Diari
29 Lug 2024

“La mia Via” – Diario di Elisa L. lungo la Via Vandelli

“…così i cammini in qualche modo attraversano noi” Paolo Ciampi

La scelta del cammino

Della Via Vandelli ne ho sentito parlare per la prima volta nel 2018, quando ho frequentato il corso per diventare guida ambientale. Quel corso mi ha cambiato la vita e l’ultima escursione è stata il culmine di quell’anno intenso e pieno di scoperte. Da Resceto fino al Monte Tambura a 1895 m s.l.m passando per la Lizza delle Gruzze, una strada usata per trasportare i blocchi di marmo a valle, via ripidissima, una delle più ripide del mondo, per poi scendere fino al rifugio Nello Conti e ritornare al paese attraverso proprio la Via Vandelli. Fatica e gioia! Ma allora ero allenatissima!

Ma quel nome, quella strada, quella storia sono spesso riapparsi negli anni successivi fino a quando con la mia amica e compagna di corso Caterina, non abbiamo scoperto la passione comune per i viaggi a piedi, fino a quando quest’anno nel decidere quale cammino fare d’estate senza alcun dubbio abbiamo scelto

Lei.
STOP! Fermi tutti!
La Via Vandelli? Ma siamo sicure? Ce la faremo?

170 km con più di 5000 m di dislivello in salita e anche le discese non sono da meno.
Beh, ne abbiamo superati di limiti in questi ultimi anni e se lo vogliamo testa e gambe ci portano
ovunque. Deciso, si parte!


La compagna di cammino

Cammino da sola nei boschi, ma i cammini di più giorni li ho sempre fatti con Caterina. Il trekking e
l’amore per la natura ci hanno fatte diventare amiche, nonostante la differenze di età, nonostante i nostri
caratterini molto particolari!
Sui sentieri ci sentiamo in sintonia, tra risate, silenzi, chiacchiere e malumori per i vari dolorini quotidiani,
ci rispettiamo e cerchiamo di venirci incontro anche se non sempre è così facile e il nostro mantra è:
vietato lamentarsi!

Il cammino mette alla prova, insegna, fa’ riflettere, rallenta i pensieri, porta lontano, fa’ diventare tutto più
chiaro e ridimensiona anche le “paturnie” della vita di ogni giorno; è il nostro modo di stare insieme,
lontano da tutti e da tutto ed è fondamentale in cammino essere con la persona giusta. E proprio sulla Via
Vandelli abbiamo brevettato un metodo infallibile per superare col sorriso i dislivelli impegnativi: ogni
100 m di dislivello in salita un balletto sul sentiero e via la fatica!!!


Tappa 01: Modena – Banzuola Nuova

La via è una. La via è scorre
Riprendo in mano il taccuino del viaggiatore che ho portato con me lungo il percorso e ripercorro a mente
ancora fresca uno dei cammini più belli che ho fatto fino ad adesso.

Parto da casa dei miei genitori a Firenze per raggiungere Modena con il treno e tutto inizia, dal Palazzo
Ducale, insieme a Caterina, la mia compagna di viandanza.
La città è una piccola perla dell’Emilia Romagna, con i suoi portici, le piccole viuzze, il duomo e la
bellissima Piazza Grande da cui svetta la Torre della Ghirlandina.
Girellando per Modena mi immagino Domenico Vandelli (che è anche l’inventore delle isoipse: le curve
di livello!!!) negli anni ’30 del 1700 che cammino tutto pensieroso scervellandosi su come poter realizzare
una strada tutta lastricata che colleghi il ducato di Modena al Mar Tirreno, attraversando due passi
appenninici a 1620 m! Follia? Si, ma ce l’ha fatta! E che strada!
La tappa fuori dalla città, lontano dall’asfalto, è un susseguirsi di sentieri, strade sterrate, carrarecce, ripide
salite e tratti pianeggianti che fanno riprendere il fiato. Il venticello piacevole allevia il caldo che inizia a
farsi sentire. Tutto intorno bei panorami soprattutto sui calanchi. La sosta all’ombra al Santuario di
Puianello, con merenda col dolce della mamma ci rilassa e ci fa’ affrontare gli ultimi km fino
all’agriturismo La Bizantina, dopo aver ammirato da lontano i curiosi “vulcani di fango”, chiamati “le
salse”. Le stranezze della natura!
All’agriturismo ci accoglie Giuseppina che insieme al marito ha un’azienda agricola con diversi ettari di
terreni coltivati a grano.
La cena è ottima, tutto fatto in casa, ci scoliamo mezzo litro di vino e chiacchieriamo con Maurizio e
Giorgio, due viandanti che ci seguiranno fino alla fine, ma a distanza! Noi dalla seconda tappa sveglia
all’alba e colazione al sacco!

Diario Via Vandelli

Tappa 02: Banzuola Nuova – Pavullo nel Frignano

La via parte. Da qualche parte. La via ondivaga.
Partendo presto la mattina evitiamo il caldo almeno nelle prime ore, iniziamo a salire piano piano e
iniziamo a incontrare i primi boschi di querce, che ringrazieremo quando il sole batterà più forte.
Per fortuna abbiamo trovato sempre le fontanelle d’acqua al momento giusto e ne abbiamo sempre
approfittato: per bere e per inzupparci ben bene!
Acqua, potassio e magnesio sono fondamentali!
Il primo paese che troviamo è San Dalmazio e arriviamo nella piazza principale passando sotto l’arco della
casa-torre proprio come faceva la via nel suo tracciato originale.
Alla locanda abbiamo fatto scorta di tigelle per il pranzo.

E poi prati, campi di grano ed erba medica infiniti, tantissime varietà di piante spontanee, mucche al
pascolo e l’appennino che si avvicina.
Ci imbattiamo, dopo un’aspra salita, nella cassetta de “I pensieri del viandante”, collocata in un
incantevole posticino all’ombra e lasciamo la traccia scritta del nostro passaggio.
Le viste sul paesaggio che cambia sono bellissime soprattutto quando appare in lontananza la rupe di
Miceno con la sua torre che ci segue negli ultimi km. Arriviamo a Pavullo, dove incontriamo nuovamente
un viandante visto all’inizio della tappa, di cui perderemo le tracce per sempre, perché andava come le
“palle di fuoco”!

Timbriamo la credenziale al Palazzo Ducale, ci beviamo un litro di acqua freschissima alla fontana
accanto alla chiesa e, non paghe, ci facciamo un alto km in salita per arrivare al B&B La Torricella, un
delizioso angolo di quiete.

La sera ridiscendiamo (!) in paese per cenare al ristorante dell’albergo Corsini: borlenghi
(che scoperta!), tortellini in brodo, tortellini alla panna e vino fresco! Top!

Diario Via Vandelli


Tappa 03: Pavullo nel Frignano – La Santona

La via attraversa. Terra. Uomini. Spirito
La terza tappa me la porto nel cuore e nelle gambe, forse la più difficile e faticosa, tra caldo e mal di
schiena… Però una delle tappe più belle, anche se non finiva più!
Questo cammino è diverso dagli altri proprio perché è un crescendo di bellezza e di stupore, di varietà di
paesaggi e boschi, di racconti e di leggende, di storia passata e recente, fino a toccare il culmine con le
Alpi Apuane e il mare.

Il primo incantevole borgo che incontriamo è Montecuccolo, con il castello e le case di pietra che
sovrastano il paese di Pavullo. Poi Monzone dove all’ombra dei cipressi di un cimitero ci riprendiamo
dalla fatica della ripida salita, tanto per cambiare!
E come diceva un professore del corso GAE: “ dove c’è un cimitero, c’è sempre una fontana!” Vero!
Attraversiamo uno splendido bosco di castagni che ci porterà al Ponte del Diavolo, un monolito naturale,
modellato dall’erosione a forma di arco. A me piace più credere alla favola del pastore che doveva dare la
sua anima al diavolo in cambio della costruzione di un ponte che lo avrebbe aiutato a raggiungere i suoi
terreni. Ma il diavolo, ammaliato dal ballo di un gruppo di streghe, si scordò di lui.
A Lama Mocogno addentiamo con avidità una fetta di cocomero dolcissima, passiamo dal murale che
rappresenta tutto il territorio del Frignano e sul tracciato settecentesco della via passiamo prima tra boschi
di querce, abeti e faggi e, dopo aver visto cavalli, asini e aver scritto i nostri pensieri sul “libro del
viandante”, dalla pineta ducale estense, fino a giungere finalmente a La Santona.
Stanche ma felici, nel bar del paese ci beviamo lo “spritz del Frignano”, leggermente rivisitato rispetto
all’originale!

Per finire stretching e riposo a La Conca d’oro, dove dormiamo in una stanza con una vista sul Monte
Cimone e poi cena da leccarsi i baffi!

Diario Via Vandelli


Tappa 04: La Santona – San Pellegrino in Alpe

La via sale. La via è sommersa. E riemerge.
Si inizia a volare! E questa tappa ci porterà ad oltrepassare il crinale dell’appennino tosco-emiliano fino a
poter vedere tutto il profilo delle Alpi Apuane, in tutto il loro splendore.
Rimaniamo sempre immerse nei boschi e incontriamo alcune perle di questo cammino: il Capanno Guerri,
appartenente alla tipologia delle capanne celtiche e La Frabbrica, un’oasi di pace e una delle più
importanti osterie della Via Vandelli, con una stele dedicata al duca e alle genti dell’appennino che lo
aiutarono nell’impresa. Poco dopo le case troviamo un’antica fontana con vasca di pietra del 1752, con
acqua freschissima e due fungaioli che ci fanno fare due risate con le loro battute.

E poi ancora tanto verde, fragoline di bosco, lamponi, il Monte Cimone che piano piano ci saluta, la
bellissima faggeta della Selva Romanesca e dopo 22 km il pezzo più duro ma anche più bello della tappa:
una salita spacca-gambe e piedi tutta sul selciato originale della via con le caratteristiche pietre.
La salita porta al passo del Lagadello a 1620 m e siamo in Toscana!

La discesa sull’asfalto verso San Pellegrino in Alpe è un continuo stupore. Eccole. Le Alpi Apuane che si
mostrano in tutto la loro bellezza e altezza! Il paese è il più alto dell’appennino ed è metà in Emilia
Romagna e metà in Toscana: il confine è anche all’interno delle case!
Le stanze dell’albergo L’Appennino sono da dimenticare però, come ogni sera, si mangia tanto e molto
bene. A tutto funghi!

Il passaggio sotto l’arco del santuario è un’emozione che resterà impressa nella mia mente per sempre,
osservo le creste delle Alpi Apuane, osservo il punto dove arriveremo tra due giorni, osservo un paesaggio
incredibile e rifletto: non vorrei essere in nessun altro posto. Mi godo il momento e faccio volare i
pensieri.

Diario Via Vandelli

Tappa 05: San Pellegrino in Alpe – Villetta San Romano


La via è foglie, sasso, erba, asfalto, terra e roccia.
Dopo la sveglia all’alba, ormai ci siamo abituate, guardiamo i magnifici colori creati dal sole sulle rocce
delle Apuane e iniziamo la nostra discesa di 1500 m immergendoci nelle terre della Garfagnana. Anche se
ci siamo svegliate molto presto il caldo si fa’ subito sentire e anche un po’ la stanchezza. Infatti dopo aver
attraversato il bosco a fianco del torrente Esarulo, aver visto tutti i canali che servivano gli antichi mulini
e dopo la salita sulle rampe di sassi che ci portano a Pieve Fosciana, ci riposiamo in un bar all’ombra per
una mezz’ora. Il piccolo paese è molto carino con i suoi vicoli stretti e le case signorili e ci sembra di
essere già a buon punto.

Ma superato Castelnuovo Garfagnana inizia un tratto abbastanza lungo sull’asfalto della provinciale tutto
sotto sole che ci farà mandare un sacco di accidenti a Giulio Ferrari e Domenico Vandelli!
Pontecosi, dove purtroppo hanno svuotato la diga, ci appare come un miracolo e anche il chiosco accanto
al “lago che non c’è” in cui ci fermiamo per bere una Coca-Cola ( non la bevo mai perché boicotto le
multinazionali, ma ci ha rimesse al mondo!)

Spero tanto che la diga e il lago vengano ripristinati presto perché così appare tutto un po’ desolato,
abbandonato e anche gli esercizi commerciali stanno tutti chiudendo.
Finita la pausa mettiamo il turbo e arriviamo a Villetta San Romano dove ci aspettano i ragazzi
dell’Albergo il Grotto, relax e cena sulla terrazza con vista, pensando già al giorno dopo e al Passo della
Tambura!

Diario Via Vandelli

Tappa 06: Villetta San Romano – Rifugio Nello Conti ( Campaniletti)

La via è perduta. La via fa’ ritrovare.
La tappa tanto temuta da tutti è arrivata. Ci aspettano 18 km con 1380 m di dislivello positivo, di cui 3 km
con 500 m, per arrivare al Passo della Tambura.
Ohi, ohi! Un po’ di ansia ma oggi stranamente sto benissimo, nessun dolorino fastidioso e si parte alle
4.30! Co’ i’ buio!
La torcia frontale ci aiuta a scendere dal paese per andare verso Poggio e attraversiamo il famoso ponte
sulla ferrovia senza vedere nulla! Solo un ghiro ci fa’ sentire il suo verso inconfondibile!

La tappa è senza dubbio la più bella ( anche se ognuna ha le sue particolarità), a cominciare dal lago di
Vagli, che nasconde un paese sommerso, Fabbriche di Careggine, dal riflesso delle Apuane sull’acqua e da
una natura rigogliosissima.
Alcune nuvole ci seguiranno fino alla cima, ma almeno non abbiamo fatto le bolle!
Dopo Vagli di Sopra inizia l’erta e lunga salita nella valle dell’Arnetola che ci porterà al Passo della
Tambura a 1620 m. Se non ci fossero state tre escursioniste francesi che mi hanno terrorizzato dicendo
che erano morte di paura per un pezzo troppo esposto vicino al rifugio, tutto sarebbe filato liscio. Perché
la salita è dura ma non impossibile e mentre saliamo entriamo proprio dentro le montagne, con dei
panorami tutto intorno a noi che fanno dimenticare la fatica.
(p.s. Il pezzo esposto non esisteva…!)

Durante la salita i nostri piedi poggiano sempre sulle pietre del tracciato originale e a parte lo scempio
delle cave di marmo, dove posi gli occhi è tutto una meraviglia.
Il Passo della Tambura è una conquista, foto di rito, e poi giù in mezzo alle nuvola, passiamo dalla
Finestra Vandelli, dalle guglie dei Campaniletti e arriviamo al rifugio Nello Conti.
Il rifugio. Il paradiso dei rifugi. Le nuvole piano piano si dissolvono e il cielo si apre per mostrarci tutto
lo splendore di una vista che non si può descrivere e che commuove per la sua bellezza. Le Apuane che
corrono fino al Mar Tirreno, dove in lontananza si vedono anche l’isola di Gorgona e di Capraia e al
tramonto le rocce che diventano da arancioni a rosa.

Quella vista, la pace, il silenzio e i suoni delle campanelle delle capre riconciliano col mondo, che in
questo momento storico è molto lontano dall’essere in pace.
Il rifugio è gestito in maniera impeccabile da Luca e i suoi due collaboratori, cercando di creare il minor
impatto possibile con l’ambiente circostante, cercando di mantenere il posto “magico”.
Ritroviamo Maurizio e Giorgio, conosciamo Marco, un signore di Cecina, tre corridori di Pistoia, quattro
ragazze olandesi e mangiamo e dormiamo tutti insieme.
Con Marco abbiamo anche giocato a burraco, aspettando la cena: il torneo NELLO – VANDELLI.
Poi tutti a nanna e vista la stanchezza, i vari rumorini notturni non ci hanno minimamente disturbate!

Tappa 07: Rifugio Nello Conti ( Campaniletti) – Massa

Io percorrerò la via.
Ci alziamo in silenzio per non disturbare gli altri viandanti. Colazione con una buonissima fetta di crostata
e apriamo la porta del rifugio. Al fresco dell’alba osserviamo per l’ultima volta quel paesaggio incantato e
iniziamo a camminare, già con la malinconia, perché questa purtroppo è l’ultima tappa. Facciamo tutto il
percorso insieme a Marco, simpatico e chiacchierone. Sta spuntando il sole e la discesa sulla via selciata è
spettacolare. Si possono ancora vedere gli imponenti muri a secco che sorreggono la strada e tra fioriture
colorate, alberi montani e i nostri passi attenti a non inciampare, lasciamo le Alpi Apuane alle nostre spalle.
Passiamo dalla località Le Teste, chiamata così perché qui venivano esposte le teste dei briganti catturati
sulla via e penso a quanta storia è passata su questa strada. Quanti uomini, donne, animali hanno
calpestato queste pietre. Quanti ribelli, partigiani e mogli ( le donne del sale) hanno trovato rifugio e una
via sicura tra i sentieri di queste montagne.
Arrivati a Resceto, il signor Loris e sua moglie, che gestiscono l’unico bar del paese, ci preparano un
panino al prosciutto e sono solo le 8!

Fino a Canevara percorriamo alcuni km sull’asfalto molto piacevoli, sia per far riposare i piedi, sia perché
accanto a noi scorre il torrente Frigido con le sue piscine naturali dall’acqua di un celeste limpidissimo.
Giungiamo a Canevara e da qui inizia il caratteristico tratto de “il sentiero delle miniere”, dove la signora
Anna ogni mattina va’ a lasciare i suoi bellissimi sassi dipinti che saranno un ricordo prezioso per tutti i
viandanti a pochi km dalla meta. Il sasso che ho trovato ha dipinta una piccola volpe, il sasso giusto per
me.

L’arrivo a Massa, in piazza degli Aranci, dove davanti al Palazzo Ducale si conclude la nostra via è
intenso e caldo e forse già proiettato al giorno dopo, al rientro a lavoro.
Il bagno al mare a Marina di Massa ci libera da tutte le fatiche, la gioia invece rimane e anche il sorriso
disincantato sul viso che credo rimarrà per molto tempo. E rimane anche quella sensazione che può capire
solo chi cammina: di aver vissuto un’esperienza unica e indimenticabile, solo con la propria testa, le
proprie gambe e il proprio cuore aperto vero l’altro.
Questo cammino è uno dei Cammini con la C maiuscola: la Via è una. Io ho percorso la via.
Elisa Leoncini – I sentieri della volpe

Grazie a Giulio Ferrari per aver riscoperto la via e averla resa cammino per viandanti, uno dei più bei
cammini che ho percorso
La mia Via è:
Silenzi e suoni della natura
Un altro cammino con la Cate
Fragoline di bosco e lamponi
L’abbaio del capriolo tra i boschi
Faggete castagneti pinete campi di grano
Tortellini in brodo a La Conca d’oro a La Santona
I balletti ogni 100 m di dislivello!
Il passaggio sotto l’arco di San Pellegrino in Alpe
La sveglia alle 3.50 per la tappa della Tambura
Ritrovare le Alpi Apuane meravigliose come sempre
L’arrivo al passo della Tambura dopo una salita tanto bella quanto faticosa ( ma pensavo peggio!)
Il torneo di burraco con Marco e la Cate al rifugio
La vista mozzafiato al tramonto dal Nello Conti fino al Mar Tirreno con Gorgona e Capraia in lontananza
Il panino col prosciutto a Resceto alle 8 di mattina dopo la discesa sul tracciato originale
I mille colori delle fioriture
I soliti dolorini
Il sudore fin dentro le mutande!
La fatica e la gioia
Il lago di Vagli che nasconde un paese sotto l’acqua
Il sottovalutarmi sempre e vedere che se lo voglio gambe e testa mi portano ovunque
Le donne del sale durante la guerra
Briganti e partigiani
Le acque limpidissime del torrente Frigido
Il sasso giusto per me fatto dalla bravissima Anna
L’arrivo in Piazza degli Aranci a Massa
Il tuffo nel mare!

Le citazioni all’inizio di ogni tappa fanno parte della poesia scritta da Giulio Ferrari

diario via vandelli
Articolo di
Elisa Leoncini

 

Mi chiamo Elisa, archeologa, bibliotecaria e… guida ambientale escursionistica.
Tutte le esperienze della mia vita, incontri, luoghi, sensazioni ed emozioni mi hanno portato a vedere con occhi diversi e orecchie più attente la natura e l’ambiente che mi circondano, capendo che attraversandoli a passo lento si può scoprire e conoscere chi siamo, dove viviamo e tutte le storie che hanno da raccontarci i sentieri che percorriamo.
E’ questo il messaggio che vorrei trasmettere a chi mi vorrà seguire!
Vivendo nel cuore del Chianti, propongo itinerari tra paesaggi, boschi, storia e tradizioni, alla riscoperta di un territorio che non è solo sinonimo di “vino”!