La magia dei bivacchi, luoghi da scoprire e da rispettare: intervista a Stefano Bissaro
Il legame di Stefano Bissaro con la montagna nasce da bambino, grazie ai 13 anni trascorsi negli Scout. Un’esperienza che, dice, gli ha “dato tutto”, e che ha acceso in lui una scintilla mai spenta. Il 25enne di Padova nel 2024 ha cominciato a raccontare su TikTok e Instagram i bivacchi alpini, con l’obiettivo di raggiungere i coetanei e il pubblico più giovane per avvicinarli al mondo outdoor e alla natura, in maniera sempre rispettosa e consapevole. Lo abbiamo intervistato per capire com’è iniziata questa avventura, quali sono le regole non scritte dei bivacchi – strutture incustodite destinate agli alpinisti in caso di necessità come rifugio notturno – e perché per lui non si tratta solo di camminate, ma di ispirare le persone a fare “il primo passo”.

La scoperta della montagna e dei bivacchi
Stefano, ci racconti meglio chi sei?
Ho 25 anni e vivo Padova, dove lavoro come impiegato in una multinazionale di spedizioni. Tutto il tempo libero che ho, avendo abbandonato negli ultimi anni hobby più classici come il calcio, lo dedico alla mia più grande passione: i bivacchi in montagna. Devo molto agli Scout, ci ho trascorso 13 anni. Mia madre mi ci ha portato che ne avevo 8, e le devo il merito di avermi iscritto anche se all’epoca soffrivo di ansia da separazione. Ogni volta che dovevo partire e allontanarmi da casa mi disperavo. Poi ho cominciato a disperarmi ogni volta che dovevo lasciare il campo scout per tornare a casa! Quell’esperienza mi ha formato sotto ogni aspetto. Dopo 13 anni ho dovuto scegliere se prendere servizio come capo Scout: non me la sentivo di prendermi questa responsabilità. E ho continuato ad alimentare la fiamma che si è accesa andando in montagna in cerca di bivacchi.
Quando hai scoperto il mondo dei bivacchi?
L’ho conosciuto proprio grazie agli scout. Poi, utilizzando TikTok, ho capito che su questa piattaforma – a differenza di YouTube, dove se ne parlava già da tempo – c’era ancora spazio per esplorare il tema. Il mio primo bivacco in solitaria è stato a Cima Dodici, ad Asiago, ad appena un’ora e venti da casa. Ma non è stato così semplice raggiungerlo, ci sono voluti ben quattro tentativi, a causa di neve, difficoltà di orientamento e altre condizioni difficili… La prima volta ci ho provato a gennaio 2024, poi a febbraio, a marzo, e finalmente, a maggio, ce l’ho fatta! Ho provato a registrarmi: quel video ha fatto 30mila visualizzazioni. Ho capito che c’era curiosità e ho continuato a riprendere le mie escursioni.
Perché hai deciso di raccontare i bivacchi online?
Mi è sempre piaciuto creare contenuti. Durante l’ultimo anno di reparto negli Scout ho realizzato un reportage del campo estivo, e mi sono reso conto di quanto mi piacesse documentare esperienze. Su TikTok il mio obiettivo era raggiungere una generazione che mi sembra un po’ persa e che su YouTube non intercetteresti mai. Vorrei ispirare i ragazzi più giovani a riscoprire la natura, provare nuove esperienze, staccare dai comfort, vivere emozioni autentiche. Voglio essere quel profilo che a volte cerco anche io e che è in grado di farti dire: “Provo ad andarci anch’io”. Sempre con un approccio consapevole.

Bivacchi: buone pratiche
Come si svolgono le tue escursioni e cosa porti con te?
Non seguite il mio esempio, perché nel 99% dei casi mi muovo da solo, soprattutto per una questione di produttività: parto ogni due weekend, e voglio avere la libertà di organizzarmi anche all’ultimo. Il venerdì lavoro fino alle 17, e già alle 17.15 sono in macchina. È una priorità, è la cosa a cui tengo di più da quando sono entrato nel mondo social. Ovviamente sconsiglio a chi mi segue di andare da solo, è importante conoscere le proprie capacità. Sono iscritto al CAI e d’inverno non salgo oltre i 2000 metri. So quali percorsi affrontare e quali evitare. Non farei mai una ferrata da solo.
Dal punto di vista dello zaino, sono minimalista: niente sedie o ciabatte, come vedo molti fare. Ho sempre con me powerbank, materassino gonfiabile, sacco a pelo, cuscino, fornello e bombola, bastoncini da trekking, una maglietta di ricambio in estate, almeno 3 litri d’acqua, sapone di Marsiglia biodegradabile, spazzolino, kit di primo soccorso e lampada frontale. Gli scarponi li scelgo in base al terreno.
Qual è il galateo del bivacco?
Il primo comandamento è “Lasciare il bivacco più pulito di come l’hai trovato”; è una frase di Robert Baden-Powell, fondatore degli Scout, che tatuerei sotto il cuore. I bivacchi sono rifugi d’emergenza, ma sono sicuro che se venissero usati solo per questo motivo sarebbero sempre vuoti, e sarebbe un peccato. Per me sono anche luoghi che possono offrire esperienze uniche, che credo ciascuno dovrebbe fare almeno una volta nella vita. Capisco che siano ambienti fragili e che ci sia il rischio di inciviltà, come dimostrano molte notizie recenti che raccontano dell’overtourism nei luoghi di montagna, ma nella mia esperienza la stragrande maggioranza di chi frequenta questi luoghi è rispettosa. Non è da tutti fare 1600m di dislivello per dormire a 0 gradi su un materasso scomodo: chi sceglie di farlo conosce la fatica. Nonostante ciò è fondamentale dare il buon esempio: alla fine di ogni mio video, infatti, cerco di fare sensibilizzazione. Non rovinate, non sporcate, non lasciate adesivi, usate le scorte alimentari solo in emergenza. Sono piccoli luoghi che possono cambiare la vita.

L’overtourism in montagna
Cosa pensi dell’over tourism in montagna? È colpa dei social?
Non credo che i profili social come il mio siano il problema principale, anche se possono essere complici. È una questione di educazione che sta a monte. Mi sembra egoista chi commenta dicendo che è pericoloso condividere questi posti, anche se capisco la paura di rovinarli. La domanda che mi pongo io è: ha più diritto di frequentare questi posti chi può davvero apprezzarli anche se non ci è mai stato, o chi li conosce da più tempo senza i social?
Le invasioni di massa si verificano dove si costruiscono le funivie, dove la gente non ha voglia di camminare 5 o 6 ore perché è scomodo e si presenta in ciabatte. Il mondo della montagna è faticoso, piace o non piace. Ho provato una volta a portare con me i miei amici, ma non è il loro. Nei bivacchi che visito spesso sono sempre da solo, anche se è weekend. Va avanti solo chi si appassiona. Se i miei video spingono qualcuno a vivere un’esperienza autentica e rispettosa, per me è una vittoria.
A giugno ho organizzato un’escursione di gruppo con dei ragazzi che mi seguono ed è stato molto bello: eravamo una ventina e siamo andati a vedere la Strada delle 52 gallerie del Pasubio, in provincia di Vicenza. Alcuni erano già allenati, ma c’era anche una ragazza che era venuta per accompagnare la sua coinquilina, distantissima da questo mondo e più lenta degli altri. Io sono rimasto indietro con lei, per supportarla. Non so se deciderà di fare nuovamente qualcosa del genere, ma sono sicuro che le è rimasto un ricordo, ed è comunque stato un primo passo.

I migliori bivacchi per Stefano Bissaro
Quanti bivacchi hai visitato finora?
Stefano: Una ventina. Soprattutto in Veneto e Dolomiti, qualcosa in Trentino, Lombardia e Valtellina. Ne raggiungo due al mese, e ora ho iniziato a creare contenuti anche con consigli pratici, relativi alla preparazione o all’attrezzatura.
Mi dai la tua top 3?
Non giudico un bivacco dal comfort, ma dai ricordi che mi ha lasciato, dal contesto del paesaggio e della camminata che ho fatto per arrivarci.
Al primo posto metto il Bivacco Bedin: a 2210 metri di quota, sulla Prima Pala nel gruppo delle Pale di San Lucano, tra le Dolomiti venete, ha 9 posti, è in latta rossa e si raggiunge con una camminata piuttosto difficile e impegnativa.
Al secondo, il Bivacco Vigolana “alla Madonnina”, 2030 metri di quota, sull’Altopiano della Vigolana in provincia di Trento. Per me una grande conquista personale: sono partito tardi di venerdì e l’ho raggiunto alle 21, appena in tempo prima che cominciasse a fare buio. Si raggiunge dopo 1100m di dislivello condensati in pochi km, io ho faticato moltissimo.
Al terzo, il Bivacco Perugini, nelle Dolomiti friulane, per la sua vista spettacolare sul Campanile della Val Montanaia.
Come bonus, per chi è alle prime armi, il Bivacco Cornon: è più confortevole e adatto a chi è meno abituato alle esperienze “wild”.
Prossima meta?
Il Bivacco Fiamme Gialle, sulle Pale di San Martino, sopra i 3000 metri. Minimalista, in latta rossa, senza spazio per le tende all’esterno, quindi spero di trovare posto. Non vedo l’ora.
Potete seguire Stefano Bissaro su Instagram, TikTok e YouTube.