Dal coraggio alla gratitudine: il primo cammino di Stefania sulla Via di Francesco La Verna – Assisi
Questo diario è il racconto del primo cammino di Stefania sulla Via di Francesco, da La Verna ad Assisi. Non una guida tecnica, ma un’esperienza vissuta tra natura, spiritualità e incontri lungo la strada. La Via di Francesco da La Verna ad Assisi è solo uno degli itinerari che costituisce le Vie e Cammini di Francesco, e Stefania ci racconta questo viaggio con uno sguardo sincero e diretto: il peso del suo primo zaino, i dubbi e le paure della partenza, la meraviglia dei paesaggi casentinesi, le notti in ospitalità semplici ma intense, fino all’arrivo ad Assisi, carico di gratitudine e nuove consapevolezze. Un diario che trasmette energia e autenticità, mostrando come un cammino possa diventare molto più di un viaggio: una lezione di vita.
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La mia prima volta: il cammino
Il primo cammino non si scorda mai.
Ci sono tanti motivi per cui non si dimentica mai la prima volta in cui si è deciso di intraprendere un cammino, a maggior ragione se da sola. Un esempio? Le forti emozioni che ti pervadono fin da prima di partire: eccitazione mista a quel pizzico di paura, adrenalina che fa a pugni con introspezione, ansia nel pensare alle mille domande che arrivano una dopo l’altra: «Ce la farò?», «Avrò tutto il necessario?», «E se mi vengono le vesciche?», «Mi basterà l’acqua?», «Peserà troppo il mio zaino?», «Incontrerò animali che mi spaventeranno?», «Sbaglierò percorso?», «Riuscirò a finirlo?».
E come molti camminatori sapranno, se non si fa il primo passo non si avranno mai le risposte a tutte queste domande. E poi si sa: il cammino ha inizio quando si insinua nei tuoi pensieri per la prima volta. Sono passati alcuni anni, e questo mio racconto non vuole essere descrittivo di tappa in tappa, ma piuttosto un racconto, seppur breve, che ne descriva la bellezza e i ricordi che, nonostante il tempo trascorso, sono ancora vividi nella mia memoria emotiva. Muovere per la prima volta i passi in un cammino, e perlopiù in solitaria… beh, quelle emozioni le ricordo ancora molto bene. In fondo, la prima volta non si scorda mai.
Il Cammino di San Francesco ha due luoghi di partenza: quello da Chiusi della Verna (Via di Francesco da La Verna ad Assisi), il più comune e che arriva fino a Roma, ma se si vuole fare un cammino ancora più «immersivo», la partenza da Dovadola è la scelta migliore. Quello che suggerisco, se si ha più tempo, è intraprenderlo proprio da Dovadola, perché lo spettacolo dei luoghi immersi nelle foreste casentinesi e nelle foreste sacre è ancora più coinvolgente. L’arrivo ufficiale sarebbe a Roma, ma si può terminare anche ad Assisi.
I passi conducono verso la città natale di San Francesco e, lungo il cammino, si attraversano paesaggi rurali, colline e borghi medievali, eremi suggestivi, immergendosi nella spiritualità francescana. Questo cammino è fortemente spirituale: anche se si è poco credenti, si viene invasi da un’energia particolarmente profonda, tanto da sentirla resistere a lungo, anche dopo il termine del percorso.
Dovadola, in provincia di Forlì, è raggiungibile in treno e con qualche servizio di linea locale. Ad aiutarmi, come referente, Giordano, che seppe darmi le dritte più giuste per ogni evenienza.
Era periodo pasquale e decisi di unire più tappe per riuscire ad arrivare ad Assisi. Non è un cammino piatto: dislivelli ce ne sono, anche se non troppo impegnativi. Ovviamente, con il peso del mio «primo» zaino, anche un errore di percorso di poche decine di metri si sente tutto. Spesso ho pensato di sbarazzarmi di quel peso, e il mio zaino pesava molto rispetto a oggi, che pesa la metà.
Certe tappe sembravano non finire mai. Ammetto che pensai più volte: «Ma chi me l’ha fatto fare!». Nonostante fossi discretamente allenata, alcune giornate superarono i 30 km con dislivelli oltre i 1500 m, cosa che oggi probabilmente non farei più. La natura in questo cammino ti pervade in ogni cellula. Non ero mai stata nelle Foreste Casentinesi e mai immaginavo tanta bellezza. Si viene cullati dal silenzio più assordante, attraversando distese di abeti bianchi ad alto fusto, castagni secolari dall’imponente tronco, ontani che s’innalzano dritti verso il cielo.
Anche i paesi attraversati sembrano parlare di pace. Luoghi sacri che rendono sacro ogni passo. Al Sacro Eremo di Camaldoli, oltre che dormire nella foresteria, si può visitare una delle cellette dove ancora oggi vivono i frati eremiti. Tutte le ospitalità sono veramente povere. Mi è capitato di dormire in ostelli, foresterie di parrocchie, alloggi in prefabbricati, dalle suore, anche di clausura. Questo accadde per sbaglio: a Città di Castello suonai al portone sbagliato (i conventi lì non si contano), ma essendo da sola le suore mi ospitarono comunque.
Il giorno dopo, il parroco che mi aveva accolta mi chiese come facessi ad avere il timbro delle suore del Monastero di Santa Veronica Giuliani, visto che non aprono mai a nessuno. Quella notte la ricordo particolarmente intensa: poche ore alla Pasqua, e sentivo il susseguirsi di canti e preghiere rimbombare nei muri silenziosi del convento. Inevitabilmente mi portarono momenti di introspezione profonda.
Nel corso delle tappe ho incontrato diverse persone e, con un gruppo di circa otto camminatori, siamo arrivati insieme ad Assisi. Partire da sola è bello, sono abituata a fare le cose così, ma ha un valore immenso conoscere chi, come te, condivide tante emozioni. Ci si arricchisce anche grazie a anime diverse che fanno un pezzetto di strada con te, anche della vita. E poi, cosa non scontata, in un cammino di pellegrinaggio come questo, anche se si parte da non credenti, si diventa «pellegrini di vita», della propria vita.
L’ultima tappa la ricordo come fosse oggi. Anche se non ero completamente da sola come il primo giorno, mi sono voluta ritagliare un tratto di strada in solitaria. Salire verso la Basilica attraverso i giardini di Assisi fu particolarmente intenso. La fatica, la paura, l’angoscia e l’ansia vissute nei giorni precedenti sembravano dissolversi nel vento primaverile, lo stesso che sentivo leggero tra i capelli che stavano ricrescendo dopo le chemioterapie. La gratitudine stava riempiendo lo spazio lasciato vuoto dalle emozioni precedenti.
Ad ogni passo che mi avvicinava al sagrato della Basilica Superiore di Assisi mi sembrava di vivere in un’altra dimensione, forse la stessa che mesi prima mi aveva portato ad ascoltare quella vocina che mi aveva detto di intraprendere questo cammino. In quella meravigliosa sensazione mi ritrovai a piangere tra me e me, gonfia di fede e fiducia nella vita, la mia vita. Una calma che si può trovare quando si ha l’occasione di vivere in armonia col tutto. In questo, la Via di Francesco è stato uno straordinario amico che mi ha sostenuta nel raggiungere questo stato di quiete e gratitudine.
Sinceramente,
Stefania
Iniziativa “Cammini Aperti” – Iniziativa finanziata con il Fondo Sviluppo e Coesione, Piano Sviluppo e Coesione a titolarità del Ministero della Cultura, “I cammini religiosi di San Francesco, San Benedetto e Santa Scolastica – Azioni trasversali” di cui è beneficiario il Ministero del Turismo.
