Cammini
By Francesco Boggi
12/12/2025

Sulle orme di Carlo Magno: il mio viaggio lento nel cuore selvaggio della Via Carolingia tratto mantovano

Chiudi gli occhi per un istante. Siamo nell’anno 800 d.C. Immagina il rumore ritmico degli zoccoli, il tintinnio delle armature, la polvere che si alza sotto il peso di un corteo immenso. Carlo Magno sta scendendo da Aquisgrana verso Roma. La meta? Ricevere la corona imperiale dalle mani di Papa Leone III.

Articolo in collaborazione con Visit Carolingia

Quello che per lui era un viaggio di potere, oggi per noi diventa un’opportunità di connessione incredibile. Stiamo parlando della Via Carolingia, un itinerario culturale riconosciuto dal Consiglio d’Europa  che trova proprio qui, nel mantovano, il suo “cuore” pulsante.

Perché ve ne parlo? Perché spesso cerchiamo l’avventura dall’altra parte del mondo, ignorando che sotto i nostri scarponi passano millenni di storia. Il tratto che attraversa la provincia di Mantova costituisce l’anello di congiunzione fondamentale tra il Nord Europa e il Mediterraneo, unendo culture e paesaggi diversi in un unico respiro. Inoltre, è anche la tratta più estesa all’interno della stessa provincia, da nord ovest in direzione sud est.

Ripercorrere questa strada oggi significa accettare una sfida di “lentezza”, sintonizzarsi su frequenze antiche e riscoprire un territorio che, seppur cambiato, custodisce ancora l’eco di quel passaggio leggendario.

Pronti a fare il primo passo?

Il Progetto: “Vivi la natura e la storia della Via Carolingia”

Prima di allacciare gli scarponi, però, parliamo della parte tecnica. Il progetto “Vivi la natura e la storia della Via Carolingia – tratto mantovano” è un piano strutturato nato per valorizzare un itinerario che tocca ben 23 comuni. Stiamo parlando di una rete di 231 km complessivi (157 km di percorso principale più 74 km di varianti che vi consiglio caldamente di esplorare).

A rendere tutto questo possibile è stato il Ministero del Turismo, che tramite il Fondo per i cammini religiosi ha finanziato l’opera insieme alla Provincia e al Comune di Mantova. Ma i fondi, si sa, servono a poco senza una visione. Per noi camminatori questo si traduce in strumenti concreti che fanno la differenza tra un’avventura e un incubo logistico. Una nuova segnaletica per non perdersi , la credenziale del pellegrino per collezionare i timbri di ogni tappa e soprattutto la Web App visitcarolingia.it, fondamentale per consultare mappe e servizi in tempo reale. Insomma, l’hardware c’è ed è solido. Ora tocca alle gambe.

L’Alto Mantovano: Colline e Memoria (Tappa 01)

Si parte da Castiglione delle Stiviere e l’aria frizzante dell’Alto Mantovano si fa sentire subito. Appena allacciati gli scarponi capirai che questo non è un cammino qualunque perché la storia qui ha lasciato segni profondi. Castiglione non è solo il punto di avvio ma il luogo dove Henry Dunant ebbe l’intuizione della Croce Rossa, tanto che il Museo Internazionale diventa una tappa obbligatoria per comprendere come dal dolore di una battaglia possa nascere una speranza mondiale.

Lasciato il centro abitato troverai quella magia che noi camminatori cerchiamo sempre, quando il rumore della città sfuma per lasciare spazio al silenzio delle colline moreniche. Passando in mezzo ai vigneti, a campi e filari il paesaggio diventa una culla naturale perfetta per rallentare il passo.

All’orizzonte vedrai stagliarsi la “Spia d’Italia”, ovvero la maestosa Rocca di Solferino. Arrivare fin lassù deve essere un’emozione forte visto che si attraversa il teatro della sanguinosa battaglia del 1859. Passare accanto all’Ossario o camminare nel bosco fino al Memoriale della Croce Rossa regala sicuramente quel tipo di silenzio che pesa ma che fa bene all’anima. La tappa chiude a Cavriana, un borgo elegante che sembra sospeso nel tempo. Un consiglio per i curiosi è visitare Villa Mirra perché passeggiare nel suo parco tra cedri del Libano e cipressi sembra il modo perfetto per chiudere la prima giornata.

Lungo il Mincio, acque e santuari (Tappe 02 – 03)

La seconda tappa da Cavriana a Goito saluta la bellezza austera della Pieve romanica di Santa Maria per scendere dalle colline verso l’acqua. Il paesaggio qui si ammorbidisce tra vigneti ordinati, boschetti ombrosi e l’eleganza discreta di Volta Mantovana. Impossibile non citare il raffinato Palazzo Guerrieri Gonzaga con il suo giardino all’italiana che rappresenta un mix di architettura e natura davvero irresistibile per un esteta della bellezza.

Lasciato il borgo entrerai in una dimensione puramente fluviale percorrendo una ciclabile immersa nel verde fino al Mincio in località Molini di Volta. È qui che la Via Carolingia regala uno dei suoi tratti più wild attraversando una vasta zona umida che arriva fino a Goito, nel suggestivo Bosco degli Arimanni. Per chi ama il birdwatching questo habitat è un paradiso dove osservare falchi in caccia, aironi cinerini e ibis, una meraviglia di biodiversità che si alterna a sentieri selvaggi.

La parte successiva da Goito a Mantova è pura magia acquatica e camminerai a stretto contatto con il fiume fino a Rivalta sul Mincio, nel cuore del Parco. Qui l’itinerario offre un cambio di prospettiva interessante potendo salire su una barca ecologica e attraversare le Valli del Mincio, un labirinto di ninfee, canneti e fior di loto.

Se invece preferisci restare con i piedi per terra la tappa tocca Grazie di Curtatone dove si trova il Santuario della Beata Vergine Maria delle Grazie, un luogo di spiritualità popolare unico nel suo genere. Oltre agli ex voto il suo interno custodisce un dettaglio che manda in visibilio qualsiasi cacciatore di curiosità, sto parlando di un vero coccodrillo impagliato appeso al soffitto. Una visione surreale che da sola vale il viaggio.

Gli ultimi passi si snodano lungo la ciclabile che costeggia il Lago di Mezzo mentre Mantova si avvicina piano, riflessa nell’acqua come in un sogno antico. L’arrivo ai Giardini di Belfiore, magari al tramonto sul Lago Superiore, si prospetta come il culmine scenografico della prima metà del cammino.

Mantova, cuore del cammino

Mantova non rappresenta una semplice sosta tecnica ma un vero e proprio respiro profondo per il viandante. Qui il legame con l’imperatore si fa sentire forte dentro la Basilica di Sant’Andrea dove si venerano i Sacri Vasi contenenti il Sangue di Cristo, una reliquia che secondo la tradizione Carlo Magno stesso venerò. Oltre alla spiritualità ti consiglio di cercare l’Orto Carolingio del Gradaro perché si tratta di un giardino monastico unico che ricostruisce le coltivazioni del tempo imperiale ispirandosi al Capitulare de Villis. Perdersi tra i suoi palazzi, i chiostri e i giardini nascosti è il modo migliore per ricaricare le energie prima di affrontare la seconda parte del viaggio.

Verso il Grande Fiume, terre di Virgilio e bonifiche (Tappa 04)

Lasciata la città alle spalle accarezzerai i giardini dell’Orto Carolingio per inoltrarti verso sud seguendo il respiro del Mincio che qui inizia a mutare. A Pietole incontrerai il maestoso Forte napoleonico immerso nel verde che sorge proprio dove la tradizione colloca la nascita del poeta Virgilio. Non mancherà un tuffo nella storia antica grazie al sito archeologico del Forcello che racconta l’epoca etrusca prima di arrivare a Governolo. Questo è un luogo simbolico potentissimo dove il Mincio si getta nel Po e dove potrai visitare il Museo Diffuso del Fiume per capire come l’uomo abbia convissuto per secoli con queste acque tra bonifiche e navigazione.

Il misticismo della Bassa, Polirone e Matilde (Tappa 05)

Se cerchi la spiritualità, quella vera che ti entra sotto la pelle, la quinta tappa è quella che ti resterà più impressa. Qui lasciamo le architetture militari e le bonifiche per entrare in una dimensione diversa, quasi sospesa. Il protagonista assoluto diventa il Grande Fiume, il Po, che accompagna il cammino con la sua maestà placida e silenziosa. Camminare lungo l’argine in questo tratto non è solo uno spostamento fisico, ma un esercizio di meditazione: gli orizzonti si allargano a dismisura, i pioppeti disegnano geometrie infinite e il silenzio è rotto solo dal fruscio del vento tra i canneti.

La meta è San Benedetto Po, e l’arrivo è di quelli che tolgono il fiato. Il profilo dell’Abbazia di San Benedetto in Polirone si staglia all’orizzonte come un faro che guida i passi del viandante da secoli. Non stiamo parlando di una semplice chiesa, ma di quello che fu uno dei centri di potere spirituale e politico più influenti del Medioevo, tanto da essere definita la “Montecassino del Nord”.

Appena varcherai la soglia del complesso monastico capirai subito il perché. Fondata nel 1007 da Tedaldo di Canossa, questa abbazia è indissolubilmente legata alla figura leggendaria di Matilde di Canossa. È qui che la Gran Contessa, una delle donne più potenti della storia, scelse di essere sepolta, legando per sempre il suo nome a queste pietre.

Terre di Confine, argini, tartufi e rocche (Tappe 06 – 08)

Le ultime tappe sono dedicate a chi ama l’avventura raw, quella fatta di orizzonti sconfinati dove il cielo sembra toccare la terra. Da San Benedetto Po ci si rimette in marcia verso Revere, e qui l’incontro con la storia è di nuovo potente: il maestoso Palazzo Ducale ti accoglie quasi a sorpresa in questo paesaggio rurale, ricordandoti l’importanza strategica di questo borgo che fu avamposto commerciale già nel Medioevo. Se sei un appassionato di ingegneria e storia come me, non puoi perderti il Mulino Natante: è una ricostruzione fedele dei mulini galleggianti che un tempo solcavano il Po, un pezzo di archeologia industriale che galleggia sull’acqua e racconta la fatica e l’ingegno di chi viveva del fiume.

Lasciata Revere, ci si inoltra nell’Oltrepò Mantovano, e qui il paesaggio cambia ancora. Siamo nella terra del tartufo. Sì, hai letto bene, Borgofranco sul Po è una piccola capitale del tartufo con tanto di museo dedicato, il Tru.Mu. Ma è la natura a farla da padrona: camminando verso Sermide, incontrerai l’Isola Boscone, una foresta planiziale di 130 ettari gestita dalla LIPU. Il mio consiglio? Tieni il binocolo a portata di mano perché questo è un paradiso per il birdwatching: tra i rami potresti avvistare gruccioni, nitticore e aironi.

Il cammino sull’argine maestro verso Felonica diventa quasi ipnotico. Il Po scorre lento e potente alla tua destra, una presenza costante che ti accompagna passo dopo passo. Arrivato a Felonica, noterai una cosa curiosa: la Pieve di Santa Maria Assunta è rivolta verso il fiume e non verso il paese, come se volesse benedire l’acqua e chi vi naviga. Qui la storia si fa toccante con il Museo della Seconda Guerra Mondiale, che raccoglie cimeli e storie del passaggio del fronte proprio su questi argini nel 1945.

Il gran finale arriva a Stellata, dove la Rocca Possente a forma di stella segna il confine ultimo con l’Emilia. Arriverai qui con le gambe stanche ma con la testa leggerissima. Hai attraversato millenni di storia, hai visto l’acqua in tutte le sue forme, dalle ninfee del Mincio alla vastità del Po. Qui, dove la Lombardia cede il passo, il viaggio si compie, lasciandoti addosso quella sensazione unica di aver conquistato ogni metro con le tue forze.

Info pratiche e conclusione

La Via Carolingia mantovana è un modo per riappropriarsi di uno spazio, quello della pianura e del fiume, che spesso noi camminatori snobbiamo puntando spesso alle vette. E invece, quanta bellezza si nasconde qui?!

Se questo racconto ti ha acceso una miccia, non farla spegnere. Il progetto “Vivi la natura e la storia della Via Carolingia” ha reso tutto più semplice per noi camminatori: oggi puoi scaricare la credenziale del pellegrino per certificare il tuo passaggio e utilizzare la Web App visitcarolingia.it per avere mappe e servizi sempre a portata di mano.

Non serve pianificare spedizioni epiche… Puoi iniziare anche solo con un weekend, o con una singola tappa. Il cammino è lì, che aspetta i tuoi passi.

Articolo di
Francesco Boggi

🏔️ Quando posso mi ritiro tra i monti, quando non posso ne parlo qui.

🧡 Co-Founder | Head of Marketing at Cammini d’Italia

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