Adriano ritorna con una nuova esperienza: il cammino del Salto
Dopo la Via dei Brentatori Adriano ritorna con un diario emozionante del suo viaggio lungo il cammino del Salto, un percorso ad anello di circa 100 km nella valle del Salto, in provincia di Rieti. Con entusiasmo e stupore ci racconta l’esperienza autentica di un camminatore che ha percorso ogni tappa con curiosità, lasciandosi sorprendere dalla bellezza selvaggia del Cicolano. Dalle prime luci dell’alba sui sentieri immersi nel verde, alle pause rigeneranti nei piccoli borghi, fino ai tramonti sulle sponde del lago, ogni pagina è un invito a esplorare, a rallentare e a lasciarsi trasportare dal fascino di questi luoghi. Buon viaggio a tutti!
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Oggi voglio parlarvi del cammino del Salto, un anello di circa 100 km che da Peschieta (piccola frazione del comune di Fiamignano) vi farà conoscere ed esplorare tanti comuni e le loro piccole frazioni del Cicolano, permettendovi di godere di una vista a 360 gradi sul bacino artificiale più grande del Lazio. Lo ammirerete da ogni angolazione, con panorami spettacolari tra il verde dei boschi della macchia mediterranea e l’azzurro del cielo, per poi ritrovare questo mix smeraldo nelle acque del lago.
Il cammino è suddiviso in 6 tappe (5 più una facoltativa), ma se non conoscete queste zone, si tratta di una tappa assolutamente da non perdere. Vi ripagherà della fatica con la splendida vista dal monte Navegna, con l’affaccio sui due laghi: il lago del Salto e quello del Turano.
Tappa 01: Peschieta – Fiamignano
15.3 km – 679 m ⬈ 508 m ⬊
Imposto la sveglia, ma come spesso accade, l’adrenalina mi fa svegliare prima del suono. Colazione e alle 7:30 arrivo al John Pedro bar, punto di partenza. Avvio l’orologio, carico la traccia e parto alla conquista del Cicolano. Muovo i primi passi a Peschieta, percorrendo il vialone fino alla chiesa di San Paolo Apostolo. Alle spalle il monumento ai caduti e i primi segnali del cammino che mi accompagnano fuori dal borgo, fino al santuario di SS. Maria Assunta.
Lascio l’asfalto e inizio a scendere verso la valle lungo sentieri e carrarecce, tra nebbia e un po’ di fango, in un tipico scenario autunnale. Giungo a valle, attraverso qualche piccolo guado di torrenti quasi in secca, raccolgo qualche mela selvatica per futuri snack e oltrepasso il viadotto della superstrada Salto-Cicolana.
Mi ritrovo nel paese abbandonato di Roccarandisi, tra ruderi suggestivi e natura che si riappropria del territorio. Dopo la visita riprendo a salire, la nebbia si dirada e raggiungo il borgo di Roccarandisi e poi Santo Stefano, dove un cagnolone con il viso sfregiato dai lupi mi accoglie per le prime coccole. Ancora pochi chilometri e sono a Santa Lucia. Attraverso le vie del paese tra le prime attività aperte e mi siedo al bar, dove mi concedo un caffè e una fetta di torta ricotta e cioccolato.
Carico di energie, riparto verso Fiamignano, ma prima tappa al forno per la pizza rentorta (una specialità locale). Purtroppo, un signore mi sfila l’ultimo pezzo da sotto il naso e ripiego su un’altra pizza. Arrivo così a Fiamignano: foto al borgo, timbro al bar e birretta per il successivo pranzo in vetta. Faccio una deviazione per vedere e godermi la Big Bench 382, poi uno sguardo alla Chiesa della Madonna del Poggio e alla rocca. Rientro in paese, dove termina la prima tappa, ma io proseguo.
Tappa 02: Fiamignano – Petrella Salto
16 km – 812 m ⬈ 1014 m ⬊
Una volta rientrato a Fiamignano, arriva l’ora di conquistare quota. Prendo il sentiero Nestore fino al valico S. Angelo. Da qui si apre la vista sull’altopiano di Rascino. Ancora pochi passi e raggiungo la chiesetta alpina, una piccola chiesa costruita in memoria degli alpini caduti al fronte. Breve pausa e via, si continua a salire verso il Monte La Serra.
La vista durante l’ascesa è pazzesca e una volta in cima lo è ancor di più. Il magnifico lago del Salto con i monti della Riserva del Cervia e Navegna, la Catena del Velino e i Monti della Duchessa. Alle spalle, l’altopiano di Rascino e il Massiccio del Gran Sasso.
Conosci il cammino del Gran Sasso? Scoprilo qui!
Verrebbe voglia di camminare con il telefono in una mano per immortalare il tutto, ma anche starsene rilassati in silenzio e godere della quiete di questi luoghi. Raggiungo la vetta, monte La Serra (1607 m). Arriva l’ora della pausa pranzo: pizza e una piccola birra con un panorama indescrivibile.
Riprendo la marcia in cresta e comincio a perdere quota fino alla piana e ai rispettivi sentieri. Proseguo per il mio, quello verso Petrella Salto. Un bellissimo bosco mi accompagna per svariati chilometri, tra colori autunnali e funghi che spuntano qua e là. Il tempo vola e mi ritrovo così sulla strada asfaltata, ed ecco che torna a fare capolino il lago con le prime abitazioni del paese.
Arrivo a un bivio e, prima di scendere tra le vie, affronto un’ultima salita per vedere i ruderi della Rocca di Beatrice Cenci (con la sua intrigante storia: si narra che anche il Caravaggio assistette alla sua esecuzione). Uno sguardo dal forte che domina la vallata e scendo seguendo i segnali fino alla piazza del paese, dove mi aspetta il bar con il timbro per chiudere questa seconda tappa.

Tappa 03: Petrella Salto – Varco Sabino
16 km – 831 m ⬈ 866 m ⬊
Uscito dal bar, mi dirigo verso la via centrale di Petrella, con il suo ciottolato e i suoi palazzi medievali e rinascimentali. Uno sguardo alle due chiese e torno sull’asfalto, raggiungendo i casali Pietrangeli. Imbocco una carrareccia tra prati e case, poi il sentiero nel bosco, fino a sentire l’acqua di un piccolo torrente.
Il lago inizia a prendere forma, costeggio le sue rive, ammirando le acque turchesi, fino a scorgere l’imponente diga. Prima di attraversarla, mi concedo una sosta al bar. Sono le 17.00, 40 km già percorsi, un aperitivo con vista lago è proprio quello che ci vuole. Mi accomodo e, tra la musica in sottofondo, una ragazza che fa wakeboard e il sole che scompare dietro le montagne, mi ricarico per affrontare gli ultimi km. Percorro la maestosa diga e, dopo averla attraversata, trovo una cappella nella roccia con una lapide in ricordo delle vittime della costruzione.
Salgo verso Rocca Vittiana, la “bomboniera” del lago. Entro nel borgo, esplorando le costruzioni che svettano sopra di me: la chiesa, la famosa finestrella, il balcone panoramico e, uscendo, il lavatoio e l’enorme masso staccatosi dalla montagna soprastante chissà quanto tempo fa. Il cammino proseguirebbe verso Vallecupola e Varco Sabino, ma non trovando alloggio, proseguo su asfalto verso la tenuta del Varco (il mio pernotto).

Durante la salita, incontro dei pastori abruzzesi vogliosi di coccole (adoro). Dopo la loro razione, arrivo a un bivio: Poggio Vittiano o alloggio? Scelgo Poggio Vittiano, con la frontale pronta per la sera. Incontro un gregge e un’altra cucciolona in cerca di coccole, naturalmente ce ne sono anche per lei. Oltrepasso la chiesa di S. Anastasio e scendo verso il borgo medievale.
Attraverso la porta d’accesso che ne fortificava l’ingresso e, avvolto dal profumo delle pietanze che trapela dai camini, esploro il borgo. Un saluto alla piccola colonia di gatti, immancabile nei borghi, e via, con lo stomaco aperto verso il mio alloggio. Indosso gilet e frontale e affronto gli ultimi km, con un altro cucciolone che mi scorta fino alla reception. Sono le 19:15, la tappa è andata! Una doccia rigenerante e sono pronto per la cena, dove lo chef Carlo Alberto Venzaga offre piatti innovativi e creativi, ma fedeli alla tradizione.
Tappa 04: Varco Sabino – Ospanesco
18.5 km 1118 m ⬈ 1032 m ⬊
Domenica mattina, l’adrenalina mi sveglia prima dell’alba. Dopo aver fatto colazione con le provviste fornitemi la sera prima, mi preparo e parto carico di energie verso Varco Sabino. La giornata è fresca, ma la salita mi riscalda subito. Arrivo a Varco Sabino, un borgo alle pendici del monte Navegna. Qui alcuni cacciatori, un paio di jeep e un gruppetto di anziani curiosi mi fermano per scambiare qualche parola.
“Buongiorno giovanotto, dove vai con questo passo?”, mi chiedono. “Sto facendo un cammino, vado a Peschieta”, rispondo. I loro occhi si spalancano, increduli. “A Peschieta a piedi? Devi andare da tutt’altra parte, fare il ponte…”.
Spiego il mio percorso tra lo stupore generale, saluto e mi rimetto in marcia. Ma prima, una piccola deviazione: una scalinata mi porta nel ventre della falesia per visitare la Grotta di San Michele Arcangelo, una chiesetta rupestre con un’atmosfera suggestiva. Una breve sosta, qualche foto e riscendo attraversando il borgo fino a valle. Qui inizio a salire nel bosco verso la riserva naturale regionale dei monti Navegna e Cervia, raggiungendo la quota massima della giornata, 1100 metri.
Supero il valico e inizio a scendere, passo il bivio per Marcetelli e arrivo alla chiesa di Santa Maria in Villa, un edificio dell’XI secolo con splendidi affreschi, purtroppo chiuso. Poco distante, un’altra meraviglia: la quercia bella, un albero monumentale di oltre due secoli, con i suoi 22 metri di altezza e 5 metri di diametro.
Dopo aver abbracciato la “Cerquabella”, sono pronto per Girgenti, il primo borgo di tappa, con la speranza di trovare un bar. Purtroppo, niente da fare. Mi fermo nella piazza del paese per rifornirmi d’acqua e salgo a esplorare le vie della frazione, fino alla parte più alta, “Castellu”, dove si trovano i resti delle mura e di una torre.
Ancora più in alto, la chiesa di San Sisto con due cippi che segnavano il confine tra il regno delle due Sicilie e lo stato pontificio. Dietro la chiesa, una terrazza panoramica che offre una vista spettacolare sul cammino percorso e oltre. Lascio il borgo e un sentiero scosceso mi porta sulla strada provinciale lungo il lago e, prima di attraversare il ponte, decido di scendere sulla riva. Una vipera si gode il sole su un tratto di asfalto, io ringrazio per averla incontrata qui e proseguo.

A bordo strada trovo un’area barbecue con un gruppo di persone che grigliano. Attraverso l’area a fatica e scendo la scalinata fino a toccare l’acqua. Con mia sorpresa, una panchina sembrava aspettarmi. Non mi sono fatto pregare e mi sono goduto un po’ di relax. L’odore del cibo mi tormenta, così riattraverso la grigliata e torno al ponte, che attraverso lentamente ammirando il bacino con i suoi riflessi autunnali. Ora rimane l’ultima salita verso Ospanesco, dove si conclude la quarta tappa.
Tappa 05: Ospanesco – Peschieta
18 km 865 m ⬈ 871 m ⬊
La sesta tappa inizia attraversando Ospanesco. Un simpatico cagnolino mi accompagna fino alla Chiesa Madonna dell’Orto e, dopo aver salutato il mio compagno peloso, mi addentro in un infinito castagneto, dove i colori autunnali e il verde intenso mi guidano fino al ritorno sull’asfalto.
Poco dopo, trovo la Chiesa della SS. Trinità con una preziosa fontanella e, dopo pochi passi, giungo a Baccarecce. Passo davanti all’oratorio decorato con murales e arrivo ai piedi del borgo. Colto dal dubbio se salire o meno nel borgo, vedo dei bambini giocare e chiedo loro: “Ne vale la pena salire? Ci sono belle cose da vedere?” “Affascinante”, risponde uno di loro con un sorriso.
La risposta mi diverte e decido di salire. Raggiungo la Chiesa di Sant’Attanasio in cima e torno sui miei passi, notando dei cuori dipinti a terra. Incuriosito, comincio a seguirli e mi portano sulla “Via dell’Amore”. Tra cuori, gatti sdraiati al sole e una splendida luce che illumina il passaggio, mi ricarico e lascio di nuovo la civiltà.

Prendo il sentiero verso la valle, attraverso un’ampia distesa verde, qualche guado e poi risalgo verso Pescorocchiano, il comune più grande del cammino. Giunto in piazza, mi concedo una pausa al bar: finalmente arriva l’ora del pranzo! Opto per un pacchetto di patatine e una birra, accompagnato dal gossip locale.
Prima di ripartire, prendo un gelato e mi dirigo verso il Belvedere di Pescorocchiano, per gustarlo con un po’ di relax e una vista mozzafiato. Ma è ora di ripartire: mi restano ancora 12 km da percorrere. Concludo la visita del borgo e torno al crocevia. Qui seguo le indicazioni per il cimitero e, oltrepassatolo, continuo su strade bianche e carrarecce fino al ponte sul fiume Turano.
Entro negli ultimi 5 km di cammino e l’ascesa si fa sentire… insieme ai chili di castagne raccolte! Attraverso le frazioni di Arapetrianni e arrivo a Collaralli, l’ultimo paese prima di Peschieta. Un’ultima vista sul lago al tramonto e un murale sul brigantaggio mi accompagnano fino alla chiesa del Santissimo Crocifisso.
Un sorso d’acqua e sono pronto per l’ultimo chilometro nel bosco. E finalmente eccola: la casa di nonno Domenico e nonna Felicetta, i nonni di Mario, uno degli ideatori del cammino. Sono a Peschieta. Attraverso il cuore del paese, accompagnato da un tramonto spettacolare, e giungo in piazza. Qui una fontanella e altri murales mi guidano verso la salita al John Pedro Bar, per il timbro di fine cammino, l’attestato e il meritato terzo tempo.
Entro nel locale e parliamo un po’ del cammino, ma purtroppo mi comunicano che gli attestati sono terminati. Nessun problema. Esco e scambio due chiacchiere con alcuni paesani incuriositi. Nel frattempo, decido che il mio terzo tempo/cena sarà al Sierra. Salgo in auto e arrivo a Fiamignano. Sono le 19:30: mi siedo e finalmente posso ordinare la rentorta, accompagnata da patatine, un supplì e una birra Collerosso.
Sarebbe ora di rincasare, ma per chiudere in bellezza mi viene un’idea… Mi rimetto in macchina e, dieci minuti dopo, sono di nuovo a camminare: direzione big bench. La luna accompagna i miei passi, frontale alla mano per l’ultimo tratto. Mi sdraio sulla panchina ad ammirare il cielo stellato e la vallata, con il bramito dei cervi in sottofondo. Un finale perfetto per il cammino del Salto.

P.S. Tornato alla vita quotidiana, il giovedì sera incontro Mario e Alessandro. Racconto del mio cammino, loro prendono appunti, ci scambiamo informazioni e consigli. E, davanti a un paio di birre, mi consegnano l’attestato.
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