Cammino dell'Unione

Il Cammino dell’Unione è un anello nella terra dei castelli e del lambrusco, lungo circa 109 km che parte e torna a Vignola, cittadina incastonata tra le colline modenesi conosciuta in tutto lo stivale per le sue gustose ciliegie.

 

Il nome "Cammino dell'Unione" è stato scelto in quanto il territorio che attraverserete è quello dell’Unione Terre di Castelli, un insieme di otto comuni, ognuno con il proprio castello, ognuno caratterizzato  dalla stessa quiete tipica delle zone di campagna e pedemontana, dalla calorosa accoglienza di sorrisi e persone, e dalle tavole calde e ricche di pasta fresca fatta in casa. Unione perché la lentezza del cammino, questo è il nostro augurio, vi farà immergere nelle colline e nei boschi circostanti, facendovi sentire a casa, magari con un amico o un'amica in più. 

In 5 giorni incontrerete un paesaggio in costante trasformazione: dal letto del fiume Panaro, alle colline vitate tipiche della zona di Castelvetro; dai giganti di pietra – i maestosi Sassi di Roccamalatina – ai boschi di castagno che preannunciano l’arrivo a Zocca, punto più alto del cammino. Anche le prelibatezze culinarie si arricchiranno giorno dopo giorno, pasto dopo pasto: a Spilamberto sarete, infatti, nella culla dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, per poi cominciare a salire di quota e assaggiare le mitiche crescentine cotte nelle tigelle. Dal primo all’ultimo chilometro, tortellini, tortelloni e tagliatelle saranno all’ordine del giorno, sempre accompagnati da un calice del nostro vino genuino: il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, vivace, accogliente e adatto ogni persona e occasione, proprio come il Cammino dell’Unione!

Scheda Tecnica

  • Lunghezza:

    109 km
  • Tappe:

    5
  • Durata:

    5 giorni
  • Partenza:

    Vignola
  • Arrivo:

    Vignola
  • Tipologia:

    anello
  • Tema:

    storico | arte-e-cultura
  • Stagione ideale:

    primavera | autunno | inverno
  • Portata:

    regionale
  • Accessibilità:

    No
  • Cani:

STORIA

Il Cammino dell’Unione nasce dal desiderio semplice e spontaneo di due cittadini e amanti delle Terre di Castelli: Federica Bergonzini e Giuseppe “Leo” Leonelli: vedere gruppi di viandanti da tutta Italia e chissà, magari tutto il mondo, attraversare i sentieri di casa con i loro zaini colorati pieni zeppi di storie e parole. Conoscete, infatti, un modo migliore di mantenere vivo un territorio, se non attraversarlo, osservarlo e conoscerlo con la lentezza e gli occhi di chi si sposta a piedi?

Dopo avere camminato in lungo e in largo e avendo percepito di essere entrambi vittime della febbre da cammino, Fede e Leo hanno riempito i loro zaini di cartine del territorio e crescentine e hanno iniziato a camminare il loro territorio, iniziando a fantasticare di un anello che da Vignola a Vignola potesse portare futuri pellegrini alla scoperta di un territorio così ricco di cultura, tradizione, storie e cucina ma ancora poco conosciuto dagli appassionati di sentieri e Cammini. Dopo un anno di sveglie all’alba, cambi di rotta e di programma, accordi con le strutture ricettive, nuove scoperte e nuovi incontri – si può partire per un viaggio avventuroso anche a pochi metri da casa! –, nell’aprile del 2022 il Cammino dell’Unione ha preso finalmente forma e nome, per essere poi ufficialmente inaugurato e offerto a chi lo vorrà percorrere nella prima edizione di gruppo partecipata e aperta a tutti e tutte, svoltasi dal 27 aprile al 1 maggio dello stesso anno. 

In un mondo che corre sempre più veloce, in cui la ricchezza di boschi viene oscurata da un sistema economico ingordo e vorace, dove antiche tradizioni e mestieri chiudono bottega per lasciare spazio alla dilagante standardizzazione, camminare appare come un atto rivoluzionario, per gridare al mondo e a noi stessi, con un sorriso, che un’alternativa esiste e raggiungerla è più semplice di quello che ci si aspetta. Si comincia dal basso, passo dopo passo, proprio come è nato questo Cammino. 

FONTI D’ACQUA

Fonti d’acqua presenti a ogni tappa. Non attraverserete mai tratti particolarmente lunghi senza incontrare fontane e/o bar in cui ricaricare le vostre borracce! 

Indicazioni specifiche su dove trovare l’acqua a ogni tappa sono disponibili nella descrizioni delle singole tappe. 

SERVIZI

Tappa 01: sì supermercati, sì farmacie

Tappa 02: sì supermercati e sì farmacie (a Marano, che si incontra a metà tappa. Perciò organizzarsi per la fine tappa in anticipo una volta lì). 

Tappa 03: sì supermercati e farmacie MA SOLO SE CI SI FERMA A ZOCCA. Non c’è niente se si sceglie la variante che porta all’Ospitale di San Giacomo (consigliata). 

Tappa 04: sì farmacie e sì supermercati; 

Tappa 05: sì farmacie e sì supermercati. 

IN TENDA

CAMMINO DELL’UNIONE IN TENDA

Per percorrere il Cammino dell’Unione in tenda, non servono autorizzazioni ma contattare preventivamente i seguenti luoghi:

  • Vignola: Azienda Agricola La Bifolca, contattare il: 333/9639611
  • Levizzano (punto TAPPA 1): chiedere ALMENO UN GIORNO PRIMA la possibilità di accamparsi nella palestra delle scuole contattando il: 338/4362224;
  • Pieve di Trebbio (punto TAPPA 2): Casa Rastelli, 059/795548 oppure 339/5895687;
  • Zocca (TAPPA 3): possibilità di campeggiare al Santuario della Verucchia CHIAMANDO PRIMA lo 059/987089. Oppure possibilità di fermarsi un po’ prima, a Montalbano, e accamparsi al B&B Cà Doccia, 338/66320974.

CREDENZIALE

CREDENZIALE CAMMINO DELL’UNIONE

Il Cammino dell’Unione ha le sue credenziali che potete ritirare a Vignola nei punti indicati sul sito internet del Cammino. Chiediamo un’offerta libera per sostenere il Cammino.

FONDO STRADALE

Per la maggior parte sentieri e strade bianche o sterrate; alcuni tratti di asfalto, ma sempre su ciclabile o strade poco trafficate. 

SEGNALETICA

Segnaletica presente lungo il cammino

CONTATTI

CONTATTI CAMMINO DELL’UNIONE

email: ilcamminodellunione@gmail.com 

Federica: +39/340 2797016

Leo: +39/339 3317237

TAPPA 01

Tappa 01: da Vignola a Levizzano

Lunghezza: 25,3km;
Dislivello: +290mt, -190mt
Tempo di percorrenza: 6.30 ore
Difficoltà: Facile
Sterrato:
40% / Asfalto: 60%

L’inizio del Cammino non poteva conoscere un luogo più suggestivo. Siamo a Vignola, in Piazza dei Contrari. Lo sguardo incollato al Castello perfettamente conservato evoca tempi lontani. C’è silenzio, ci siamo già allontanati dal vortice della vita. 

La tappa è una delle più lunghe ma quasi interamente pianeggiante. Lasciata la Rocca, seguiamo la sponda sinistra del fiume Panaro fino a Spilamberto, dove troveremo il secondo Castello – la Rocca Rangoni – e un vivace centro storico. Spilamberto avrebbe tante storie da raccontare: al cimitero comunale è sepolta una delle regine del popolo Zingaro; i portici di Via Obici hanno visto esprimere l’esuberante creatività degli spilambertesi; poi c’è la tradizione dei giostrai, qui ci sono i più famosi fabbricanti di giostre; per non dimenticare che Spilamberto è la patria dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena. All’interno dell’omonimo Museo è possibile timbrare la Credenziale e lasciarsi avvolgere dal suo inebriante profumo.   

Lasciata Spilamberto cammineremo qualche km in pianura per poi ritrovare le colline poco prima di Castelvetro, uno dei borghi antichi più affascinanti del Cammino. Sul lastricato della piazza troviamo una dama utilizzata durante feste e rievocazioni storiche. All’ufficio turistico si può timbrare la credenziale.  

Prima di raggiungere il paese si incontrano i filari di Grasparossa, una delle tipologie del Lambrusco. Nel periodo autunnale le foglie che si colorano di rosso graspa restituiscono un paesaggio degno dei migliori dipinti impressionisti. Gli stessi filari ci accompagneranno fino a Levizzano, meta di questa giornata, ma prima avremo la possibilità di sostare presso il magnifico Oratorio di San Michele, in perfetto stile romanico. Da quel luogo di spiritualità si può far correre lo sguardo ancora tra i filari di Grasparossa e immaginare il tempo della vendemmia. 

A Levizzano ci aspetta un altro Castello e, al suo interno, il Museo Rosso Graspa dedicato alla cultura contadina e alla storia del Lambrusco.

Questa prima tappa è ricca di storia, di castelli e di paesi con un centro storico ben conservato. Il paesaggio è caratterizzato dalla presenza del fiume Panaro e nel finale di tappa dai filari di Lambrusco Grasparossa.

Acqua sul percorso:

Vignola, in Piazza dei Contrari, punto di partenza – Spilamberto, all’uscita di Palazzo Rangoni incrocio con Via Obici – Chiosco dei Sapori – Castelvetro, nel borgo antico – Levizzano, ai piedi del Castello

Da vedere:

Vignola: Castello – Scala Chiocciola all’interno del Palazzo Barozzi – Centro storico con Via Bonesi (doppio porticato) – Acetaia Comunale; Spilamberto: Rocca Rangoni – Centro storico – Torrione – Museo Archeologico con Scheletro di Pellegrino con conchiglia Cammino di Santiago – Museo dell’Aceto Balsamico; Castelvetro: Borgo Medioevale e Piazza Roma con dama/scacchiera a cielo aperto – Oratorio di San Michele; Levizzano: Castello – Museo Rosso Graspa – Campo San Rocco (ex cimitero napoleonico).

Enogastronomia da non perdere:

Vignola: ciliegie, in modo particolare Moretta di Vignola;  Spilamberto: Aceto Balsamico – Amaretti di Spilamberto – Nocino; Castelvetro e Levizzano: Lambrusco Grasparossa.

TAPPA 02

Tappa 02: da Levizzano a Pieve di Trebbio

Lunghezza: 23km;
Dislivello: +970mt, -650mt;
Tempo di percorrenza: 7 ore   
Difficoltà:
impegnativa
Sterrato:
65%/ Asfalto: 35%

Nella seconda tappa si incontrano paesaggi affascinanti. Lasciato il borgo di Levizzano Rangone ci si inerpica per raggiungere il Monte Tre Croci. Un luogo affascinante e misterioso, dal profondo significato simbolico. Lo sguardo corre libero, a 360° sul paesaggio circostante. La pianura Padana sembra il grande contenitore della vita produttiva, ma ormai è lontana; ci troviamo sui calanchi di argilla che introducono le colline prima di incontrare l’Appennino. 

Di tanto in tanto un campanile, testimone di una comunità che non abbandona il proprio territorio, che resiste nonostante le difficoltà, che non vuole perdere il contatto con le tradizioni. Ne sono una testimonianza i borghi di Denzano e quello di Villabianca. In entrambi troviamo una struttura con servizio accoglienza e ristorazione.

Il paesaggio è già diverso rispetto a ieri. I filari di Grasparossa hanno lasciato il posto ai calanchi, attraenti conformazioni argillose, ma povere di sostanze nutritive e impossibili da lavorare. Solo la vigna sembra sfidare il grigio e la magrezza dell’argilla. Lasciato il borgo di Villabianca camminiamo di nuovo tra i filari, piccoli appezzamenti di coraggiosi produttori locali.

Scesi dalla collina, sulla nostra sinistra si può scorgere un’antica fornace ormai avvinta dai rovi. Era una fabbrica di mattoni, quasi un esempio di archeologia industriale, oggi è ancora ben visibile l’imponente ciminiera. Di certo un luogo di lavoro per le famiglie che nel corso del ‘900 hanno vissuto a Marano sul Panaro. Di questo paese è importante ricordare che la piazza, negli anni ’80, è stato una dei primi esempi di pedonalizzazione e chiusura al traffico di un centro urbano. 

A Marano ritroviamo il fiume Panaro che percorriamo in direzione opposta rispetto a ieri, verso il Cimone. A coronare la bellezza della tappa, una volta attraversato il ponte di Casona, sotto il quale ci si può regalare un fresco pediluvio, si entra nel Parco Regionale dei Sassi di Roccamalatina. Incontriamo i primi boschi del Cammino che ci accompagneranno anche nella tappa successiva. Dopo un alternarsi di saliscendi arriviamo al magnifico Sentiero dei Ponticelli. Il tempo sembra essersi fermato, si avverte la sensazione di essere entrati in un mondo incantato. 

Ancora una salita, durante la quale l’incontro con Zio Teofilo ci ricorda l’importanza del tempo che governa il ciclo della natura. Usciti dal bosco lo sguardo corre veloce per accarezzare la catena dell’Appennino settentrionale, ma non può non fermarsi su due guglie che si lanciano con forza verso l’alto, come se volessero riempire uno spazio di vuoto immenso. Sono i Sassi di Roccamalatina, uno dei luoghi più conosciuti dell’intero Cammino dell’Unione.

Prima di raggiungerli ci aspetta un’altra sorpresa: la pieve di epoca romana di Pieve di Trebbio. Un luogo di rara bellezza, perfettamente conservato. Siamo a fine tappa, sicuramente stanchi con il desiderio di raggiungere il luogo dove passare la notte, ma vale la pena fermarsi per una sosta. Non sarà tempo sprecato quello che dedicheremo a riflettere sulla tappa che sta per terminare. Un monte che sembra il Calvario, poi calanchi di argilla, piccoli borghi che presidiano il territorio, una quercia che domina la piazza di un paese, il Panaro che ristora piedi affaticati, poi ancora i ponticelli, Zio Teofilo, un’antica pieve e per finire i Sassi di Roccamalatina. 

Una tappa ricca, ci manca solo l’avvistamento di un falco pellegrino che ci ricordi chi siamo.

 

Acqua sul percorso:

Levizzano (in paese e appena fuori, su Via Bedine, all’interno di un parco sulla sinistra) – Denzano (adiacente al cimitero) – Marano sul Panaro (piazza Matteotti – fonte La Grama) – Pieve di Trebbio, presso l’antica Pieve.

 

Da vedere:

Denzano: Torre ed esterno della chiesa. Marano sul Panaro: Piazza Matteotti con quercia e fontana La Grama. Pieve di Trebbio: antica pieve romanica. Borgo di Sopra: vista dei Sassi e salita (consigliata) al Sasso della Croce. (Valutare se rimandarla alla mattina seguente – la tappa n° 3 è decisamente più corta)

Enogastronomia da non perdere:

Da Marano in poi, fino al ritorno a Vignola ci troviamo in un territorio dove la cucina regala piatti indimenticabili: Tortellini in brodo, Tortelloni di ricotta ed erbette, Lasagne alla bolognese, Tigelle o Crescentine e Gnocco Fritto accompagnati da salumi (su tutti il prosciutto DOP di Modena), formaggi tipici e l’immancabile “pesto”: un condimento a base di lardo ed erbe aromatiche perfetto per farcire le tigelle. Il cibo più insolito, che si trova solo in queste zone è il Borlengo, una sfogliata che si mangia con le mani tradizionalmente condita con il lardo, ovviamente!

  

TAPPA 03

Tappa 03: da Pieve di Trebbio a Zocca

Lunghezza: 17,7 km
Dislivello: +790; -510;
Tempo di percorrenza: 6 ore 
Difficoltà:
Media
Sterrato:
70% / Asfalto: 30%

È la tappa più corta, questo ci permette di dedicare una parte della mattinata a visitare l’antica Pieve di Trebbio e, soprattutto, a salire sul Sasso della Croce (per entrambi informarsi su giorni e orari di apertura). La salita sul sasso è più facile di quanto possa sembrare e avviene in totale sicurezza. Quando si raggiunge la vetta non si può fare altro che rimanere in silenzio, contemplare l’infinito e stupirsi per la bellezza del paesaggio. 

La terza tappa è caratterizzata da boschi di castagni, luoghi panoramici e piccoli borghi, un mix sorprendentemente suggestivo. Nel borgo ai piedi dei Sassi troviamo l’Alto Forno Impasti Agresti, un posto davvero unico che vale la pena visitare. Bersi un caffè in uno dei tavolini esterni è davvero un’esperienza gratificante. 

I sentieri sono quelli del Parco Regionale dei Sassi di Roccamalatina, curati e segnati con molta attenzione. Con una rapida discesa si raggiunge il Mulino della Riva, un’area picnic così chiamata per la presenza di un antico mulino in gran parte distrutto. Nella casetta al centro del prato si può timbrare la credenziale. Varrebbe la pena di fare una sosta ma la tappa è appena iniziata e ci aspettano altri chilometri e altre salite. La prima delle quali ci porta a Castellino delle Formiche, dove si trova un punto accoglienza aperto durante i fine settimana o nei giorni festivi. Il nome del borgo sembra che non abbia nulla a che vedere con quella simpatica categoria di insetti, ma che sia una storpiatura dell’aggettivo formidabile.

I boschi di castagno ci guidano verso Samone e poi ci accompagnano sul Monte Cisterna dove possiamo fare una sosta e ammirare un panorama mozzafiato da un punto molto intimo poco distante dalla zona picnic. Sul Monte Cisterna troviamo anche un punto acqua particolarmente apprezzato. 

Zocca non è lontana, ma ci aspetta l’antico borgo di Montalbano, perfettamente conservato e conosciuto per i fantasiosi presepi natalizi. Chi vuole può fermarsi e interrompere la tappa, consapevole che il giorno successivo sarà più lunga di almeno un paio di chilometri. 

Chi decide di proseguire può scegliere se arrivare fino all’Ostello di San Giacomo o restare a Zocca, nel paese natale di Vasco Rossi. In entrambi i casi, lasciato Montalbano ci dirigiamo verso il Santuario della Verucchia, il luogo più religioso dell’intero Cammino dell’Unione. Al di là della sua vocazione legata alla spiritualità il Santuario si trova in un luogo molto suggestivo.

All’inizio del paese incontriamo un bivio che ci costringe a scegliere se fermarsi a Zocca o raggiungere l’ostello. Nel primo caso ci possiamo giocare la carta di un incontro con Vasco Rossi, se scegliamo l’antico ospitale di San Giacomo passeremo la notte in una struttura costruita a ridosso del bosco, con sentieri che ci portano a esplorare un vero e proprio museo all’aperto con numerose sculture di legno. 

A Zocca ci passeremo comunque il giorno successivo.

L’incontro con Vasco è solo rimandato!

Acqua sul percorso:

Borgo di Sopra, vicino all’oratorio della Madonna dei Sassi. Monte Cisterna nell’area picnic ai piedi della chiesetta degli alpini. Montalbano, all’uscita del paese. Verucchia, ai piedi del Santuario

Da vedere:

Pieve di Trebbio: Antica Pieve di epoca romanica con adiacente battistero (aperta nei giorni festivi). Borgo di Sopra: Sassi di Roccamalatina con salita al Sasso della Croce (panorama stupendo). Castellino delle Formiche: Torre/campanile e i resti delle mura del castello. Samone: con piccola deviazione si può entrare nella zona antica. Monte Cisterna: Area picnic e chiesetta dedicata alla Madonna della Provvidenza

Montalbano: Borgo antico ben conservato, presepi visibili io ogni momento dell’anno. Zocca: famosa per essere aver dato i natali a Vasco Rossi.

Enogastronomia da non perdere:

Il territorio si contraddistingue in modo uniforme per le Tigelle (qui sono chiamate Crescentine – le tigelle sono gli stampi dove si cuociono) e lo Gnocco Fritto, accompagnati da un tripudio di salumi, formaggi, pollo alla cacciatora e marmellate (cercate quelle di produzione locale). Quando è stagione di funghi non dimenticate i piatti a base di porcini, fra tutti le tagliatelle. Sempre in stagione consigliamo castagne e marroni di Zocca, cotti e cucinati in diversi modi. Inoltre, da non perdere i ciacci con ricotta, a base di farina di castagne. 

TAPPA 04

Tappa 04: da Zocca a Guiglia

Lunghezza: 22,1km
Dislivello: +461,  -804;
Tempo di percorrenza: 6.30  ore   
Difficoltà:
media
Sterrato:
50%/ Asfalto: 50%

Dopo aver raggiunto il punto più alto del cammino inizia la discesa verso Vignola. Lasciato l’antico ospitale di San Giacomo si incontrano i Treppi della Ruzzola. È così chiamato il campo da gioco dedicato al lancio della ruzzola, un disco di legno che ricorda una forma di formaggio pecorino o di caciotta. È un gioco molto antico di tradizione popolare e nel corso della storia venne posto fuorilegge o proibito in più di un’occasione in quanto considerato gioco d’azzardo o pericoloso per l’incolumità delle persone. 

In meno di un’ora di cammino si raggiunge Zocca, paese natale di Vasco Rossi. Nella strada principale le vetrine dei negozi e dei bar riportano frasi delle canzoni più conosciute. In certi periodi dell’anno non è raro incontrarlo al Bibap Bar che si trova all’uscita del paese. La sua presenza corre veloce di bocca in bocca e spesso si radunano gruppi di persone in attesa di un autografo o di una foto.

Dopo Zocca si ritrovano i boschi caratterizzati dalla presenza maestosa dei castagni che lasciano il posto a campi coltivati o piccoli borghi che catturano l’attenzione. Sarà così per Zocchetta e più avanti per Montecorone. A Zocchetta, ritrovata la strada principale, incontriamo una chiesa con porticato. Per chi volesse visitarla nelle case vicine si possono contattare i volontari che si occupano della pulizia e manutenzione e di tanto in tanto danno la possibilità di cimentarsi nel suono delle campane.

Arrivati a Montecorone dopo una visita al borgo ci si incammina verso il Sasso di Sant’Andrea, una nuova conformazione rocciosa di estrema bellezza dopo i Sassi di Roccamalatina. Un luogo isolato, fuori dagli itinerari turistici, contrassegnato da un fascino misterioso. Una sosta sulla cima del sasso non si può perdere. Antiche tradizioni sostengono che questo luogo abbia poteri curativi, motivo in più per concedersi una sosta che ci restituisca le energie spese nel corso del Cammino. Di certo potremo ammirare un panorama stupendo con vista sul borgo di Montecorone.

Lasciato il Sasso di Sant’Andrea scendiamo ancora, immersi in una natura generosa di scorci da immortalare. Di tanto in tanto campi coltivati e contadini al lavoro. Guadiamo un torrente, lo costeggiamo prima di raggiungere la Selva di Monteorsello. Camminiamo su strada sterrata che fiancheggia un corso d’acqua e risaliamo fino al borgo di Monteorsello. Nel piccolo gruppo di case troviamo una chiesa con un alto campanile che svetta sugli altri edifici; avviene anche in altri luoghi, ma la particolare conformazione del borgo ne accentua la sensazione.

Zocca (alla partenza) – Montecorone (in paese) – Monteorsello – (in paese) – Casa Galassi – Guiglia (in paese)

Da vedere:

Zocchetta: antico borgo. Montecorone: antico borgo con piazzetta panoramica e Sasso di Sant’Andrea. Monterosello: antico borgo. Guiglia: castello e oratorio della Beata Vergine di San Luca che riproduce in dimensioni ridotte il santuario di Bologna.

Enogastronomia da non perdere:

Se non l’avete già fatto provate i classici della cucina modenese, su tutti i tortellini in brodo. Guiglia però, è terra di borlenghi e sarebbe imperdonabile non assaggiarne almeno uno!

 

TAPPA 05

Tappa 05: da Guiglia a Vignola

Lunghezza: 20,9km;
Dislivello: +258mt, -586mt;
Tempo di percorrenza: 6 ore
Difficoltà:
Facile
Sterrato: 57%/Asfalto: 43%

Siamo all’ultima tappa di questo breve, ma intenso, cammino. La partenza è da Guiglia e dopo il primo chilometro, pur camminando su asfalto, ritroveremo colline, campi coltivati o destinati al pascolo. Il paesaggio è tipicamente agricolo e non è raro incontrare un gregge di pecore. Per alcuni chilometri camminiamo in provincia di Bologna per raggiungere Castello di Serravalle, un borgo conservato in modo impeccabile a cui è doveroso dedicare una visita. Per un tratto abbiamo ritrovato i filari di vigne, questa volta però non di lambrusco, ma di pignoletto o barbera tipici dei colli bolognesi. 

Ritorniamo in territorio modenese mentre ci avviciniamo a un altro borgo, quello di Savignano Alto. Il paesaggio diventa più selvaggio e ricompaiono i calanchi che avevamo già conosciuto nel corso della seconda tappa. Quelli tra Castello di Serravalle e il borgo di Savignano Alto, in località Spazzavento, sono davvero impressionanti e catturano inevitabilmente la nostra curiosità. Ma non saranno solo i calanchi argillosi a incuriosirci. A terra o sugli alberi sarà facile incontrare frutti mai visti prima, sembrano arance dalla buccia arricciata. Invece sono quelli della maclura pomifera, originaria degli Stati Uniti, conosciuta anche come gelso del Texas. I frutti non sono commestibili! Anche se non sono velenosi è meglio non mangiarli, possono provocare vomito o altri disturbi. 

Prima di arrivare a Savignano Alto i calanchi cedono il posto a dolci colline segnate ancora da filari di vite. Il territorio è particolarmente votato alla viticoltura e non mancano interessanti aziende agricole che producono un ottimo vino. In lontananza, come fosse una porta d’accesso alla pianura, intravediamo le 3 torri del Castello di Vignola, luogo dal quale siamo partiti, ma, soprattutto ora, meta finale del nostro Cammino. 

Anche il borgo di Savignano Alto è una cartolina da conservare nei ricordi. Non può mancare una visita che ci porta a una bella terrazza dove troviamo la chiesa e il campanile. Dopodiché scendiamo per raggiungere il paese di Savignano e ritrovare il fiume Panaro che ci porterà a Vignola. 

Camminando sul ponte che attraversa il corso d’acqua avremo davanti agli occhi la magnifica Rocca di Vignola. Attraversiamo sulle strisce pedonali, aggiriamo il Castello, camminiamo sotto i portici e svoltiamo a sinistra per passare sotto la torre dell’orologio. 

Facciamo un respiro.

Siamo arrivati.

In 5 giorni siamo passati dalla pianura alla montagna, abbiamo camminato tra filari di Lambrusco e boschi di castagno e incontrato querce secolari; ci siamo stupiti di fronte a luoghi che la natura ci ha donato senza chiedere nulla in cambio, se non di preservarli e custodirli. Grazie alla lentezza dei nostri passi abbiamo conosciuto un territorio ricco di storia, buon cibo e sorrisi genuini. 

Ora possiamo celebrare l’arrivo alla meta. Ognuno a modo proprio. Chi in silenzio, chi con un buon bicchiere di Grasparossa e chi abbracciando i compagni di viaggio.

Noi vi ringraziamo di aver camminato, di aver portato la vostra storia e la vostra energia in questa terra. Vi ringraziamo per ogni passo che avete fatto e per ogni parola che avete pronunciato. Anche per i vostri silenzi. Sì, vi ringraziamo per i silenzi di cui siete stati capaci, sono quelli che vi hanno permesso di ascoltare il racconto delle colline, dei boschi, del fiume che scorre e di sassi che sembrano giganti immobili che vegliano sul territorio. 

Quei silenzi, con le migliaia di passi che avete lasciato sul terreno, sono la testimonianza del vostro passaggio, una dichiarazione di amore per tutti i Cammini della vita. 

Acqua sul percorso:

Guiglia (piazza in centro del paese e in prossimità del castello) – Castello di Serravalle (dopo essere entrati in paese dall’unica porta, sulla piazza al termine del piccolo borgo) – Savignano Alto e Savignano – Vignola (p.za dei Contrari arrivo del Cammino).

Da vedere:

Castello di Serravalle: Borgo Antico Savignano Alto: Borgo Antico. Savignano sul Panaro: Museo della Venere e dell’Elefante. Vignola: Castello – Scala a Chiocciola – Centro storico e Via Bonesi – Acetaia Comunale

Enogastronomia da non perdere:

Si è già detto dei primi di pasta fresca artigianale, delle tigelle (crescentine) e gnocco fritto accompagnati da formaggi e salumi tradizionali, su tutti il Prosciutto di Modena. Il passaggio in terra bolognese ci permette di ricordare la Mortadella di Bologna e il Pignoletto dei Colli Bolognesi in versione frizzante o fermo. Prima di ritornare verso casa, se volete portare con voi qualche cibo tradizionale non avete che l’imbarazzo della scelta, tra prodotti che fanno parte delle eccellenze enogastronomiche italiane: Parmigiano Reggiano – Prosciutto di Modena – Mortadella di Bologna – Marmellate di Ciliegie  – Aceto Balsamico Tradizionale – Ciliegie di Vignola (in stagione) – Tigelle (già cotte o da cuocere) – Lambrusco Grasparossa di Castelvetro – Pignoletto dei Colli Bolognesi – Tortelloni o Tortellini presso laboratori artigianali – Amaretti di Spilamberto – Torta Barozzi.   

  • Castello di Levizzano
  • Sentiero dei 17 Ponticelli
  • Rocca di Vignola e Piazza dei Contrari

Cammino dell'Unione

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