ROMEA IMPERIALE

La Via Romea Imperiale è una delle Vie Romee Germaniche, Rotte Culturali Europee; interseca i principali cammini europei e italiani, religiosi e laici.

 

Roma è la meta; Germanica è la provenienza; Imperiale: da Ottaviano Augusto agli Asburgo, e altri 60. Una pluralità di emergenze naturali, città d’arte Patrimonio dell’Umanità Unesco, antichi borghi. Architettura religiosa e civile, arditi ponti medievali e monumenti classici, scrigni d’arte nei musei e sacre reliquie nei santuari. Ma anche l’attualità dei luoghi attraversati merita attenzione:  un viaggio indimenticabile che consente di conoscere da vicino i vini trentini, veneti, emiliani e toscani; la gastronomia che propone i salumi e l’aceto balsamico modenesi; i formaggi d’alpeggio, il grana padano e trentino, il parmigiano reggiano, i pecorini; l’Alta Moda e la Motor Valley.  L’itinerario è percorribile a piedi e in mountain bike, in autonomia o in gruppi organizzati completi di diverse tipologie di servizio, e accompagnati da guide professioniste. E’ quasi tutta accessibile per tutto l’anno. Solo l’attraversamento appenninico può presentare difficoltà nei mesi invernali per la presenza di neve e ghiaccio.  La VIA può essere percorsa in unica soluzione o spezzata in frazioni Ad esempio si possono individuare segmenti da 6 / 7 tappe, omogenee tra loro per offerta geografica o storico-culturale. Le nuove varianti consentono inoltre percorsi ad anello, di uno o più giorni. I nostri segnavia aiutano l’escursionista: adesivo blu-giallo con il nostro logo, e la freccia gialla a pennello, come quelle di Santiago di Compostella.

Scheda Tecnica

  • Lunghezza:

    550 km
  • Tappe:

    25
  • Partenza:

    Trento
  • Arrivo:

    Arezzo
  • Tipologia:

    lineare
  • Tema:

    storico | naturalistico | montano | panoramico | arte-e-cultura
  • Stagione ideale:

    primavera | estate | autunno
  • Portata:

    nazionale
  • Accessibilità:

    No
  • Cani:

STORIA

Teatro per oltre 2000 anni di eventi che hanno costruito l’Italia di oggi, vide il transito di interi popoli: Galli, Celti ed Etruschi, i Romani e i Cartaginesi di Annibale, le orde dei barbari che misero fine all’Impero Romano. Vide le vicende dell’epoca dei comuni e delle signorie, il rinascimento che nacque in Toscana, le battaglie del risorgimento nella pianura Padana, le due guerre mondiali. Si basa su vie Consolari Romane (Claudia Augusta, Postumia e Cassia); rinascimentali (Via Vecchia Aretina); settecentesche (via Vandelli); commerciali di terra e d’acqua (tra Modena, il Po e Mantova); devozionali (San Bartolomeo). E infine l’Asburgica via Regia, ancora oggi tra le arterie più importanti, che fu voluta da Leopoldo di Lorena e Francesco d’Este per collegare Firenze a Vienna, capitale dell’Impero Asburgico a cui entrambe e casate erano legate per discendenza dinastica. Questa via fu la prima autostrada europea, e fu percorsa dai tanti artisti per il Gran Tour che, a partire dall’ottocento crearono l’immagine dell’Italia come meta per riscoprire la classicità. Vi hanno transitato San Francesco e Martin Lutero, Matilde di Canossa, quasi la “madrina” della nostra VIA, di cui incontriamo tracce dal Valdarno al mantovano e a San Benedetto Po, ove chiese di essere sepolta nella abbazia fondata dal nonno. Passarono di qui diversi Papi, tra cui Pio VII diretto a Parigi per l’incoronazione di Napoleone; Imperatori (una sessantina!) tra cui Enrico IV umiliato a Canossa.

TAPPE

Tappa 1: Trento-Rovereto; dislivello + m 19; km 28,6; tempo ore 7; pista ciclabile quasi tutta asfaltata.

Il nostro cammino inizia a Trento, la città famosa per il Concilio da cui nacque la Controriforma, e che fu per millenni terra di passaggio per la discesa delle genti nordiche in Italia. Ripercorreremo una delle due diramazioni della Via Claudia Augusta: quella che si dirige decisamente a sud, verso il Po (mentre l’altra arriva all’Adriatico, ad Altino, a nord di Venezia). Dopo il tratto urbano in uscita dalla città, inizia il percorso lungo l’Adige, utilizzando quasi sempre la più importante delle piste ciclabili in Trentino. Attraversa da nord a sud tutto il territorio della regione, collegando la Provincia di Bolzano con quella di Verona, il cuore delle Alpi con la Pianura Padana. Utilizza le strade arginali che attraversano campagne coltivate a vigneto e frutteto, costeggiando i piccoli borghi. Il dislivello complessivo su tutto il percorso non supera i 100 metri. La quasi totalità del suo sviluppo è protetta dal traffico veicolare, se si esclude qualche mezzo agricolo autorizzato al transito sulla sede ciclabile, per raggiungere i fondi interclusi.

Tappa 2: Rovereto-Ala, km 21; dislivello + m 20; tempo ore 5. pista ciclabile quasi tutta asfaltata.

Dalla città della seta a quella del velluto: questa tappa propone un itinerario v dedicato ai tessuti pregiati. Rovereto è una città da visitare, ricca di storia e di cultura, patria di Fortunato Depero, grande esponente della corrente Futurista; da visitare il polo museale del MART, e il Museo della Guerra, ricco di reperti e documentazioni storiche, risalenti ai due conitti mondiali. Tornando al nostro itinerario, dopo aver attraversato l’antico rione di Borgo Sacco e superato il ponte delle Zigherane sul torrente Leno, ci si riporta lungo il fiume Adige Il percorso si snoda un po’ sulla riva destra e un po’ su quella. opposta del fiume Adige, attraversando i vigneti della bassa Vallagarina. Ala è un bel centro, nota per la lavorazione del velluto.

Tappa 3: Ala-Brentino, Km 22; dislivello + m 287; tempo ore 5; pista ciclabile quasi tutta asfaltata.

Lasciamo Ala ritornando sui nostri passi percorsi il girono precedente, per guadagnare il caro Adige che ci accompagna già da due tappe e che continueremo a seguire anche in questa e nella successiva se imboccheremo l’itinerario del Lago di Garda, oppure per un’altra tappa ancora, se vorremo andare a Verona. A volte lasciamo il fiume e proseguiamo sui canali che lo costeggiano convogliando le acque per irrigare la fertile valle. Si giunge al piccolo paese di Borghetto, sul conne con la provincia di Verona. Ad indicare il conne, è presente un vecchio cippo in pietra risalente alla ne dell’Ottocento, con incise sui due lati le iniziali di Italia ed Austria, a ricordo di un’epoca dominata ancora da monarchie ed imperi. Questa tappa presenta anche due opportunità “facoltative”, che consigliamo di cogliere. Trattasi di due collegamenti che portano fuori dal percorso base di qualche chilometro, ma la fatica sarà premiata visitando il Castello di Avio, cui si arriva percorrendo alcuni tratti sul selciato originale della Via Claudia Augusta. L’altra deviazione porta al Santuario della Madonna della Corona, vero gioiello devozionale, incastonato sulla roccia del Baldo, a 800 m. s m che, l oltre all’aspetto devozionale, offre anche un bellissimo panorama sulla valle.

Tappa 4: Brentino-Pastrengo, km 21; dislivello + m 116; tempo ore 5; pista ciclabile, sentieri, strade di campagna. 

Questa tappa dal punto di vista paesaggistico nella prima parte è simile alle precedenti, poi si allontana per qualche chilometro dal fiume per salire a Rivoli Veronese, località preceduta dallo storico costruito dagli fortilizio austriaci a presidio della zona. Dopo avere oltrepassato un altro forte austriaco, la tappa termina a Pastrengo, centro che ricorda gli studi scolastici e le guerre italo-austriache. A Pastrengo fu combattuta infatti una importante battaglia della prima guerra di indipendenza (1848), in cui i Piemontesi di Carlo Alberto sconfissero gli Austriaci guidati dal generale Radetzky grazie alla famosa carica dei carabinieri in difesa del re. Quasi trecento carabinieri a cavallo, con le sciabole sguainate, si lanciarono al galoppo al grido di “Savoia”. La guerra poi volse a favore dell’Austria e ci vollero altre due guerre d’Indipendenza, anch’esse combattute in questi luoghi, per unire il borgo e l’intero Veneto all’Italia. 

Tappa 5: Pastrengo-Peschiera, km 22; dislivello + m 19; tempo ore 5,5; strade di campagna, sterrate o asfaltate.

Camminiamo sulla Via Postumia, l’antica consolare romana che attraversava l’intera pianura padana, da Aquileia a Genova. Il panorama e il tipo di percorso cambiano radicalmente: infatti lasciamo la ciclabile dell’Adige su cui abbiamo camminato per tre giorni e percorreremo strade di campagna, sia sterrate che in asfalto, ma sempre con pochissimo traffico, costeggiando bellissimi vigneti che producono i famosi vini del Garda no a Colà di Lazise, splendido borgo noto anche per l’importante centro termale. Prima di arrivare al lago possiamo concederci una divagazione ludica al parco di Gardaland cui passiamo proprio di fronte. Si arriva infine a Peschiera, sull’emissario del lago di Garda, il Mincio, che ci accompagnerà per alcune tappe. Città ricca di storia, essendo di origine romana, Peschiera fu poi importante centro veneziano, e infine teatro delle guerre di indipendenza (una delle città del quadrilatero). Non si può poi dimenticare un bellissimo Santuario, dedicato alla Madonna del Frassino, meta della devozione pellegrina.

Tappa 6: Peschiera-Goito, km 30; dislivello + 272; tempo ore 7,5; sentieri e strade sterrate o asfaltate. 

Comincia a Peschiera l’attraversamento della grande pianura padana. A differenza di quanto si potrebbe erroneamente pensare però, questo tratto è tutt’altro che monotono; ci fiancheggiano diverse vie d’acqua, storiche arterie utilizzate per ogni tipo di trasferimento, riportandoci agli anni, non molto lontani, in cui merci e persone preferivano spostarsi sull’acqua piuttosto che utilizzare le strade di terra. In questa tappa si incontrano alcuni graziosi borghi castellati, come Ponti sul Mincio e Monzambano, e l’importante cittadina di Volta Mantovana che si consiglia di visitare per il bel centro storico ricco di monumenti pregevoli. A Volta ci si può anche fermare spezzando la tappa piuttosto lunga. Per i frettolosi che vogliono raggiungere direttamente Goito, è possibile utilizzare una variante diretta, più corta di circa 2 km.

Percorso alternativo da Pastrengo a Volta M. e a Goito

Questa variante si sviluppa in buona parte sulla via Postumia, fin quasi a Villafranca, poi si sposta su una bella e comoda ciclopedonale che conduce verso il Mincio e, attraversatolo, rientra sul percorso base. La variante di complessivi 66 km, la proponiamo in 3 comode tappe. 

Tappa 7: Villafranca Volta Mantovana (e Goito), km 23 (31); tempo otre 6 (8); dislivello + m 101; strade di campagna, strade arginali.

Percorrendo ancora ciclabili o strade di campagna, da Villafranca ci dirigiamo ad ovest e costeggiamo la collina di Custoza, teatro di una famosa battaglia nella seconda guerra di indipendenza. Molti sono i vigneti dai quali si producono vini prelibati: siamo nelle colline moreniche del Garda, i cui terreni sono molto indicati per quelle coltivazioni. Si arriva comodamente a Valeggio sul Mincio, cittadina turisticamente nota per il castello e il grande Parco Sigurtà. Appena oltre il fiume, che attraversiamo sull’antico ponte, approdiamo a Borghetto, bellissimo centro con ristorantini tipici che propongono l’ottima cucina locale, e con diversi mulini ad acqua. Siamo entrati in Lombardia, e dopo pochi km eccoci a Volta Mantovana, dove ritroviamo il percorso base; se le condizioni fisiche e quelle meteo lo consentono, possiamo decidere di arrivare direttamente a Goito, senza salire a Volta.

Tappa 8: Mantova-San Benedetto Po, km 26; dislivello + 160; tempo ore 7; strade arginali.

Bellissima l’uscita da Mantova, dai laghi formati dal Mincio al fiume, che ci porta a costeggiare Pietole, la città natale di Virgilio. Proseguendo sull’argine o comunque vicino al Mincio, ci avviciniamo ad un nuovo fiume, anzi al più importante dei fiumi italiani: il Po. Si cammina per alcuni chilometri lungo le sue sponde e infine lo si attraversa, o sul ponte a San Benedetto o con il traghetto (prima di partire per la tappa informarsi se il servizio è attivo). San Benedetto è caratterizzata da un complesso abbaziale che risale ai Canossa (e Matilde vi fu sepolta). Magnifica la chiesa, e importantissimo il Museo. In questa tappa abbiamo camminato per diversi tratti sulla Via Postumia, che poi abbiamo lasciato trovando però una nuova compagnia: il cammino di San Pellegrino, con cui condivideremo un bel pezzo di strada, fin quando quel bel cammino piegherà verso Reggio Emilia e noi verso Modena.

Tappa 9: San Benedetto Po-Concordia, km 23; dislivello + m 100; tempo ore 6; strade arginali, sterrate e asfaltate.

Lasciata la Basilica, ci si immette rapidamente nella campagna padana: qui siamo proprio a metà strada tra le Alpi e gli Appennini. Il paesaggio è caratterizzato da vaste estensioni agricole, punteggiate da grandi fattorie sul modello reso famoso dal film “900” di Bertolucci e dalle “atmosfere bacchelliane”. Unico paese sul percorso è Quistello, che presenta alcuni monumenti interessanti, alcuni ancora con i segni del terremoto di qualche anno fa; opportuna una sosta per rifocillarsi ed eventuali acquisti di cibo e bevande.

Tappa 10: Concordia-Sozzigalli, km 27; dislivello + m 296; tempo ore 7; strade arginali sterrate.

Nella tappa precedente siamo entrati in Emilia, precisamente in provincia di Modena; Qui troveremo un importante crocevia di strade romane, cioè la prosecuzione della Claudia Augusta (fino al Tirreno), e la via Emilia. Percorreremo interamente la provincia secondo la direzione nord-sud, attraversando panorami molto diversi: dalla pianura, alla collina, alle impegnative montagne dell’Appennino. Continuiamo a camminare sull’argine del fiume Secchia, tra lari di pioppi e campanili in lontananza. Si potrebbe però dire che oltre il Secchia c’è nell’aria il profumo di un altro fiume, leggermente alcoolico: il ume di Lambrusco che qui viene prodotto in diversi tipi, ed esportato in tutto il mondo; sicuramente è uno dei vini più diffusi. La zona è stata teatro alcuni anni fa di un grave terremoto, i cui segni ancora sono ben visibili nei paesi che si incontrano.

Tappa 11: Sozzigalli-Modena, km 19; dislivello + m 250; tempo ore 5; strade arginali, strade di campagna, ingresso in centro storico di Modena.

Anche questa tappa si sviluppa lungo corsi d’acqua, in particolare il Secchia e il Naviglio, che un tempo collegava il centro di Modena (proprio il Palazzo Ducale) con il Po. Siamo in terre ricche di produzioni famose nel mondo: vini (lambrusco), moda, motori.  Dopo alcune emergenze storiche legate alla navigazione fluviale, importantissima no a pochi decenni fa, e a ville storiche, arriviamo ad un monumento Patrimonio dell’Umanità. Si tratta P del complesso architettonico millenario, in mirabile stile romanico, costituito dal Duomo opera di Lanfranco e Wiligelmo, e dalla Torre “Ghirlandina”, il suo campanile. Ogni cosa qui, a partire dalle pietre, ci parla del mondo medievale, dove cattedrale e palazzo comunale si affacciavano sulla stessa piazza, il luogo del mercato. Incontreremo re Artù, ma anche la misura della ricotta e una straordinaria Genesi di pietra, tutto sui muri della stessa chiesa. 

Tappa 12: Modena-Maranello, km 21; dislivello + m 172; tempo ore 6; centro storico, ciclabili, sentieri sterrati.

Usciti da Modena imbocchiamo la ciclabile costruita sulla antica ferrovia Modena – Vignola, lasciandola quando si incrocia un ben segnalato Percorso Natura che piega a sud, in direzione dei monti. Il nostro percorso si trova poco a est del tracciato della settecentesca Via Vandelli, una strada che il Duca di Modena fece costruire per collegare la capitale del ducato con il mar Tirreno; oggi la vecchia strada è molto trafficata, per cui abbiamo adottato questa alternativa, tranquilla e sicura, che risale per alcuni km un torrente. Lasciamo il Percorso Natura per raggiungere la città dei motori nota in tutto il mondo, Maranello, ove ha sede la Ferrari con il museo delle Formula uno e delle gran turismo. I pellegrini possono trovare ospitalità e ogni genere di servizio. Dal punto di vista tecnico la tappa non presenta difficoltà, è tutta in piano. La maggior parte del percorso è su sterrato scorrevole e ombreggiato, gradevole quindi anche in estate, che porterà senza problemi alla destinazione.

Tappa 13: Maranello-San Dalmazio (Mulino), km 19; dislivello + m 753; tempo ore 5,5; sentieri sterrati, strade di campagna.

L’Appennino comincia a farsi sentire, presentando le prime salite, piccoli borghi e panorami. Alcuni km dopo la partenza suggeriamo la visita al Santuario di Puianello, anche per prender fiato dopo la prima salita, e osservare dall’alto la pianura e le Alpi, luoghi del cammino dei giorni scorsi. Visitato il Santuario si prosegue sulla viabilità ordinaria, non troppo trafficata ma, quando possibile, si percorrono sentieri di montagna, facili e panoramici, paralleli alla strada. Quando finisce l’ascesa delle prime colline, si staglia davanti a noi il crinale appenninico: stimolanti tappe di montagna ci aspettano per raggiungere l’ormai vicina Toscana. Nota bene: il fine tappa è collocato poco dopo San Dalmazio, ove al momento non ci sono ospitalità, mentre se ne trovano prima e dopo il centro.

Tappa 14: San Dalmazio (Mulino)-Pavullo, km 18; dislivello + m 881; tempo ore 5; sentieri sterrati, strade di campagna.

Quella di oggi è una bella introduzione all’Appennino Modenese, il più impegnativo della regione per i dislivelli, ma anche il più suggestivo. Già dopo 3 km si sale dal fondovalle alla pieve millenaria di Coscogno, memoria bizantina. Il tempo di una breve visita (eventualmente corroborata da uno spuntino presso il bar nel vicino borgo), e si ridiscende tramite l’antica carraia che porta ad un altro affluente del fiume Panaro (l’antico Scoltenna). Qui la successiva salita è davvero lunga e faticosa, prima di arrivare al grazioso borgo di Benedello, teatro di una feroce battaglia durante la seconda guerra mondiale. Ora si resta in quota, attraversando panoramici territori dove Romani e Bizantini costruirono presidi militari che resistettero ai Longobardi no all’ultimo. Infine arriveremo a luoghi devozionali, prima pagani e poi cristiani, da cui originò la pieve più importante, e a insediamenti civili, i più antichi di Pavullo.

Tappa 15: Pavullo-Lama-Montecreto, km 23; dislivello + m 1246; tempo ore 7; sentieri, strade di campagna. Alternativa: Ponte Vecchio Olina-Rovinella, km 23; dislivello + 1273; sentieri, strade di campagna.

Da Pavullo fin quasi a Pistoia l’itinerario coincide spesso con il Cammino di San Bartolomeo prima, e con la via Francesca della Sambuca poi. Data la ricchezza di itinerari, ne abbiamo selezionati due, che il pellegrino può scegliere, secondo le proprie preferenze. In entrambi i casi è possibile spezzare la tappa, e tale opportunità è tutt’altro che da scartare perché l’Appennino qui diventa montagna vera, e i dislivelli abbastanza impegnativi. Lasciata Pavullo, si sale sulla collina ove si trova il castello dominante sulla valle dello Scoltenna, in cui nacque il generale dell’esercito imperiale asburgico Raimondo Montecuccoli. Dopo il castello si incontra la millenaria Pieve di Renno e poi alcuni borghi molto piacevoli, tra i quali Olina ove le due varianti indicate si staccano, risalendo i due versanti della valle e ricongiungendosi poi ai piedi di Montecreto. Come detto, è possibile interrompere la tappa grazie alle ospitalità presenti su entrambi i percorsi, che però suggeriamo di prenotare: nel primo percorso ci si può fermare a Lama Mocogno, nel secondo a Ca’ Gianino. 

Tappa 16: Montecreto-Pievepelago-Fiumalbo, km 21; dislivello + 1419; tempo ore 6,5; sentieri, strade di campagna. Alternativa: Montecreto-San Michele-Fiumalbo, km 19; dislivello + 1308; sentieri, strade di campagna.

Tappa di montagna vera, non lunghissima ma impegnativa per i dislivelli, che però ricompensa abbondantemente gli sforzi fatti. Il primo tratto percorre sentieri boscati, che portano al bel borgo antico semi-abbandonato di Magrignana. Pochi km dopo si attraversa il primo dei tre magnifici ponti che incontriamo in questa tappa a testimonianza degli antichi passaggi: il ponte di san Bartolomeo. Ancora uno sforzo e si arriva, salendo, ad un caratteristico mulino ad acqua a ruota orizzontale, inerpicato sulle rive di un impetuoso rio. Si incontra poi Riolunato, che presenta un centro storico interessante. All’ombra del Cimone si sale ancora verso il confine tosco-emiliano; l’itinerario propone due varianti: una avvicina il secondo bellissimo ponte (detto della Fola, dal borgo vicino) ed entra in Pievepelago, ove un’eventuale sosta consente di accedere a tanti servizi; l’altra resta a monte, e passa da San Michele. Poco prima di Fiumalbo (bandiera arancione, famosa anche per il presepe vivente), si incontra il terzo ponte a schiena d’asino su un altro torrente che ha scavato una gola fiabesca, la quale nulla ha da invidiare ad analoghe gole dolomitiche. Molto suggestivo il centro storico di Fiumalbo.

Tappa 17: Fiumalbo-Cutigliano, km 21; dislivello + 748; tempo ore 6; sentieri, strade di campagna.

Fiumalbo è l’ultimo comune emiliano sulla VIA: da adesso in poi siamo in Toscana! Partendo dalla chiesa dedicata a San Bartolomeo, patrono della cittadina e del nostro cammino, e con il Monte Cimone alla nostra sinistra, cominciamo l’ascesa fino all’Abetone, il passo più importante di tutto l’Appennino da quasi 300 anni. Qui troviamo le due famose “piramidi” collocate per celebrare la grande strada settecentesca che cambiò radicalmente la viabilità italiana, diventando in breve la più importante arteria di collegamento del centro Italia con la pianura padana e l’Impero Asburgico. L’impero governava l’Austria-Ungheria, parte dell’Italia settentrionale e, tramite rami dinastici discendenti, anche il Ducato di Modena e il Granducato di Toscana. Attraverso la bellissima abetaia, con alberi secolari tra i quali si trovava quello che ha dato il nome all’ Abetone, e che venne abbattuto per la costruzione della strada, si scende fino al centro di Cutigliano, bella cittadina turistica, il cui monumento più importante, il Palazzo Pretorio, è il testimone di trascorsi storici di grande rilievo per la montagna pistoiese. 

Tappa 18: Cutigliano-Pontepetri, km 22; dislivello + 655; tempo ore 6; sentieri, strade di campagna.

Questa tappa è molto bella e varia, su sentieri, strade con poco traffico, un tratto che conserva un antico basolato e carrarecce tramite le quali si raggiunge una delle località turistiche più importanti della zona: S. Marcello Pistoiese. Dopo questo paese si imbocca la vecchia ferrovia che oggi è stata recuperata per la percorrenza pedonale e porta ai borghi di Gavinana e Maresca. La prima località è famosa per la battaglia in cui nel 1530 perì F. Ferrucci a cui è dedicata una bella statua equestre. Oggi a Gavinana, nello storico Palazzo Achilli, ha sede l’Eco romeaimperiale_tappa2_2museo della Montagna Pistoiese che è stato il primo Ecomuseo in Italia. Anche a Maresca si ricorda un celebre episodio avvenuto all’epoca della Roma repubblicana: qui morì nel 62 a.C. Lucio Sergio Catilina, promotore della celebre congiura. Nel paesino inoltre, ci si imbatte in una curiosità molto più recente ma poco conosciuta: proprio sulla VIA si può vedere una targa in ottone che ricorda la convenzione con cui si adottò la segnaletica che si usa in tutti i sentieri d’Italia, quella bianco-rossa che i volontari del CAI instancabilmente appongono ad alberi e muretti. 

Tappa 19: Pontepetri-Pistoia, km 20; dislivello + 422; tempo ore 6; sentieri, strade di campagna, centro storico.

Lasciato il paesino sulle rive del neonato Reno, si sale rapidamente ad un crinale boscoso e roccioso da cui si apre un panorama che ormai attendevamo con una certa impazienza: per la prima volta ecco sotto di noi la splendida pianura toscana, con Pistoia in primo piano, e i pensieri si orientano alla meta finale del nostro cammino. Arrivati al Passo della Collina cambiamo ancora il compagno di viaggio: salutiamo il cammino di San Bartolomeo e proseguiamo insieme alla Francesca della Sambuca, la via che proviene da Bologna. (Il cammino di San Bartolomeo prosegue verso est fino a Spedaletto, un tempo sede romeaimperiale_tappa2_2 romeaimperiale_tappa2_2di un ospitale per i pellegrini diretti a Pistoia). Da Collina inizia la discesa su romeaimperiale_tappa2_2 Pistoia, lungo la vecchia strada che interseca i tornanti della nuova viabilità automobilistica, tra piacevolissimi oliveti fino quasi al piano. Pistoia è una vera sorpresa: una urbanistica di rilievo, con grandi palazzi e bellissimi monumenti; il palato sarà soddisfatto dalla ottima cucina. Ma qui è importante ricordare soprattutto la reliquia di San Giacomo, conservata nel Duomo. Il legame con la città spagnola è celebrato il 2 febbraio di ogni anno, quando vengono consegnate le credenziali ai pellegrini della zona che andranno nel corso dell’anno a Santiago di Compostella. 

Tappa 20: Pistoia-Prato, km 27; dislivello + 1014; tempo ore 7,5; due centri storici, sentieri, strade di campagna.

Da Pistoia cambia totalmente il paesaggio e l’impegno escursionistico: lasciamo l’Appennino con i suoi ardui dislivelli e le emergenze prevalentemente naturalistiche, e d’ora in poi avremo facili colline fino ad Arezzo, costellate di monumenti storici, specchio dei secoli in cui la Toscana esercitò la sua influenza culturale ed economica in tutto il mondo. Partendo dalla Chiesa dedicata al Patrono della VIA, San Bartolomeo, lasciamo il centro storico in direzione est-sud/est, e attraversiamo una vasta periferia per alcuni km, fino ad imboccare stradine tra i campi e i vivai che caratterizzano l’economia di Pistoia. Sulle vicine colline si scorgono ville rinascimentali, fino al primo centro di una certa importanza: Montale. Dopo la contigua cittadina di Montemurlo, comincia un tratto “escursionistico” di media montagna, che sale fino a scavalcare un piccolo crinale. Scesi di nuovo a valle si incontra la pieve di San Pietro, a Figline, un vero gioiello con le pareti ricoperte di bellissimi affreschi; purtroppo però non è sempre aperta. Il tratto successivo è un comodo percorso ciclo-pedonale a fianco della riva destra del fiume Bisenzio, che ci porta al centro di Prato. La città è antichissima, e poco fuori le mura si trovano gli scavi di epoca etrusca in località Confienti. Il centro storico è assolutamente da visitare con attenzione. Accanto a monumenti medievali (soprattutto il castello dell’imperatore Federico II, lo “Stupor mundi”) e rinascimentali (il Duomo, con il pulpito di Donatello), si possono ammirare esempi di archeologia moderna sapientemente riadattata: tante ex-fabbriche dell’industria tessile recuperate a nuovi utilizzi, soprattutto culturali. Anche i pellegrini hanno un importante motivo di attenzione: nel Duomo è conservata la preziosa reliquia della Sacra Cintola.

Tappa 21: Prato-Firenze, km 28; dislivello + 762; tempo ore 7,5; sentieri, strade di campagna, due centri storici.

Il denominatore principale di questa tappa è la storia. Siamo infatti sulla direttrice della via Cassia, una delle più importanti vie Consolari Romane, costruita sulla precedente viabilità etrusca: da oltre 2200 anni si cammina su questi territori, che hanno visto nascere la storia d’Italia. Il rimando all’epoca romana è evidenziato dai toponimi delle località attraversate: Settimello, Sesto, Quinto ecc. evocative della distanza in miglia dal capoluogo Firenze. Poco dopo Prato, tra comodi sentieri e muretti a secco, superiamo leggeri dislivelli e arriviamo alla “Cementizia”, una fabbrica del secolo scorso, che si staglia con le sue quattro ciminiere a mezza costa, bell’esempio di archeologia industriale. Sullo sfondo, la pianura si apre grandiosa su territori oggi densamente antropizzati e ricchi di industrie di primaria importanza internazionale. Si sale poi a Calenzano, racchiusa dalle antiche mura che conservano suggestive porte, la bella torre merlata e una dimora dal passato glorioso, ove ha sede il Museo del Figurino Storico. Il tratto successivo corre tra i caratteristici uliveti toscani, in prevalenza su sentieri sterrati, facili e in totale sicurezza, sulle colline punteggiate da castelli e campanili, da ville rinascimentali e monasteri, da necropoli etrusche, fino all’antico borgo di Querceto, con l’antica chiesa di San Jacopo, ove è conservato un “Cristo Miracoloso”. Dopo aver superato altre ville Medicee, tra cui la Villa Reale di Castello, sede oggi della Accademia della Crusca, dal colle di Careggi si arriva alle porte di Firenze, su cui è inutile soffermarci con sommarie descrizioni, trattandosi di una delle più belle città del mondo. 

Tappa 22: Firenze-Palazzolo, km 26; dislivello + 950; tempo ore 7; centro storico, sentieri, strade di campagna.

Importante: da questa tappa no ad Arezzo, i segnavia diventano biancorossi come sui sentieri CAI.

Questa è la prima tappa del segmento che attraversa il Valdarno Superiore, da Firenze ad Arezzo. Incredibile è la quantità di personaggi che nei secoli qui sono nati o sono venuti ad esercitare le loro abilità incommensurabili. Pittori e poeti, scienziati di ogni epoca e, oggi, sportivi e personaggi politici, tra i quali ricordiamo Francesco Petrarca e Albert Einstein, che ha romeaimperiale_tappa2_2nno abitato a Incisa; Marsilio Ficino, filosofo umanista, che nacque a Figline; Masaccio a San Giovanni in Valdarno, e poi Giorgio Vasari, Poggio Bracciolini, Leonardo che qui trasse il panorama dipinto alle spalle della Gioconda. Anche questo tratto è su una viabilità storica: la via Vecchia Aretina-Lauretana, che riprende la viabilità etrusca e romana, e la Cassia, una delle maggiori vie conso romeaimperiale_tappa2_2lari, che collegava Roma con Arezzo e successivamente proseguì verso Fiesole, Pistoia, Lucca. La tappa parte da Santa Croce, la chiesa francescana fondata dai primi fratelli di San Francesco diretti a nord. Facendo il percorso inverso rispetto a quello compiuto dal Santo, attraversiamo l’Arno e lo risaliamo fino alla Badia di Ripoli, dove troviamo un’altra chiesa dedicata al nostro patrono San Bartolomeo, la cui benedizione ci accompagnerà fino ad Arezzo. Sui primi contrafforti dopo Firenze incontriamo l’antico Hospitale del Bigallo, mirabile costruzione che ancora oggi fornisce l’antico servizio a pellegrini e viandanti. A San Donato, storico passo di collegamento con il centro Italia, finisce la salita e comincia un piacevole saliscendi nella campagna toscana, tra oliveti e storiche ville, fino all’arrivo a Palazzolo.

Tappa 23: Palazzolo-San Giovanni Valdarno, km 21; dislivello + 306; tempo ore 5,5; sentieri, strade di campagna.

Palazzolo, antichissima Posta sulla via Cassia, è alle spalle e penetriamo sempre più nel Valdarno, seguendo il fiume; il percorso è facile, e adatto a tutti. Incontreremo alcune cittadine che rientrano nella “categoria” delle Terre Nuove risalenti al basso medioevo, quando Firenze affermò la propria supremazia nell’area avendo sconfitto gli Aretini. Per consolidare il potere, i Medici costruirono ex novo diverse città nei luoghi ove prima erano solo villaggi, e riportarono in primo piano l’antica viabilità romana a cui venne attribuito il titolo di «via Maestra», a significare anche con le parole l’importanza che si voleva dare a questa percorrenza, rispetto ad altre della zona. Monumenti antichi e opere d’arte moderne si incontrano su questo variegato percorso: a poca distanza l’una dall’altra due chiese costruite in epoche diverse mostrano l’evoluzione architettonica d romeaimperiale_tappa2_2evozionale: la Pieve di San Vito e Santa Maria Teotokos, a Loppiano, nei pressi di Incisa. Dal punto di v romeaimperiale_tappa2_2 romeaimperiale_tappa2_2ista naturalistico suggeriamo una breve deviazione per osservare le “Balze”, l’elemento geologico che caratterizza in maniera unica il paesaggio del Valdarno, un fenomeno erosivo che ha dato origine a ripidi pendii argillosi dal particolare colore giallastro. 

Tappa 24: San Giovanni Valdarno-Laterina, km 25; dislivello + 462; tempo ore 6,5; sentieri, strade di campagna, centro storico. 

Queste zone erano abitualmente percorse dai pellegrini medievali, diretti ai luoghi santi tra cui Loreto (ricordiamo che la via aveva il nome di Via Aretina-Lauretana). Lo dimostrano toponimi (es. Spedaluzzo), documenti, edifici storicamente adibiti al loro servizio: a Montevarchi si citano almeno tre antichi hospitali, dedicati rispettivamente alla Madonna, a S. Michele e a S. Antonio, eretti tra il 1200 e il 1300. Il percorso continua a risalire l’Arno ancora per qualche km sulla riva sinistra, fino a Lèvane. Dopo questa località si passa su un ponte e si prosegue sulla riva destra.  Qui è da visitare il Parco-Riserva di Bandella e dell’Inferno, il cui nome rimanda ad una tradizione leggendaria secondo la quale Dante attraversò il fiume grazie ad un traghettatore di nome Caronte, come il personaggio dell’Eneide: lasciamo a voi dedurre le conseguenze che tale incontro ebbe sulla “Commedia”. Percorriamo l’Aretina moderna, lasciandola quando abbiamo alternative che consentono di sfuggire al traffico, e riprendendola. Anche qui, l’antica viabilità si riversa oggi in quella moderna, con un flusso automobilistico che la rende inadatta (e poco sicura) alla percorrenza ciclo-pedonale. Pertanto in questi casi, fatta salva la corretta individuazione delle direttrici viarie antiche che rispettiamo rigorosamente, si propongono itinerari vicini, spesso con fondo sterrato. Salire il colle su cui è posizionata Laterina è un po’ faticoso, ma il centro storico è veramente bello e merita il piccolo sforzo. Poco prima del paesino si suggerisce una brevissima deviazione al suggestivo (ma impraticabile) ponte Romito, sull’Arno, risalente a quasi mille anni fa.

Tappa 25: Laterina-Arezzo, km 20; dislivello + 322; tempo ore 6; sentieri, strade di campagna.

Questa è l’ultima tappa del nostro itinerario. Si avverte sicuramente un senso di soddisfazione per il cammino ormai quasi compiuto, ma anche la malinconia che si prova ogni volta che un’esperienza emozionante si avvicina alla conclusione. Abbiamo percorso un magnifico viaggio nello spazio e nel tempo, vedendo il lavoro della natura e quello dell’uomo, ben integrati in questo angolo di Toscana attraversato da genti diverse, protagoniste della storia per millenni. Anche questa tappa è molto piacevole e ci offre alcune chicche da non perdere. La bellissima villa Monsoglio ricostruita in stile barocco ma di epoca precedente; il centro culturale di Rondine, ove si predica e si pratica la Pace, sulle rive dell’Arno, a pochi chilometri da Arezzo; il ponte della Gioconda, a Buriano, riprodotto da Leonardo alle spalle di Monna Lisa, nel più famoso quadro di tutti i tempi.  E infine ecco Arezzo, la Chimera, con le sue stradine rimaste come al tempo del Vasari, con il ciclo della Vera Croce di Piero della Francesca, con il Duomo sul colle più alto. E vicino ad esso anche il nostro Patrono, che ci ha assistito lungo tutto il cammino e ora ci saluta da una antichissima chiesina, augurandoci un BUON CAMMINO anche nella vita di tutti i giorni, che da domani ci attende. 

 

FONTI D'ACQUA

Presenti sia fonti d’acqua che attività presso i tantissimi luoghi attraversati 

FONDO STRADALE

35 % di asfalto

CONTATTI

La Via Romea Germanica Imperiale a. p. s. è una associazione di volontari, regolarmente iscritta al RUNTS, (registro nazionale del Terzo Settore).  p. i: 0400919 0367 c.f.: 94206220363: sede: Pavullo nel Frignano (MO), in via Matteotti 5.

Presidente Dario Bondi 335 6914349;

Referenti locali: Degasperi 342 9180327 (TN) Castioni 345 6147827 (VR) – Fontana 335 341573 (FI) Bigi 327 4250236 (AR) imperialevrg@gmail.com www.viargimperiale.it

  • Tappa 14 - Borgo di Montecuccolo
  • Tappa 13 - I Calanchi
  • Tappa 3: vigneti

Romea Imperiale

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