercianti, oggi è una passeggiata fra colori, il profumo di origano, timo ed erba cipollina, il rumore del mare e la ricca vegetazione mediterranea.
Un percorso che arriva alle “Grotte delle Cipolliane”: cavità naturali risalenti al Paleolitico, scavate dal vento e dal mare.
Proseguendo il cammino e intravedendo da lontano la Grecia, si arriva al ponte “Ciolo”: opera panoramica a 40 metri di altezza sul mare, meta di tuffatori coraggiosi.
Si prosegue un po’ in salita e finalmente si arriva ai piedi della meravigliosa scalinata monumentale di Santa Maria di Leuca: 284 scalini per arrivare al Santuario de Finibus Terrae e vivere, ancora una volta, la grande emozione della fine di un cammino. Scriverò di Santa Maria di Leuca e della sua magnifica accoglienza…
L’arrivo a Santa Maria di Leuca e la consegna del Testimonium
Santa Maria di Leuca mi ha accolta così: con i surfisti fra le onde del suo mare, in una bellissima giornata di sole.
Fra i passi del Salento ho incontrato la cultura e l’arte, le tradizioni e i sapori, numerose persone gentili e disponibili e una natura strepitosa, ricca di colori e profumi, che ho ammirato da Lecce fino a Leuca.
Il mio zaino all’arrivo pesava di più: emozioni, avventure e disavventure, incontri che erano già diventati ricordi.
Un bagaglio pesante quello che mi ha accompagnata all’interno dell’antica chiesa che accoglie i pellegrini alla fine del loro cammino: il Santuario De Finibus Terrae. La consegna del Testimonium rappresenta sempre una rinascita: la consapevolezza di essere diventata una persona nuova, arricchita dalla magia di un cammino interiore accompagnato dalle bellezze del mondo.
Barbara Riva

Leggendo dei cammini sparsi in Italia e nel mondo sta crescendo la mia curiosità di provarne uno. Questo ad esempio, che incontra il mare in una regione che mi piace moltissimo, potrebbe essere un buon punto di inizio per me.
Mi sono sempre chiesta però se, camminando per le campagne o in tratti meno frequentati, c’è mai la paura di incontrare animali selvatici o randagi e in questo caso se sono adottate misure di sicurezza lungo i cammini per esplorare in tranquillità.