Padre e figlia fino al Finibus Terrae: il Cammino del Salento di Roberto e Martina
Immagina di essere un padre, e di realizzare il sogno di condividere un cammino con tua figlia. Perchè, è proprio così, c’è qualcosa di speciale nei cammini fatti insieme, passo dopo passo, quando il tempo rallenta e il paesaggio diventa una conversazione e l’occasione per unirsi sempre più. Roberto e Martina, due intrepidi camminatori, hanno scelto di percorrere la Via dei Borghi del Cammino del Salento, da Lecce a Santa Maria di Leuca, attraversando campagne rosse di terra e uliveti segnati dal vento, paesi dove in piazze assolate risuona la pizzica salentina. Nel loro diario c’è tutto: il caldo, le soste improvvisate, le frecce arancioni scomparse, i fichi raccolti lungo la strada, i sorrisi della gente, il mare che si avvicina tappa dopo tappa. Un racconto vero e pieno di vita, dove il Salento si mostra per quello che è, ovvero una terra che accoglie, che stanca e che resta dentro, ma soprattutto il racconto sincero di un’esperienza che va oltre la meta: un cammino familiare, fatto di fatica, risate e meraviglia quotidiana. Un viaggio che parte da Lecce e finisce “Finibus Terrae”, ma che in realtà, come tutti i cammini, non finisce davvero.
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Introduzione
Ad esempio a noi piace il sud. Lecce, punto di partenza del Cammino del Salento, si può raggiungere in diversi modi, auto, treno… noi, io è mia figlia Martina, abbiamo scelto l’aereo da Genova a Brindisi. Dall’aeroporto di Brindisi si può raggiungere Lecce con un autobus della Cotrap, i biglietti si possono fare anche a bordo oltre che in edicola in aeroporto, che in una quarantina di minuti arriva al terminal autobus di Lecce in piazza Carmelo Bene. Questa piazza è piuttosto centrale e in pochi minuti si può raggiungere Porta Napoli, una delle porte che immettono nel centro storico della città.
Noi siamo arrivati a Lecce a metà pomeriggio e abbiamo raggiunto il nostro B&B per depositare gli zaini, abbiamo aspettato fin verso le 18, soprattutto per il caldo, e poi siamo andati a passeggio nel centro storico entrando da Porta Rudiae che immette direttamente in via Giuseppe Libertini la principale direttrice che immette in città e conduce in Piazza Sant’Oronzo, il cuore cittadino.
L’impatto è assolutamente positivo, il tipico colore chiaro della pietra salentina abbaglia e affascina. Palazzi, chiese, piazzette, molti bar e ristoranti, molti negozi, alcuni caratteristici altri meno. Su tutti gli artigiani che lavorano la cartapesta e le pasticcerie con il tipico “pasticciotto” una autentica star del Salento. Il tempo per un aperitivo, qualche giro per zone meno turistiche del centro e poi a cena per un primo incontro con la cucina salentina.
Il cammino del Salento offre due opzioni, la Via del Mare è la Via dei Borghi che dopo una partenza differente si riuniscono dopo tre tappe. Noi abbiamo scelto la Via dei Borghi ricercando qualcosa di meno turistico e, a nostro parere il cammino ci ha dato ragione.
Tappa 01: Lecce – Sternatia
22 km
Partiamo al mattino con molta calma, come da una filosofia di viaggio che si siamo dati, dopo una piacevole colazione nel nostro B&B gestito da un fantastico avvocato che ritroveremo a fine cammino. Gli zaini, nostri compagni di viaggio, sono da 40 litri e contengono il necessario, forse qualcosa di più, magliette e biancheria, costume da bagno, un telo da mare leggero, un cambio per la sera, una leggera giacca antivento, infradito, “granchietti” per fare il bagno negli scogli, il necessario per la toilette, cavi per il telefono e una power bank, un kit sanitario con provvidenziali cerotti, la borraccia.
Ogni cammino inizia dallo zaino: scopri la nostra Guida al primo cammino, per partire leggeri ma pronti a tutto.
Un altro compagno di viaggio è il passaporto del pellegrino che preventivamente avevamo richiesto ai promotori del cammino sul loro sito ufficiale contenente informazioni sul percorso e soprattutto gli spazi per gli ambiti timbri che attestando le mete raggiunte costituiscono anche un bellissimo ricordo. Sempre dai promotori abbiamo avuto anche le tracce GPX che integrano le frecce arancioni talvolta mancanti.
Ciò detto si parte. Il cammino inizia da Porta Napoli che raggiungiamo in pochi minuti, dopo le foto di rito, attraversiamo Lecce, questa volta non più da turisti ma da camminatori. Lasciata la periferia raggiungiamo finalmente la campagna e cominciamo a prendere confidenza con un ambiente che ci accompagnerà nei prossimi giorni. Uliveti, purtroppo molti con ancora i segni della Xilella che ha imperversato in lungo e in largo ma anche molte nuove piantumazioni e altri superstiti. Terreno prevalentemente rosso, pietroso. Muretti a secco ovunque e trulli a base quadrata e terrazzati che abbiamo imparato essere tipici del Salento e che si chiamano pajare. Poi more e fichi per rinfrancarci nel cammino.

Moltissimi fichi d’india una vera macchia di colore ovunque. Difficile in questo contesto non farsi tornare alla mente la canzone di Rino Gaetano “Ad esempio a me piace il Sud” che potrebbe benissimo essere la colonna sonora del nostro cammino. Il primo paese che incontriamo e San Cesario di Lecce che ci mette di fronte a una realtà urbanistica e architettonica che ritroveremo per tutto il viaggio, case basse, simili le une con le altre, strade in apparenza tutte uguali convergenti verso un centro, generalmente costituito da una grande piazza con importanti ed antichi edifici religiosi e civili, tutti estremamente sovradimensionati a testimonianza di un passato importante.
Queste caratteristiche le ritroveremo più o meno uguali ovunque siamo passati. Ma prima di poter arrivare in centro ci troviamo ad affrontare un primo problema, il GPX ci dice di attraversare la ferrovia ad un passaggio a livello ma qui è stato costruito un muro e dobbiamo cercare una alternativa che troviamo in un sottopasso poco più lontano. Il primo timbro dopo quello di Lecce lo facciamo a San Donato di Lecce dove ci fermiamo per uno spuntino.

A questo punto mancano circa 7 chilometri, sono le 14,30 e fa molto caldo. Riprendiamo verso Sternatìa nostra meta finale di oggi e circa a metà strada arriviamo alla piccola chiesa Madonna della Neve che nella parte più antica presenta pregevoli affreschi di sante e santi del 1400. Arriviamo a Sternatìa verso le 18 e la signora del nostro B&B (un altro avvocato) ci accoglie con acqua fresca, uva e tarallucci, cosa chiedere di più? Sternatìa ha un bel centro storico ricco di palazzi nobiliari e chiese qui si parla il griko salentino, una lingua greco-italiota. Alla sera facciano il timbro sul passaporto e andiamo in una pizzeria che ci sorprenderà positivamente.
Tappa 02: Sternatia – Corigliano d’Otranto
20 km
Facciamo colazione in un bar nella piazza di Sternatìa, momento sempre interessante per avvicinarsi alla realtà sociale dei paesi, e partiamo fermandoci subito a visitare la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta dove il parroco, gentilissimo, ci da informazioni sul paese e sui suoi parrocchiani. Lasciamo in centro storico di Sternatìa da Porta Filìa ma prima di addentrarci nelle campagne compriamo delle cartoline e dei francobolli, oggetti d’altri tempi ma che ben si addicono a dei camminatori e ci riproponiamo di scriverle alla sera. Dopo poco camminiamo per un paesaggio pianeggiante e brullo, poca vegetazione, qualche pajara, la linea ferroviaria che attraversiamo più volte.
Quasi subito arriviamo a Soleto e approfittiamo per berci un “caffè leccese”, caffè in ghiaccio con sciroppo di mandorle, esperienza che il parroco di Sternatia ci aveva raccomandato e che ci soddisfa. Tra Soleto e Galatina abbiamo il nostro secondo imprevisto, le frecce arancioni ci portano verso una strada sbarrate e il GPX non riconosce i luoghi, allora camminiamo a vista tagliando per i campi e dopo qualche centinaia di metri ritroviamo il percorso. Dopo questo imprevisto arriviamo a Galatina, “patria del pasticciotto” il dolce tipico del Salento fatto di pasta frolla farcita di crema pasticciera ma con molte altre varianti nel ripieno, crema e amarena, pistacchio.
Ne esistono in diverse grandezze e fanno bella mostra nelle vetrine di bar e pasticcerie. Noi ci siamo seduti in un bar in un bar in piazza davanti alla Basilica di Santa Caterina di Alessandria, una facciata che sotto il sole dell’una è una gioia per gli occhi, qui facciamo anche il nostro quarto timbro. Il centro di Galatina è vivace, turisti, gente del posto, luminare in onore di “Santu Paulu” che si invoca per proteggersi dal morso della taranta. Un altro caffè leccese e siamo di nuovo in cammino. Mancano 10 chilometri alla nostra meta di tappa.
Oggi nel cielo ci sono molte nuvole e il calore è mitigato da un vento discretamente forte. Percorriamo diverse strade di campagna tra campi e uliveti e arriviamo ad una grande pineta attraversata da uno sterrato ampio, qui incontriamo un gattino senza coda che ci segue per un po’ per la gioia di Martina. Usciti dalla pineta non manca moltissimo e proseguiamo su una strada asfaltata che ci porta a Corigliano d’Otranto. La prima impressione è la stessa che abbiamo avuto entrando negli altri paesi case basse, simili tra loro e anche qui all’improvviso il panorama si allarga e ci troviamo in una piazza alberata con sullo sfondo un grande castello.

E’ il Castello de’ Monti, esempio del passaggio dalle torri quadre medievali a quelle rotonde rinascimentali e come le fortezze nel XVI secolo si adeguarono all’arrivo della polvere da sparo nelle guerre. Edificio imponente circondata da un profondo fossato, è qui che ci rechiamo per il timbro. Attualmente ospita degli eventi artistici sotto il nome di Castello Volante. Da piazza Castello attraverso una stretta porta entriamo nel centro storico e arriviamo nel nostro B&B molto accogliente. Cena nei pressi di Piazza Castello e qui a mio giudizio consumiamo la nostra cena migliore con insalata Grika, fave e cicoria, maritati con salsiccia, melanzane, pomodoro e rucola, polpette al sugo, spumone e torta sbrisolona rivisitata fatta dal proprietario del ristorante. Tutto veramente ottimo. In particolare i maritati, piatto tipico dei matrimoni, che unisce assieme orecchiette e maccheroncini.
Tappa 03: Corigliano d’Otranto – Otranto
27 km
Anche qui facciamo colazione nel bar più vicino osservando il via vai molto rilassante degli avventori, torniamo a prendere gli zaini e ci mettiamo in moto per la terza tappa, un po’ preoccupati per quella che sarà una lunghezza record per il nostro cammino, quasi 30 chilometri, meta finale Otranto e il mare. Il proprietario del B&B appena tornato dall’orto ci regala due manciate di pomodorini dolcissimi… anche questo è Salento. Imbuchiamo le cartoline e siamo in cammino. Dopo poco più di tre chilometri arriviamo a Melpigniano, altro comune della Grecia Salentina, città famosa per l’estrazione della pietra leccese che caratterizza l’edilizia del Salento e per La Notte della Taranta, il concerto che conclude il festival itinerante per le città salentine.
E’ appena piovuto quando arriviamo a Melpignano e arriviamo proprio sul grande piazzale dell’ex Convento degli Agostiniani che tradizionalmente ospita l’evento. L’erba del pratone luccica carica di pioggia sotto il sole, grandi pozzanghere riflettono la facciata della chiesa dell’ex convento. In giro neanche una persona, questa è stata la caratteristica di questi primo tre giorni di cammino, borghi meravigliosamente vuoti, nessun altro camminatore. A tal proposito occorre dire che il periodo scelto da noi non è esattamente il migliore, ancora troppo caldo.
Dal 15 settembre in avanti inizia il periodo giusto e più frequentato. Tornando a Melpignano solita trafila di case basse che si aprono su una piazza meravigliosa ed enorme, tutto è in pietra leccese e brilla sotto il sole, qui e diversi cartelloni ricordano gli artisti delle passate edizioni del concerto, davanti al comune una originale installazione artistica reinterpreta la segnaletica stradale. La brutta sorpresa è che il bar che dovrebbe farci il timbro è chiuso definitivamente e all’ufficio delle informazioni turistiche, ospitato in uno splendido edificio in passato adibito alla lavorazione del tabacco, l’impiegata e “fuori ufficio” e lo resterà per molto, oltre la nostra pazienza.

Quello spazio vuoto tra i timbri costituirà un vulnus nel nostro spirito di camminatori che solo lo splendore del centro storico di Melpignano e un murales dedicato al gruppo CCCP sono riusciti a sanare. Ci avviamo su una strada circondata da cave di pietra leccese e dopo poco meno di quattro chilometri siamo a Cursi, grande piazza, grandi edifici, qui il timbro ce lo fanno in panetteria e approfittiamo per mangiare qualche pizzetta. Proseguiamo tra gli uliveti e ad un certo punto la strada incomincia leggermente a salire verso il santuario di Montevergine nel comune di Palmariggi.
Il santuario è immerso in un bosco di pini e rappresenta un luogo di grande devozione per i paesi circostanti ed è meta di pellegrinaggi e feste campestri. Dal santuario si scende verso Giurdignano su una strada malamente asfaltata e invasa dalle sterpaglie che attraversa una linea ferroviaria dismessa con stazioni fantasma. Giurdignano è conosciuto come il “giardino megalitico d’Italia” perché possiede una grande concentrazione di menhir e di dolmen e il nostro cammino ne incontra alcuni, che non sappiamo apprezzare appieno per fame e sete.
Giurdignano è anche il luogo per il nostro ottavo timbro e, affamati e assetati, verso le 14,30 ci avviamo verso il bar preposto alla timbratura, ma scopriamo che aprirà non prima delle 15,30 così come l’atro bar del paese. In giro solo noi ed una coppia di stranieri anche loro alla ricerca di un drink. Siamo un po’ preoccupati, oltre che affamati e assetati, perché mancano ancora più di sette chilometri a Otranto. Ci spostiamo da un bar all’altro sotto un sole cocente per vedere quale aprirà prima, alla fine verso le 15,45 il bar del timbro apre e miracolosamente si riempie immediatamente di avventori che sembrano comparsi dal nulla.
Finalmente dopo le 16 ripartiamo rinfrancati. La strada verso Otranto è molto bella, attraversa la campagna lungo la valle dell’Idro. Qui incontriamo la cripta di Sant’Angelo, una chiesa rupestre in cui sono ancora visibili resti di affreschi, anche tutto intorno permangono grotte presumibilmente abitate intorno all’anno mille. La parte finale del cammino fiancheggia il fiume Idro e ci porta direttamente in centro a Otranto.

Qui l’impatto con questa nuova realtà è devastante, dopo tre giorni persi nel nulla ci ritroviamo immersi nei vacanzieri che affollano la città. Abbiamo bisogno di un po’ di tempo per adattarsi e lo faremo non senza rimpianti. Il nostro B&B è in posizione strategica, nel centro storico vicino al belvedere dei bastioni. Cena a Otranto senza infamia ne lode, troppi locali turistici poca vera tradizione. Una osservazione in merito all’orario della cena, mentre nell’interno era difficile cenare prima delle 20,30 qui ad Otranto, per esigenze turistiche i ristoranti sono già pieni alle 19,30.
Proprio ad Otranto la Via dei Borghi si ricongiunge con la Via del Mare. Vuoi scoprire questa via? Leggi qui il diario blog di Laura!
Tappa 04: Otranto – Santa Cesarea Terme
22 km
Tanto era animata la città alla sera quanto è deserta questo venerdì mattina alle nove, il forte vento che spazza l’Adriatico a costretto un grosso trealberi da crociera a trovare rifugio in porto. Facciamo colazione in uno dei molti bar e poi approfittiamo della calma per fare un giro nel centro storico che è veramente caratteristico ed in particolare visitiamo la Cattedrale di Santa Maria Annunziata con il suo fantastico pavimento a mosaico, eseguito tra il 1163 e il 1165, che copre interamente la superficie della chiesa con scene tratte dai bestiari medievali, dall’Antico Testamento e dalla vita di Alessandro Magno. Notevole anche la cripta.
Prima di incamminarci andiamo al castello per il timbro sul passaporto. Il cammino della Via dei Borghi a Otranto si riunisce con la Via del Mare e scende al porto fiancheggiando la costa in direzione sud, il paesaggio è roccioso e brullo e voltandosi indietro si ha una bellissima vista su Otranto. Il sentiero ci porta alla sopraelevata Torre della Serpe per poi ridiscendere verso la costa dove si alternano anfratti e grotte. Dopo non molto, dopo aver attraversato una piana ricoperta di arbusti e vicina al mare si arriva nella Baia dell’Orte, già affollata di turisti, dove in un bellissimo glamping facciamo il nostro timbro e beviamo un caffè leccese ottimo.
Subito dopo il sentiero si inerpica verso la Cava di Bauxite, un luogo molto scenografico con un laghetto tra sponde spioventi rosse e pini. Luogo molto fotografato e piuttosto affollato. Il cammino continua piuttosto lontano dalla costa, ma il mare visto dall’alto è uno spettacolo. La vegetazione e tipicamente mediterranea purtroppo ad un certo punto deturpata da un incendio relativamente recente. Nell’aria si avverte l’odore di bruciato ma tra la sterpaglia brucia spuntano già rigogliosi i nuovi germogli. Si intravvede in lontananza il Faro di Punta Palascia e con un’ulteriore impennata il cammino raggiunge la strada provinciale e la fiancheggia per un tratto. Nei pressi del faro, come in un miraggio, si materializza un furgoncino dall’immaginifico nome de “Il caffettiere errante” e non possiamo esimerci dal fare una sosta.

Da qui in avanti il cammino attraversa luoghi altamente suggestivi, si sale verso l’interno per superare Capo d’Otranto e girarci intorno in un paesaggio impervio e roccioso con una ripida discesa che riporta verso il mare, sulla destra i ruderi della Torre di Sant’Emiliano e sulla sinistra l’ingresso della Grotta della Macchia. Raggiunto il piano si prosegue costeggiando il mare verso Porto Badisco, posto a circa 15 chilometri dalla partenza da Otranto. In questo tratto, se il clima è favorevole, come nel nostro caso, è consigliabile fare un tuffo approfittando delle zone rocciose meno impervie. Porto Badisco è un posto assolutamente splendido ma noi ci arriviamo venerdì 5 settembre e sembra di essere a Rimini, bagnanti ovunque sia in acqua che a terra. Allunghiamo il passo verso il negozio di alimentari che ci farà il nostro timbro.

Mangiamo qualcosa, riempiamo le borracce e ripartiamo quasi subito. Come avrete capito non siamo persone troppo socievoli. Il percorso prosegue per un tratto su una assolata strada provinciale in salita per poi ripiegare sulla sinistra nella campagna, sono le tre del pomeriggio e fa molto caldo. Dopo tanto davanti a noi vediamo un’altra coppia di camminatori e quasi in competizione ci mettiamo sulle loro tracce, ma quando li abbiamo quasi raggiunti ci accorgiamo che ci hanno portato fuori strada. Consultiamo il GPX e torniamo indietro. Risaliamo dall’altro versante della collina e qui effettivamente ci troviamo davanti quattro camminatrici che poi scopriremo essere di Cortina.
Il sentiero prosegue in una campagna arsa e sassosa in quota. A due chilometri dalla meta giornaliera, Santa Cesarea Terme, il cammino fa un giro su se stesso e scende rapidamente attraverso anche una ripida scalinata verso il mare. Entriamo in Santa Cesarea Terme e all’inizio del paese troviamo il bar per il timbro. Santa Cesarea, come dice il nome è un elegante centro termale con grandi edifici e alberghi, il nostro per sfortuna e dalla parte opposta del paese e in cima ad una ripida salita che per quel giorno ci da il colpo di grazia. Fortunatamente per la cena troviamo un ristorante molto vicino e ancora più fortunatamente il percorso di domani passa proprio da li.
Tappa 05: Santa Cesarea Terme – Marina Serra
23 km
Colazione in hotel e partenza. Il cammino nel suo primo tratto ci porta in salita sulla strada provinciale SP358 e prima dello scollamento ci fa piegare a sinistra verso Castro. Attraversiamo le classiche campagne salentine che abbiamo imparato a conoscere e dopo 6 chilometri arriviamo a Castro, un borgo arroccato su un promontorio che ci affascina immediatamente. Una bella piazza con un fantastico belvedere circondata da edifici storici tra cui il Castello Aragonese e le antiche Mura Messapiche. In un bar della piazza facciamo il nostro timbro, riempiamo le borracce, continua sempre a fare molto caldo, e beviamo un caffè leccese.
Il borgo è animato e accogliente tanto che facciamo fatica a riprendere la via. Adesso scendiamo attraverso le viuzze del borgo verso Castro Marina, l’antica Castrum Minerve per i Romani, dove Virgilio aveva fatto approdare Enea. La città bassa è molto più vacanziera ma sempre molto glamour, da qui inizia un percorso costiero tra gli scogli di circa 2 chilometri piuttosto impegnativo che offre ottime occasioni per fare un bagno. Arriviamo a Cala dell’Acqua Viva, è sabato ed è piena di bagnanti, alcuni dei quali dobbiamo letteralmente scavalcare per raggiungere un chiosco e fare pranzo.

Da Cala dell’Acqua Viva saliamo sempre verso la SP358 e dopo un breve tratto pieghiamo a destra verso l’interno per una salita piuttosto ripida e sconnessa, i prossimi 10 chilometri saranno tutti in mezzo alla campagna, anche con qualche timore per le nostre riserve idriche. Solito paesaggio, ulivi, pajare, tratti inceneriti dal fuoco dato per estirpare i rovi, fichi, anche qualche grappolino d’uva. Dopo questi dieci chilometri che sono sembrati interminabili arriviamo a Tricase Porto e rincontriamo un po’ di civiltà, ci dissetiamo, facciamo il timbro in un negozio di alimentari e ci rimettiamo in marcia, mancano circa 3 chilometri alla meta.
Aggiriamo il promontorio dall’interno e questo presuppone altri tratti in salita piuttosto impegnativi, specialmente a fine giornata, e poi scendiamo finalmente a Marina Serra, borgo piccolissimo ma molto bello con delle bellissime piscine naturali, poche case, pochi ristoranti o pizzerie, due, un solo hotel il nostro. Il nostro hotel merita una menzione particolare perché oltre ad essere in una ottima posizione sul mare è accogliente e i proprietari sono gentilissimi tanto che si rendono disponibili ad andare in farmacia per noi a Tricase. Ceniamo in hotel molto bene e ritroviamo le quattro camminatrici di Cortina con cui ci scambiamo, inevitabilmente, opinioni di viaggio. Un giretto per il borgo di sera dopo cena accentua ulteriormente il parere positivo che avevamo avuto al primo impatto.

Tappa 06: Marina Serra – Santa Maria di Leuca
22 km
Colazione in hotel e in cammino per i 22 chilometri dell’ultima tappa che ci porterà a Leuca. Si comincia subito in salita verso l’entroterra e raggiungiamo dopo quasi quattro chilometri Tiggiano, luogo del nostro primo timbro giornaliero, oggi ne avremo addirittura quattro. La piacevole sorpresa e che a Tiggiano il timbro ce lo fanno mi un laboratorio artigianale di pasticceria, assolutamente imprevisto e imprevedibile. Restiamo ammirati sia dall’assortimento che dalla location che dai prezzi, assolutamente bassi, assaggiamo i mostaccioli classici e ai fichi e prendiamo nota del loro sito web per ordinazioni future.

Dopo pochi chilometri siamo a Corsano e nel bar davanti alle scuole ci facciamo fare il timbro e prendiamo un caffè. Il cammino prosegue tra uliveti e campi di terra rossa con le immancabili pajare, alcune ristrutturate altre quasi in abbandono, ma tutte molto scenografiche. La strada poi piega verso il mare per raggiungere Marina di Novaglie con una bella piscina naturale. E’ domenica e contrariamente al solito ci concediamo una sosta in un ristorante con aria condizionata sul mare, in fondo ce lo siamo meritato, pensiamo. Da qui incomincia un sentiero denominato delle Cipolliane per via delle grotte omonime.

Un sentiero molto suggestivo, scavato nelle rocce, che segue il percorso di antichi tratturi delimitati da muretti. Una volta tutta coltivata ad ulivi ora la zona circostante terrazzata è invasa dalla macchia mediterranea e dai fichi d’india. Permangono ancora a ricordo delle antiche coltivazioni le “mantagnate” alti muri a secco per contrastare il vento di mare, qui sempre presente. In questo paesaggio unico, con le onde che si infrangono sulla scogliera, proseguiamo per la Baia del Ciolo.
Il Ciolo è un punto di attrazione turistica con ristoranti e bar, noi ci facciamo fare il timbro e attraversiamo il ponte che supera la baia collegando due versanti opposti, molto pittoresco. Subito dopo il ponte inizia un ripido sentiero che fiancheggia alcune palestre di roccia dove vediamo impegnati numerosi climbers e, sempre salendo inesorabilmente, arriviamo a Gagliano del Capo, mancano ormai poco meno di 8 chilometri alla nostra meta finale. Siamo di nuovo in aperta campagna e proseguiamo nel consueto paesaggio. Verso il ventesimo chilometro di giornata, quando ne mancano due a Santa Maria di Leuca, arriviamo alla cosiddetta Erma Antica, il luogo dove i pellegrini depositano simbolicamente una pietra.
Noi non possiamo esimerci dal farlo e di immortalarlo con i telefonini. I due chilometri finali ci sembrano interminabili, finalmente arriviamo a Santa Maria di Leuca e ci dirigiamo faticosamente verso il Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae e come previsto, ma inconsciamente rimosso, ci troviamo di fronte alla lunga e ripida scalinata che dal porto sale al santuario. Scalinata nata intorno ad una cascata fatta per celebrare la costruzione dell’Acquedotto Pugliese ma ora malinconicamente a secco. Con un ultimo sforzo e qualche pausa siamo in cima, ci guardiamo intorno soddisfatti, era proprio come ce lo aspettavamo. Facciamo il timbro finale e ci facciamo fotografare davanti al Santuario e al faro. Missione compiuta. Con una certa pesantezza ci dirigiamo verso l’hotel che fortunatamente non è lontanissimo e neanche troppo in salita. Cena in un originale ristorante che accorpa anche un bar e la scuola di vela. Acquistiamo già i biglietti per l’autobus di domani per Lecce.

Il ritorno a casa
Santa Maria di Leuca è una città costiera con un bel lungomare e numerose ville costruite qui dall’aristocrazia salentina a partire dalla seconda metà dell’800. Sono ville che fanno a gara tra loro con il loro stile eterogeneo, classiche, stravaganti, gotiche, moresche, pompeiane firmate dai maggiori architetti dell’epoca ed ognuna di esse sulla spiaggia ha la sua “bagnarola”, grosse cabine in muratura che nello stile richiamano la villa di riferimento. Noi abbiamo un autobus per Lecce alle tredici dal Piazzale delle Terrazze e approfittiamo del tempo che manca per un po’ di relax in spiaggia ed un bagnetto.
L’autobus impiega circa due ore ad arrivare a Lecce passando da Gallipoli e attraversando piacevoli scorci di paesaggio, ci lascia a Lecce davanti a Porta Rudiae, non lontano dal nostro B&B, lo stesso del primo giorno. Passiamo il pomeriggio a passeggio per Lecce facendo un minimo di shopping finalizzato ai regali da portare a casa. Poi ultima cena a Lecce prima del nostro rientro che avverrà nel primo pomeriggio del giorno dopo.
Bella esperienza, percorso relativamente semplice ma che richiede un minimo di allenamento su distanze intorno e oltre i 20 chilometri. Anche se avevamo scarpe rodate non sono mancati, nel mio caso, problemi alle dita dei piedi e quindi cerotti di qualità a volontà. Il periodo ideale parte dopo il 15/20 settembre, noi siamo partiti l’1 settembre e faceva ancora molto caldo anche se non è mai mancato il vento a mitigare la temperatura. Come detto a noi è piaciuta la Via dei Borghi che ci ha messo in relazione con un Salento più vero. Necessario il GPX perché le frecce arancioni sul percorso non sempre erano individuabili. Indispensabile una bella programmazione preventiva per quel che riguarda l’alloggio. Ultimo consiglio prendersela comoda, non viverla come una competizione, assaporare i momenti che il Salento sa offrire.