01 Sep 2025

Nel cuore della rinascita: Silvia e Giulia raccontano il Cammino delle Terre Mutate

Oggi vi dico solo: siate solidali, venite qui.

Per quindici giorni, durante l’estate del 2020, Silvia e Giulia hanno camminato lungo il Cammino nelle Terre Mutate, dove i terremoti hanno lasciato cicatrici profonde tra borghi crollati e paesaggi sospesi nel silenzio. Il loro diario racconta l’emozione di attraversare terre profondamente ferite, di incontrare chi non ha mai smesso di credere nella propria casa, di scoprire che un passo dopo l’altro si impara a guardare con occhi nuovi ciò che il dolore ha trasformato. È un viaggio che parla di resilienza, memoria e bellezza ostinata, capace di restare dentro molto più dei chilometri percorsi.

Se anche tu come hai voglia di condividere il tuo racconto di cammino, scrivici a info@camminiditalia.org: ti invieremo tutte le indicazioni per raccontare la tua avventura! E se preferisci un contatto diretto unisciti alla nostra Community su Facebook e condividi il tuo racconto con noi e altri appassionati.

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Tappa 00: Valpolicella – Fabriano

Dopo esserci casualmente imbattute nella città natale di Maria Montessori, ci godiamo la vita da turiste senza zaino nel museo della carta e della filigrana. Fabriano è una splendida chicca marchigiana. Domani inizia l’avventura.

Tappa 01: Fabriano – Matelica

25.2 km

Il Cammino nelle Terre Mutate è il primo cammino solidale italiano e nasce per permettere al camminatore di entrare in un lento contatto profondo con le genti e le terre trasformate dai sismi del 2013 e del 2016. Alle 5:15, al sorgere del sole, salutiamo Fabriano e iniziamo a camminare verso Esanatoglia, con l’obiettivo di arrivare a Matelica nel primo pomeriggio.

Parrebbe che lo zaino e la tenuta da camminatrice ti conferiscano una speciale aurea. Varie sono le persone che ci fermano, ci forniscono preziose informazioni e ci augurano buon cammino sorridendoci dolcemente. Attraversiamo boschi verdi e secchi campi dorati. Il caldo è sfiancante nelle ore centrali della giornata ma, come direbbe Sepulveda, “lentamente, molto lentamente” prosegui.

Tappa 02: Matelica – Camerino

23.2 km

Con il cammino Celeste, lo scorso anno, ho portato a casa la capacità di saper vivere il presente senza pensare a dove arriverai, anche se la meta si vede, è laggiù. Per tutto il giorno, oggi vedevamo Camerino laggiù in fondo, ma un po’ come San Giorgio era un Inganapoltron (gli amici e le amiche della Valpolicella capiranno). L’estremo caldo ha sciolto e dilatato il tempo di percorrenza. Avremmo dovuto camminare per 6 ore e mezza…ce ne abbiamo messe 11 e mezza.

Alba – in cammino verso Camerino

Ma il lato splendido della medaglia è stato ascoltare il sindaco onorario di un piccolissimo borgo e un signore al bar di Seppio, i quali ci ricordano il valore della democrazia e della gratitudine. “Si muoveva tutta l’erba, non finiva più!” Con queste parole del signore di Seppio a mente, ci siamo interfacciate con i segni del terremoto nella splendida città di Camerino. È così che democrazia e gratitudine ampliano il loro valore.

Tappa 03: Camerino – Fiastra

21 km

Le golden hours oltre ad essere quelle del tramonto sono anche quelle della fresca brezza dell’alba e quelle di un campo di paglia a mezzogiorno, così brillante da sembrare d’oro. Oggi hanno predominato l’oro e il bianco nelle nostre sette ore di cammino. L’oro del campo di paglia, l’oro dell’alba e l’oro della birretta. Il bianco della strada sterrata in contrasto con la paglia, così bianca da abbagliarti.

Il bianco del salotto a cielo aperto della frazione di Colli, salotto del quale resta un muro e un camino. Il bianco dei capelli del signore delle pecore, il quale vedendoci passare alle 8 del mattino ci dà appuntamento poco più tardi al bar del paese per offrirci il caffè.

PS: chiedo venia per la mia sintassi, errori grammaticali e di battitura. È il sole che parla.

Tappa 04: Fiastra – Ussita

20.5 km

La tappa di oggi prometteva già bene con la sua salita all’alba: partenza splendida, arietta fresca e mappa studiata nei minimi dettagli. Siamo portate solitamente a proiettarci su quello che accadrà, su quello che potrebbe succedere la settimana prossima, fra un mese o fra due anni. Ma ci sono cose che non possiamo organizzare e decidere.

Accadono e sbagli percorso.

Accadono e i posti letto in paese sono terminati.

Accadono e ti devi lavare al fiume.

Accadono e ti viene il ciclo.

Accadono e sta per arrivare il temporale.

Accadono e ti senti così sciocca.

Ti viene la pelle d’oca nel vedere le frazioni di Ussita ormai principalmente disabitate, puntellate e franate.

Tappa 05: Ussita – Campi

23.4 km (25.5 km)

“Se metti il cuore in ciò che fai, ti elevi” mi dice Giulia mentre camminiamo verso Visso. A Visso era custodito lo scritto originale dell’Infinito di Leopardi, quel Leopardi che il cuore lo sapeva mettere nelle sue parole. Dall’otto novembre 2016 lo splendido centro storico è zona rossa e ora il manoscritto si trova a Bologna. Ci ritroviamo sedute attorno ad un tavolo con un’altra camminatrice (ci è sembrata un miraggio dopo l’esperienza del Cammino Celeste) e due uomini che del terremoto e di questo splendido cammino ne sanno molto.

Visso e la prima zona rossa invalicabile

Alberto, uno dei volontari ideatori e promotori di Cammino nelle Terre Mutate, ci ricorda come l’esperienza a piedi attivi una relazione solidale reciproca fra gli abitanti dei paesi e i camminatori. Anche lui, credendo fortemente nella forza del cammino, ci mette il cuore. Il presidente della Pro Loco Campi dice che dopo un qualcosa di così forte, non ti viene che da pensare di fare la valigia con le tue cose e andartene. Ma poi ci racconta di come, grazie all’organizzazione e trasparenza della Pro Loco, siano riusciti ad autogestire l’emergenza terremoto e a far vivere un paese.

Ci hanno messo il cuore. Seguiteli, sosteneteli e andate magari a trovarli. È facile metterci il cuore, no? Noi da Campi passeremo domani poiché causa temporale non abbiamo visto un cartello e abbiamo fatto un paio di chilometri della tappa di domani.

Tappa 06: Campi di Norcia – Norcia

9.9 km

Oggi avrei tante parole da scrivere, ma non so da dove iniziare: dal passaggio nell’epicentro del terremoto del 30 ottobre 2016, al pranzo sotto un noce con la vista su Norcia, alla visione della basilica di Norcia crollata, all’ascolto delle testimonianze di chi vive questa realtà quotidianamente.

Vicino all’epicentro del terremoto dell’Ottobre 2016 – la guida del cammino

Come mi ha raccontato Rita, commerciante di Norcia e partecipante alla grande marcia del Cammino nelle Terre Mutate: “Questo cammino ti rimescola tutto. Se ti viene da piangere: piangi.” Oggi ho pianto, tante volte. Oggi vi dico solo: siate solidali, venite qui.

Tappa 07: Norcia – Castelluccio di Norcia

15.4 km

Mentre ci riposiamo al termine della settima tappa, leggiamo i fogli scritti da Roberto, presidente della Pro Loco Campi di Campi di Norcia, per narrare la storia del progetto Back to Campi. Troviamo una forte connessione con la capacità di assumersi le proprie responsabilità verso la propria terra, ma soprattutto con quel sottile meccanismo che accade dentro di noi quando agiamo, andando contro tutto e tutti, perché sappiamo semplicemente che è giusto.

Camminiamo verso la Piana di Castelluccio, famosissima per la fioritura e la lenticchia, sapendo che è giusto quello che stiamo facendo, che ascoltare e vedere con i nostri occhi ci rende parte di una grandissima rete. Ci ha incantato la natura oggi, ci metteva il sorriso, ci meravigliava ad ogni passo. Vedevamo il borgo di Castelluccio la in fondo, con l’Italia di alberi realizzata per celebrare l’Unità della nostra nazione. Ma solo quando siamo arrivate sotto il borgo, abbiamo realizzato che il paese non c’era praticamente più.

Tappa STOP

Oggi la pioggia e tanto freddo ci hanno invitate a godere della tranquillità e della pace di Castelluccio di Norcia, dove ci siamo sentite come a casa. Camminare vuol dire anche sapersi fermare e i nostri piedi ne sono davvero molto grati! Leggendo e preparandoci alle prossime tappe, abbiamo riguardato il video di presentazione del Cammino nelle Terre Mutate . Vi invito a guardarlo per capire più in profondità cosa c’è dietro a questo cammino solidale. Domattina si riparte: Arquata del Tronto ci aspetta!

Tappa 08: Castelluccio di Norcia – Arquata del Tronto

16.9 km

R-esistenza. Esiti e resisti qui. Cammini e respiri, respiri e ci sei. Sei vivo, percepisci il fascino della natura attorno a te, senti una leggera rabbia quando non trovi i segnali e ti perdi sotto il monte Vettore, ma soprattutto percepisci il silenzio che si genera dentro di te quando attraversi Pretare e Piedilama, frazioni di Arquata del Tronto.

Respiri, esisti e così ti gusti il calore della casuale accoglienza degli alpini di Arquata e di Brescia a suon di grappa. Respiri e r-esisti con loro. Casualmente il fato ci ha messe davanti a due gruppi di alpini di due città colpite da differenti tragedie: cantano “l’amicizia sai è una ricchezza, è un tesoro che non finirà, metti da parte questa tua tristezza e canta con noi e la tristezza passerà. Amici miei, sempre pronti a dar la mano, da vicino e da lontano, questi son gli amici miei…”.

Tappa 09: Arquata del Tronto – Accumoli

18 km

Siamo nella zona dell’epicentro del terremoto del 24 agosto 2016 e per passare questi territori oggi abbiamo dovuto richiedere il permesso al comune di Arquata del Tronto. Giulia ed io parliamo spesso delle nostre case in questi giorni, delle nostre famiglie e ci interroghiamo su cosa possa voler significare vivere in una SAE (soluzione abitativa in emergenza) o vedere il proprio paese letteralmente sparire. Perché Pescara del Tronto proprio non esiste più.

Ma la sensazione di casa la troviamo ogni qualvolta qualcuno ci accoglie, si siede attorno ad un tavolo con noi e ci saluta mentre ci incontra per strada. Questa sera abbiamo conosciuto uno dei soci di “Movimento Tellurico”, il quale, dopo averci raccontato di come sia nato il cammino e del suo valore per la gente di queste terre, ci narra del dramma dei terremotati, che senza poter scegliere, in cinque minuti sono stati caricati su autobus e portati sulla costa. Cosa vuol dire casa allora? Qual è il suo significato?

Tappa 10: Accumoli – Amatrice

18.4 km

Ma che bona l’amatriciana! Per non parlare della gricia! Dai racconti di una coppia di signori dell’associazione Terre di Amatrice Onlus conosciuti per caso e dalle foto che vediamo nella nuova area commerciale, Amatrice dev’essere stata una chicca. Ora resta una torre e i due muri bianchi che costeggiano i cumuli di macerie. Amatrice e le sue montagne attorno sono splendide e la pasta è buonissima!

Le porte di Amatrice – sembra uno scenario di guerra

Tappa 11: Amatrice – Campotosto

16.2 km

Salutiamo la signora del b&b “La rinascita” di Amatrice augurandole il meglio per la sua nuova struttura e ci mettiamo in cammino verso l’Abruzzo. Attraversiamo le antiche vie della transumanza e ci dirigiamo verso i monti della Laga e il Gran Sasso. Zoppicando approdiamo così nel piccolo paesino di Campotosto che dà il nome all’omonimo lago. L’atmosfera è molto diversa da quella dei giorni precedenti, le persone hanno fisionomie e accenti nuovi.

Ci fanno notare che qui siamo in un nuovo cratere, non ci sono più le SAE ma le MAP (moduli abitativi provvisori) e la rinascita la si aspetta dal terremoto del 2009. Condividiamo con gli altri camminatori le nostre sensazioni: Amatrice ci ha lasciati basiti, ammutoliti e increduli. Dopo un cammino Celeste silenzioso, il Cammino nelle Terre Mutate ci porta a parlare e a confrontarci tanto. Davanti alla birretta premio di fine tappa conosciamo un ragazzo abruzzese, milanese d’adozione come me. Parlando mi fa notare che un cammino così non si può fare da soli, ci sono troppe emozioni coinvolte.

Tappa 12: Campotosto – Mascioni

15 km

Con ciliegi e ginestre a fare da contorno al Gran Sasso, “circumnavighiamo” metà lago di Campotosto e approdiamo a Mascioni. A causa di un problema al mio piede destro e in previsione del tappone di domani, siamo costrette a tagliare la tappa 12. Camminare, come nella vita di tutti i giorni, è saper ascoltare il proprio corpo e ammettere, senza vergogna, che qualcosa non va. Siamo ospiti dal signor Domenico della Locanda Mausonium. Mausonium sta a significare “Tornare a casa”.

Ad accoglierci c’è uno splendido sorriso accompagnato da un “Qui va benissimo! Questo cammino ci sta portando tanto!”. Questa affermazione ci emoziona e ci ricorda il valore solidale di questo lento procedere, ci fa assaporare la forza di chi vuole rialzarsi e vuole ricreare una sana armonia tra uomo e natura.

Tappa 13: Mascioni – Collebrincioni

12 km

Mettersi in cammino tutte le mattine, solo con l’essenziale per vivere sulle spalle, è una continua ripartenza. Azzeri la tappa del giorno prima ma con te porti il tesoro degli scenari naturali e dei racconti delle persone. Pensavamo di arrivare a Collebrincioni con lo zaino ormai troppo pieno per arricchirci ancora una volta. E invece, dopo esserci perse due volte, essere finite nei rovi, aver camminato fra carcasse di animali lasciate dai lupi, esserci trovate fra due temporali, essere incappate in un accampamento di aquilani pronti ad offrirci arrosticini, fagiolata, focaccia, birra e caffè, scopriamo ancora una volta la ricchezza della gratitudine nel sentirci dire: “Grazie a voi per essere venute in Abruzzo”.

Se fisicamente è una tappa da dimenticare, umanamente questa è stata una tappa molto arricchente. Nunzio e Lucio del circolo Arci di Collebrincioni ci accolgono come se fossimo di famiglia. Ci spiegano perché Collebrincioni si sia salvata dal terremoto del 2009 grazie ad un’intuizione avuta nel 1700: si spostò il paese vicino all’unica torre che si salvò dopo un violento terremoto.

Dopo cena io e Nunzio chiacchieriamo molto, dell’importanza di una comunità forte, del sentirsi cittadini del mondo, dell’essere responsabili delle proprie azioni. Ma quando inizia a raccontarmi delle tre scosse dell’aprile 2009 a Nunzio vengono i brividi, si rabbuia e guardandomi negli occhi mi dice: “Conta fino a 25. Quella cosa ti prende la testa e io non auguro a nessuno di provare quella sensazione lì”.

Lo zaino è carico, ma non è ancora pieno. Domani L’Aquila.

Tappa 14: Collebrincioni – l’Aquila

9 km

È stato spiazzante vedere un susseguirsi di gru, cantieri e negozi del centro storico ancora chiusi e poi girare l’angolo e trovare la meta del nostro cammino: la brillante basilica di Collemaggio in tutto il suo fascino. Per quindici giorni abbiamo camminato, assimilato e rielaborato immagini di distruzione e sofferenza, per poi trovarci davanti ad un simbolo di bellezza, di estetica per eccellenza. Credo che tanta bellezza sia stata oggi un grande insegnamento di resilienza.

Ci prepariamo a tornare in Valpolicella. Quelle mutate oggi non sono solo le terre: siamo anche noi. Siamo due donne consce che c’è tanto da fare ancora, c’è tanta sensibilità da diffondere, c’è tanto da lottare ancora perché quella a cui auspichiamo è tanta bellezza. È stato bellissimo. E con questo piccolo racconto che abbiamo voluto tenere ci auguriamo che anche voi possiate mettervi in cammino. Siamo tutti capaci di camminare, siamo tutti capaci di essere gentili e solidali, siamo tutti pronti a scegliere la bellezza. Buon cammino a tutti! Grazie Cammino nelle Terre Mutate.

Articolo di
Silvia Bettini e Giulia Ribesnero