Diari
07 Lug 2025

Uno zaino di ricordi lungo la Via Francigena

“La prima parte sembrava non finire mai. Non la chiamerei stanchezza, né dolore, ma impegno, impegno nello stare zitta senza lamentarmi, senza rallentare i miei compagni, senza far pesare a qualcuno le mie cose. Le persone incontrate ci fermavano per farci i complimenti… siamo piccoli ma stiamo facendo questo cammino: questa è stata la spinta per continuare.” (S.H.)

Dai banchi di scuola alla Via Francigena

Cosa ci fanno 18 ragazzi e ragazze di terza media lungo la Via Francigena con i piedi immersi nel fango? Tutto è iniziato dall’idea di una nostra professoressa, una grande amante dei cammini. Crediamo che abbia visto in noi dei “potenziali pellegrini”. I nostri occhi incuriositi durante i racconti dei suoi lunghi viaggi a piedi, la nostra soddisfazione nel fare piccole uscite all’aria aperta l’avranno convinta a osare di più.

Sta di fatto che in terza è riuscita a convincere un po’ tutti ad affrontare questa esperienza formativa fuori dagli schemi! Da Colle Val D’Elsa a Siena avremmo dovuto camminare ed alloggiare negli ostelli dei pellegrini, tutto con il nostro zaino in spalla… e tutto questo senza cellulare e soltanto con un taccuino a portata di mano! Per noi era la prima vera esperienza di cammino, saremmo stati capaci di affrontarla? Tre tappe in programma, la più impegnativa sarebbe stata proprio la prima: da Colle Val d’Elsa avremmo dovuto affrontare circa 14 chilometri per arrivare ad Abbadia Isola, un paese nella provincia di Siena.

Se anche tu come questi fantastici ragazzi hai voglia di condividere il tuo racconto di cammino con la nostra community, scrivici a info@camminiditalia.org: ti invieremo tutte le indicazioni per raccontare la tua avventura! E se preferisci un contatto diretto unisciti alla nostra Community su Facebook e condividi il tuo racconto con noi e altri appassionati.

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La partenza: con i piedi nel fiume, il cuore nella natura

Anche se lungo, questo primo tratto del cammino è stato quello più ricco di sorprese, a partire dai “giochi naturali” del Sentierelsa. Un percorso pieno di colori, suoni, profumi che ci ha accompagnato per quasi tutto il viaggio. I suoni del fiume e delle cascatelle ci hanno fatto entrare in contatto con la natura, sovrastando le nostre chiacchiere. Abbiamo incontrato e attraversato più volte il fiume cristallino, lasciando che la corrente ci scorresse tra le dita. Tra un tratto e l’altro abbiamo anche camminato sui sassi e sulla terra rossa con i piedi completamente nudi.

Passaggio sul Sentierelsa (disegno di S.B.H.)

“È stata una sensazione strana ma bella. Mi ha aiutato a sentire l’appartenenza a quel posto come se fossi stata a casa mia: la sensazione delle rocce fredde e dell’acqua che scorreva era molto ricaricante. Nel tratto dove c’erano il fango e i sassi ho sentito un’energia diversa, un legame più fisico dove non c’erano interferenze tra me e la terra.” (A.A.)

Siamo arrivati ad Abbadia Isola con il sole alle spalle: eccoci apprendisti pellegrini pronti a sperimentare l’accoglienza dell’ostello e la gioia che ti possono regalare alcuni piccoli gesti. Sfilarsi le scarpe e percepire i piedi liberi, togliersi lo zaino ed accorgersi che il corpo ancora lo sente addosso, abbandonare l’odore di terra con una doccia calda che ti rilassa, stendersi sul letto e pensare a tutto quello che sei riuscito a fare, condividere gli spazi ed il cibo con i nostri amici, essere coccolati dalle calde coperte… tutto questo è stato una sorpresa inaspettata!

Anche il Team di Cammini d’Italia, insieme ad alcuni content-creator, ha percorso un tratto della Via Francigena. Abbiamo fatto un docufilm! Dai un’occhiata qui.

Tra storie e timbri: emozioni in viaggio

L’alba del secondo giorno ci ha indicato con la sua luce la nostra meta: Monteriggioni. Vista da lontano ci sembrava difficile da conquistare. Un sentiero bianco che tagliava terra rossa e prati verdi ha orientato e dato un senso di protezione al nostro cammino… ognuno con il suo ritmo ed i propri pensieri. La maggior parte di questi pensieri erano legati all’affermazione di poco prima fatta dalla prof:

“Fino alla seconda metà dell’Ottocento qui c’era un grande lago!”

Nelle nostre menti vorticavano tantissime domande: quanti viandanti lo avranno attraversato? Com’era questa pianura nel Medioevo? Cosa poteva pensare un pellegrino? Andando avanti, tastando la terra rossa e sentendo l’aria fresca sul volto, qualcuno di noi ha iniziato finalmente a immaginare come doveva essere stato un tempo quel paesaggio. Ma a guardarsi intorno nella realtà, si poteva vedere solo una classe divisa in gruppetti che si divertiva a scherzare e chiacchierare, mentre l’atmosfera tranquilla invadeva l’aria ed i loro visi facendoli diventare sorridenti e sereni.

Beh, nonostante il tempo fosse passato ed ora al posto di commercianti camminavano ragazze e ragazzi con zaini e borracce, l’atmosfera che si respira è la stessa: il sole che si poggia sul terreno e sugli alberi è lo stesso e l’umore dei pellegrini non è cambiato.

“Oggi guardando il lago di Abbadia Isola sono salito fino alla città fortificata: la cerchia tonda che di torri si corona.” (E.S.)

In cammino verso Monteriggioni (Disegno di A.A.)

Stavamo percorrendo la salita quando abbiamo visto la porta d’ingresso di Monteriggioni. La sua maestosità, l’imponenza delle sue torri come se fossero dei grattacieli piantati davanti a noi. Entrando dentro il paesino si poteva percepire la storia, come se fossimo appena entrati in una fiaba. Nella piazza c’era il pozzo, la chiesa e i negozi artigianali.

Mordendo il panino si poteva sentire l’autenticità di Monteriggioni e la tranquillità che trasmetteva. Un rituale del cammino è stato quello di andare nei negozietti per timbrare la credenziale, il passaporto del pellegrino. La sera siamo arrivati a Siena. Dovevamo girare la città, ma la pioggia ce lo ha impedito. Cosa fa un pellegrino in questa situazione? Si arrangia. Sotto un portico vicino alla piazza del Duomo abbiamo ascoltato una musicista lasciandoci ipnotizzare dalla melodia e dal rumore della città. In ostello, con le ultime forze che avevamo in corpo, ci siamo cambiati e rilassati. Finalmente abbiamo sentito di nuovo la sensazione di “casa”. Mancava solo una cosa: il cibo.

“Un pellegrino dall’imprevisto sa creare momenti ricreativi!”

La pizza è arrivata, e con essa la nostra serata si è trasformata in un’occasione unica.

“Un ricordo nascosto che mi lega a Siena è quando mi feci una maschera facciale portata dalle nostre compagne. Quella sera non riuscivamo a dormire e così, sia maschi che femmine, ci siamo messi a chiacchierare e a giocare. Molti di noi maschi si fecero truccare, ed io ero incuriosito dalla maschera facciale rassodante…” (M.S.)
“Il contatto ha fatto rilassare i corpi, è stato un momento divertente che non andava rotto.” (M.G.)

Il giorno dopo siamo stati liberi per due ore di girare nel centro di Siena ed abbiamo provato nostalgia per la sensazione bellissima di silenzio e pulito che ci aveva regalato la natura.

“Tornare in città mi ha scombussolato un pochino e forse è stato anche uno stimolo per il mio stress. Da essere libera in mezzo alla natura con la pace, ad essere rinchiusa in vicoli stretti e grigi con tutti i turisti che facevano confusione e si muovevano velocemente mi ha dato noia e non ho avuto nemmeno tempo per ambientarmi.” (B.DA.)

Cose imparate camminando

È solo quando siamo arrivati alla stazione che abbiamo cominciato a realizzare che tutta l’esperienza stava finendo. È stato un viaggio dentro le nostre emozioni che ci ha fatto cambiare approccio al cammino. All’inizio avevamo mille timori: lo zaino, la fatica, l’ansia di non trovare luoghi di rifornimento. Era simile alla sensazione di entrare in campo prima di una partita importante: prima hai paura e immagini solo le cose negative che potrebbero farti fallire.

Poi inizi a giocare e tutto si sistema. Questo è esattamente quello che abbiamo provato in questi giorni: le paure si sono sciolte e hanno lasciato spazio alla felicità. Abbiamo sperimentato lo stupore quando ci fermavamo ad ammirare i paesaggi bellissimi e colorati di terra rossa.

“Il paesaggio risuona dentro facendomi sentire calma.” (A.A.)

Per noi il cammino è stato vivere in una comunità viaggiante. Insegnanti e ragazzi insieme come amici. Ci siamo aiutati il più possibile. È stato anche un viaggio che ci ha aiutato a vederci da altri punti di vista e a scoprire sfaccettature di noi che a scuola non si evidenziano. Ora siamo seduti in classe a scrivere, ripensando a tutti i bei momenti passati insieme. Se volete provare in prima persona, fatelo a qualsiasi età. È il vostro turno per seguire i nostri passi e quelli degli altri pellegrini. Vi assicuriamo che è terapeutico!

Consigli per chi vuole mettersi in cammino

  • Se affronti il cammino devi gestire bene le forze.
  • La sera ricordati di asciugare bene le scarpe se si bagnano perché appesantiscono i piedi.
  • Non pensare a quanto manca, perché ti fa solo pensare a quanto sei stanco.
  • Mentre cammini, osserva la bellezza del posto in cui sei: ti aiuterà a distrarti e a non pensare alla stanchezza.
  • Porta sempre un kit per tagliare le unghie: anche se sembrano corte, possono diventare viola da un momento all’altro.
  • Bilancia lo zaino, perché se è pesante è una fatica in più da gestire.

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