Pedalando liberi: il viaggio di Francesco attraverso l’Europa (e dentro sé stesso)
Quando scorri la tua bacheca Instagram, cos’è che cattura la tua attenzione? Io ricordo che quello che ha catturato la mia attenzione quando mi sono imbattuta nel profilo di Francesco, @pedalando_liberi, è stata la sua spontaneità. All’epoca si trovava in Nord Europa e raccontava al suo viaggio in quella parte del mondo mostrando paesaggi mozzafiato e bagni pubblici immacolati.
È partito a maggio del 2023, quasi due anni fa, ed è ancora in viaggio. Francesco sta girando l’Europa, intesa da un punto di vista geografico, non politico (e leggendo l’articolo capirete come questa scelta abbia un senso che rispecchia il suo modo di vedere il mondo). Lo sta facendo con la sua bicicletta, che chiama Alba, e che porta il peso di tutto ciò che è davvero necessario. Come la sua tenda. Sì perché Francesco dorme in tenda, quando non viene ospitato nelle case di mezza Europa.

L’intervista
In questa intervista abbiamo parlato della guerra in Ucraina, di confini e di lavoro. Francesco con le sue parole ci ha regalato spunti di riflessione importanti che sono felice di condividere con voi…
Capita di vederti ospite a casa di persone. Come nasce di solito questa cosa? Attacchi bottone con qualcuno che poi ti offre ospitalità, oppure bussi alla porta di qualcuno?
L’ospitalità è una delle cose più belle del viaggiare.
Mi capita spesso che sconosciuti mi aprano le porte di casa e quindi dovrei essere abituato a ciò, ma in realtà è un qualcosa che mi stupisce sempre e non ci farò mai l’abitudine.
La cosa può nascere in differenti modi.
Il mio preferito è quando sono in strada, inizio a parlare per un qualsiasi motivo con una persona e due o tre domande dopo mi chiede se voglia andare a casa sua per dormire.
Tutto ciò ha un qualcosa di così magico che ne resto ogni volta “stordito”.
In questo processo sono certo che il fatto di viaggiare in bici faccia empatizzare molto la gente con me, che è molto ben disposta a dare una mano a qualcuno che si muove solo con la sua forza fisica e dormendo in tenda.
Altre modalità per trovare ospitalità sono il passaparola tra amici.
Lungo il mio viaggio per il continente Europeo ho fatto tante amicizie che a loro volta hanno altre amicizie e si crea un cerchio di conoscenze che può arrivare in ogni parte del mondo.
Gli ultimi modi per trovare ospitalità io li definisco i meno romantici che sono:
tramite la visibilità che danno i social e le app create appositamente per trovare gente che ti ospita come couchsurfing o Warmshowers.
Hai passato il Natale da solo? Se sì immagino che per strada non ci fosse nessuno. Cos’hai fatto e come ti sei sentito?
Essendo partito nel Maggio del 2023 al momento ho vissuto due Natali in viaggio.
Il primo Natale l’ho passato nel Regno Unito a Brighton, insieme a una famiglia che mi ha ospitato.
È stato un regalo incredibile per me vivere questa festività in un luogo differente da casa che ha modi e tradizioni differenti dalle nostre.
Il secondo Natale invece ero in un minuscolo paesino sperso in mezzo alla Polonia ed ero da solo.
Ricordo che per l’occasione avevo prenotato una piccola stanza per asciugare alcune cose della mia attrezzatura, (io dormo sempre in tenda) e l’ho vissuto come fosse un giorno come un altro.
Mi sentivo sereno e tranquillo, perché è effettivamente un giorno come un altro.
Io non essendo religioso, per me l’unica cosa che lo rende speciale è il riunirsi con la famiglia e non avendola lì con me, mi sono semplicemente goduto una giornata di relax.
Sono una persona che ha una bellissima interiorità e conoscenza di sé stesso che cerca sempre di migliorare e quindi è veramente difficile che io mi possa sentire solo.
3- C’è uno stato, o più in generale una zona, in cui ti sei sentito più accolto?
Questa domanda la mia mente la interpreta in due modi.
Leggendola la prima cosa che ho pensato è stata l’Islanda.
C’era pochissima gente in giro, ma mi sono sentito accolto dalla natura in un modo pazzesco.
Mi sembrava di essere a casa e un tutt’uno con qualsiasi cosa mi circondasse.
Un senso di pace e benessere che esplodeva in ogni parte di me.
La seconda modalità con cui ho percepito questa domanda è l’essere accolto dalle persone e quindi l’ospitalità umana di un luogo.
Da questo punto di vista i luoghi dove ho trovato gente super amorevole sono state la Scozia e la Romania.
Ospitalità e sorrisi ogni giorno per me, specialmente in Romania.

Avevi delle paure prima di partire che questo viaggio ti ha aiutato a superare?
Assolutamente sì, la lingua.
Non conoscevo per nulla l’inglese e avevo tanta paura di non poter comunicare con le persone una volta uscito dall’Italia.
Ho iniziato a studiare la lingua solamente poco prima della partenza e l’ho imparata strada facendo.
C’è ancora tantissima strada da fare, ma sono felice del risultato che ho raggiunto in due anni, parlando semplicemente con la gente e usando un app che si chiama Duolingo per imparare nuovi vocaboli d’inglese.
Viaggiando ho compreso che esistono due tipi di persone:
quelle che vogliono comprenderti e quelle che non vogliono comprenderti.
Quando si incontrano quelle del primo tipo, puoi anche non conoscere la sua lingua, ma un modo per capirsi e comunicare lo si troverà sempre, così adesso la mia paura non esiste più.
Ci racconteresti di quando il tuo viaggio ha toccato l’Ucraina? Quanto sei stato? È stato come ti aspettavi? Che cosa ti ha colpito di più?
Il capitolo Ucraina è stato un momento molto toccante del mio viaggio e che mi ha fatto crescere tanto come persona.
Nonostante la situazione pericolosa ho voluto in tutti i modi andarci, perché dovevo vedere con i miei occhi e comprendere meglio questa cosa che chiamiamo guerra.
Fortunatamente noi nati in Italia negli ultimi decenni non sappiamo cosa sia.
Per la mia sicurezza sono rimasto nel versante ovest della nazione non molto lontano dal confine con la Polonia, precisamente a Liviv, perché i conflitti via terra e costanti si verificano nella parte est dell’Ucraina.
La guerra però non risparmia nessuna parte del paese e nella settimana in cui sono stato lì, ho sentito diverse volte l’allarme per gli attacchi missilistici della Russia.
Per la prima volta nella mia vita dal cielo oltre pioggia, neve, grandine, ecc, poteva cadermi anche un missile in testa, terribile.
La cosa che più mi ha colpito è stato sicuramente il fatto che ormai per le persone questi allarmi è come se non esistessero, perché se ogni volta che suona andassero in un bunker, la loro vita non potrebbe essere vissuta.
Gli attacchi missilistici possono esserci più volte al giorno in qualsiasi orario e non si sa mai quando, una volta dato il segnale di pericolo, poi quando esso cesserà, potrebbe anche durare ore ed ore e potete ben comprendere che non si può vivere se a ogni segnale si scappa.
Sconcertante quando ho sentito l’allarme suonare per la prima volta in un piccolo paesino Ucraino e la gente che continuava “tranquillamente” la propria vita.
Un’ altra cosa molto toccante è stata vedere foto di persone cadute in guerra ovunque per le strade e nella città di Liviv c’erano soldati con arti amputati e alcuni che camminavano come zombi, devastante.
Non ho mai visto la guerra, l’ho solo annusata qui in Ucraina con il sedere quasi al sicuro, ma devo dire che è molto peggio di quello che pensavo.
Non la si può comprendere se non la si vive, è un qualcosa di completamente folle!
Se c’è una cosa che ti sta proprio sulle scatole sono i confini, dico bene? mi racconti perché?
I confini dal mio punto di vista servono solamente a lasciare ricco chi è ricco e povero chi è povero.
Per natura non esistono confini nel mondo e tutte le divisioni create con nome di Stati, sono solamente una nostra invenzione.
Quando ero al border tra Estonia e Russia a fare ore di fila, c’erano tantissimi uccelli che in continuazione sorvolavano questo confine immaginario che abbiamo creato, non curanti di nulla e dentro di me mi sono detto: siamo proprio stupidi noi esseri umani.
Ricordiamoci sempre che noi siamo nati nella parte fortunata e ricca del mondo ed abbiamo anche la libertà oltre ai soldi.
La maggior parte del mondo non può muoversi dai propri Stati nei quali vivono in miseria.
Provate a chiedere a un albero che si trova un metro dentro la Svizzera, se si sente diverso dall’albero che si trova un metro dentro il perimetro italiano.
Per noi sono un albero svizzero e uno italiano, in realtà sono semplicemente due alberi.
Quando ti chiedono cosa farai una volta finito il viaggio nomini il lavoro stagionale. Personalmente credo che uno dei lati positivi del lavoro stagionale, oltre ad avere molti giorni liberi consecutivi nei periodi off, sia la possibilità di vivere in luoghi particolari, dove le persone vanno in vacanza. Stazioni sciistiche, rifugi di montagna, zone di mare. C’è qualcosa che ti attira in particolare o una qualche esperienza che vorresti fare come lavoro stagionale?
Una volta che avevo compreso che l’avventura fosse la cosa che mi faceva vibrare di vita lungo la conoscenza di me stesso, ho iniziato a cercare di capire se ci fosse un lavoro che mi desse stimoli simili. Sto giungendo alla conclusione che per me non possa esserci un lavoro del genere, perché il lavoro è semplicemente un lavoro, un qualcosa che siamo obbligati a fare per guadagnare soldi per vivere.
Per esempio anche se facessi diventare il mio viaggiare un lavoro, ho paura che poi il lavoro faccia cambiare tutto.
Beh, non credo a quella frase:
Fai della tua passione un lavoro e non lavorerai un solo giorno della tua vita.
Visto che ormai ritengo il tempo la cosa più importante della vita, ho bisogno di migliorare il mio inglese e voglio fare sempre esperienze nuove in luoghi diversi, i lavori stagionali mi sembrano perfetti.
Come tipologia di lavoro non mi attira nulla di particolare, naturalmente qualsiasi situazione che mi faccia stare a contatto con la natura ha la mia preferenza.
Ho delle preferenze sul luogo.
Mi piacerebbe tanto se riuscissi a trovare lavoro in nord Europa, in Scandinavia, così da essere nel posto del mio cuore e in un luogo dove le persone parlano Inglese.

C’è qualcosa che di solito viene dato per scontato e che hai imparato ad apprezzare (o di cui senti la mancanza)?
Il mio stile di viaggio è muovermi lentamente e senza comodità con una bicicletta e una tenda come casa.
Questo mondo mi ha fatto vedere come ciò che abbiamo nelle nostre case, la maggior parte, è roba superflua.
Una tenda sta sostituendo la mia casa, un fornellino minuscolo con piccoli pentolini sostituisce una cucina intera, il bagno è la natura, ma un qualcosa che ho imparato tantissimo ad apprezzare ed è l’unica che mi manca, è la doccia calda d’inverno.
Quando mi capita di essere ospitato nei periodi freddi da qualcuno e ho la possibilità di fare una doccia, mi sembra di volare.
Hai incontrato diverse persone in questo viaggio. Ce n’è una o più di una che ricordi con particolare affetto?
Ho tantissime persone straordinarie che ho incontrato e ricordo con grande affetto.
La rubrica del mio cellulare si è triplicata di numeri di cellulare in questi due anni di viaggio, ma vorrei parlare dell’episodio di una signora, che forse è quello a cui sono più affezionato.
Ero in Svizzera a cucinare vicino un lago con il mio fornellino.
Si avvicina una signora che lontanamente somigliava un po’ a mia madre e iniziamo a parlare, scherzare.
Dopo 15 minuti di conversazione va via e io continuo con le mie cose.
Un’ ora dopo ritorna lì con una busta in mano e una lettera.
Io completamente sorpreso non so che dire. Il solo fatto che avesse impiegato tutto quel suo tempo per me a prescindere da quello che mi stava per portare, ha fatto esplodere una gratitudine infinita in me per ciò che stava succedendo.
Apro la busta e trovo tantissime cose da mangiare di ogni tipo, che io con il mio budget non avrei mai potuto permettermi.
L’abbraccio ringraziandola e lei mi consegna la lettera e ci salutiamo.
Dopo un po’ ancora intontito decido di aprire la lettera.
Un bigliettino dice:
“Caro Francesco con questi soldi comprati qualcosa che ti faccia stare bene”
Sui social parli di temi di ogni tipo, che si tratti di guerra, religione o semplici attività quotidiane. Lo fai sempre in modo genuino e sincero, però capita che tu venga frainteso, attaccato o non capito. Come vivi in generale il tuo stare sui social? Riesci a mantenere un distacco da queste persone o a volte ti influenzano l’umore?
Io sono una persona che non usava quasi per nulla i social.
Mi ero creato un account appena uscì la novità Facebook ai tempi adolescente, ma poi piano piano l’ho quasi abbandonato.
Successivamente era da anni che spopolava Instagram e io non sentivo il bisogno di averlo.
Il progetto Pedalando_liberi nasce dal bisogno di condividere la grande gioia che ho provato e provo, nell’aver trovato ciò che mi fa stare bene nella vita.
Non l’ho nemmeno pensato, ed ho aperto un profilo Instagram perché dovevo gridare al mondo questa felicità.
Ho fatto questa premessa perché per me i social sono questo, un luogo dove condividere la mia passione in modo genuino, nel momento in cui ne sento bisogno, fine.
Io sono una persona molto determinata e che ormai ha imparato a volersi tanto bene.
Mi comporto in modo consono non offendendo nessuno e quindi mi sento tranquillo nel parlare di qualsiasi argomento ritengo interessante.
Offese e giudizi di una persona che vede 90 secondi di un video non potrà mai toccare la mia persona, ma sono così anche nella vita di tutti i giorni.
Non do la possibilità alle persone di turbare la mia serenità.
Sui social mi godo le bellissime persone che mi possono dare spunti e riflessioni per migliorarmi e quando possibile conoscersi anche di persona.
Conclusione
Il viaggio di Francesco è molto più di una semplice avventura in bicicletta: è una continua esplorazione di sé stesso e del mondo, un modo di vivere fatto di incontri, riflessioni e scelte consapevoli. Attraverso le sue esperienze, ci mostra che il viaggio non è solo una questione di chilometri percorsi, ma di persone conosciute, confini superati (non solo geografici) e prospettive ampliate. La sua storia è un invito a rallentare, a riscoprire il valore dell’essenziale e ad aprirsi all’inaspettato. E forse, proprio come lui, possiamo imparare a guardare il mondo con occhi nuovi, lasciandoci stupire dalla bellezza della semplicità e dalla generosità degli incontri lungo il cammino.