Diari
15 Nov 2024

Tra Posadas e antiche tradizioni: il Cammino Minerario di Santa Barbara

"Buon cammino", gli auguro nella mia testa, sperando che possano riempirsi gli occhi e l'anima della stessa bellezza di cui ho fatto io il carico.

Un viaggio unico nel cuore della Sardegna attraverso vecchie miniere, borghi sperduti e panorami incredibili. Passo dopo passo, nella natura selvaggia e alla scoperta di tradizioni antiche e luoghi che raccontano il legame forte tra l’uomo e il territorio. Alessandra, al suo primo cammino, racconta a tutta la community di Cammini di Italia la sua esperienza sul Cammino Minerario di Santa Barbara, in 6 tappe, tra avventure, mare e nuovi incontri.

Ho sempre amato i trekking, la natura e la mia isola, la Sardegna, ma non avevo mai percorso un cammino prima d’ora. Qualcosa dentro di me mi ha suggerito che era arrivato il momento di farlo, e perché no, da sola. Si tratta di un percorso ad anello lungo 500 km e suddiviso in 30 tappe, che ripercorre le antiche vie e strade percorse dai minatori. Un mix di storia e natura.

Alla fine di ogni tappa si può scegliere di dormire in una posada, ovvero una struttura ricettiva propria della fondazione del cammino, o in strutture convenzionate che offrono il pernottamento ad un prezzo agevolato per chi è in possesso della credenziale. È fine aprile, sono riuscita a ritagliarmi dei giorni da lavoro approfittando dei ponti tra le festività. Ho richiesto l’invio della credenziale direttamente a casa. Salgo in macchina, mi aspettano due ore e mezza di viaggio. Direzione Iglesias.

Vista sul Mar Tirreno

Tappa 01: Iglesias – Nebida

Inizia da Iglesias non solo la mia prima tappa, ma il mio primo cammino. Parcheggiata la macchina mi dirigo verso la piazza da cui tutto questo avrà inizio. Sono sola, i miei fedeli compagni di viaggio saranno il mio zaino che contiene tutto ciò di cui ho bisogno per i prossimi giorni (spero di aver scelto le cose giuste, come ho detto è il mio primo cammino), e le mie scarpe, quel sottile strato che separa i miei piedi dalla terra.

Si parte, e dopo una prima impegnativa salita due lastre verticali in pietra mi augurano “Buon cammino”. Mi chiedo se ce la farò, ma la carica è tanta. 21 km di strade sperdute tra campagne e miniere, maestrale e prati in fiore danzanti, greggi al pascolo, e il silenzio interrotto solo dal mio respiro. Qualcosa mi dice che sono nel posto giusto. A pochi km dalla fine lo zaino inizia a pesare e i piedi fanno male, ma d’improvviso finalmente il mare!

La laveria di Nebida

Quella vista mi dà una forza incredibile e porto a termine la mia tappa, sedendomi su una panchina a Nebida ad ammirare quel magnifico paesaggio.

Un po’ di riposo e mi dirigo nella mia prima posada, quella di Nebida, che più che un ostello sembra una casa in cui condividere sorrisi, racconti e un pasto semplice con gli altri camminatori.

Non sai cos’è una Posada? Be’ ne parliamo in questo articolo!

Dopo una cena a base di gallette, prosciutto crudo e pomodorini acquistati nel piccolo market vicino, con i piedi doloranti mi dirigo nel mio letto, impaziente che arrivi il giorno dopo per proseguire e riempirmi gli occhi di tanta bellezza.

Tappa 02: Nebida-Masua

La mattina inizia lenta, la tappa di oggi sarà breve e c’è tutto il tempo per prendersela con calma. Spesa di viveri al piccolo market di paese e si parte. Oggi le mie compagne di cammino saranno due ragazze lombarde conosciute in ostello. Il paesaggio che accompagna i nostri passi è meraviglioso nonostante il tempo non sia dei migliori. Un forte vento e qualche goccia di pioggia.

Ma l’entusiasmo è talmente grande che non diamo troppo peso al meteo. La macchia mediterranea esplode di colori, dal verde al giallo, dal rosso al bianco, mentre il vento potente agita il mare che fa da sfondo.

Affaccio spettacolare sul Pan di Zucchero

La visita alla Laveria Lamarmora è d’obbligo, è quel pezzo di storia che ti fa tornare indietro negli anni e immaginare la vita delle persone che lavoravano qua. Si prosegue lungo la costa, finché la fame inizia a farsi sentire: un panino e delle fragole seduta per terra al riparo dal vento e a diretto contatto con la terra.

Finiamo la tappa col sole, il cielo si apre, e ci regaliamo una visita a Porto Flavia per ripercorrere altri pezzetti di storia. Una buona Ichnusa con vista Pan di Zucchero, e si sale verso l’Ostello del Viandante. Da qua c’è una vista spettacolare, e in più ci sono dei tavoli in legno proprio sotto la tettoia all’aperto. Ho una certa passione per i tavoli in legno. Mi fermo ad osservare il tramonto con questa vista spettacolare, non curante del freddo, prima di condividere la cena con gli altri camminatori: pizza da asporto per tutti!

Si va a letto nella stanza condivisa con i letti a castello di legno e le pareti colorate, la mia compagna di stanza mi coccola preparandomi una tisana calda. Domani ci aspetta una tappa impegnativa.

Tappa 03: Masua – Buggerru

Si parte presto, la tappa di oggi sarà lunga e faticosa. Condivido la prima parte con le mie due compagne di viaggio. Dopo uno strappo in salita sfiancante, finalmente eccoci in piano: da qui una vista incredibile su Pan di Zucchero, il faraglione che domina questo pezzo di mare. Si pranza con formaggio sardo e pane carasau sedute per terra guardando il mare sotto di noi.

Sapevi che il Cammino Minerario di Santa Barbara è famoso per la sua biodiversità. Ne abbiamo parlato in questo blog post.

Pane carasau e formaggio sardo

Procediamo. Le mie compagne decidono di prendere un sentiero alternativo, io rimango fedele al cammino, ci separiamo. Proseguo da sola verso Cala Domestica. Raggiunta la spiaggia mi tolgo le scarpe e cammino tra quelle piccole dune dorate, con i piedi a stretto contatto con il terreno. Mi siedo al baretto in spiaggia per una birretta rinfrescante, in solitudine, ammirando il mare. Non ero mai stata qua. Respiro.

Procedo verso Buggerru, il ginocchio destro inizia a fare male ma la vista e il percorso ripagano di ogni sforzo. Nel pomeriggio finalmente spuntano dall’alto le case colorate del paesino, meta di camperisti e surfisti. È bellissimo da qua! Scendo zoppicando fino ad arrivare all’ostello Henry, che mi ospiterà questa notte. Sembra di stare in una grande famiglia. È incredibile come tutto qua sembri casa, nonostante non ci sia mai stata.

Pian piano arrivano altri camminatori incontrati sul percorso. Ritrovati in ostello, si va tutti insieme a cena fuori. Le storie di tutti si incontrano. Mi invade una felicità e un senso di gratitudine che non provavo da tempo. Sto bene, ogni cosa sembra al proprio posto.

Tappa 04: Buggerru-Portixeddu

Sveglia presto per quella che, in teoria, dovrebbe essere la mia ultima tappa (spoiler: non sarà così). Il ginocchio fa male, ma niente che un antinfiammatorio non possa gestire. Oggi sarò da sola, la tappa è breve. Dopo un piccolo tratto su asfalto si entra nello sterrato, dove pian piano si sale con il mare sempre a fianco. La vista è unica da qua, la linea dell’orizzonte si confonde tra il blu del mare e l’azzurro del cielo. D’improvviso lo sterrato lascia il posto… alla sabbia! Dune e dune di sabbia dorata sotto i piedi! Quasi non credo ai miei occhi. Mi tolgo lo zaino e mi siedo, godendo del panorama circostante.

Le affascinanti dune di sabbia

Riprendo il Cammino Minerario di Santa Barbara e l’ultimo tratto attraversa una pineta, prima di giungere al mare, dove termina la tappa. Mi fermo in un chiosco fronte mare per timbrare la mia credenziale, ordino una birra, e mi siedo sulla sabbia vicino alla riva. Osservo le onde, con una birra fresca in una mano e una focaccia comprata al mattino a Buggerru nell’altra. Qua dovrebbe finire il mio cammino. Ma è presto, e non ho nessuna voglia di tornare a casa. Faccio una breve ricerca, e dopo una chiamata per chiedere ospitalità per la notte, decido di aggiungere alla giornata di oggi anche la tappa n. 5: direzione Piscinas.

Ti sta piacendo questo diario di cammino? Approfondisci la bellezza del Cammino Minerario di Santa Barbara scoprendo i luoghi più affascinanti di questo itinerario!

Tappa 05: Portixeddu-Piscinas

È l’ora di pranzo, e sotto il sole alto mi rimetto in cammino. Non so se sono del tutto pazza o se davvero l’energia che mi sta dando questo cammino mi permetterà di arrivare fino in fondo, nonostante il ginocchio. La prima parte si sviluppa in salita, alla mia sinistra una distesa infinita e piatta di azzurro sembra brillare sotto il sole. Portixeddu pian piano si allontana finché giungo alla fine della salita: davanti a me appare improvvisamente Piscinas. Tra il verde degli arbusti spicca una colata bianca e dorata di sabbia.

Il mare fa sempre da sfondo, da quando l’ho visto alla fine della prima tappa non mi ha mai lasciata. Inizio la discesa passando tra ovili e tratti di asfalto, finché una passerella in legno fa quasi da ponte tra cemento e sabbia. Iniziano gli ultimi km della tappa, tutti sulla sabbia. Sono al 22° km della giornata, e non appena raggiungo la riva mi tolgo le scarpe e aspetto che la prossima onda mi bagni i piedi.

Le orme che segnano il mio passaggio

Non penso di poter desiderare nient’altro ora. Che bella sensazione. Tengo le scarpe in mano e procedo a piedi scalzi per gli ultimi 5 km, lasciando dietro di me solo le orme dei miei piedi sul bagnasciuga. Non trovo nessuno per km. Tra sabbia e rocce, con una stanchezza infinita, raggiungo la fine della tappa. Provo un senso di gratitudine verso me stessa, verso la mia mente e il mio corpo per avermi permesso di trovarmi qua ora. Al baretto sulla spiaggia incontro altri camminatori, stanno percorrendo anche loro il cammino ma dormendo in tenda. Mi fermo a chiacchierare con loro.

Poco più tardi arriva Marco, il proprietario della struttura convenzionata dove ho prenotato per la notte, per portarmi con la sua auto nel suo agriturismo, La Quercia (a piedi dista troppi km). Check-in fatto, entro nella mia stanza e mi fiondo in doccia. Una lunga doccia calda che sa di auto-coccola, prima di infilare il pigiama (un leggings e una felpa) e sdraiarmi sotto le coperte.

Oggi è stata veramente dura. Domani decido di percorrere la 6° tappa, anche se non ho la più pallida idea di come tornare a Iglesias per riprendere la macchina. Domani ci penserò. Crollo in un sonno profondo.

Tappa 06: Piscinas-Montevecchio

Senza saper come tornare a casa, mi sveglio presto la mattina per essere nella sala pranzo alle 6:45: Marco prepara una colazione solo per me, prima di accompagnarmi nuovamente a Piscinas e dedicarsi alla colazione degli altri ospiti. Sono le 7:45 quando scendo dalla macchina di fronte alle dune dorate, i piccoli cespugli si muovono al vento, il sole inizia a salire lentamente illuminando la sabbia. Mi fermo, mi siedo, ammiro questo paesaggio per diverso tempo.

Si parte. Con questa tappa si entra pian piano più all’interno lasciando gradualmente il mare alle spalle.

La sera prima avevo pubblicato una storia su Instagram chiedendo se qualcuno sapesse come tornare da Montevecchio (fine della tappa) ad Iglesias (dove ho la macchina). Poco dopo l’inizio di questa tappa, una ragazza che non conosco di persona mi risponde trovandomi una staffetta di pullman con destinazione finale Iglesias. Il primo parte alle 13:30 da Montevecchio. Non posso perderlo.

Purtroppo, percorro la tappa con un po’ di fretta, ma non per questo non godendo di ciò che man mano mi si presenta davanti agli occhi. Pochi km dopo l’inizio, una struttura fatiscente cattura la mia attenzione: è la miniera di Naracauli.

Miniera di Naracauli

Delle reti di protezione mi impediscono di avvicinarmi quanto vorrei, ma anche da qua la vista è impressionante e decadente. Procedo, e dopo un lungo e faticoso strappo in salita, percorro un tratto asfaltato che sembra uscito da un libro di storia: un palazzo meraviglioso mi costringe a fermarmi e ad ammirare la struttura. È il palazzo della direzione del villaggio minerario di Ingurtosu, dove tutto intorno sorgono antiche strutture abbandonate che altro non sono che le case dei minatori che lavoravano qua.

Continuo sul mio cammino, e quasi a fine tappa un altro pezzo di storia mi costringe a fermarmi. Una torre con la scritta “POZZO SANNA” dà luce ad un altro impianto minerario ormai chiuso, con antichi vagoni e ferrovie arrugginite. Accelero per recuperare un po’ di tempo, ma arrivo anche in anticipo alla fine di questa mia ultima tappa. Il chiosco di Montevecchio è proprio accanto alla fermata del pullman.

Metto il timbro con un po’ di emozione, e mi fermo a bere una bibita fresca. Incontro altri camminatori che mi invitato a scambiare qualche parola con loro. Che belle queste connessioni, questo scambio di energie reciproche con persone affini anche se sconosciute. È giunta l’ora di salire sul primo dei 3 pullman che mi riporterà ad Iglesias: Montevecchio-Guspini, Guspini-Fluminimaggiore, Fluminimaggiore-Iglesias. Anche in pullman per una serie di eventi scambio qualche chiacchiera con l’autista, che mi chiede informazioni sul cammino e sul mio prossimo viaggio.

Che magnifica terra la Sardegna! Se anche tu, come l’autista incontrato da Alessandra, non hai idea di quale sarà il tuo prossimo cammino, puoi consultare il nostro atlante con più di 100 itinerari

Mentre sono ferma a Fluminimaggiore sotto il sole, con il paese deserto all’ora di pranzo in attesa dell’ultimo pullman, mi fermo in una trattoria per pranzare. Le uniche anime, oltre al cameriere e al cuoco, sono dei ragazzi palesemente non sardi seduti in un tavolino che aspettano il loro pranzo sorseggiando una birra fresca. Vedendomi sola mi invitano a pranzare con loro. Rispolvero il mio inglese per scoprire le loro storie: sono indiani, vivono in Irlanda per lavoro, e sono ora in vacanza in Sardegna con un’auto a noleggio. Finisco la mia amatriciana, saluto piena di gratitudine i ragazzi e salgo sull’ultimo pullman.

Amatriciana per pranzo

Sbaglio la fermata dove scendere, per cui scendo alla successiva, più lontana dalla mia auto ma più vicina alla piazza da cui il mio cammino ha avuto inizio. Decido di fare un salto. La percorro, sono passati solo 5 giorni e mi sembra così strano che in così poco tempo abbia vissuto così tante emozioni, attraversato pezzi di storia, ammirato paesaggi meravigliosi della mia terra e conosciuto tante persone e le loro storie.

Mi fermo davanti alla pietra che indica il km 0, e mentre mi allontano vedo una coppia sulla 70ina con gli zaini e i nastrini blu simbolo del cammino che cercano il punto di inizio. “Buon cammino”, gli auguro nella mia testa, sperando che possano riempirsi gli occhi e l’anima della stessa bellezza di cui ho fatto io il carico. Raggiungo la macchina, è tempo di tornare a casa, con la consapevolezza e la promessa che è solo un arrivederci.

Articolo di
Alessandra Sonnu

Racconto dei miei viaggi, parlo della Sardegna, ogni tanto compro piante ✨