Sembra di essere in Islanda vero? Beh non proprio! Ci troviamo in Valmalenco nei pressi del meraviglioso Ghiacciaio Fellaria.
Il Ghiacciaio Fellaria, o Vedretta di Fellaria, si trova nell’ alta Valmalenco, in Lombardia a pochi passi dal confine con la Svizzera ad un’altezza di 3.500 metri s.l.m. Per raggiungerlo a piedi è possibile effettuare una semplice escursione lungo il sentiero glaciologico che conduce proprio a questo affascinante ghiacciaio.
Dall’ altopiano si possono ammirare alcune delle più importanti cime del Gruppo del Bernina da cui scendono tre diverse lingue di ghiaccio in diverse direzioni: il Ghiacciaio Palù (o Vedretta di Palù) che scende verso la Svizzera e la Val Poschiavo e visibile anche dal famoso Trenino Rosso del Bernina nella tratta tra Poschiavo e S. Moritz, e il Ghiacciaio Fellaria, diviso in due lingue differenti separate dallo scoglio roccioso del Sasso Rosso, che scende verso Sud (Fellaria orientale) e verso Sud-Ovest (Fellaria occidentale).
Giunti a destinazione la vista è a dir poco spettacolare, ma un senso di malinconia e di rabbia ci avvolgono senza pietà! Il ghiacciaio si sta sciogliendo inesorabilmente a causa del surriscaldamento globale e tra qualche anno, con tutta probabilità, questo porterà allo scioglimento definitivo. Enormi blocchi di ghiaccio si staccano continuamente dal Ghiacciaio Fellaria per galleggiare sul lago circostante formando dei piccoli iceberg.
L’ESCURSIONE
Ci si incammina al cospetto dell’alta muraglia dello sbarramento artificiale. Quasi subito una suggestiva passerella conduce alla sua sommità. Percorrendo la massicciata arriviamo sulla sponda opposta del lago e si prende quota lungo le pendici orientali del sasso Moro, a picco sul bacino, seguendo il sentiero numero 305. L’itinerario, tra pascoli e alcuni tratti più ripidi, è arricchito da una bellissima vista sulla Valle Poschiavina.
La nostra prima meta è il rifugio Bignami (2.401 metri), sempre visibile durante l’avvicinamento. Volgendo lo sguardo a nord lo spettacolo è offerto dalla straordinaria seraccata del ghiacciaio di Fellaria. Dall’alpe omonima, nelle immediate vicinanze del rifugio, si sviluppa il sentiero glaciologico Luigi Marson, realizzato da Servizio glaciologico lombardo che, grazie ai tracciati A e B, permette di raggiungere le due vedrette del Fellaria, quella occidentale e quella orientale. Optiamo per il secondo, meno impegnativo. Il sentiero, ben segnalato con bolli e frecce azzurre, sale tra prati e sfasciumi. Si prosegue su morene e rocce levigate dal ritiro del ghiaccio fino a una piana detritica a poco meno di 2.500 metri di altitudine.
Grazie a un ponticello in legno oltrepassiamo il torrente e serpeggiando nella piana incontriamo le targhe che indicano il ritiro del Fellaria. In breve avvistiamo la nostra meta, il bel lago alla base del ghiacciaio (2.604 metri), formatosi grazie allo sbarramento naturale prodotto dalla morena e alimentato dalla grande quantità di acque di scioglimento.
Eccoci arrivati al Ghiacciaio della Fellaria!
Basta una facile escursione lungo il sentiero glaciologico dell’alta Valmalenco, infatti, per osservare gli effetti del riscaldamento del pianeta sul ghiacciaio di Fellaria. Il suo è un arretramento a vista d’occhio, con uno spettacolo al quale si può assistere con grande meraviglia e, allo stesso tempo, malinconia: grossi blocchi si staccano in continuazione dalla fronte del ghiacciaio e galleggiano come iceberg nel lago che si è formato negli ultimi anni.
L’invito di Orobie è quindi quello di non perdere tempo e di affrettarsi a raggiungere il ghiacciaio, prima che sia troppo tardi.
Da Sondrio, lungo la strada provinciale numero 15, risaliamo in auto la Valmalenco e, oltrepassato il paese di Chiesa, prendiamo a destra per Lanzada, in Valle Lanterna. Si supera l’abitato della località Franscia, dove la carrozzabile si fa più stretta, proseguiamo per Campo Moro (1.990 metri) e ci lasciamo alle spalle i rifugi Zoia e Poschiavino. Poco dopo la strada diventa sterrata e, costeggiando l’invaso idroelettrico di Campo Moro, in breve tempo ci porta al parcheggio alla base della diga dell’alpe Gera (2.024 metri).
Ci si incammina al cospetto dell’alta muraglia dello sbarramento artificiale. Quasi subito una suggestiva passerella conduce alla sua sommità. Percorrendo la massicciata arriviamo sulla sponda opposta del lago e si prende quota lungo le pendici orientali del sasso Moro, a picco sul bacino, seguendo il sentiero numero 305. L’itinerario, tra pascoli e alcuni tratti più ripidi, è arricchito da una bellissima vista sulla Valle Poschiavina.
La nostra prima meta è il rifugio Bignami (2.401 metri), sempre visibile durante l’avvicinamento. Volgendo lo sguardo a nord lo spettacolo è offerto dalla straordinaria seraccata del ghiacciaio di Fellaria. Dall’alpe omonima, nelle immediate vicinanze del rifugio, si sviluppa il sentiero glaciologico Luigi Marson, realizzato da Servizio glaciologico lombardo che, grazie ai tracciati A e B, permette di raggiungere le due vedrette del Fellaria, quella occidentale e quella orientale. Optiamo per il secondo, meno impegnativo. Il sentiero, ben segnalato con bolli e frecce azzurre, sale tra prati e sfasciumi. Si prosegue su morene e rocce levigate dal ritiro del ghiaccio fino a una piana detritica a poco meno di 2.500 metri di altitudine.
Grazie a un ponticello in legno oltrepassiamo il torrente e serpeggiando nella piana incontriamo le targhe che indicano il ritiro del Fellaria. In breve avvistiamo la nostra meta, il bel lago alla base del ghiacciaio (2.604 metri), formatosi grazie allo sbarramento naturale prodotto dalla morena e alimentato dalla grande quantità di acque di scioglimento.
SCHEDA TECNICA
Partenza: Lanzada (SO)
Arrivo: Lanzada (SO)
Altitudine di partenza (m.): 2024
Altitudine d’arrivo (m.): 2604
Durata: 3 ore 15 minuti
Attività: Escursionismo
Difficoltà: E – Escursionistico
[FONTE: http://www.orobie.it]
COME RAGGIUNGERE IL PUNTO DI PARTENZA
Da Sondrio, lungo la strada provinciale numero 15, si risale in auto la Valmalenco e, oltrepassato il paese di Chiesa, si imbocca a destra per Lanzada, poi si oltrepassa l’abitato della località Franscia, e si prosegue per Campo Moro lasciandoci alle spalle i rifugi Zoia e Poschiavino.
Poco dopo la strada diventa sterrata e, costeggiando l’invaso idroelettrico di Campo Moro, in breve tempo ci porta al parcheggio alla base della diga dell’alpe Gera (2.024 metri).
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