01 Sep 2025

Seguendo i passi del Santo: Giacomo lungo il Cammino di San Benedetto

In questo suo diario, Giacomo ci racconta giorno dopo giorno l’esperienza lungo il Cammino di San Benedetto, un itinerario che attraversa borghi antichi, abbazie e paesaggi dell’Italia centrale. Le pagine restituiscono non solo la descrizione delle tappe percorse, ma anche il ritmo lento del cammino, gli incontri con altri viandanti, le emozioni e le fatiche che accompagnano chi decide di mettersi in viaggio. Il lettore potrà così seguire Giacomo lungo sentieri e mulattiere, respirare con lui l’aria dei boschi, scoprire i luoghi benedettini e le storie che custodiscono, fino a cogliere l’essenza più autentica del pellegrinaggio: un cammino esteriore che diventa allo stesso tempo ricerca interiore.

Introduzione

Inizio il mio cammino con cuore pesante. Saluto i miei genitori a Norcia, dopo aver cenato assieme. Norcia, una città in perenne ricostruzione, come la mia anima. Norcia, la città dove non più di qualche anno fa diedi l’anello a Serena. La sera faccio due chicchere con Michele, un pellegrino pugliese, al BeB Capisterium, nostro punto di partenza. Lui va a letto presto, io leggo qualche pagina di un libro alla fievole luce di un lampione nel cortile esterno della struttura, ai bordi di una bella piscina.

C’è solo una coppia oltre a me che si coccola in silenzio su un lettino. Decido così, senza pensare più di tanto di cancellare Facebook, Instagram e Linkedin dal cellulare. Questa notte è un po’ triste e mi fa un po’ paura, ma sono sicuro che domani mi attenderà una bella giornata. Questa notte è S. Lorenzo, in cielo non vedo stelle ma c’è una un grossa Luna piena. Penso a Serena. “paura chiama paura; coraggio chiama coraggio”.

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Tappa 01: Norcia – Cascia

Parto con Michele da Norcia. Di prima mattina, è ancora buio. Il cielo è coperto e fa freschino; per fortuna non piove. Non ho mai preso pioggia e non saprei bene come comportarmi. Michele mi fa compagnia. Facciamo una sosta acqua ed incontriamo una coppia di pellegrini: sono Andrea e Daniela di Pesaro (la coppia del lettino) che, invogliati dai racconti di Santiago del figlio si sono messi in cammino anche loro. Hanno tutti un buon passo.

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Rimango indietro e decido di cercare un bar per una pausa caffè nel paese di Ocricchio. Il Bar non c’è, ma c’è Enzo e sua madre. Enzo è di Roma. E’ tornato per il fresco. Mi offrono un caffè. Ci voleva! Riparto solo, mi fa già male tutto. Arrivo a Cascia. L’Hotel sembra un ospedale. E’ Agosto ma non è estate. Mi manca il mare! Riscarico Facebook. Cerco Enzo.

Tappa 02: Cascia – Monteleone di Spoleto

Parto. Tardi. Morale basso. Un breve tratto vicino al fiume mi tira leggermente su. Finisce presto e proseguo su strada fino a Roccaporena. Salgo sullo scoglio di S.Rita. Una bella vista. Mi faccio un selfie. Il sentiero poi prosegue ancora su strada, in salita. Non finisce più. Passa un unica macchina che si ferma un po’ più avanti. Forse percepisce la mia fatica. Vorrei chiedergli un passaggio. Indugio troppo. Riparte. Forse ho sbagliato. Perseguo. Sono esausto.

Nella tasca dei pantaloni mi accorgo di avere una coroncina che mi diedero la sera precedente durante un rosario a cui ho partecipato a Santa Rita. La stringo nella mani e prego. Mentre cammino in pieno bosco mi entra un insetto nell’orecchio destro. E’ vivo. Si muove. Vuole uscire. Sono molto preoccupato. Chiamo il 112. Mi dice che il pronto soccorso è a Cascia, ma io sono quasi a Monteleone. Quasi… manca più di un ora. Ecco ci risiamo, penso. Il mio cammino finisce qui. A 20 min di distanza c’è Colle del Capitano… decido di chiedere aiuto li.

Con passo svelto mi dirigo verso destinazione con l’insetto che continua svolazzarmi dentro la tuba. Arrivo al Colle, un bellissimo luogo circondato da animali che mi vengono incontro. I gestori, mamma e figlio sono impegnati a cucinare per un gruppo di persone; pertanto mi fanno accompagnare da Daria, loro nipote, dal “medico”. Mentre ci dirigiamo verso di lui (in un capannone), ci vengono incontro un cavallo, Tiberio e un asinella. L’insetto esce dal mio orecchio. Sono felice e batto il cinque a Daria. Inizia piovere. Mi offrono un piatto di pasta: tagliatelle bianche al tartufo, squisite, ed un bicchiere di vino. Sto molto bene.

Daria mi fa vedere i suoi disegni mentre fuori infuria la tempesta. Ecco la magia del cammino, penso. Saluto. Devo proseguire. Esco dall’agriturismo e Daria, sull’uscio della porta mi saluta nuovamente. Io mi volto e la saluto. Penso che Daria mi volesse bene. Io gliene volevo. Sono grato. Per la strada mi lascio avvicinare da un pastore maremmano di guardia al suo gregge. Lo accarezzo. Gli piace. Avrebbe potuto staccarmi una mano (altro che moscerino!). Il percorso per Monteleone di Spoleto è bello. Arrivo. Chiacchiero con due pellegrini, Mario ed Elena, al bar del Paese e bevo una birra. (…anche Daria abita qui).

Scrivo queste righe di getto, perché domani ho unito 2 tappe. Sono preoccupato… e di nuovo, di fretta. La cosa non mi piace. Vado in albergo, stretching e doccia. Decido di tornare in paese per vederlo prima di cena. Rispondo a qualche messaggio e mi sento di aver sbagliato qualche cosa. Succede sempre così. Quando sono felice e soddisfatto trovo sempre il modo di sabotarmi. Torno in Hotel per la cena. Nel salone ci siamo solo io, due anziane signore e le note di Venditti che ci accompagnano in sottofondo. Sveglia alle 5.

Tappa 03: Monteleone di Spoleto – Poggio Bustone

Suona la sveglia. Dormo bene. Faccio sogni strani. E’ buio fuori. Piove. Ho perso coraggio ieri sera. Sono moscio. Raccolgo la colazione che mi è stata lasciata in un sacchetto di carta.nella hall dell’albergo e parto. E’ bello camminare sulle prime luci dell’alba ma poi i 13 km che mi separano da Leonessa diventano lunghissimi. Dovrebbe essere una tappa facile, ma io sono sfinito. Penso per la prima volta di abbandonare.

Arrivo a Leonessa e timbro la credenziale in un bar dove il signore a fianco a me mi dice che il prossimo tratto, ovvero quello fino a Poggio Bustone è la tappa più bella. Mi carico un po’. Mi fermo a scrivere queste righe sulla piazza del paese al tepore del sole che è venuto fuori. La piazza è bellissima, contornata da montagne verdi. Della musica esce da un balcone. Carico la borraccia e riparto.

Svalico un montagna al cui vertici incontro un cippo di confine: una delle 686 colonne in pietra di 800 kili che marcarono il confine tra il Regno delle due Sicilie e lo Stato pontificio, prima dell’Unità d’Italia. Finita la discesa incontro un abbeveratoio, dove mi fermo a mangiare un panino e a rinfrescarmi i piedi. Finalmente arrivo a Paggio Bustone. C’è l’ho fatta! Ancora non so se è vero o sto ancora continuando i sogni della notte precedente. Due cani mi seguono da un convento arroccato fino alle porte del Paese e poi, fino all’ostello. Mi ha fatto molto piacere. Ceno con Mario ed Elena che rincontro al ristorante e mi tirano su il morale.

Non penso più. Sono leggero. Scrivo queste righe al fresco della sera, sulla panchina di una piazza che dà la vista su tutta la valle sottostante. Si sta bene. Ora mi sembra di essere in vacanza. Questi paesini sono vivi e attivi. Ogni volta penso a come potrebbe essere la vita qui. Sono di nuovo solo. Vorrei una sigaretta. Faccio un giro per il paese. Parlo con una vecchietta e torno verso l’ostello. Forse i due cani mi stanno ancora aspettando. Non è così… Peccato, non ho fatto in tempo a salutarli né a ringraziarli. Vado a letto.

Tappa 04: Poggio Bustone – Rocca Sinibalda

Oggi è Ferragosto. I fumi delle grigliate ci hanno inseguito durante tutto il cammino. Belle e allegre famiglie riunite attorno ai tavoli. Qualcuno ci offre qualcosa. Rifiutiamo. Percorro la maggior parte del tempo in compagnia di Daniela e Andrea, la coppia che incontrai con Michele sulla prima tappa (la coppia del lettino), partita con noi da Norcia. Sto bene in compagnia, soprattutto in un giorno di festa come questo. Ci fermiamo a mangiare a Belmonte in Sabina, in un paesino al termine di una faticosa salita. Andrea fuma una sigaretta.

Incontriamo un’altra coppia, Mauro e Barbara. Camminiamo tutti e 5 assieme. Io mi fermo a cambiare scarpe e li esorto a proseguire senza di me. Manca poco. Ancora un oretta a Rocca Sinibalda. Arrivo e li incontro tutti al Bar del Paese. Stretching, doccia, mi riposo un po’ mentre dalla finestra arrivano, oltre al canto delle cicale quelli dei Karaoke di chi festeggia in compagnia. Anche domani ho unito 2 tappe. Sono un po’ preoccupato.

Tappa 05: Rocca Sinibalda – Licenza

Mi alzo prima del previsto. Inizio a prepararmi la colazione all’interno della fornitissima cucina del centro di accoglienza S.Michele. Arriva Simonetta, il gestore. Una donna luminosa, come poche! La sua storia mi incuriosisce. Parto. Salita. Discesa. Mi fermo qualche Km prima del paese di Licenza. Un area Pic-nic. Ci sono solo io. Una fontana. Mi rinfresco i piedi. Poi mi stendo. Silenzio. L’acqua che scorre, l’acqua che scorre… solo questo mi devo ricordare, penso. L’acqua che scorre, l’acqua che scorre…. Ci starei tutta la giornata. Arrivano altri pensieri, il sole è allo Zenit e mi inizia a battere in faccia. Un buon pretesto per ripartire. L’ingresso a Licenza è scandito dai tamburi della banda del Paese, è festa.

Tappa 06: Licenza – Trevi nel Lazio

Inizio ad arrancare. Oggi ho fatto una tappa in compagnia di Mario ed Elena, che mi incontrano mentre sono coi piedi a mollo nel fiume Aniene. Non capisco come mai, ma mi sembra sia finita la magia del cammino ma sono sicuro che non è così. Mi interrogo su alcune grandi questioni… Credo sia molto vero ciò che lessi ultimamente non ricordo esattamente dove: “Ciò che nuoce all’ape nuoce anche all’alveare, e viceversa.”

Giunti a delle fantastiche cascate diamo assistenza a Mary, una ragazza che sola si era spinta fino a li a leggere un libro ma che scivola sul fango e cade. Mary soggiorna nello stesso agriturismo in cui mi fermerò io. Ci fermiamo per un panino e ci raggiungo Vito. Camminiamo tutti e 4 assieme fino a Trevi. Giunti a Trevi, Mario ed Elena non riescono a trovare un alloggio e saranno costretti ad andare avanti. La sera in agriturismo non cerco né incontro Mary. Forse è meglio così. C’è un bel tramonto..

Tappa 07: Trevi nel Lazio – Collepardo

La magia del cammino fa intermittenza con il ritorno alla realtà Oggi ho camminato con Vito. Vito ha 27 anni (5 in meno di me) ed è simpatico. Abbiamo cenato assieme. Ho postato una foto su FB… Mi fa veramente male il piede destro. Ho paura che il mio cammino finisca…. ci metto il voltaren e vado a letto. Domani tappa impegnativa.

Tappa 08: Collepardo – Abbazia di Casamari

Ore 2:30 circa della mattina, mi alzo per andare in bagno. Poggio il piede destro. Prova del nove: mi fa ancora male! Me lo massaggio ed in cuor mio gli rivolgo una supplica. Devo continuare! Ore 5:30 sveglia. Il piede è ok. Mi metto in cammino con Vito che è fresco e mi sta sempre davanti. Si fa un puntino lontano. Scompare. Ringrazio il mio corpo ma sto attento ad ogni passo che ha perso la spavalderia dei primi giorni. Gli ultimi Km su asfalto sono infiniti. Mi fa male tutto.. penso di farmi prendere su ad ogni macchina che passa. Arrivo all’Abbazia di Casamari, sulle mie gambe. Un vero gioiello. Alle 18 inizia la messa ed un tuono apre le danze alla pioggia che rende il tutto ancora più magico. Ceno con Vito, Elena e Mario. Stò meglio. Michele è arrivato.

Tappa 09: Abbazia di Casamari – Arpino

Arrivo in Hotel. Da queste parti riconosco, oltre che all’accento i caratteristici odori d’Abruzzo. Mi attivano da subito ricordi caldi, antichi e familiari. Mi entrano nelle ossa, sono parte di me. Una parte di me che forse ho trascurato per troppo tempo, che sento vicina più che mai. Il posto è magnifico. Decido di riposarmi. La sera mangio con Vito Elena e Mario da Roberto. Un ospitalero del posto. Forse con Elena e Mario sarà l’ultima volta che ci vedremo. Appuntamento con Vito domani mattina, tappa Roccasecca. Sono contento. Sono fiducioso (ci sia posto per tutti).

Tappa 10: Arpino – Roccasecca

Mi incontro con Vito all’acropoli di Civitavecchia. Le luci dell’alba donano al paesaggio un aurea di particolare bellezza. Sulla strada per Roccasecca incontriamo Ernesto, ai confini di Arpino. Ernesto vive li e ci riempie le barroccie. Non ci sarà acqua su tutto il tratto. Poi ci offre fichi e susine del suo orto. Inutile dire quanto fossero buone. Proseguiamo e dopo una discesa continuiamo a camminare su asfalto sulle gole del Melfi. Uno scenario apocalittico.

Per ingannare la fatica Vito ascolta un po’ di musica italiana. Canto. Mi rattristo poi un po’. Gli confido che mi sembra che sia passato solo un giorno così come un intero anno. Arrivati facciamo un aperitivo consistente e poi lo abbandono. Proseguo per altri 4 km + avanti dove c’è il mio alloggio. Mi dispiace non averlo accompagnato al BeB. Mi sento in colpa. Sotto il sole la camminata è pesante. Penso a tante cose, troppe. Lascio correre i pensieri che si accavallano. Arrivo. Inizia piovere. Sta per finire tutto. Domani è l’ultimo giorno.

Finale

La salita sul monte mi toglie il fiato. Ma l’aria che manca non è quella dei polmoni; temprati in questi giorni di cammino, sarebbero capaci di continuare fino a sera. E’ un vuoto di panico, una stretta più viscerale, un segnale del mio corpo che anticipa la fine. Vito si fa più avanti, io rimango indietro. Cerchiamo entrambi qualche spazio di solitudine per ritrovare equilibro negli ultimi passi… non è possibile, ora. Il cimitero Polacco, la masseria.. prendiamo una birra. Arriviamo a Montecassino. Incontriamo ancora Mario ed Elena e ci facciamo un ultimo selfie. Oggi si è corso e corriamo fino alla fine. Visita guidata. Ritiriamo il testimonium. Navetta. Pranziamo in una trattoria vicino alla stazione di Cassino. Saluti. Treno.

Certo mio caro amico non ti lascerò così. Ora mi chiedi cosa ho imparato da questa esperienza. Ti dirò che in questo momento credo che il Cammino non ti insegni nulla di nuovo ma ti ricorda ciò che di più importante conosci già e hai dimenticato. Ogni metro del Cammino bussa al tuo cuore e ti chiede di accogliere ancora una volta (o almeno un po’ più spesso) l’autenticità dei tuoi passi nella percorso della vita. Buon Cammino amico mio!

Iniziativa “Cammini Aperti” –  Iniziativa finanziata con il Fondo Sviluppo e Coesione, Piano Sviluppo e Coesione a titolarità del Ministero della Cultura, “I cammini religiosi di San Francesco, San Benedetto e Santa Scolastica – Azioni trasversali” di cui è beneficiario il Ministero del Turismo.

Articolo di
Giacomo Foschini