Doug Tompkins: il milionario che ha venduto tutto per salvare la natura
Un uomo, due rivoluzioni. Una nell’industria dell’abbigliamento outdoor. L’altra nella conservazione ambientale. Questa è la storia di Doug Tompkins, il fondatore di The North Face che ha lasciato tutto per proteggere il pianeta.
Gli inizi di una vita selvaggia
Douglas Rainsford Tompkins nasce il 20 marzo 1943 a Conneaut, Ohio, in una famiglia della media borghesia americana. Fin da piccolo mostra uno spirito libero e ribelle. La scuola non gli interessa particolarmente: è attratto da tutto ciò che è fuori dalle aule, in particolare dalla natura, dagli sport estremi e dall’avventura.
Negli anni ‘60 si trasferisce in California, un terreno fertile per gli spiriti anticonformisti. Scia, va in kayak, scala. Vive immerso nell’aria selvaggia della Sierra Nevada e sogna un mondo in cui l’uomo possa convivere in armonia con la Terra. Ma c’è un problema: l’attrezzatura da montagna disponibile all’epoca è scadente, pesante e inaffidabile.
Doug decide di fare qualcosa.
The North Face: la rivoluzione comincia da un piccolo negozio
Nel 1966, insieme alla sua prima moglie Susie, apre un negozio di articoli per alpinismo a San Francisco, chiamandolo The North Face. Il nome è un omaggio al lato nord delle montagne, generalmente il più freddo, ripido e impegnativo da scalare.
La visione di Doug è chiara: realizzare attrezzatura tecnica d’avanguardia, resistente, leggera e funzionale per alpinisti ed escursionisti. Nel giro di pochi anni, il piccolo negozio diventa un marchio globale, conosciuto per prodotti innovativi come:
- Le prime tende a igloo leggere e impermeabili,
- Zaini ergonomici da spedizione,
- Giacche imbottite ad alte prestazioni.
La cultura outdoor stava nascendo, e Doug era tra i suoi pionieri.
La prima fuga: verso la Patagonia
Nel 1968, nonostante il successo, qualcosa si incrina. Doug sente che la direzione della sua vita non coincide più con i suoi valori più profondi. Vende The North Face e parte con l’amico Yvon Chouinard (futuro fondatore di Patagonia) per un leggendario viaggio on the road dalla California alla Patagonia.
Il paesaggio sudamericano lo strega: laghi glaciali, vette vergini, foreste millenarie, steppe ventose. Ma insieme alla bellezza, vede anche la ferita: deforestazione, caccia indiscriminata, speculazione agricola.
Questa esperienza cambia tutto.
Esprit: la parabola di un secondo impero
Tornato negli Stati Uniti, nel 1971, Doug fonda insieme a Susie il marchio Esprit, una linea di abbigliamento casual, colorata, innovativa. Esprit diventa un successo mondiale, simbolo di una moda giovane, pop, con valori apparentemente progressisti: attenzione all’ambiente, campagne sul riciclo, design consapevole.
Ma man mano che l’azienda cresce, cresce anche il disagio esistenziale di Doug. Si rende conto che, nonostante le buone intenzioni, Esprit sta contribuendo alla cultura del consumo. Produrre di più per vendere di più, spingere all’acquisto, alimentare il ciclo infinito del “nuovo = meglio”.
Negli anni ‘80 avvia iniziative per rallentare questa corsa:
- promuove il design “senza tempo”,
- investe in materiali naturali,
- lancia campagne per il consumo responsabile.
Ma non basta.
L’abbandono di tutto: la vera svolta
Nel 1989, a 46 anni, Doug prende una decisione radicale: vende le sue quote di Esprit, si separa dalla moglie e si trasferisce in Cile, in una remota zona della Patagonia. Lì, in una valle isolata chiamata Valle Chacabuco, acquista migliaia di ettari di terra.
Il suo obiettivo è chiaro: riconvertire territori degradati in aree protette, restituirli alla natura e trasformarli in parchi nazionali. Comincia così un’impresa titanica, mai vista prima nel mondo della conservazione ambientale: la protezione privata su scala continentale.
Tompkins Conservation: una missione senza precedenti
Nel corso dei decenni successivi, Doug – insieme alla sua seconda moglie Kristine McDivitt Tompkins (ex CEO di Patagonia) – fonda la Tompkins Conservation, una rete di progetti dedicati alla restaurazione ecologica e alla creazione di parchi naturali in Cile e Argentina.
I numeri parlano da soli:
- oltre 2 milioni di ettari acquistati e riconvertiti,
- 13 parchi nazionali creati o ampliati,
- decine di specie reintrodotte, tra cui puma, guanachi, condor andini e cervi huemul,
- creazione di corridoi ecologici tra aree protette.
Doug diventa così il più grande donatore privato di terra al mondo per fini ecologici.
Il suo lavoro non è sempre accolto bene: molti politici cileni e latifondisti lo accusano di voler “colonizzare” il paese o nascondere interessi minerari. Ma col tempo, i risultati parlano da soli: le sue riserve diventano santuari per la biodiversità, attirano ecoturismo e creano lavoro sostenibile per le comunità locali.
Un’eredità condivisa: l’amicizia con Yvon Chouinard
Doug non era solo in questa missione. Il suo amico di lunga data, Yvon Chouinard, seguiva un’altra strada: fondare un’azienda (Patagonia) che fosse parte della soluzione, non del problema. Patagonia promuoveva valori ambientali, incoraggiava la riparazione dei capi, donava parte dei profitti alla tutela del pianeta.
I due condividevano una visione: l’economia doveva cambiare rotta. Ma mentre Yvon cercava di cambiare il sistema dall’interno, Doug aveva deciso di uscirne completamente. Due approcci complementari. Due esempi di coerenza.
La morte e la continuazione della missione
Nel dicembre 2015, durante una spedizione in kayak sul Lago General Carrera, Doug Tompkins cade in acqua e subisce un’ipotermia fatale. Muore a 72 anni. Una perdita immensa, ma la sua eredità non si spegne. Kristine continua a portare avanti la missione. Nel 2018, dona formalmente 1 milione di ettari di terre private al governo cileno per creare Pumalín Douglas Tompkins National Park, uno dei più grandi parchi della Patagonia.
Filosofia di vita: il rifiuto del consumismo
Quello che rende la storia di Doug così potente non è solo la sua generosità, ma la coerenza con cui ha scelto di vivere. In un mondo dominato dal successo finanziario e dalla crescita perpetua, lui ha fatto il contrario:
- ha lasciato la ricchezza per la semplicità,
- ha rinunciato al potere per la contemplazione,
- ha abbracciato l’essenzialità contro l’eccesso.
La sua visione della natura era spirituale, non utilitaristica. Per lui, le foreste, gli animali, le montagne non erano risorse, ma esseri viventi degni di rispetto e tutela.
Conclusione: il lascito di un visionario
Oggi, i parchi fondati da Doug e Kristine Tompkins rappresentano uno dei più grandi successi di conservazione ambientale nella storia del Sud America. Ma il loro impatto va oltre le mappe o le statistiche. È un esempio radicale di come un individuo può rinunciare al proprio privilegio per restituire qualcosa di più grande all’umanità.
Doug Tompkins non ha semplicemente salvato pezzi di terra. Ha dimostrato che è possibile vivere in armonia con i propri valori più profondi, anche a costo di rinunciare a tutto. E questa, forse, è la sua lezione più potente.