Anello del Nisi
Il cammino Anello del Nisi è un percorso dolce ed ecosostenibile da vivere in più giorni, secondo le modalità del turismo lento, da compiere in solitudine o in compagnia.
Il territorio interessato dal cammino comprende le due vallate dei Torrenti Alì e Fiumedinisi, e collega attraverso antiche vie di comunicazione, e dove non vi sono alternative, la strada statale e quelle provinciali, i quattro comuni che si trovano in questo comprensorio jonico della provincia di Messina: Alì, Alì Terme, Fiumedinisi e Nizza di Sicilia. L’intero percorso è ad anello, partenza dall’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Alì Terme ed arrivo al Castello D’Alcontres di Nizza di Sicilia, basterà proseguire per circa un kilometro sulla SS 114 o sul lungomare che unisce i due comuni, per completare l’anello. Il percorso, comprese le varianti, è percorribile a piedi, in MTB o a cavallo, valutando i dovuti dislivelli e lunghezze dei vari tratti. Questo cammino può essere effettuato in una sola giornata oppure in tre tappe, in modo da dedicare la prima parte della giornata all’escursione mentre la seconda parte dedicata alla visita dei borghi, con i loro monumenti e degustando i prodotti tipici del luogo.
Scheda Tecnica
-
Lunghezza:
35 km -
Tappe:
3 -
Dislivello:
1/623 m (percorso impegnativo lungo) / 1/445 m (percorso meno impegnativo) m -
Durata:
10 – 12 ore totali -
Partenza:
Istituto Maria Ausiliatrice (Alì Terme) -
Arrivo:
Castello D’Alcontres (Nizza di Sicilia)
STORIA
STORIA DEI QUATTRO COMUNI INTERESSATI DEL PERCORSO
ALI’
Le uniche notizie sulla storia antica e medioevale di Alì sono riportate dal frate cappuccino Fra’ Serafino d’Alì (1701–1768), il quale nel 1754 stilò un prezioso manoscritto dal titolo: Della Storia di Alì e suo territorio, ricco di notizie sulle origini del paese.
Secondo il testo, Alì sarebbe stata fondata, nel 638 a.C., da colonizzatori greci provenienti dall’Elide, regione della Grecia situata nella parte occidentale del Peloponneso. L’originario abitato era situato sull’attuale Piano Mollerino, molto vicino al Promontorio d’Alì ed a breve distanza dal mare. Successivamente, forse a causa di scorrerie piratesche, l’abitato di Piano Mollerino venne abbandonato, si optò per un sito senza dubbio più sicuro: l’altipiano in cima al Monte Scuderi. Tale insediamento non si rivelò adatto, essendo estremamente esposto ai venti e alle intemperie, soprattutto durante l’inverno. Si decise di spostare l’abitato in un terzo sito, alle pendici del Monte Sant’Elena, dove la cittadina crebbe e prosperò fino ai nostri giorni.
Tra le ipotesi riguardanti la fondazione del paese, è stata avanzata anche quella secondo cui questa sarebbe avvenuta da parte dei musulmani. La denominazione potrebbe quindi derivare da Ali ibn Abi Talib, genero e cugino di Maometto.
Nel 1093, il re Ruggero I di Sicilia, concesse i villaggi di Alì ed Itala ai monaci basiliani del monastero dei Santi Pietro e Paolo di Itala. L’abate di quel monastero divenne così barone di Alì e di Itala, esercitando sui due villaggi il potere di mero et mixto imperio. Il centro di Alì e quello di Itala erano posti sotto la giurisdizione ecclesiastica dell’archimandrita di Messina. Nel 1468, Alì venne inglobata nella minuscola diocesi archimandritale di Savoca.
Durante tutto il XVI secolo, Alì conobbe un periodo di grande sviluppo economico, edilizio e demografico, grazie ai proventi derivanti dall’estrazione mineraria e dalla coltivazione dell’olivo. Proprio in questo secolo sorsero l’attuale Duomo di Sant’Agata (1565) e il Convento dei Cappuccini (1574). Rapporti privilegiati sussistevano tra Alì e Messina, tanto che la città dello stretto “non disdegnava ad ammettere Alì al godimento di molti suoi privilegi ed anche al concorso dell’annua senatoria elezione”. Inoltre i legami erano rafforzati dalle molte famiglie aliesi dei ceti più facoltosi imparentate con quelle dell’aristocrazia messinese.
In occasione della Rivolta antispagnola di Messina del 1674/’78, Alì, come Fiumedinisi e Savoca, rimase fedele alla monarchia spagnola. La conseguenza fu che Alì dovette subire la devastazione ed il saccheggio ad opera dei messinesi. Alì, in quell’occasione venne inserita nel novero dei centri posti sotto la giurisdizione militare di Savoca. A causa di tali eventi, come riporta frà Serafino, “cadde senza più salire alla primitiva grandezza”. Bisogna ricordare che i rapporti tra Alì e il monastero basiliano di Itala non furono mai idilliaci. Infatti, sulla questione delle rendite si accesero gravi controversie, la più acre fu quella sui diritti vantati sulla sansa che si trascinò per tutto il Settecento, concludendosi soltanto nel 1799.
Le fonti di frà Serafino riferiscono che fu proprio nel 1746 che in località Piano Mollerino, si rinvennero numerosi reperti archeologici consistenti in resti di edifici, ceramiche, monete, sepolture e scheletri umani.
Il terremoto del 1783 causò alcuni danni all’abitato ma il paese si risollevò. Successivamente ebbe inizio un processo di spopolamento ed esodo a vantaggio di Marina di Alì. Tra il settecento e l’ottocento Marina di Alì divenne meta dei viaggiatori europei per le sue fonti termali attive ancora oggi.
Nel 1812, una nuova Costituzione abolì il feudalesimo nel Regno di Sicilia, la Terra d’Alì divenne comune di Alì; la cittadina venne inserita nel Distretto di Castroreale e divenne capoluogo dell’omonimo circondario di Alì. Nel 1910 la frazione di Alì Marina si staccò dal capoluogo, dando origine all’attuale comune di Alì Terme (dal 1928 al 1946 tuttavia furono riuniti in un unico comune). Da allora, per distinguere i due centri, il borgo collinare fu chiamato anche Alì Superiore, nome però che non venne mai adottato ufficialmente.
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del novecento il paese di Alì è stato sede di diverse industrie: si ricordino quella del ghiaccio, del gesso e delle cassette per imballaggio.
ALI’ TERME
Il Paese di Alì Terme vanta un’antichissima origine, a tal proposito sono state formulate diverse tesi storiche. Alcuni studiosi sostengono che Alì vanti i suoi natali da Elide, una città della Grecia. Dal manoscritto “La Storia della terra di Alì” di Padre Serafino, cappuccino e maestro di novizi del convento di Alì, così inizia la narrazione: “La colonia fondò la sua prima abitazione nella Marina di Alì, vicino al promontorio Argeno detto ‘Capo Grosso’, nella cima e sulla pianura di questo promontorio chiamato oggi Migliorvino o Mollerino. Quivi furono ritrovati i resti di quell’epoca lontana: un pavimento fatto a mosaico, mattoni antichi, resti di ossa umane, gallerie sotterranee, monete, lampade di terracotta ed altro…”.
La presenza degli antichi coloni è dimostrata anche dal ritrovamento sui due promontori Agresti e Impromile di resti di fortezze che furono costruite per difendere la vicina colonia. Questi abitanti erano però continuamente molestati dai pirati, con invasioni e saccheggi. Così, passati molti anni, per esimersi da queste molestie, si ritirarono sopra il Monte Saturnio o Netturnio (detto in seguito Sparverio, Spaverio e infine Scuderi). Di questo monte, meraviglioso ammasso di pietra rocciosa di natura calcarea, parlano molti autori di storia sicula, fra i quali si ricorda l’Abate Vito Amico che, nel “Dizionario Topografico della Sicilia”, così lo descrive: “… Scuderio, se ne stende alquanto declive per una pianura abbondante di erbe e piante. Osservansi resti diruti, vestigia di fabbricati ed un mulino a vuoto, segno di antiche abitazioni…”. Anche Padre Serafino racconta che nel mezzo del piano di questo monte vi era un buco tortuoso, nel quale scendevano dei curiosi attirati dal richiamo di trovare tesori. Fra questi, Giuseppe Panarello, un vecchio nivarolo, sosteneva di aver trovato una moneta di finissimo oro coniata da ambo le parti e uno spillo di ottone di circa un palmo con la testa di diamante. Quindi tutti questi ritrovamenti, alcuni dei quali sono oggi conservati nel Museo di Palermo ed altri presso famiglie Messinesi, testimoniano la presenza di quella antica popolazione, che costruì sul monte Scuderi una cittadina. Ma se la loro abitazione situata sopra il monte era più protetta dai soprusi, dalle violenze dalle scorrerie dei pirati, gli abitanti dovevano combattere le continue intemperie, i venti forti e le abbondanti nevi (…cfr Samperi – “Messana Naturae Prodigium”). Alla fine, abbandonato quel sito inospitale, decisero di scendere in basso, a tre miglia dal mare. Qui costruirono la terza abitazione (il presente paese), che fu chiamata Elim in onore dell’antica patria dalla quale erano partiti i loro antenati. Questo nome venne poi, col tempo, trasformato in Alì.
Tra le ipotesi riguardanti la fondazione del paese, è stata avanzata anche quella secondo cui questa sarebbe avvenuta da parte dei musulmani. La denominazione potrebbe quindi derivare da Ali ibn Abi Talib, genero e cugino di Maometto.
Infine, se vogliamo prestar fede ad alcuni scrittori, questo nome potrebbe derivare da Ali (senza accento) poiché Monte Scuderi sembrava avere ai suoi fianchi due ali e così il paese, in suo onore, venne chiamato “Paese delle Ali”, e in seguito l’antica denominazione Ali si Trasformò in Alì (con l’accento). Infatti, a testimonianza di questo, lo Stemma di Alì Terme raffigura uno Sparviero su sfondo azzurro con le ali argentate aperte nell’atto di sollevarsi dal monte.
Nel 250 a.C. il nuovo paese sorgeva alle pendici di una collinetta dal clima dolce, con numerosi caseggiati che ospitavano circa 14.000 abitanti. Quando Messina fu assediata dai Cartaginesi gli Aliesi corsero in suo aiuto e, insieme, sconfissero il nemico. Ritornati al paese lo trovarono bruciato e saccheggiato dai Saraceni. Furono allora i Messinesi ad aiutare gli Aliesi a ricostruirlo e pare che in quel periodo la popolazione raggiungesse i 38.000 abitanti, mantenendosi così numerosa fino al 1600. Nel 1674-78, quando Messina era in guerra con la Spagna, Alì venne di nuovo saccheggiata dai Saraceni, che qui dominarono fino al 1800. Dopo la cacciata dei Saraceni, il Conte Ruggiero fece edificare l’Abbazia di San Pietro e Paolo di Itala, concedendo al primo Abate Gelasio, in commenda, i paesi di Alì e di Itala. Così, queste due località ebbero per parecchi secoli, come Signore Temporale, l’Abate di questo Monastero. Nel 1886 i beni monastici furono soppressi e l’esteso bosco della commenda fu diviso fra i paesi suddetti.
In origine e fino al 1910 il paese si chiamava Alì Marina, per la sua vicinanza al mare. Esso era una frazione del vicino comune di Alì, situato alle falde del Colle Sant’Elena, a 450 m slm. Con la legge n° 394 del 30 giugno 1910 questa frazione venne distaccata dal comune originario di Alì e costituita in comune autonomo denominato Alì Marina, autonomia che di fatto ottenne nel 1911, diventando così anche capoluogo di mandamento della provincia di Messina. Successivamente, a causa del crescente sviluppo turistico e balneo termale e dell’importanza assunta da questo centro divenuto sede di studi e di importanti uffici pubblici, con Regio Decreto n° 2040 del 18 agosto 1928, i due comuni furono riuniti sotto la denominazione di Alì ma con capoluogo Alì Marina. Nel 1946, in virtù del D.L.L. n°181 del 22 febbraio, l’originario comune di Alì (chiamato “Superiore” per distinguerlo) è stato ricostituito con la circoscrizione preesistente e conseguentemente anche Alì Marina tornò alla situazione precedente. Per effetto della legge regionale n° 250 del 31 luglio 1954 la denominazione venne infine mutata in Alì Terme, per valorizzare la presenza di acque terapeutiche famose fina dal XVIII secolo.
FIUMEDINISI
Nel VII sec. a.C. i coloni greci Calcidesi, attratti dai giacimenti minerari, fondarono, su un’altura nei pressi dell’attuale centro abitato di Fiumedinisi, la colonia di Nisa, e diedero al fiume del luogo il nome di Chrysorhoas (Aurea Corrente). In epoca normanna il centro abitato fu trasferito presso l’attuale sede con il nome di “Flumen Dionisyi”. In questa valle, nel 1197, trovò la cagione della sua morte l’imperatore Enrico VI Hohenstaufen, padre di Federico II (lo “Stupor Mundi”). Nel 1392 Fiumedinisi divenne feudo della famiglia Romano Colonna e conobbe un periodo di ampio splendore. Durante la rivolta antispagnola di Messina del 1674-78 Fiumedinisi rimase fedele alla Corona e i messinesi videro in Fiumedinisi il “Paese più nemico di Messina”. (Laloy). Per questo motivo il paese fu saccheggiato dai messinesi i quali depredarono ovunque, “commettendo sulla popolazione eccessi inenarrabili”. (Galati). La ricostruzione avvenne per opera del Re Carlo II il quale espresse la sua “reale gratitudine” con un messaggio ancora oggi leggibile su una lapide posta sul prospetto principale della chiesa Matrice. Fiumedinisi fu pesantemente colpito dalla epidemia di peste del 1743 e profondamente devastato dalla tremenda alluvione del 1855 la quale causò la perdita di importanti strutture produttive tra le quali la fabbrica di Mussola, che dava lavoro a più di mille persone, e la fonderia mentre lo stabilimento cartaceo di S. Giorgio subì dei danni. Fino agli inizi degli anni 60 dello scorso secolo a Fiumedinisi era attiva l’estrazione mineraria.
NIZZA DI SICILIA
La sede di questo sito è abbastanza controversa così come incerto è il toponimo. Tamaritio Palmarum o Palma Tamerici o Tamaricium Palmarum, identificata da diversi autori con Phoinix, località in cui secondo Appiano Alessandrino pernottò l’esercito di Pompeo prima della battaglia navale contro Ottaviano nel 36 a.C., viene situata da diversi autori lungo una fascia piuttosto estesa della riviera jonica messinese compresa tra Sant’Alessio Siculo ed Alì Terme. Secondo Cluverio, però il sito potrebbe localizzarsi “ad Nisi ostium” quindi alla foce del torrente Fiumedinisi, in base a quanto è riportato negli “Itineraria” di Antonino Pio (III secolo d.C.), che lo posizionano a 20 000 passi da Messina e 15 000 passi da “Per Tauromenion Naxo”. Questo territorio fu attraversato dalla strada Consolare Valeria e quindi percorso da viaggiatori almeno fin dai tempi dei romani come tra l’altro testimonia il ritrovamento sulla spiaggia di monete risalenti a quel periodo. È doveroso puntualizzare che, sulla localizzazione di Phoinix, non appare condivisibile la teoria di Filippo Cluverio. Infatti, tutti gli studiosi sono concordi nell’affermare che Phoinix era sita un po’ più a sud dell’attuale territorio di Nizza di Sicilia, e cioè nei pressi degli attuali comuni di Santa Teresa di Riva e Furci Siculo. Al Igiasah o Al Iggasah (“il susino” secondo Michele Amari; o “la pera” dall’arabo “I-gasa”) dovrebbe essere il nome della odierna Nizza di Sicilia. Michele Amari, nel tradurre il lavoro del geografo arabo Idrisi, identifica questa località con Marina di Fiumedinisi. Cognomi come Elemicch, denominazioni come quartiere dei Saraceni, che deriva il suo nome dalla Via Saraceni, oggi via Medici e quartiere dei Beduini, situato a ridosso del torrente Fiumedinisi, lasciano supporre che in questa località vivesse un gruppo di Arabi.
Il 15 maggio 1392, il Re e la Regina di Sicilia Martino I e Maria, concedono il casale e il castello di Fiumedinisi a Tommaso Romano Colonna per aver ridotto alla loro ubbidienza la città di Messina. Questi, per i servigi resi alla Corona, possiederà anche il territorio che va dal torrente Fiumedinisi a S. Alessio. Egli cedette fin dal 1408 al figlio Filippo la baronia di Fiumedinisi che comprende il territorio tra il torrente omonimo e l’odierno torrente Allume. Il tratto di riviera compreso tra questi due torrenti è la cosiddetta marina di Fiumedinisi. Questa manterrà il nome fino al 1613, anno in cui la vedova di Antonino Romano Colonna, duca di Fiumedinisi sposa Giovanni La Rocca, proprietario di Lumera o Allumera. Con tale matrimonio quella parte della marina di Fiumedinisi che si estende all’odierno castello d’Alcontres al torrente Allume diventa Marina di Roccalumera. La parte invece che va dal castello al torrente Fiumedinisi manterrà ancora per oltre 200 anni la denominazione di Marina di Fiumedinisi.
In seguito alla petizione di un centinaio di cittadini delle due Marine, capeggiati da don Emmanuele (sic) Interdonato, Ferdinando II delle Due Sicilie emana il Real Decreto n. 1405 del 18 dicembre 1849 col quale riunisce le due Marine sotto il nome di San Ferdinando. Il nuovo comune riceverà da Fiumedinisi 241 ettari del terreno boschivo, che assumerà e manterrà il nome di bosco di San Ferdinando.
Con R.D. 1218 dell’11 maggio 1863, emanato dal re d’Italia Vittorio Emanuele II, San Ferdinando cambia nome e diventa Nizza di Sicilia in onore dell’Eroe dei due Mondi Giuseppe Garibaldi, il quale già l’aveva così chiamata nel 1860 in una sua ricevuta rilasciata a una delegazione di sanferdinandesi, che gli aveva consegnato un contributo in denaro per la causa nazionale. Nel 1929, in seguito al R.D. 655 del 28 marzo, Nizza diventa frazione di Roccalumera e lo sarà fino al 25 dicembre 1948, data di entrata in vigore della Legge regionale n. 42 del 3/12/1948.
FONTI D'ACQUA
Sono presenti fonti d’acqua.
TAPPE
Prima Tappa
Scheda tecnica:
Località di partenza: Istituto Maria Ausiliatrice (Alì Terme)
Località di arrivo: Duomo Sant’Agata (Alì)
Difficoltà: E
Lunghezza del percorso: 9,4 Km
Dislivello 1/446 m
Tempo di percorrenza: 3 – 4 ore
Descrizione itinerario
Punto di partenza è il Santuario Maria Ausiliatrice, presso l’Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice nel Comune di Alì Terme. Dalla SS114 ci si immette sul lungomare e lo si percorre verso nord fino al termine dove è possibile scegliere di proseguire sulla SS114, consigliata per chi si muove con fatica su lunghi tratti sabbiosi oppure, in alternativa si può percorrere la linea di spiaggia fino a raggiungere Capo Alì o Capo Grosso. In prossimità del Capo si intravede l’antica Torre, chiamata da alcuni Saracena. Una volta oltrepassato il Capo Grosso si prosegue fino alla foce del Vallone Calamaci, percorribile attraverso un sentierino. Arrivati sulla SS114 si torna indietro fino a imboccare, sulla destra, la strada ampia e asfaltata che passa sotto i viadotti autostradali in salita. Per chi percorre tutta la SS114 è questo il punto in cui si inizia a salire verso Alì. Lasciata sulla destra un’edicola dedicata alla Madonna del Carmelo, si prosegue su sterrata giungendo così su una panoramica zona pianeggiante. Si imbocca la deviazione a sinistra che scende leggermente di quota fino all’area interessata dagli impianti bellici della Batteria Margottini. Si torna indietro fino al bivio e si prosegue a sinistra in salita. Si attraversano le località agricolo- rurali ammirando uliveti, vigneti e frutteti, e la tipica macchia mediterranea. Proseguendo si raggiunge la SP28 Alì Terme-Alì. Si percorrono gli ultimi tornanti raggiungendo una piazzola panoramica con sedili. Si prosegue verso il centro per giungere davanti alla maestosa e artistica facciata del Duomo di Alì dedicato a S. Agata.
Seconda Tappa (A)
Scheda tecnica:
Località di partenza: Duomo Sant’Agata (Alì)
Località di arrivo: Chiesa Madre SS. Annunziata (Fiumedinisi)
Difficoltà: E
Lunghezza del percorso: 10,2 Km
Dislivello 196/445 m
Tempo di percorrenza: 3 – 4 ore
Descrizione itinerario
Partendo dalla Piazza Duomo di Alì, si scende lungo la Via S. Zaccaria che costeggia la Chiesa. Nel primo parcheggio posto al di sotto del sagrato della Chiesa Madre si trova una bella fonte d’acqua fresca; continuando a scendere, prima di svoltare sulla destra per dirigersi verso il torrente Alì, si incontra una seconda fontana. Verso destra, si percorre la strada agricola che attraversa il Torrente Alì e prosegue, come sterrata, nell’altro versante della vallata. Si tralasciano le deviazioni a destra e a sinistra proseguendo sulla via principale, costeggiando anche un piccolo agglomerato abitativo. Arrivati nel vallone la strada si allarga e diventa asfaltata. Siamo nelle contrade Tripi e Grotte, dove fino all’inizio del secolo scorso venivano sfruttate le miniere metallifere da cui si estraevano Antimonio, Blenda e Galena. Proseguendo per circa 700 m sulla larga strada asfaltata, in corrispondenza di una curva a gomito si devia verso destra per immettersi nel paesaggio della Vallata di Fiumedinisi. Proseguendo su sterrata, in leggero saliscendi si prosegue verso monte mentre ci si avvicina al borgo di Fiumedinisi. Si raggiunge il Vallone D’Armi e, dopo aver attraversato il ponte sul vallone e a seguire quello sul Torrente Fiumedinisi, si raggiunge, attraverso la Via Corso S. Bottari e alcune strette viuzze, la Chiesa Matrice dedicata alla Madonna Annunziata. Da segnalare, nel passaggio del ponte sul Vallone d’Armi, un interessante popolamento di felce Pteris vittata, caratterizzata da fronde erette o arcuate con strette foglioline lineari.
Seconda Tappa (B)
Scheda tecnica:
Località di partenza: Duomo Sant’Agata (Alì)
Località di arrivo: Chiesa Madre SS. Annunziata (Fiumedinisi)
Difficoltà: EE
Lunghezza del percorso: 9,5 Km
Dislivello 196/623 m
Tempo di percorrenza: 4 – 5 ore
Descrizione itinerario
Il percorso descritto rappresenta un’alternativa della seconda tappa. Da Piazza Duomo del borgo di Alì si percorre la strada che costeggia il lato nord della navata della chiesa seguendo il cartello che indica la chiesetta Spirito Santo. Si prosegue tralasciando le varie viuzze laterali sulla Via Flomara. Prima di lasciare l’abitato è possibile effettuare una visita alla chiesa Spirito Santo prendendo la via laterale omonima sulla destra. Si prosegue sulla Via Flomara per 2 km circa fino a raggiungere il torrente dove una passerella consente di raggiungere l’altro versante. Inizia la salita e dopo aver attraversato il Torrente Corvo si continua a salire e al tornante si prosegue verso destra. Dopo poco più di 200 m si consiglia di effettuare una deviazione dal percorso principale per raggiungere, attraverso una comoda sterrata in piano, dopo circa 400 m, la Contrada Gerasìa, caratterizzata da una fitta coltivazione di alberi di Noce e dalla presenza delle sorgenti omonime. Tornati indietro fino al bivio si prosegue verso destra in salita. Dopo circa 250 m si incontra un altro bivio dove si continua sulla destra in salita. Si prosegue verso i ruderi delle Case Ranati, a 590 m, un tempo sito ben coltivato e ridente come si può constatare dalla presenza di una ricca rete di muri a secco. A 60 m dai ruderi, all’interno del piccolo vallone, è presente una preziosa fonte d’acqua. Si giunge così
all’amena località S. Nicola. Giunti al bivio che indica la località di Naghi Baghi verso monte, si può decidere se iniziare a scendere verso Fiumedinisi attraverso la comoda strada, oppure effettuare una deviazione per godere degli splendidi scorci panoramici percorrendo la cresta o la mulattiera, verso mare, per giungere sino
alle case S. Nicola. Una volta ammirati i panorami si imbocca la strada che, tornando verso monte sotto costa, prosegue verso le campagne e l’abitato di Fiumedinisi. Tralasciando tutte le deviazioni laterali si scende per circa 3 km fino a raggiungere il borgo della vallata omonima.
Seconda Tappa (C)
(percorso impegnativo lungo)
Scheda tecnica:
Località di partenza: Duomo Sant’Agata (Alì)
Località di arrivo: Chiesa Madre SS. Annunziata (Fiumedinisi)
Difficoltà: EE
Lunghezza del percorso: 16,3 Km
Dislivello 196/576 m
Tempo di percorrenza: 6 – 7 ore
Descrizione itinerario
Partendo dalla Piazza Duomo di Alì, si scende lungo la Via S. Zaccaria che costeggia la Chiesa. Nel primo parcheggio posto al di sotto del sagrato della Chiesa Madre si trova una bella fonte d’acqua fresca; continuando a scendere, prima di svoltare sulla destra per dirigersi verso il torrente Alì, si incontra una seconda fontana. Verso destra, si percorre la strada agricola che attraversa il Torrente Alì e prosegue, come sterrata, nell’altro versante della vallata. Si tralasciano le deviazioni a destra e a sinistra proseguendo sulla via principale, costeggiando anche un piccolo agglomerato abitativo. Arrivati nel vallone la strada si allarga e diventa asfaltata. Siamo nelle contrade Tripi e Grotte, dove fino all’inizio del secolo scorso venivano sfruttate le miniere metallifere da cui si estraevano Antimonio, Blenda e Galena. Prima di scendere verso la Contrada Tripi, dove inizia la strada asfaltata, si imbocca una sterrata in salita sulla destra che si dirige verso la Contrada Cardona e Monte Piadaci. Si cammina in un territorio dal paesaggio suggestivo con massi erratici di roccia calcarea cristallina, staccatisi da un grande costone roccioso alla cui base è presente un vasto ingrottamento che lo caratterizza per tutta la sua estensione. Il percorso effettua una curva a sinistra e una curva quasi a gomito verso destra, tralasciando una stradina che porta ad abitazioni e giardini coltivati in proprietà privata. Siamo nella Contrada Cardonia, sotto Monte Piadaci (555 m). Adesso la strada è pianeggiante e si incontra sulla destra un bel pianoro infossato, dalla forma circolare, somigliante alle doline in territorio calcareo. Si imbocca una stradina sulla destra che si dirige verso una piccola gola dove ha inizio il costone roccioso di cui si è già fatto cenno. Qui è possibile effettuare la visita agli ingrottamenti. Si torna indietro verso la dolina e si riprende il cammino prima in piano e poi in salita. Superando diverse curve e tornanti, sulla strada che procede un po’ a zigzag per circa 1 km, si raggiunge il vasto pianoro delle Case S. Nicola (575 m). Percorso il tratto lineare per circa 500 m, superate le case e i ripetitori, si tralascia la trazzera che va verso destra e si procede sotto costa nel versante ormai nisano. Da questo punto si continua come nell’itinerario precedente.
Terza Tappa
Scheda tecnica:
Località di partenza: Chiesa Madre SS. Annunziata (Fiumedinisi)
Località di arrivo: Castello D’Alcontres (Nizza di Sicilia)
Difficoltà: E
Lunghezza del percorso: 9,2 Km
Dislivello 14/445 m
Tempo di percorrenza: 3 – 4 ore
Descrizione itinerario
Dalla Piazza Matrice di Fiumedinisi si scende verso la Chiesa S. Pietro attraverso la via Umberto I, pavimentata, percorsa dai fedeli in ginocchio durante i riti devozionali legati alla festa dell’Annunziata. Aggirato l’abside della chiesa S. Pietro, salendo verso destra, Salita S. Pietro, Vico S. Pietro e Vico Roma, si raggiunge Via Convento e Salita S. Francesco. Svoltando verso destra sulla SP27 si superano delle case antiche recentemente ristrutturate, fino alla Chiesa del Carmine, dove è presente una fontana prima di imboccare la scalinata, verso sinistra, che si immette sulla strada agricola asfaltata che collega Fiumedinisi con il villaggio di Allume. Si prosegue verso sinistra seguendo sempre la strada asfaltata. Al quadrivio con la
segnaletica Castello Belvedere, si procede dritti lasciando le deviazioni, per giungere alla Fonte Acqua Rossa, dotata anche di abbeveratoio per gli animali. In piano si continua fino al piccolo villaggio di Buticari, caratterizzato dalla presenza di una casa colonica dal colore rossiccio, da cui il nome “Palazzo Rosso”. In corrispondenza di tale abitazione si mantiene la sinistra in discesa. Superati un paio di tornanti si procede per poco più di 200 m fino ad intercettare l’ingresso superiore del Parco Suburbano Rocca di Buticari, nel territorio comunale di Nizza di Sicilia, punto di riferimento è la presenza di un traliccio. Una volta entrati nell’area del parco si intercetta la stradina lastricata in cemento e pietra opera degli interventi legati alla creazione del parco stesso e la si segue fino al gazebo in punto panoramico. Si scende fino al pianoro attrezzato come area sosta e giochi per i bimbi. Si imbocca il sentiero in terra battuta che conduce alla torretta in legno di avvistamento degli uccelli che, in gran numero, nidificano negli anfratti della Rocca di Pancaldo per raggiunge l’antica Torretta di avvistamento, in punto molto panoramico con accanto l’opera di Land Arte “Sentinelle”. Proseguendo verso mare si lascia sulla sinistra l’area del Tiro a Volo Internazionale e, in discesa ripida su cresta panoramica, si raggiungono le prime abitazioni residenziali del comune di Nizza di Sicilia. Si raggiunge la SS114 verso sinistra incontrando la Piazza Colonnello Interdonato, il Palazzo Municipale e la Chiesetta di S. Francesco di Paola. Dopo circa 100 m si prosegue dritti su Via Garibaldi fino al Castello D’Alcontres e l’annessa Chiesa S. Giovanni dove si conclude la terza tappa.
SERVIZI PRESENTI TAPPA PER TAPPA
Supermercati – macellerie – panificio:
- Alì:
- Alimentare “da Cettina” di Raneri Domenico, via S. Giuseppe – tel. 0942/700060;
- Alimentare “da Flavia”, via Domenico Ferrantello;
- Macelleria di Pantò Giuseppe, via Roma n. 13 – tel. 0942/7000079;
- Macellerai da Nino, via Brunaccini n. 12 – tel. 0942/700051;
- Panificio di Raconà Gianfranco, via Pietro Famà n. 3 – tel. 0942/700024.
- Alì Terme:
- Supermercato Decò di De Luca Gabriele, via Lungomare n. 29/E – tel. 0942/715172;
- Supermercato ARD Discount, via Alcide De Gasperi n. 3 – tel. 0942/89.312;
- La Bottega del Gusto, via Francesco Crispi n. 142.
- Macelleria-Salumeria da Biagio, piazza Nino Prestia n. 14 – tel. 334/7715496;
- Macelleria Minimarket Agnello, via Francesco Crispi n. 315 – tel. 0942/715177;
- Macelleria Rasconà, via Francesco Crispi n. 439 – tel. 0942/715155;
- Pescheria Mazzucco, via Francesco Crispi n. 373 – tel. 380/3622572;
- Panificio di Rasconà Sandro, via Francesco Crispi n. 143;
- Panificio Guarnera Giovanni, via Tiro a Segno – tel. 0942/715961.
- Fiumedinisi:
- Alimentari Rao Grazia, via Umberto I n. 16/bis – tel. 0942/771031;
- Alimentari Natoli Rosaria, via Roma – tel. 0942/771415
- Macelleria Puglisi Orazio, via Umberto I, n. 44 – tel. 0942/771254;
- Alimentari lo Conte Paola via Ruagrande – tel. 0942/771491;
- Macelleria Fleri/Nucita via Umberto I – tel. 3407695422;
- Macelleria Nucita via salita San Pietro – tel. 339/3269349.
- Nizza di Sicilia:
- Despar, via degli Astronauti n. 15 – tel. 0942/090410;
- Bottega del risparmio, via Umberto I n. 399– tel. 0942680119;
- Macelleria P.B.C. s.r.l. via Giuseppe Mazzini n. 80 – tel. 0942/715809;
- Macelleria Crudo, Cotto e mangiato, via Umberto I, n. 397 – tel. 0942/701696;
- Macelleria Bottega della Carne, via Umberto I n. 423 – tel. 0942/682422;
- Pescheria di Biagio Nucita, via Umberto I n. 352 – tel. 0942/701603;
- Panificio Gregorio, via Comandante S. Todaro n. 13/A – tel. 0942/701229;
- Panificio Il Forno dei Desideri, via Umberto I, n. 379 – tel. 0942/715347.
Farmacie:
- Alì:
- Guarda Medica: via Spirito Santo – tel. 0942700171
- Farmacia “Chimicata Dr. Ambrogio”: via Roma, n° 51 – tel. 0942557863
- Alì Terme:
- Guarda Medica: via Maestro Guglielmo – tel. 0942715212 – 336245612
- Farmacia “Laganà Dott.ssa Rosalba”: via Francesco Crispi, n° 200 –
tel. 0942715143
- Fiumedinisi:
- Guarda Medica: piazza Matrice, n° 1 – tel. 0942771164
- Farmacia “Dr. Vincenzo Pietropaolo”: Centro Polifunzionale San Pietro, Piazza S. Pietro – tel. 0942771512
- Nizza di Sicilia:
- Guarda Medica: via Comandante Todaro – tel. 0942715986
- Farmacia “Dr. Zahami Arena”: via Umberto I, n° 309 – tel. 0942716161
SEGNALETICA
SI
PERICOLI
NO
ACCESSIBILITÀ
Ci sono tratti percorribili da persone affette da disabilità? Dipende, comunque si. Piccoli tratti
FONDO STRADALE
Asfalto: 16,400 km / 47%
Sterrato: 18,500 km / 43%
TOTALE: 34,900 KM / 100%
CREDENZIALI
Esiste la credenziale riguardo al cammino “La Via dei Santuari Mariani nell’Anello del Nisi”.
Un cammino religioso che collega il Santuario Maria Asuliatrice di Alì Terme (Me) al Santuario Maria SS. Annunziata di Fiumedinisi (Me), percorso ad anello che attraverso alcuni sentieri dell’Anello del Nisi, interessa le comunità religiose dei comuni di Alì, Alì Terme, Fiumedinisi e Nizza di Sicilia.
CAMMINO IN TENDA
E’ possibile effettuare tenda in diversi punti del percorso.
Servono autorizzazioni.
CONTATTI ASSOCIAZIONE
SCOPRI LE TAPPE
Con l’app gratuita di Cammini d’Italia puoi pianificare e percorrere l’Anello del Nisi in totale sicurezza, potendo pianificare le tappe nel dettaglio e percorre il percorso grazie alla tecnologia GPS integrata che ti supporta nell’orientamento durante la tua avventura.
⠀All’interno dell’app troverai tanti altri cammini presenti in Italia. Grazie alle tracce georeferenziate di molti percorsi potrai studiare l’itinerario che fa più al caso tuo e scaricare anche offline le tracce GPX delle singole tappe.
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