Oltre la comfort zone – Vi racconto la mia Via degli Dei
Ciao Camminatori! Siamo felicissimi di condividere con voi il racconto del cammino da Bologna a Firenze scritto da Sara, che ha condiviso con tutta la community. Un viaggio intenso, pieno di imprevisti, riflessioni e momenti di crescita. Grazie ancora Sara, per avercelo raccontato e ricordato quanto sia prezioso mettersi in gioco e uscire dalla propria comfort zone.
Prima di iniziare con il racconto, vi ricordiamo che tutti voi potete raccontare la vostra esperienza in cammino con la community scrivendoci alla nostra mail info@camminiditalia.org, inoltre potete condividerla all’interno della community Facebook.
La Via degli dei di Sara
“È pericoloso, Sara, uscire dalla porta. Ti metti in strada, e se non dirigi bene i piedi, non si sa dove puoi finire spazzata via.”
La celebre frase di Bilbo Beggins un po’ adattata e dedicata a me stessa. Ho sempre amato il mondo del signore degli anelli e le avventure che hanno vissuto i protagonisti, e posso dire di essermi sentita un po’ in quel mondo durante questa mio viaggio. In primis perché è stato il mio primo viaggio da sola, sono partita da sola con tutte le mie paure e le mie ansie, ma tornando indietro lo rifarei sicuramente. Sono uscita dalla mia comfort zone ed ho affrontato quello che mi spaventava, già solo per questo sono molto contenta. Il mio cammino da Bologna a Firenze è durato cinque giorni, con molti imprevisti; come direbbe il vecchio Jack “Complicazioni sono sopraggiunte, ma superate”. Ecco questo è stato un po’ il mio spirito durante il mio cammino, un po’ Pirati dei Caraibi, un po’ Signore degli anelli. Che dire, per me, una combo perfetta.
Il diario del cammino di Sara
“È pericoloso, Sara, uscire dalla porta. Ti metti in strada, e se non dirigi bene i piedi, non si sa dove puoi finire spazzata via.”
La celebre frase di Bilbo Baggins, un po’ adattata, la dedico a me stessa. Ho sempre amato il mondo del Signore degli Anelli e le avventure dei suoi protagonisti, e posso dire di essermi sentita un po’ in quel mondo durante questo viaggio. È stato il mio primo viaggio da sola, accompagnata dalle mie paure e ansie, ma col senno di poi lo rifarei senza esitazione. Ho affrontato ciò che mi spaventava, e già solo per questo sono molto contenta.
Il mio cammino da Bologna a Firenze è durato cinque giorni, con molti imprevisti. Come direbbe il vecchio Jack: “Complicazioni sono sopraggiunte, ma superate”. Un po’ Pirati dei Caraibi, un po’ Signore degli Anelli — una combo perfetta per me.
Pronti ad immergervi nel cammino di Sara?! Vi ricordiamo, di scaricare l’app di Cammini d’Italia prima di partire! In un’unica app avete tutte le tracce dei cammini italiani, vi permette di navigare (anche in modalità offline!). Ve ne parliamo a questo link!
1ª Tappa: Bologna – Brento
Primo giorno, sveglia all’alba, dopo una notte non proprio tranquilla per l’ignoto viaggio che stava iniziando e con le mille domande annesse sulla mia sopravvivenza, ma le ho dovute accantonare per andare in stazione a Milano centrale verso il mio trenino delle 6.30. Arrivo un po’ in anticipo e rimango in attesa che esca il numero del binario. 6.10 non esce, 6.15 non esce. 6.20 non esce.. penso “certo che proprio all’ultimo qui!”.. Alle 6.25 sento “il treno regionale blablabla (il mio) sta partendo dal binario 23” COOSAA?! Ma come è possibile?! Menomale che quella mattina non avevo voglia di ascoltare la musica e non avevo le cuffie sennò sicuro non avrei sentito e avrei perso il treno!! Quindi via di corsa con tutta la marea di gente nella mia stessa situazione, ma io con uno zaino di 10 kg in più! Una bella corsetta con pesi di prima mattina, come non iniziare al meglio il mio viaggio in solitaria?!
Dopo tre orette arrivo a Bologna e che dire, al posto del sole previsto dal meteo, mi accoglie una bella giornata di pioggia! Ottimo! Procedo con il mio bell’impermeabile verso l’infopoint per prendere le credenziali e lì mi consigliano di non seguire la via degli dei dopo il santuario di San Luca, causa tratto impraticabile per l’enorme quantità di fango e pioggia, ma di tornare indietro e passare per i paesi. Seguo il consiglio e dopo una lunga faticosa salita a gradini per arrivare al santuario mi godo la visuale (nebbia completa), prendo il meritato timbro e torno indietro. 10 km fatti senza essermi mossa da Bologna! Ma un ulteriore imprevisto è dietro l’angolo: mi chiama il gestore dell’ostello dove sarei dovuta andare a dormire quella notte dicendomi che a causa di un guasto a corrente e acqua per via delle alluvioni, non avrebbe potuto ospitarmi quella notte.
E io dove dormo?!
Ma, molto fiera di me, rispetto al mio solito, non mi faccio prendere dal panico e inizio a chiamare altri posti, da qualche parte avrei dovuto dormire. Peccato che mi dicono tutti che sono pieni, ero pronta a dire al signore del primo ostello di ospitarmi a casa sua, ma per fortuna trovo posto in una camerata di un b&b. Solamente che questa struttura si trova nel paese dopo a quello dove inizialmente avevo prenotato e quindi avrei dovuto camminare più km.
Nel mentre io stavo procedendo il cammino ormai “mio cammino” e non via degli dei perché stavo improvvisando strade nei paesi seguendo Google Maps per poi ricongiungermi alla via dopo il pezzo fangoso evitato. Ringraziamo l’invenzione del power bank perché il telefono mi stava già scaricando. Mentre sono a Casalecchio mi richiama la signora dove avevo appena prenotato e mi chiede dove mi trovassi. Le dico Casalecchio e mi risponde che mi consiglia di prendere il treno per almeno un pezzetto perché era tardi e secondo lei non ce l’avrei fatta ad arrivare all’orario di cena.
19/19.30 tassativo!
Decido di ascoltare il consiglio e di prendere il treno per una fermata giusto da togliere 6/7 km. Devo ammettere che per orgoglio non lo avrei fatto, avrei voluto camminare tutto il tempo, ma ho imparato che per me fare questo cammino non è stato solo camminare, è stato tanto significativo il problem solving, il cambiare i piani, trovare soluzioni, adattarmi, e vedere le cose in diverse prospettive.
Prendo il treno e vorrei lasciarvi l’immagine di un angioletto come me abbracciata al suo unico avere, uno zaino, completamente circondata da maranza (i ragazzini di oggi), di cui uno mi ha dato pure del “lei”!
Percorro solo una fermata e poi riprendo la via improvvisata a piedi ma sempre su strada asfaltata fino a Sasso Marconi dove mi ricongiungo finalmente al percorso vero.
“Basta asfalto, finalmente un po’ di natura!”. Eccallà! Fango ovunque, scivolata e sporcata non so quante volte. Però da noi si dice che finché non appoggi il sedere per terra non sei caduta, quindi scivolata tanto ma caduta mai!
Procedo in questo modo molto goffo, parlando e cantando da sola, perché solo con filosofia si poteva prendere quella situazione, finché non ho la prima interazione umana con un signore e successivamente con un ragazzo spagnolo. Il panorama sempre molto uggioso e nebbioso però boschi e prati si vedevano, qualcosina.
Ore 16.00 giungo al B&B e dopo i meritati doccia e riposo si cena! Tutto molto buono e molto gentili, un posto davvero ospitale e accogliente, anche dal punto di vista del design, molto bello! Ma soprattutto è il momento in cui tutti noi pellegrini facciamo amicizia, ci conosciamo e passiamo ore a parlare. È stata una bellissima sensazione, per la prima volta in un posto da sola, eppure mi sentivo coinvolta fin da subito e desiderosa di chiacchierare e farmi coinvolgere! Ho provato un grande senso di solidarietà, il capirsi l’un l’altro dato che ci trovavamo nella stessa situazione, leggerezza e sostegno. Insomma tante belle vibes sociali, che ultimamente nella mia vita a casa stavo un po’ perdendo.
E per concludere la serata ho iniziato a fare yoga/stretching e inaspettatamente si sono uniti tutti gli altri camminatori ed è stato davvero bello, coinvolgente. Inutile dire che gli host ci hanno detto che una cosa del genere non era mai capitata.
2ª Tappa: Brento – Madonna dei Fornelli
Dopo il primo giorno scombussolante devo dire che i giorni successivi sono stati relativamente più tranquilli. Partenza con un timido sole e percorso molto carino tra boschi e paesini, ben segnalato. Ma nonostante questo sono riuscita a perdermi in un sentiero montagnoso, quindi aumentando i metri di dislivello della giornata. Riesco a ricongiungermi con il sentiero grazie all’utilizzo sia di Google Maps e le tracce gpx. Trovo anche la compagnia di due signori, e insieme ai bei panorami arriviamo al nostro alloggio. Lungo questa tappa ho anche trovato molto piacevole una casetta allestita per concedersi un momento di riposo con panchine e libri da leggere. Molto particolare un quadernino scritto a mano con una trentina di domande personali dove chiunque può scrivere la propria risposta. Mi hanno molto colpito le risposte sincere e a cuore aperto delle persone, alcune in linea con la mia situazione personale. E così mi sono sentita meno sola in quel momento e in quella situazione, di quanto mi sentissi più sola in mezzo alla gente.
3ª Tappa: Madonna dei Fornelli – Monte di Fo
Giornatina uggiosa con meno chilometri ma con più metri di dislivello. Rifornimento per il pranzo con l’acquisto di un paninetto all’alimentari del paese e qui mi permetto di dire che comunque i cammini, una volta percorsi per spiritualità o ricerca personale, oggi stanno diventando molto di moda e percorsi appunto per moda. Questo comporta un marciarsi su di questi paesi sui camminatori, perché sono consapevole che probabilmente senza le presenze dei cammini in questi paesini non è che ci sarebbe molto e quindi hanno grandi entrate da questi, però quattro euro per un panino mi sembra un po’ eccessivo ecco. Secondo me fare un cammino oggi non è più così molto low cost come magari lo era qualche anno fa, sia per gli alloggi che per i pasti, sicuramente non si spende un capitale ma non è nemmeno così economico.
Tralasciando questa piccola constatazione, procedo il cammino in compagnia e il clima della giornata regala dei panorami unici. In particolare mi ha molto colpito la nebbiolina sui vasti prati e all’interno del bosco. Tra i fitti alberi immersi nella nebbia sembrava di essere in un altro mondo, in un altro tempo. Il mondo moderno al di fuori era impercettibile, poteva anche essersi fermato o scomparso.
Qui ho imparato, nonostante io sia una fan del sole, ad apprezzare anche il brutto tempo, perché mi ha regalato il giusto mood per una riflessione interiore.
Tappa percorsa principalmente nel bosco fino ad arrivare (dopo l’ultimo tratto sotto la pioggia e nel fango) al campeggio che mi avrebbe ospitato quella notte. Qui facevano tappa la maggior parte degli altri che avevo conosciuto e quindi abbiamo potuto fare una cena tutti insieme chiacchierando davvero molto. È bello scambiarsi racconti ed esperienze di vite. Per me è stato significativo anche questo nel mio cammino, oltre al sentirmi fiera per aver affrontato tanti chilometri con uno zaino pesante, ad essere partita da sola, all’aver affrontato imprevisti, lo sono perché mi sono di nuovo messa in gioco raccontando di me a sconosciuti e interagendo in maniera spontanea. Questo sicuramente vorrei riportalo nella mia vita di tutti i giorni.
Vi sta piacendo il cammino di Sara?! Se non avete idea da dove iniziare ma volete partire vi ricordiamo che abbiamo scritto e pubblicato “La guida al primo cammino“
4ª Tappa: Monte di Fo – San Piero a Sieve
Partenza in notturna con le torce in compagnia di tre signori. Abbiamo deciso di partire molto presto con l’intenzione di evitare l’abbondante pioggia che il meteo prevedeva dopo mezzogiorno, quindi percorrere tutta la tappa in mattinata e arrivare per l’ora di pranzo a San Piero a Sieve. Tappa che prevedeva sia tratti nella natura sia su asfalto tra paesi. Con la pioggia camminare sull’asfalto evita il fango e possibili scivoloni.
Sì perché la pioggia l’abbiamo presa, tentativo di evitarla fallito.
La pioggia ha anticipato e invece di arrivare all’ora di pranzo ha iniziato verso le dieci, in alcuni momenti anche in modo sostanzioso. A fine tappa eravamo proprio dei pulcini bagnati, nonostante impermeabile, copertura per zaino o poncho. Quanta pioggia! Quanto fango! (Ho scherzosamente ricreato la scena del “Tu non puoi passare” di Gandalf). E anche le mutande avevo bagnate! Durante la pausa di mezzogiorno sotto i portici di una chiesa, tutta fradicia, devo ammettere di aver avuto un momento un po’ di sconforto, ma le chiacchiere, gli argomenti interessanti e un po’ di musica hanno risollevato il morale. Fattore molto incentivante anche il pensiero della doccia calda che mi aspettava all’arrivo.
Il fango e la pioggia fanno apprezzare davvero tanto le docce calde.
La vista del paese d’arrivo e del mio hotel sono stati davvero un miraggio! San Piero a Sieve è un paese più grande rispetto ai precedenti e quindi ci sono più scelte di dove poter dormire e mangiare. Perciò per cena, pizza super meritata!
5ª Tappa: San Piero a Sieve – Firenze
“The last but not the least”
Ultimo giorno, partenza di nuovo con il buio perché 37 chilometri occupano tante ore! Ammetto che l’idea di questa tappa mi aveva un pochino spaventato perché i chilometri erano davvero tanti e le ore filate di cammino anche, considerando la stanchezza accumulata dei giorni precedenti e sempre il peso costante dello zaino. Ulteriore pensiero era il fatto che dovessi arrivare tassativamente nel tardo pomeriggio a Firenze per poter prendere poi un mezzo per tornare a casa, fino all’ultimo non definito perché non sapevo l’orario preciso di arrivo e quindi cosa e a che ora prenotare.
Ma accantono la preoccupazione per godermi al massimo gli ultimi momenti. In questi 37 chilometri i paesaggi che si trovano sono davvero diversi: colline, boschi, borghetti, chiese e paesi; ma il momento più significativo è stato poco dopo il convento quando finalmente si intravede per la prima volta Firenze in lontananza e nel distinguere la Cupola di Brunelleschi mi si è stampato un sorriso enorme, è davvero una bellissima sensazione, dopo tanti chilometri e tutto quello che è successo vedere la destinazione, sa proprio di “ce l’ho fatta”. Lo senti nel cuore. Comunque da quel momento mancano ancora circa venti chilometri, ma per qualcuno di essi si riesce a godere della visuale del paese di Fiesole e di Firenze dall’alto. Da Fiesole poi, si vede Firenze dall’alto più vicina e lì mi sono concessa un po’ di minuti di ammirazione e di immagazzinamento di tutto il mio percorso. Guardo ora la città con occhi diversi, rappresenterà per sempre il mio arrivo, fisico e di alcuni insegnamenti e conclusioni personali.
Dopo Fiesole la strada è tutta su asfalto e in discesa, e finalmente intorno alle 16.00 arrivo nella piazza del duomo, detonata ma soddisfatta, con il cuore più leggero.
Questo cammino mi ha portato ad uscire dalla mia comfort zone, ho avuto la motivazione e il coraggio di farlo, e lungo quei sentieri in solitaria ho ragionato su aspetti e sensazioni della mia vita, ho vissuto cose e soprattutto le modalità in cui ho affrontato quelle cose, le conclusioni che ho tratto, che spero di riuscire a riportarle nella mia vita di tutti i giorni.