Consigli
06 Giu 2021

Dove dormire durante un cammino?

Dove dormire in cammino?

Eccoci finalmente in cammino, e non per una gita in giornata, ma per un viaggio a tappe, lungo uno dei tanti cammini italiani. Chi fa questa esperienza per la prima volta giustamente si chiede come si fa a organizzare il pernottamento ogni sera in un luogo diverso, e che tipo di strutture ricettive sono quelle che si trovano lungo un cammino. Chi ha nelle gambe molti passi e tanta strada sa già tutto, o almeno pensa di aver già sperimentato ogni sorta di accoglienza. Ma c’è sempre da imparare …

Facciamo un po’ di ordine tra i vari tipi di ospitalità, con un occhio anche ai costi. Il cammino deve essere davvero per tutti, e proporre soluzioni per tutte le tasche, e questo non vuole dire rinunciare alla qualità, se il budget è limitato.

1) Accoglienza pellegrina o a donativo

Si tratta di un’iniziativa di puro volontariato, e non ha fini di lucro. Chi accoglie, in genere nella propria casa, o talvolta in una struttura annessa a una parrocchia, non chiede denaro. Tuttavia è sottinteso che un’offerta va data, anche per coprire i costi vivi di corrente, gas, riscaldamento ed eventuali pasti. Dove troviamo questo tipo di ricettività? In genere i siti ufficiali dei cammini riportano l’elenco delle ospitalità, anche se il covid ha posto fine o molto limitato queste esperienze, perché difficilmente queste strutture sono state in grado di adeguarsi ai nuovi requisiti sanitari. Ma verranno tempi migliori, ne siamo certi.

2) Ostelli

Chi ricorda gli ostelli di qualche decina di anni fa, con le loro camerate vagamente seminariali, i bagni talvolta impraticabili, i letti a castello in ferro e scomodi materassi dal colore sospetto, faccia un giro, anche solo virtuale, nei numerosi ostelli nati negli ultimi anni, molto spesso grazie a iniziativa privata. Troverà luoghi accoglienti, attrezzati per incontri culturali, per fare musica e arte. Sono il luogo giusto per conoscere persone interessanti e si trovano in quasi tutte le città. A volte hanno un ristoro interno, una caffetteria, ma anche una cucina comune, o il giardino. Il costo è sempre contenuto nelle camere multiple, ma con qualche euro in più ci si può concedere anche stanze doppie e singole in stile alberghiero, per i più esigenti. Per trovarli, basta andare in rete, o su Google. Molti (ma non tutti) sono rappresentati da un’associazione internazionale, Hostelling International.

3) Rifugi e bivacchi

Troviamo questo tipo di accoglienza soprattutto in montagna, ma anche in zone collinari o nei parchi naturali. La maggior parte di queste strutture sono state costruite e sono gestite dal Club Alpino Italiano. Tutti possono soggiornarvi, anche se i soci hanno sempre uno sconto. Il costo può essere elevato, paragonabile a quelli degli alberghi, ma bisogna considerare i costi di gestione, con il trasporto dei materiali necessari con l’elicottero. Essendo quasi sempre in luoghi non raggiunti da strade, non bisogna quindi aspettarsi un trattamento alberghiero. E occhio alle regole: c’è il coprifuoco e di notte a volte non c’è corrente (soprattutto se il rifugio è dotato di gruppo elettrogeno). Gli alpinisti si svegliano presto, quindi si va a dormire con le galline e le prime partenze avvengono ben prima dell’alba. Bisogna avere il proprio sacco a pelo o il sacco lenzuolo, l’asciugamano e la pila frontale. C’è molto spesso un gestore, che per i rifugi in alta montagna – punto di partenza per scalate e tour di scialpinismo – è di norma una guida alpina, con il compito di primo soccorso in caso di infortunio. Il bivacco invece, non è gestito, e a volte è una struttura semplicissima, un guscio di metallo con qualche cuccetta, coperte e a volte qualche attrezzo: per esempio la pala per la neve, per chi ci arriva in inverno. Molti rifugi hanno un locale invernale, pensato per dare riparo in emergenza durante i mesi di chiusura. C’è sempre anche una cassettina, per lasciare il contributo indicato alla sezione CAI che se ne prende cura.

Dormire in cammino
Crissolo: Rifugio Quintino Sella al Monviso, CAI

4) Posto tappa (Gîte d’étape) 

Sono poco presenti in Italia, ma comunissimi altrove, per esempio in Francia, dove i principali itinerari a lunga percorrenza (Grandes Randonnées) ne sono attrezzati. Sono in genere scuole dismesse, o altri edifici pubblici o privati, non gestiti. Hanno un uso cucina, ma a volte chi ha le chiavi è disponibile a fornire un pasto caldo, o almeno la spesa per la cena. In Italia è attrezzato di posti tappa di questo tipo la GTA (Grande Traversata delle Alpi), in Piemonte. Sempre di più, tuttavia, chi cammina su questi percorsi è disposto a spendere qualche euro in più delle modiche cifre richieste dai posti tappa. B&B e piccoli alberghi a gestione familiare sono la naturale evoluzione del posto tappa, offrendo ricettività meno spartana, e soprattutto occasione di incontro con le persone del luogo.

5) Ricoveri e ripari

 Lungo molti itinerari nella wilderness nei paesi scandinavi e in altri continenti si trovano strutture fisse chiuse su tre lati e con un tavolato sopraelevato rispetto al terreno, la cui funzione è proteggere dal vento e dalla pioggia. Occorre avere un buon sacco a pelo, soprattutto se si percorre l’iconico Appalachian Trail negli Stati Uniti, dove molto spesso è l’unica forma di alloggio possibile. Però questa non è davvero un’esperienza per tutti, soprattutto al primo cammino!

dormire in cammino
Salbertrand: Rifugio Arlaud, Parco naturale Gran Bosco di Salbertrand

La casistica è insomma molto vasta e l’accoglienza potrà essere più o meno spartana. In ogni caso, chi ospita deve sempre puntare sulla qualità. Anche in una struttura semplice apprezzeremo la pulizia, la manutenzione fatta con regolarità, il tocco personale del gestore nell’arredo e nei servizi offerti, ma soprattutto i piccoli gesti: un saluto di benvenuto, acqua fresca per togliere la sete e il caldo e un sorriso per chi arriva a piedi o in bici.

Articolo di
Roberta Ferraris
Roberta Ferraris è nata in vista del Monte Rosa e ha mosso i primi passi saltando di sasso in sasso lungo le sponde del fiume Sesia. I suoi studi sono stati intensi ma irregolari, tra Italia e Stati Uniti. Ha fatto lunghi viaggi a piedi soprattutto in Italia. Grazie alla conoscenza capillare del territorio collabora dal 1994 per vari editori e con Touring Editore dal 1999. È autrice di numerose guide turistiche ed escursionistiche e di racconti di viaggio. Ha scritto anche di cucina e di stili di vita sostenibili. Contribuisce ai suoi lavori editoriali anche con foto e illustrazioni botaniche. Dal 2014 è guida ambientale escursionistica della Regione Piemonte e accompagna gruppi in prevalenza stranieri, a conoscere luoghi e cultura del nostro paese. Vive in Alta Langa, in una cascina isolata in collina.