Cammino Francescano della Marca

Il Cammino Francescano della Marca ha uno sviluppo complessivo di Km.167 dei quali il 30% è su sentiero, il 45% su sterrato e solo il 25% su asfalto con traffico automobilistico pressoché assente.

 

Il punto più basso dell’intero percorso è a 149 m. di altitudine mentre quello più alto è a 957 mt.. Attraversa 2 regioni (Umbria e Marche), 4 province (Perugia, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno) e 17 comuni (Assisi, Spello, Foligno, Serravalle di Chienti, Muccia, Pievebovigliana, Fiastra, Camerino, Caldarola, Cessapalombo, San Ginesio, Sarnano, Amandola, Comunanza, Palmiano, Venarotta e Ascoli Piceno). Da Assisi a Pievefavera coincide con la Via Lauretana. A Pievefavera i due cammini si dividono: il Cammino Francescano della Marca piega decisamente in direzione sud, mentre la Via Lauretana continua verso Est, verso il mare Adriatico. Camminando verso Ascoli Piceno, cioè verso sud, si traversano perpendicolarmente tutti i crinali e le valli dei fiumi marchigiani che orograficamente sono disposti a pettine con orientamento ovest/est. In soli 167 chilometri di sviluppo, il Cammino Francescano della Marca offre una varietà unica e straordinaria di paesaggi e di pregi naturalistici, di tesori architettonici e spirituali, che permette al pellegrino di fare un viaggio nella storia senza pari. Dalle culture preromaniche dei piceni e umbri alle vestigia romane di Assisi, Spello, Foligno, Plestia e Ascoli Piceno, dalle meraviglie carolinge e longobarde agli intatti borghi medievali, dai fasti del rinascimento a quelli del barocco, senza tralasciare le tanti pievi di campagna, gli eremi e i blasonati tesori delle città di Assisi, Spello, Foligno, Sarnano ed Ascoli Piceno.

Naturalisticamente parlando il Cammino tocca quattro parchi: quello del Monte Subasio, quello dell’Altolina, quello di Colfiorito e il Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Si passa dalle sorgenti, dai fiumi e dalle cascate alle paludi, dagli altopiani ai boschi, dalle selvagge forre ai panoramici crinali che spesso offrono scorci sul mare Adriatico, dalle dolci colline antropizzate agli aspri calanchi argillosi. Il tutto nel segno di S. Francesco che percorse queste contrade più volte lasciando dietro di sé l’indelebile radice di una millenaria storia spirituale da cui il Cammino Francescano della Marca non può prescindere. Da Assisi, centro spirituale internazionale, il percorso si snoda per poetici uliveti fino alla magnifica Spello e alla città di Foligno, ricco crocevia commerciale. Da qui comincia la traversata dell’Appennino toccando le suggestive cascate della Valle del Menotre fino a giungere al passo e all’altopiano di Colfiorito, centro di gastronomia DOP e sede di una delle più belle opere idrauliche rinascimentali: la Botte di Varano. Si scende nel versante marchigiano costeggiando l’alveo del fiume Chienti, incontrando la stupenda chiesa carolingia di S. Giusto di S. Maroto e transitando per i castelli di Pievefavera, Croce, Vestignano e Montalto di Cessapalombo fino a raggiungere la zona più selvaggia dell’intero cammino nel Parco dei Sibillini: la gola del Fiastrone. Si incrocia il convento francescano di S. Liberato e si giunge alla città medievale di Sarnano dove gli storiografi pongono la stesura dei Fioretti di S. Francesco. Altri tre centri storici come Amandola, Comunanza e Venarotta fino all’arrivo alla città bianca: Ascoli Piceno, meta di fine pellegrinaggio. 

Scheda Tecnica

  • Lunghezza:

    167 km
  • Tappe:

    8
  • Dislivello:

    5600 + , 5700 - m
  • Partenza:

    Assisi
  • Arrivo:

    Ascoli Piceno
  • Accessibilità:

    No
  • Cani:

    No

STORIA

Il CFM ripercorre la strada che San Francesco seguì nel 1215. Riveste un grande valore storico, spirituale e ambientale, come dimostrato dalle evidenti tracce – quali antiche chiese, ponti, strade romane, culti giacobei, ospedali dei pellegrini, sentieri medievali e fonti d’archivio – che ne testimoniano l’ampia frequentazione. La partenza Assisi già connota chiaramente gli intenti celebrativi del CFM verso San Francesco ma è lungo il percorso che si conferma la grande presenza francescana di cui è intriso il cammino: Foligno, dove Francesco si spogliò di tutti i beni terreni per abbracciare la povertà e dove fondò uno dei primi ospizi; Muccia, eremo del Beato Rizzerio, dove sono le spoglie di uno fra i più stretti seguaci e compagni del Poverello; Valfornace, convento di San Francesco fondato dallo stesso santo nel 1215 dove c’è ancora il pozzo del miracolo della trasformazione dell’acqua in vino citato nei Fioretti; Sarnano, grotta di Soffiano e convento di San Liberato, eremi francescani che la tradizione vuole visitati dal Santo. Convento di San Francesco e biblioteca francescana nel centro storico. Convento di Roccabruna ove il Beato Ugolino da Montegiorgio compilò in latino gli Actus che formarono i Fioretti; Venarotta, chiesa e convento di San Francesco, recuperato dallo stesso Santo nel 1215; Poggio Canoso di Rotella, convento di cui lo stesso San Francesco scelse l’ubicazione e dove il Santo si fermò a dormire; Ascoli Piceno, città della predicazione di San Francesco con la monumentale chiesa costruita per celebrare l’evento. Naturalisticamente parlando il Cammino tocca quattro parchi: Monte Subasio, Altolina, Colfiorito e Monti Sibillini. Si passa dalle sorgenti, dai fiumi e dalle cascate alle paludi, dagli altopiani ai boschi, dalle selvagge forre ai panoramici crinali che spesso offrono scorci sul mare Adriatico, dalle dolci colline antropizzate agli aspri calanchi argillosi.

TAPPE

Tappa 1 –  Da Assisi a Foligno

Distanza: 18,9 KM.

Asfalto: 65% –

Sterrato: 35%-

Tempo di percorrenza: 5.30 ore

Difficoltà: facile

Altezza massima: 486 mt.

Partenza: 360 mt.

Arrivo: 235 mt.

Dislivello(+): 250 mt.

Dislivello(-): 350 mt.

Una tappa facile, con saliscendi poco impegnativi, ricca di fonti d’acqua e occasioni di sosta: lasciata Assisi incontriamo Spello, perla medievale con le sue vestigia romane, e poi Foligno, da sempre crocevia di pellegrini e commerci. Il percorso si snoda lungo i contrafforti del Parco regionale del Monte Subasio e gli incantevoli uliveti che rendono unica la Valle Umbra.

È dalla tomba di san Francesco, Patrono d’Italia, che comincia il nostro cammino. Saliamo la scala lasciandoci alle spalle la Basilica e, proseguendo in salita, attraversiamo il centro medievale di ASSISI, per via San Francesco, via Arnaldo Fortini e via Portica, fino alla piazza del Comune. Proseguiamo ancora dritto lungo corso Mazzini e via Santa Chiara che ci condurranno alla piazza della basilica di Santa Chiara. Tenendo sulla destra la chiesa, proseguiamo lungo via Borgo Aretino che ci accompagna fino all’arco di Porta Nuova, che già si intravede sullo sfondo, e quindi all’uscita dal centro storico di Assisi [1.1 – Km 1,4].Da qui in poi troveremo la segnaletica biancorossa del Cammino Francescano della Marca con il logo e l’acronimo Cfm che ci invita a percorrere in discesa la SP 147. La seguiamo per un centinaio di metri fino a una rotonda che attraversiamo procedendo dritti. Fatti 200 m, al bivio, prendiamo sulla sinistra via San Benedetto, una strada che volge decisamente in salita. La percorriamo tutta lasciando sfilare gli ultimi insediamenti urbani della periferia di Assisi per portarci, dopo 900 m, sotto le pendici del monte Subasio (1.290 m). Il monte, famoso per il suo profilo a “dorso di tartaruga”, è stato sempre visto come luogo di misticismo e sacralità, tradizione confermata dai numerosi eremi benedettini e francescani. La strada prosegue con lievi saliscendi, l’incedere è comodo e il per- corso in ombra. Dopo 1 km, troviamo l’imbocco di via Borghettaccio [1.2 – km 4], che prendiamo tenendoci sulla destra. L’asfalto da qui lascia il posto allo sterrato.
Percorsi 500 m arriviamo all’incrocio con una strada asfaltata: noi continuiamo diritti, senza abbandonare la carrareccia, immettendoci su via Fonte l’Abate. Qui le segnaletiche del Cammino e del Parco sono ben visibili. Procediamo per 2,8 km costeggiando, su sterrato in ombra, i confini del Parco, fino all’incrocio con una stradina asfal- tata, via Gabbiano. Qui svoltiamo decisamente a destra in discesa. In questo punto occorre fare attenzione: dopo appena 200 m, sulla sinistra, dobbiamo prendere un sentiero in discesa nascosto dalla vegetazione e non segnalato [1.3 – km 7,4] che si inoltra in un ampio uliveto. La discesa ci conduce alle prime case del borgo di Collicello, che però si evita prendendo subito a sinistra un sentiero orlato da piante di rosmarino, sempre in discesa, che dopo 300 m torna in piano, aggira una casa privata e confluisce sulla strada asfaltata di via Renano. La percorriamo in discesa per 250 m fino all’intersezione con uno sterrato sulla sinistra ben indicato dalla segnaletica del CFM che imbocchiamo. Camminiamo tra querceti e ulivi dapprima in salita, poi su lievi saliscendi e infine in discesa fino a incontrare la Fonte di San Francesco, ben segnalata da una grande edicola votiva posta proprio al bivio con via degli Ulivi [1.4 – km 9,9].

Qui qualche panchina all’ombra e una cannella di acqua fresca ci permetteranno una sosta rinfrescante. Prendiamo a sinistra via degli Ulivi e percorriamo in piano la stradina d’asfalto sabbioso che si inoltra tra gli ulivi. Man mano che procediamo, di fronte a noi si comincia a scorgere dall’alto il profilo del centro medievale di SPELLO.
La via degli Ulivi termina al bivio con via Poeta, strada asfaltata di accesso alla città. La prendiamo in salita verso sinistra, percor- rendo sui marciapiedi il viale alberato fino a entrare nel centro storico attraverso Porta Montanara. Proseguiamo ancora lungo via Poeta e attraversiamo piazza Vallegloria tenendo sulla destra il monastero delle Clarisse per immetterci, svoltando a sinistra sotto un arco, nell’adiacente piazza Gramsci e di seguito su via Giulia, che percorriamo interamente fino all’incrocio con via Garibaldi, che imbocchiamo in discesa a sinistra. Siamo nel cuore della città, sulla via centrale su cui affacciano botteghe e caffè. Continuando a scendere incrociamo il Municipio e quindi, dopo avere imboccato via Cavour, naturale prosecuzione di via Garibaldi, la celebre chiesa di Santa Maria Maggiore. La chiesa è un ottimo luogo di sosta con a disposizione diversi servizi per pellegrini come bagni, piccolo refettorio, fonte d’acqua e ufficio timbri credenziali.
Continuiamo a scendere per via Consolare: è possibile tagliare il tornante prendendo la piaggia pedonale di via Sant’Angelo, che tro- viamo sulla nostra destra appena 50 m dopo la chiesa. Usciamo dal centro storico di Spello passando sotto l’arco romano di Porta Consolare [1.5 – km 13,2]. Fuori dalle mura medievali il percorso torna in piano; giriamo a sinistra in via Sant’Anna, costeggiando i bastioni e continuando lungo via Sant’Anna per 200 m. Superiamo la chiesa di Sant’Anna sulla destra e subito dopo pieghiamo a destra proseguendo per altri 100 m fino a incrociare la trafficata via della Liberazione che traversiamo con cautela, procedendo dritti su via Brodolini. Da qui fino a Foligno, oltre alla segnaletica del Cammino, saremo accompa- gnati anche da quelle della Via di Francesco e della Via Lauretana.
La strada ci allontana da Spello; camminiamo per 1,2 km sempre in piano, fino all’incrocio di via Prato, all’altezza della chiesa della Santissima Trinità che rimane alla nostra destra. Attraversiamo la strada trafficata per proseguire dritti in via Spineto, che percorriamo per 1,6 km fino a incrociare via San Cristoforo [1.6 – km 16,4]. Di fronte a noi le prime palazzine della periferia di FOLIGNO tra le quali ci infi- liamo continuando a camminare diritti su via Spineto, fino a un sottopasso che ci permette di attraversare senza pericolo la statale 75 Foligno-Perugia.
Oltre il sottopasso, giriamo a sinistra e dopo 200 m svoltiamo a de- stra. Al passaggio a livello attraversiamo la linea ferroviaria per ritro- varci su viale Firenze, importante arteria stradale di accesso a Foligno [1.7 – km 17,1]. Giriamo a sinistra e la percorriamo tutta in piano e sem- pre diritti per 1,9 km fino all’ingresso nel centro storico, a cui si accede dal ponte della Liberazione, sul fiume Topino [1.8 – km 18,9]. Procediamo con cautela, utilizzando i marciapiedi, dove ve ne sono, o restando sul ciglio della strada; lungo il tragitto attraverseremo una rotonda con al centro la chiesa della Madonna della Fiammenga, proseguendo sempre dritti. Oltrepassato il ponte della Liberazione raggiungiamo il centro della città e le varie strutture di accoglienza, ma teniamo presente che è qui che dovremo tornare per iniziare la seconda tappa.

Tappa 2 –  Da Foligno a Colfiorito

Distanza: 25,3 km.

Asfalto: 15%.

Sterrato: 85%.

Tempo di percorrenza: 8 ore

Difficoltà: impegnativa

Altezza massima: 893 mt.

Partenza: 235 mt.

Arrivo: 760 mt.

Dislivello(+):750 mt.

Dislivello(-): 200 mt.

La tappa in salita fino al valico di Colfiorito traversa tutto il territorio folignate e giunge al confine tra Umbria e Marche. Anche se non mancano le fonti fate attenzione a non rimanere mai senza acqua perché il percorso è molto esposto al sole. Il tracciato è ricco di pregi naturalistici come l’argine del fiume Topino all’uscita da Foligno, le cascate del Menotre e la palude del Parco regionale di Colfiorito.

Dal ponte della Liberazione di Foligno c’è un unico imbocco indicato dalla segnaletica del Cfm che ci fa scendere sull’argine erboso del fiume Topino. Giriamo a sinistra sul sentiero che passa sotto il ponte e lo percorriamo per 500 m senza mai lasciare il greto fino al cavalcavia del soprastante viale IV Novembre. Lo attraversiamo passandoci sotto e, tenendoci sempre sulla destra il fiume – ricco di pozze, cascatelle, cigni e anatre selvatiche -, continuiamo per altri 700 m fino al ponte pedonale di legno del Parco Hoffman che non attraversiamo e procediamo sempre dritti sul sentiero che continua a tenere sulla destra il Topino. Camminiamo per altri 600 m sull’argine del fiume fino a incro- ciare l’ennesimo ponte della trafficata via Flaminia [2.1 – km 2,2]. Anche in questo caso lo attraversiamo passandoci sotto, per confluire in una strada sterrata che costeggia un canneto. Restiamo in piano continuando dritti per 900 m finché la strada bianca non si immette in una rotonda asfaltata. Costeggiamo la rotonda sul piccolo sentiero a fianco del guardrail per immetterci sull’asfaltata via Allegri, che seguiamo a destra e che annuncia l’ingresso alla frazione folignate di San Giovanni Profiamma. Camminiamo sul ciglio della strada in piano tra le case per 400 m fino a una tabaccheria sulla destra [2.2 – km 3,5]. Prestiamo attenzione: subito dopo la tabaccheria prendiamo lo sterrato sulla destra senza segnaletica, che dopo 20 m diventa sentiero e confluisce in una stradina bianca.

Dopo aver costeggiato alcune case sparse di campagna, percorsi 800 m la stradina converge su asfalto a un bivio a T, dove giriamo a destra su via Scanzano, che percorriamo interamente traversando dapprima lo stretto ponte sul fiume Topino, poi i binari della ferrovia, fino a incrociare la via Flaminia Nord. Siamo al centro di Scanzano: su una piazzetta un negozio di frutta e verdura e l’ufficio postale [2.3 – km 5,1]. Giriamo a destra su via dei Frantoi per entrare nel borgo storico e passiamo sotto un arco pedonale. Dopo l’arco giriamo a sinistra: qui un minuscolo spiazzo con fontanella di fronte a un vecchio frantoio è il luogo ideale per una sosta. Proseguiamo ancora su via dei Frantoi per 800 m, percorrendo uno sterrato in falsopiano che ci allontana da Scanzano. Ora facciamo attenzione: prendiamo sulla sinistra una strada sterrata segnalata da un picchetto di legno con i colori e l’acronimo Cfm che abbandona la via principale e in 100 m conduce a un piccolo gruppo di case di campagna. Subito dopo le case voltiamo a sinistra sullo sterrato che ci riporta all’alveo del fiume MENOTRE in località Belfiore. Qui ritroviamo l’asfalto. Attraversiamo il ponte e manteniamo la destra su via Borgaccio. Il piccolo borgo di Belfiore ci accompagna alla nostra sinistra. All’altezza delle ultime case il percorso risale sulla strada principale del paese: qui, all’incrocio, pieghiamo a destra su via Altolina e percorriamo la strada asfaltata per 200 m. All’incrocio prendiamo la strada a sinistra, ben indicata sia dalla segnaletica del Cfm sia dal cartello turistico “Ca- scate del Menotre”.
Da qui la strada comincia a salire e dopo 900 m termina su un ampio piazzale destinato al parcheggio auto [2.4 – km 8,1]. Si prosegue a destra su sentiero ben segnalato in salita tra ulivi e muretti a secco. Il fragore delle cascate diviene sempre più forte. Il sentiero si arriccia sullo sperone di montagna toccando i vari salti del fiume Menotre ed entra dal basso nel borgo di PALE fino alla piccola piazza del Castello dove troveremo delle panchine e un fontanile d’acqua fresca per rigenerarsi dopo lo strappo in salita [2.5 – km 9]. Dalla piazza, seguendo la segnaletica, prendiamo via del Sasso, la strada più erta a sinistra. Dopo meno di 50 m la strada diventa sentiero che rimane in piano fino all’ingresso della frazione Ponte Santa Lucia, all’incrocio con la SS 77, che evitiamo girando a sinistra su stradina asfaltata ben segnalata sia dal Cfm che dalla Via Lauretana, in lieve salita per 150 m, per poi girare ancora a sinistra sulla strada asfaltata che conduce al borgo di Sostino. Procediamo in salita sulla sede stradale per abbandonarla dopo 1,5 km a un tornante dove prendiamo, sempre in salita, una strada sterrata ben segnalata sulla sinistra che ci fa risparmiare qualche tornante di asfalto e che ci conduce alla piazzetta di Sostino [2.6 – km 11,9]. Qui una fonte di acqua fresca e l’ombra di un lavatoio sono l’ideale per una sosta prima di affrontare il lungo tratto di pascoli assolati che conduce all’altopiano di Colfiorito. Dal lavatoio la strada asfaltata continua a salire ripida attraversando tutto il borgo fino alle ultime case dove incontriamo, appena il cammino ritorna in piano, un trivio. Procediamo diritti, piegando leggermente a destra su una strada sterrata ben segnalata dalle bandierine del cammino. Continuiamo, ignorando tutti i bivi minori, sulla strada sterrata principale per 3,6 km fino a trovare sulla sinistra delle casette di legno costruite dopo il terremoto del 1997 [2.7 – km 16]. Siamo in località Franca. Di fronte a noi un incrocio. Proseguiamo dritti in salita per altri 1,7 km fino ad arrivare a un incrocio a T, all’altezza di una proprietà privata con bosco recintata, con segnaletica Cfm che ci indica di girare a sinistra e che seguiamo, tenendo lo sterrato principale fino a incrociare di nuovo, dopo 600 m, la strada asfaltata della provinciale Colfiorito-Capodacqua. Giriamo a sinistra percorrendo per 200 m la provinciale fino alla chiesa della Madonna di Ricciano, alla nostra destra.
All’altezza della pieve, che dà il nome al primo altopiano che stiamo vedendo, prendiamo una mulattiera che piega a destra inoltrandoci tra i fertili campi dei piani di Ricciano. Siamo alla sommità dello storico valico di Colfiorito, che ha permesso per secoli di attraversare l’Appennino. Dopo una cinquantina di metri la strada si biforca: noi ci teniamo sulla sinistra in direzione di alcune case e qualche albero che vediamo davanti a noi, e poi procediamo diritti, sempre su strade di campagna, tenendo l’altopiano sulla destra e salendo progressivamente fino all’incrocio con la strada comunale Seggio-Forcatura [2.8 – km 19,5]. Qui giriamo a destra sulla strada sterrata, che percorriamo per 2 km fino alla frazione di Forcatura. La attraversiamo proseguendo sulla stessa strada, che nel frattempo è diventata asfaltata, dirigendoci verso la palude di Colfiorito che cominciamo a scorgere più in basso. La strada asfaltata e i suoi tornanti in discesa ci riportano all’altopiano e alla sua palude protetta. All’altezza di una chiusa conosciuta come l’inghiottitoio del Molinaccio, con ruderi di un vecchio mulino del XVI secolo, possiamo abbandonare la sede stradale asfaltata per prendere un camminamento pedestre al lato della strada che costeggia interamente la palude [2.9 – km 23,6]. Percorsi 900 m il sentiero sbocca di nuovo sulla SS 77: di fronte a noi le prime case del borgo di Colfiorito. Giriamo a sinistra sulla sta- tale facendo attenzione al traffico, e dopo 100 m imbocchiamo la stradina che troviamo sulla destra per entrare nel parco pubblico evitando così i pericoli della statale. Attraversiamo il parco tenendo alla nostra sinistra le strutture sportive per convergere di nuovo sulla SS 77 all’al- tezza di un largo spiazzo che ospita varie attività commerciali [2.10 – km 25,3] e alla conclusione di questa tappa. Nel giro di poche centinaia di metri troviamo tutte le strutture alberghiere di accoglienza.

Tappa 3 –  Da Colfiorito a Polverina

Distanza: 27,1 km.

Asfalto: 35%.

Sterrato: 65%.

Tempo di percorrenza: 8 ore

Difficoltà: impegnativa

Altezza massima: 950 MT.

Partenza: 760 mt.

Arrivo: 375 mt.

Dislivello(+):450 mt.

Dislivello(-): 800 mt.

Tappa lunga che entra subito in territorio marchigiano e percorre interamente la valle del fiume Chienti. Poche fonti ma diverse località per il rifornimento d’acqua: Serravalle di Chienti, Gelagna Bassa, Muccia, Polverina. Il tracciato tocca il punto più alto del cammino e si snoda per vari saliscendi passando per luoghi di pregio storico, come il mulino di Gelagna, il borgo de La Maddalena, il convento di San Francesco e il Castello di Beldiletto, e naturalistico, come il lago di Polverina.

Dal piazzale di Colfiorito attraversiamo la SS 77 all’altezza dell’hotel Lieta Sosta e imbocchiamo la SP 96 asfaltata che ci conduce verso l’imbocco della superstrada Foligno-Civitanova. Superata sulla destra la sede del Museo Archeologico (MAC) arriviamo, in circa 500 m, alla rotonda che divide il traffico e seguiamo le indicazioni stradali per Pievetorina/Dignano/Taverne. Dopo 400 m incrociamo sulla sinistra la CHIESA DI SANTA MARIA DI PLESTIA, che sancisce il nostro ingresso nelle Marche.
Proseguiamo per 1 km in piano sulla strada asfaltata fino a entrare nel borgo di Taverne. All’imbocco del paese, poco dopo una piccola chiesa, prendiamo la strada a sinistra che ci fa transitare nella via storica e ci evita la più lunga e trafficata circonvallazione. All’uscita di Taverne procediamo diritti attraversando per intero l’altopiano di Colfiorito fino al parcheggio del sito CONDOTTO ROMANO E BOTTE DEI VARANO [3.1 – km 5,5]. Proseguiamo per altri 200 m e prendiamo sulla destra uno sterrato ben indicato dalla segnaletica del Cfm che presto comincia a salire tra la folta vegetazione.
Dopo 1,8 km arriviamo a un trivio di strade bianche. Siamo a 960 m di altitudine, il punto più alto dell’intero Cfm. Prendiamo la prima a sinistra, in discesa. Attenzione, qui la segnaletica è stata divelta: la stradina dapprima costeggia un piccolo recinto di filo spinato con fon- tanile poi dopo 250 m piega a destra. Noi invece continuiamo diritti su un sentiero erboso che procede sul crinale del colle e che dopo 200 m curva decisamente a destra entrando nel bosco. Prima di entrare in ombra prendiamoci un momento per soffermarci a guardare il maestoso paesaggio dell’altopiano di Colfiorito che ci siamo lasciati alle spalle [3.2 – km 7,9]. Scendiamo ora su ripida erta ghiaiosa facendo attenzione sulla sinistra all’imbocco, dopo 500 m, di un altro sentiero (in questo caso segnalato) che ancora più ripido scende verso il fondovalle. Qui occorre prudenza: la forte pendenza e il terreno sdrucciolevole sono molto insidiosi. Percorriamo tutto il sentiero fino a incontrare nuovamente l’alveo del fiume Chienti proprio all’ingresso del paese, sede comunale, di SERRAVALLE DI CHIENTI [3.3 – km 9,1]. Scendiamo le scalette, passando di fronte a una fonte d’acqua, e procediamo sul sentiero erboso tenendo l’argine del fiume sulla nostra sinistra. Siamo di nuovo in piano e torniamo all’asfalto all’altezza del palazzetto dello sport. Comune, bar, alimentari e tabacchi sono sulla via parallela in alto alla nostra sinistra, ma il nostro cammino procede diritto su viale Chienti. Passiamo tra le casette di legno costruite dopo il sisma del 1997, in una delle quali si trova la farmacia, e restiamo in piano tenendo sempre il fiume sulla nostra sinistra.
Superiamo il cimitero e dopo 350 m la strada si infila in un sottopasso che ci permette di oltrepassare la SS 77. Siamo nella frazione di Bavareto che aggiriamo tenendoci sulla destra, proprio a fianco della sede autostradale, fino a raggiungere un bivio sulla destra ben indicato dalla segnaletica del Cfm [3.4 – km 11,8]. Ci inoltriamo lungo uno sterrato che costeggia sulla sinistra un parco giochi per bambini, passa davanti a un depuratore ed entra in un cancello. Giriamo a destra passando sotto i piloni della superstrada e raggiungiamo uno spiazzo imbrecciato che attraversiamo piegando verso sinistra. Attenzione: un picchetto in legno con i colori e l’acronimo Cfm ci segnala l’imbocco del sentiero che si inoltra nel bosco costeggiando il fiume Chienti sempre sulla nostra sinistra. In alcuni periodi dell’anno il piccolo camminamento potrebbe assottigliarsi ancor più con la crescita della vegetazione. In questo tratto occorre prudenza: la gola si restringe per cui siamo costretti a superare di traverso due rocce verticali sul fiume. Sono state messe delle corde di sicurezza ma manteniamo estrema cautela nell’attraversamento.
Usciamo dal bosco all’altezza di una piccola centrale idroelettrica di fronte alla quale guadiamo il fiume per portarci nell’altro versante orografico. Imbocchiamo lo sterrato che ci porta al ponte della SS 77 che attraversiamo da sotto e procediamo sulla destra su evidente strada di terra. Dopo 500 m abbandoniamo la stradina e prendiamo sulla destra un sentiero che di nuovo scende tra gli alberi, attraversiamo un ponticello pedonale di ferro e giriamo a sinistra costeggiando il canale artificiale che eroga l’acqua al mulino più a valle. Ritroviamo i piloni della superstrada che superiamo dal sottoponte e dopo neanche 100 m siamo al B&B Il mulino di Gelagna [3.5 – km 14,4], ottimo luogo per una sosta rigenerante all’ombra e per la visita alla vecchia centrale idroelettrica.
Continuiamo dritti superando un ponticello e poi saliamo sulla sinistra fino all’ultima casa del piccolo borgo di Gelagna Bassa. Dopo 20 m la segnaletica del Cfm ci invita a prendere a destra un piccolo sentiero nel bosco. Ci si mantiene per 1 km su falsopiano costeggiando il fiume Chienti fino a un antico ponte romanico sulla destra. Non lo attraversiamo ma prendiamo la strada sterrata che sale sulla sinistra. La salita termina dopo 1,5 km passando davanti a una azienda agricola: qui al bivio ci teniamo sulla destra e dopo 500 m in falsopiano raggiungiamo il santuario Madonna Col de’ Venti, la cui postazione arroccata già abbiamo scorto da tempo. Il terrazzo del santuario è un ottimo punto panoramico sui Monti Sibillini. I “cerotti” della chiesa e la fontanella ormai senz’acqua ci ricordano che stiamo entrando in uno dei territori più colpiti dal sisma del 2016. Dal piazzale asfaltato della chiesa un sentiero piega sulla destra decisamente in discesa in direzione Muccia, che già vediamo dall’alto. La pendenza e la sdrucciolevolezza del sentiero meritano un po’ di attenzione. La discesa converge sul tornante della strada asfaltata, ma tenendosi sulla destra la evita completamente, permettendoci di raggiungere dall’alto le prime case dell’abitato di Muccia. Una rampa di scale ci conduce in piano in via Compo della Fiera. Giriamo a sinistra e dopo pochi metri ci ritroviamo in piazza della Vittoria, la piazza centrale del Comune di MUCCIA, cuore ferito dal terremoto. Una fontana di acqua fresca al centro è ciò che resta del centro storico di questo fervido borgo appenninico [3.6 – km 18,9]. All’angolo con l’ex ristorante Dal Cacciatore seguiamo via Spinabello fino all’intersezione con la provinciale 256 proveniente da Camerino, che prendiamo a destra fino a intercettare di nuovo la SS 77 che attraversiamo per poi salire sul greto e sul piazzale di fronte, dove si trovano i container del dopo sisma. Uno di questi ospita l’attuale sede comunale, che sarà lieta di apporre il timbro sulla credenziale dei pellegrini.
Attraversato il piazzale giriamo a sinistra in via delle Piane. Camminiamo su asfalto, procedendo sempre dritti, per 2 km, tenendo sulla sinistra il campo sportivo, passando sotto l’ennesimo cavalcavia della superstrada e, sempre procedendo dritti, superando la danneggiata frazione di Giove fino all’incrocio con la SP 209 per Visso. Attraversiamo la provinciale e prendiamo lo sterrato di fronte, ben indicato dalla segnaletica del Cfm, che ci porta verso villa Maddalena, un complesso architettonico rurale del XVI secolo. Lasciamo la villa sulla destra continuando lungo il sentiero che si inoltra tra i campi coltivati; dopo 800 m, grazie a un ponticello pedonale di legno, riattraversiamo il fiume Chienti per prendere a sinistra una strada sterrata e giungere all’ormai dissestato convento di San Francesco [3.7 – km 22,5].
Continuiamo per altri 300 m sulla strada asfaltata fino all’incrocio con la SP 99 per Pievebovigliana, che attraversiamo procedendo dritti in direzione del Castello di Beldiletto che vediamo alla nostra sinistra. Percorriamo altri 200 m fino a un incrocio [3.8 – km 23,3]: qui sulla destra parte il percorso pedonale per PIEVEBOVIGLIANA (frazione del Comune di Valfornace) nel caso in cui si volesse usufruire delle sue strutture d’accoglienza, ma teniamo presente che è qui che dovremo tornare per concludere questa tappa. Procediamo dritti, sempre in piano e su asfalto, per 900 m fino a un pannello turistico/ambientale posto sulla sinistra, dove la segnaletica del Cfm ci invita a prendere un sentiero a sinistra in discesa verso il lago di Polverina (tutelato dall’Oasi di protezione faunistica di Polverina), che ci permette di apprezzare la bellezza del bacino ed evitare l’asfalto della strada. Lo percorriamo tutto per 1,2 km fino a giungere quasi alla diga, tenendoci sempre sulla parte più vicina alla riva fino all’ultima radura, dove siamo costretti a risalire sulla strada asfaltata. Per chi non volesse percorrere la variante segnalata del sentiero la carrozzabile rimane comunque un’alternativa più rapida. Giunti all’altezza della diga procediamo per 700 m fino a incrociare sulla sinistra una strada bianca cinta da querce, che prendiamo per inoltrarci tra recinti e le prime case dell’abitato di Polverina. Nel punto in cui lo sterrato termina sull’asfalto giriamo a sinistra, attraversiamo il ponte sul fiume Chienti e incrociamo di nuovo la SS 77 [3.9 – km 26,8]. Da qui possiamo raggiungere le varie opzioni disponibili per il pernotto, per poi tornare per affrontare la tappa successiva.

Tappa 4 –  Da Polverina a Montalto di Cessapalombo

Distanza: 18,7 km.

Asfalto: 75%.

Sterrato: 25%.

Tempo di percorrenza: 6 ore

Difficoltà: media

Altezza massima: 595 mt.

Partenza: 375 mt.

Arrivo: 550 mt.

Dislivello(+): 650 mt.

Dislivello(-): 450 mt.

Una tappa piuttosto agevole e piacevole da percorrere, senza particolari dislivelli, contraddistinta dalla presenza di numerosi castelli, collegati tra loro da sentieri immersi nel verde: Pievefavera, Croce, Vestignano e Montalto di Cessapalombo. Senza tralasciare la chiesa carolingia di San Giusto in San Maroto e quella rupestre di Madonna del Sasso. Il tutto a poca distanza dal gioiellino architettonico di Caldarola.

Ripartiamo dal ponte sul fiume Chienti di Polverina dove si concludeva la tappa precedente. Il tracciato seguirebbe un sentiero storico che parte subito sulla sinistra infilandosi nel bosco per mantenere la destra orografica del fiume, tuttavia alcune problematiche legate alla sdemanializzazione del percorso, che speriamo di risolvere presto, ci costringono al momento  ad aggirare l’ostacolo. Ci incamminiamo quindi a ritroso sulla SP 98 in direzione Fiastra per 300 m fino a incrociare sulla sinistra la SP 58 in direzione Fiegni/ San Martino. La prendiamo e procediamo su asfalto per 250 m. Attenzione: poco prima di un agglomerato di case prendiamo sulla sinistra la prima stradina sterrata che ci conduce in una corte privata con casa danneggiata dal sisma, la cui proprietaria ha autorizzato il passaggio. Teniamo sulla sinistra la casa, costeggiamo in discesa il campo coltivato per ritrovarci sul sentiero ufficiale che partiva dal ponte. Qui continuiamo sulla destra nel bosco. Attraversiamo il torrente dove un vecchio ponticello in rovina ci ricorda gli antichi fasti del percorso e procediamo fino a incontrare dei recinti per il bestiame. Il sentiero diventa strada sterrata e poi converge su strada asfaltata. All’incrocio troviamo una fontana di acqua fresca. Prendiamo a destra sull’asfalto e dopo 150 m passiamo davanti al piccolo cimitero della frazione di San Giusto in San Maroto [4.1 – km 1,7]. Ora, se vogliamo procedere senza soste, sulla sinistra della strada asfaltata, di fronte al cimitero, parte un sentiero nel bosco con segnaletica Cfm. Consigliamo vivamente invece di fare una breve deviazione, continuando sull’asfalto per altri 100 m e imboccando sulla sinistra una strada di cemento che sale ripida al borgo, per raggiungere e visitare la chiesa di SAN GIUSTO IN SAN MAROTO.
Dopo la visita ritorniamo indietro per la stessa strada di cemento. Senza tornare al cimitero, appena raggiunta la strada asfaltata prendiamo sulla destra un sentiero che intercetta dopo pochi metri quello proveniente dal cimitero e giriamo a destra. Scendiamo nel bosco per 150 m fino a incrociare sulla sinistra un dosso che ci porta a una radura tra gli alberi. La percorriamo tutta e, arrivati a un picchetto della segnaletica, attraversiamo il torrente e prendiamo a sinistra la mulattiera in terra.
Ci teniamo a fondovalle costeggiando il torrente fino a che la mulattiera risale e converge in uno sterrato. Giriamo a sinistra in lieve discesa e dopo 300 m abbandoniamo lo sterrato per prendere sulla destra una strada di terra ben indicata dalla segnaletica del Cfm. Dopo 400 m di cammino in piano troviamo un incrocio. Prendiamo il sentiero di sinistra che raggiunge il fondovalle, costeggia per qualche metro la superstrada SS 77 Foligno/Civitanova Marche per poi risalire fino al borgo di Valdiea [4.2 – km 4]. Qui troviamo un lavatoio e una fonte per il rifornimento d’acqua. Procediamo sulla destra in salita entrando tra le case fino a raggiungere lo spiazzo alto del paese dove troviamo un’altra fonte.
Salendo sempre verso monte subito dopo la fonte ci sono due sentieri: prendiamo quello a sinistra con segnaletica per Fiungo che procede in falsopiano e costeggia un prato/ex campo sportivo, sfila tra le ultime case del borgo e si inoltra nel bosco con continui saliscendi. Il bosco rado ci permette di tenere sempre a vista l’imponente Rocca di Varano posta sulla sommità di una roccia dall’altra parte della valle. Sotto i nostri piedi, a fondovalle, il serpentone della superstrada. Continuiamo in direzione est senza mai lasciare il sentiero principale fino a un bivio. Prendiamo quello a sinistra che rimane in piano e che, poco dopo, si inoltra nel bosco più fitto.
Una ripida discesa in ombra di 400 m ci porta a intercettare una strada sterrata carrozzabile. La prendiamo a destra in salita e la percorriamo tutta fino all’incrocio che segnala l’imbocco del paese di Fiungo [4.3 – km 6,5]. Qui giriamo a sinistra prendendo il sentiero panoramico su prato indicato dalla segnaletica del Cfm, tenendo sulla destra le poche case e i molti ruderi di Fiungo.
Oltrepassato il borgo, il sentiero, sempre ben tracciato, prosegue lungo la valle e si inoltra tra gli alberi di un bosco rado che diventa sempre più fitto e umbratile. Il percorso è in saliscendi, supera una sbarra di impedimento ai mezzi meccanici e continua fino a un bivio. Sulla destra una strada di servizio per boscaioli. Noi invece continuiamo dritti cominciando a scendere. Di lì a poco ci troviamo di fronte alla chiesa rupestre di Madonna del Sasso. La oltrepassiamo continuando in piano il sentiero, superiamo con un ponticello il grande condotto verde che scende dalla montagna per alimentare una centrale idroelettrica a fondo valle per ritrovarci su uno spiazzo sterrato con bivio. Una strada bianca scende a sinistra, noi procediamo invece dritti in piano passando davanti a un ricco cancello posto a protezione del nulla ed entriamo tra le case del borgo di Valcimarra [4.4 – km 9,9]. Sulla piazzetta un lavatoio con fonte d’acqua. Imbocchiamo la strada asfaltata a sinistra in discesa per 100 m e prendiamo subito lo sterrato a destra che ripido sale verso un uliveto. Il sentiero si mette subito in piano e traversa il ghiaioso pendio tra gli ulivi. Qui occorre cautela: le tracce principali sono chiare, ma è bene comunque prestare attenzione alla segnaletica orizzontale del Cfm per non prendere direzioni che potrebbero allontanarci dall’imbocco nascosto di un sentiero che, dopo aver attraversato tutto l’uliveto, entra improvvisamente nel bosco e sale dolcemente per confluire in una strada sterrata, che prendiamo a sinistra in discesa; procediamo, seguendo la strada bianca, verso il castello di Pievefavera che già si mostra ai nostri occhi nella sua posizione dominante.
Raggiungiamo le mura castellane dove si apre la porta di accesso al centro storico [4.5 – km 12]. Dopo aver visitato il bel CASTELLO DI PIEVEFAVERA torniamo alla porta montana per riprendere il cammino. Proseguiamo per 50 m in lieve discesa su asfalto costeggiando le mura alla nostra sinistra. All’altezza di un vecchio ricovero sulla destra giriamo a destra su una strada bianca e subito dopo all’incrocio riprendiamo a salire procedendo dritti. Dopo 250 m arriviamo dove finisce lo sterrato. Sulla destra la salita che conduce a una casa privata. Noi ci teniamo invece sulla sinistra imboccando un sentiero tra le piante che dolcemente sale tra muretti di contenimento terra. Dopo 700 m si apre sulla sinistra una radura con ulivi. Abbandoniamo il sentiero piegando a sinistra ed entrando nella radura, che costeggiamo tenendo la cintura degli altofusti alla nostra destra. Il percorso continua in falsopiano nel bosco rado fino a un incrocio. Prendiamo a sinistra e saliamo dolcemente in ombra fino a intercettare la strada asfaltata che da Pievefavera sale sulla montagna. Attraversiamo l’asfalto e continuiamo dritti sullo sterrato che sale, segnalato dal cartello d’ingresso al paese di Castiglione. Entriamo nel borgo fino alla piccolissima piazza a cui convergono due strade asfaltate. Prendiamo quella a destra che rimane in piano, supera una frana, e dopo 200 m entra nel borgo di Croce [4.6 – km 14]. Sulla sinistra si aprono le imponenti mura del castello (per quanto danneggiato dal terremoto merita comunque una visita), sulla destra una fonte d’acqua. Noi invece proseguiamo dritti imboccando subito un sentiero in discesa che in meno di 200 m confluisce sulla strada asfaltata che collega Croce con Vestignano. Giriamo a destra e percorriamo l’asfalto per 500 m. La strada si immette in leggera discesa sulla carrozzabile Caldarola/ Vestignano. Continuiamo dritti tenendo la destra e dopo 500 m siamo al borgo storico del CASTELLO DI VESTIGNANO [4.7 – km 15,4]. Lo attraversiamo restando sulla strada asfaltata che dolcemente comincia a salire.
All’uscita del paese un cartello ci ricorda che stiamo percorrendo il sentiero dei Partigiani, a memento di un cruento eccidio qui avvenuto nel 1944: 1,5 km di percorso su strada asfaltata di scarsissimo transito automobilistico su cui si affacciano le lapidi dei 31 partigiani fucilati. Il cammino arriva al quadrivio del borghetto de La Valle.
Noi procediamo dritti lasciando le case dell’abitato sulla destra. Dopo 350 m in lieve salita abbandoniamo l’asfalto e giriamo decisamente a destra su una rampa di cemento che ci avvia su un sentiero in ripida salita e che termina tra le case del borgo Tribbio. In alto a sinistra i ruderi del CASTELLO DI MONTALTO e di fronte a noi il Palazzo Simonelli, ostello chiuso dopo i danni del sisma del 2016 e in attesa di restauro. Giriamo a destra dove incontriamo una cannella di acqua fresca e qui pieghiamo subito a sinistra seguendo la strada asfaltata che scende per 450 m fino a raggiungere un incrocio. Girando a sinistra si incontra dopo 100 m il Giardino delle Farfalle, dove è possibile mangiare e pernottare e dove termina la tappa [4.8 – km 18,7].

Tappa 5 –  Da Montalto di Cessapalombo a Sarnano

Distanza: 17,8 km.

Asfalto: 20%.

Sterrato: 80%.

Tempo di percorrenza: 6/7 ore

Difficoltà: impegnativa

Altezza massima: 806 mt.

Partenza: 550 mt.

Arrivo: 530 mt.

Dislivello(+): 700 mt.

Dislivello(-): 750 mt.

Tappa di grande impatto naturalistico che entra nel territorio protetto del Parco nazionale dei Monti Sibillini e ne percorre le pendici boscose fino al centro medievale e termale di Sarnano. Le storie dei carbonai e dei pastori si intrecciano con quelle di san Francesco e dei suoi sodali, basti pensare al convento di San Liberato dove sono stati redatti i celebri Fioretti. Si consiglia, nel caso decidessimo di fare la suggestiva variante delle gole del Fiastrone, di portare sandali e asciugamano per il guado e di essere preparati fisicamente per affrontare un percorso accidentato e insidioso.

Questa è la tappa di accesso al territorio protetto dal Parco nazionale dei Monti Sibillini: il brullo profilo delle sue montagne ci farà da scenografia fino al nostro arrivo ad Ascoli Piceno. Alcuni fiumi da noi attraversati lungo il cammino, come il Fiastrone, il Tenna e l’Aso nascono proprio all’interno del Parco. Le specie floristiche rare che lo caratterizzano sono la stella appenninica, ben 37 specie di orchidee spontanee, l’elleboro del Bocconi. Fra i mammiferi ci sono il lupo italiano, il camoscio dell’Appennino e la sporadica presenza dell’orso marsicano. Sono presenti inoltre l’aquila reale, la vipera dell’Orsini e il celeberrimo chirocefalo del Marchesoni, crostaceo unico al mondo che vive solo nel lago di Pilato. Dal Giardino delle Farfalle torniamo all’incrocio, e qui abbandoniamo l’asfalto per prendere sulla sinistra lo sterrato che scende verso il centro dell’abitato di Villa, che attraversiamo su asfalto fino alla chiesa di Santa Maria Ausiliatrice. All’angolo della chiesa svoltiamo a destra in leggera salita su fondo lastricato di sanpietrini che ben presto diventa sterrato. Dopo 200 m, al bivio, giriamo a sinistra, attraversiamo un ponticello e procediamo su strada bianca in leggera salita seguendo la segnaletica del Parco nazionale dei Sibillini fino all’incrocio per la Grotta dei Frati e le Gole del Fiastrone [5.1 – km 2,8].
Qui il percorso principale continua dritto seguitando lo sterrato con tracce di vecchio asfalto per 2,5 km. È la via più breve ma meno interessante, che scende fino alla valle del fiume Fiastrone e poi risale seguendo i tornanti concepiti per le auto fino al cimitero del borgo di Monastero [5.2 – 5,3 km]. È consigliata nei periodi di piena, pioggia, maltempo e per chi non se la sente di affrontare le insidie del sentiero che conduce alla GROTTA DEI FRATI e alle GOLE DEL FIASTRONE, variante più lunga e impegnativa descritta in fondo alla tappa.
Dal cimitero, una strada asfaltata continua in salita per 300 m fino all’abbazia di San Salvatore, ottimo luogo per una sosta rigenerante con fontanella di acqua fresca. Continuiamo a salire su asfalto fino a incrociare la SP 91 Pian di Pieca/Fiastra. Giriamo a destra sulla provinciale per 100 m e poi, dopo altri 100 m, svoltiamo a sinistra per entrare nel paesino di Monastero, che non offre nessun servizio, ma vi si trova una buona fonte d’acqua. Lo attraversiamo in salita e procediamo sempre dritti sulla strada sterrata che non abbandoneremo più per 3,6 km fino al villaggio residenziale estivo di San Liberato. Attenzione: lungo questo tratto manteniamoci sempre sulla via principale senza considerare eventuali bivi con strade minori, e soprattutto facciamo attenzione all’attraversamento di una frana al km 8.9, che ci costringe a un aereo passaggio senza protezione. 250 metri prima della frana è stata per questo motivo aperta una piccola variante che permettere di superare questo tratto insidioso conseguente al sisma 2016, in attesa di ripristino. Dal villaggio residenziale una discesa su ampia strada brecciata ci conduce dopo 900 m al celebre SANTUARIO DI SAN LIBERATO [5.3 – km 10,8]. Luogo francescano per eccellenza, oltre che per la grande tradizione spirituale il convento è famoso per la qualità delle sue acque pubbliche.
Riprendiamo il cammino su strada asfaltata in salita, passiamo da- vanti a una delle celebri fonti, e dopo 500 m arriviamo all’incrocio con la SP 157. Seguendo la segnaletica del Cfm prendiamo a sinistra in discesa. Dopo 100 m troviamo un incrocio a Y. Il nostro cammino continua a sinistra sulla SP 157 ma, per i più volenterosi, segnaliamo sulla destra la digressione di 1,7 km (più altrettanti al ritorno) che conduce a uno dei luoghi più ameni e suggestivi del francescanesimo nelle Marche: l’eremo di Soffiano le cui rovine sono poste in una grotta naturale sulla strapiombante parete del Monte Ragnolo. Tradizione vuole che San Francesco abbia dimorato qui nel suo viaggio verso Ascoli. Tornati all’incrocio proseguiamo come detto sulla SP 157. Seguitiamo a scendere su asfalto per 1,6 km fino a incrociare sulla destra un sentiero che scende nel bosco e che ci fa risparmiare diversi tornanti di strada asfaltata [5.4 – km 13,2]. Il passaggio incrocia i ruderi di un vecchio villaggio e sbocca sulla strada asfaltata che conduce alla frazione Terro di Sotto. Giriamo a destra e raggiungiamo la chiesetta. Di fronte alla chiesa, sulla nostra sinistra, parte uno sterrato in discesa che prendiamo. Attraversiamo il ponte sul Rio Terro e poi riprendiamo a salire senza più abbandonare la strada bianca fino all’incrocio con una strada asfaltata [5.5 – km 16,2]. In corrispondenza dell’incrocio, sulla sinistra, si infila tra la vegetazione un sentiero in discesa che ci permette di tagliare diversi tornanti di carrozzabile e confluisce di nuovo sull’asfalto in Contrada Campanotico, frazione di Sarnano. Qui seguiamo a destra la strada asfaltata per 100 m fino a un incrocio che superiamo procedendo dritti in via Fonte Marta, dove dopo 50 m troviamo sulla destra una fonte d’acqua fresca. Continuiamo dritti in piano sull’asfalto incontrando le prime case della periferia di SARNANO. Procediamo sempre dritti su via Fonte Marta, che ora scende in discesa tra le case fino alla convergenza con via Alcide De Gasperi. Qui pieghiamo a destra, e poi subito a sinistra per via Santa Rita. Dopo 100 m prendiamo ancora a destra in discesa per portarci in via Benedetto Costa. Giriamo a sinistra e dopo 100 m siamo in piazza della Libertà [5.6 – km 17,8]. Da qui ci muoveremo per raggiungere le varie strutture di accoglienza, e da qui ripartiremo per la tappa successiva.

Variante per la Grotta dei Frati e le Gole del Fiastrone [+ 3 km]
Dall’incrocio [5.1 – km 2,8] si gira a destra e si segue lo sterrato in piano per 1 km fino a uno slargo predisposto per il parcheggio auto. Una tabella turistica segnala l’imbocco del sentiero che si inoltra nel bosco procedendo in falsopiano. Dopo 600 m teniamo a mente la prima biforcazione di sentiero che incontriamo: a sinistra in discesa si va alle Gole del Fiastrone, a destra in salita alla Grotta dei Frati. Nel caso volessimo rinunciare a visitare la Grotta prendiamo direttamente il sentiero di sinistra; in caso contrario dal bivio per raggiungere la Grotta ci aspettano altri 500 m di bel sentiero in falsopiano. Dopo 350 m troviamo un altro incrocio. Prendiamo il percorso a sinistra che rimane in piano e di lì a poco saremo alla GROTTA DEI FRATI, in uno dei luoghi più panoramici e spiritualmente significativi dell’Appennino.
Da qui ritorniamo al bivio per le GOLE DEL FIASTRONE e, come detto, scendiamo a destra su ripido sentiero nel bosco fino all’alveo del fiume. Attenzione: gli ultimi metri di discesa sono decisamente ripidi e vale la pena aiutarsi con i tronchi degli alberi. Ora dobbiamo guadare. L’acqua è gelida ma è preferibile non bagnare gli scarponi, quindi meglio prevedere di portare un asciugamano e un paio di sandali impermeabili o, a mali estremi, attraversare il fiume a piedi scalzi. Il sentiero continua sull’altro versante del fiume. Sale da subito ripidamente immergendosi nuovamente nel folto della vegetazione. Per gli appassionati di avventura e bellezze naturalistiche, segnaliamo qui la possibilità di affacciarsi alle gole che rimangono defilate sulla destra rispetto al sentiero. Occorre fare molta attenzione: il tracciato per raggiungerle non esiste più, perché frane e piene ne hanno ostruito il passaggio. Per questo il Parco nazionale dei Sibillini ne ha decretato l’inagibilità temporanea (per aggiornamenti vedi www.sibillini.net). Nel caso volessimo esplorarlo teniamo presente che dovremo superare tronchi caduti, massi instabili e numerosi guadi, per cui sono necessarie scarpe con grip impermeabili. Ma torniamo al nostro sentiero in salita: una serie di zig zag ci permette di riprendere quota a breve, si esce dal bosco fitto, si superano radure e pascoli e si raggiunge il piccolo cimitero di Monastero [5.2], dove ci si ricollega con il sentiero principale.

Tappa 6 –  Da Sarnano a Comunanza

Distanza: 22,3 km.

Asfalto: 30%.

Sterrato: 70%.

Tempo di percorrenza: 7.30 ore

Difficoltà: media

Altezza massima: 656 MT.

Partenza: 530 mt.

Arrivo: 450 mt.

DIislivello(+): 600 mt.

Dislivello(-): 650 mt.

Tappa pedemontana senza grandi dislivelli a costeggiare le vette dei Sibillini lungo sentieri medievali, strade romane come la Salaria Gallica e ponti storici. Si toccano Amandola, centro del Parco nazionale dei Monti Sibillini, piccolissimi borghi e pievi di campagna fino a giungere alla valle del fiume Aso su cui si distende l’operosa Comunanza.

Da piazza della Libertà torniamo in via Benedetto Costa e la percorriamo per 350 m, quindi prendiamo a sinistra in discesa via San Rocco, seguendo le indicazioni del Cfm. Dopo 200 m, all’altezza della chiesetta di San Rocco, attraversiamo la strada asfaltata e imbocchiamo, di fronte a noi, uno sterrato che scende per 100 m e che sfocia in via Aldo Moro. La attraversiamo e proseguiamo dritti su un sentiero ombreggiato in discesa che termina su una stradina asfaltata. Giriamo a sinistra e dopo 50 m, di fronte a una chiesa, subito a destra, attraversiamo il ponte sul fiume Tennacola. La strada diventa sterrata sino a raggiungere dopo 150 m in leggera salita un incrocio all’altezza di un gruppo di case in località Morelli. Imbocchiamo la prima strada asfaltata sulla destra infilandoci tra le case e raggiungiamo una piccola chiesetta posta a un bivio. Giriamo a sinistra tenendoci la chiesetta sulla destra e superiamo l’incrocio successivo continuando dritti sulla strada che si infila tra due capannoni. Da qui il percorso, dapprima in piano, inizia lievemente a salire inoltrandosi nella campagna sino a raggiungere la frazione di Grassetti [6.1 – km 2,4]. Superiamo il borgo fino a un incrocio. Qui abbandoniamo l’asfalto e prendiamo lo sterrato di destra.
Dopo 50 m, in corrispondenza di una curva, il segnale del Cfm ci indica di proseguire a destra su sentiero di terra in leggera salita tra i boschi. È la via dei Mercatali, antico tracciato medievale frequentato fin dall’antichità dai mercanti di bestiame che giungevano a Sarnano per le fiere. Procediamo per 750 m fino a una biforcazione e teniamoci sul sentiero di destra fino all’incrocio con un’altra sterrata. Pieghiamo a sinistra in leggera discesa per poi iniziare un saliscendi tra i boschi. Dopo 2 km, all’incrocio andiamo a destra seguendo la segnaletica del Cfm e percorriamo 1,4 km in lieve salita. Siamo sulla Salaria Gallica, la strada romana dell’Ager Gallicus, di cui tracce di acciottolato ancora sono evidenti. L’antica via termina a un trivio su strada asfaltata [6.2 – km 6,9]. Procediamo dritti imboccando la strada a sinistra, tenendo sulla sinistra l’unico edificio presente di una vecchia scuola rurale. Non abbandoniamo più la piccola strada asfaltata che si snoda in falsopiano attraversando prima un gruppo di case conosciuto come Casa di Carlo, poi passando a fianco del caseificio biologico Angolo di Paradiso (dove consigliamo vivamente una sosta per assaggiare il pluripremiato yogurt dell’azienda), e quindi superando sulla sinistra un curioso cimitero per animali domestici. Proseguiamo ancora per circa 2 km fino a entrare nella periferia di Amandola lungo via Aldo Moro.
Una discesa ripida ci porta all’incrocio con la SP 237 che attraversiamo, seguendo l’indicazione del Cfm, per proseguire dritti sull’asfalto in salita di fronte a noi in direzione della chiesa e convento dei Cappuccini. Dopo 600 m, al cancello del convento, pieghiamo su un sentiero a sinistra che costeggia il muro di cinta dell’edificio religioso e scende sino a raggiungere il parcheggio di un supermercato. Incontriamo di nuovo la SP 237 che viene da Sarnano e la attraversiamo infilandoci nell’area pedonale, ben riconoscibile dal palazzo della Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno sulla destra, giungendo così nella piazza centrale di AMANDOLA, piazza Risorgimento [6.3 – km 11,2]. Qui bar, ristoranti, pizzerie e gli uffici comunali potranno accogliere degnamente i pellegrini per una sosta e per il timbro sulla credenziale.
A questo punto scendiamo a destra in discesa costeggiando la chiesa di Sant’Agostino che si affaccia sulla piazza; alla nostra sinistra troviamo l’incrocio per Fermo, che superiamo per piegare subito dopo l’incrocio a sinistra in ripida discesa lungo un ciottolato tra le case che ci porta in piazzale Mercato. Qui prendiamo a sinistra su asfalto in discesa e percorriamo via Pignotto per 150 m fino a incrociare, dopo una curva, uno sterrato che piega decisamente a sinistra. Lo percorriamo tutto fino ad arrivare a fondovalle, all’alveo del fiume Tenna dove, superato un vecchio MULINO FORTIFICATO, un bel PONTE ROMANICO pedonale a schiena d’asino ci condurrà al di là del fiume. Passato il ponte ignoriamo una sterrata sulla sinistra e proseguiamo su una mulattiera a destra in salita che sbuca a fianco di un capannone nell’area industriale Piandicontro di Amandola. Ci immettiamo sulla strada asfaltata e proseguiamo dritti lasciando il supermercato sulla destra. Alla rotonda giriamo a sinistra su via Enrico Fermi e attraversiamo tutta l’area industriale per 300 m fino a incrociare una strada sterrata sulla destra [6.4 – km 13], che prendiamo. Facciamo attenzione: dopo 200 m, poco prima di arrivare a un recinto privato, pieghiamo a sinistra su sterrato in discesa che diventa poco dopo sentiero e che costeggia un campo spesso coltivato e con alcune arnie. Ci inoltriamo nella vegetazione e attraversiamo, come sospesi in alto, il torrente Vetemastro, affluente del Tenna. Stiamo passando su un antico PONTE ROMANO, ma il fitto della vegetazione lo nasconde: prestando attenzione però prima e dopo l’attraversamento è possibile scorgerne la volta sottostante. Per il suo attraversamento si raccomanda la massima prudenza: la mancanza di ringhiere di sicurezza e la sua aerea e sottile linea di passaggio lo rendono insidioso. Al di là del ponte proseguiamo in ripida salita su un sentiero di terra, scivoloso in caso di pioggia. Raggiungiamo un campo agricolo e lo costeggiamo su sentiero sulla sinistra in salita fino a raggiungere la chiesa della Madonna delle Grazie [6.5 – km 13,9], già visibile da 200 m prima. Continuiamo in salita su sterrato per 650 m fino ad arrivare al borgo di Salvi, dove troviamo una fontana d’acqua che lasciamo sulla destra proseguendo lungo la strada bianca. Altri 450 m di lieve salita ci conducono al borgo di San Pietro in Castagna. L’omonima piccola chiesa sulla destra, “incerottata” a seguito del sisma del 2016, presenta notevoli bassorilievi al portale d’ingresso.
Alla chiesa, proprio dove comincia l’asfalto, abbandoniamo la strada principale e giriamo a sinistra in salita su sentiero di terra ben indicato dalla segnaletica del Cfm. Superata una casa bianca, al bivio prendiamo la mulattiera di destra che sale, lasciando un campo coltivato sulla destra. Dopo 600 m, all’altezza dei pannelli fotovoltaici, incrociamo il tornante di una strada asfaltata che imbocchiamo a destra in leggera discesa. Altri 500 m e troviamo un incrocio: qui giriamo a sinistra in salita su strada asfaltata. Dopo 500 m al primo bivio manteniamo la destra e continuiamo per 2,4 km prima in piano e poi in discesa con alcuni tornanti fino a intersecare la strada comunale che da Comunanza porta a Smerillo e Montefalcone Appennino [6.6 – km 19,3]. La imbocchiamo a destra in discesa per 300 m e appena svoltato un tornante a destra, prendiamo una stradina bianca a sinistra che costeggia il recinto di un casolare di campagna ristrutturato e si inoltra tra campi coltivati fino a riconnettersi con una strada bianca carrozzabile nei pressi di una casa che lasciamo alla nostra sinistra. Giriamo a destra in lieve salita e di lì a poco siamo all’agriturismo Villa Montegenco: ora la strada torna a scendere su asfalto costeggiando un muretto di recinzione. Dopo 250 m all’incrocio voltiamo a destra e proseguiamo per 500 m fino a incrociare sulla destra dei capannoni agricoli e sulla sinistra una grande quercia. Sotto di essa parte una strada di terra che scende infilandosi nel bosco: la prendiamo e arriviamo su un crinale panoramico.
Sotto i nostri piedi in lontananza le prime case di Comunanza. All’uscita del bosco il crinale costeggia in discesa un grande campo coltivato. Dopo circa 50 m, all’altezza di un picchetto del Cammino, giriamo a destra tra le piante per raggiungere l’aia di una vecchia casa colonica abbandonata. Attenzione: la vegetazione spesso chiude la traccia del sentiero costringendoci a farci largo tra gli arbusti. Continuiamo in discesa sulla sua strada privata fino a intersecare la SP 237. Giriamo a sinistra sull’asfalto ed entriamo a COMUNANZA. Dopo circa 300 m alla prima rotonda, all’altezza di un bar, prendiamo la prima uscita sulla destra entrando in via Dante, che percorriamo sino ad arrivare di fronte alla sede del Comune in piazza IV Novembre [6.7 – km 22,3].

Tappa 7 –  Da Comunanza a Venarotta

Distanza: 21,2 km.

Asfalta: 25%.

Sterrato: 75%.

Tempo di percorrenza: 7 ore

DIifficoltà: media

Altezza massima: 720 mt.

Partenza: 450 mt.

Arrivo: 435 mt.

Dislivello(+): 700 mt.

Dislivello(-): 750 mt.

 

Una tappa senza strappi di dislivello tra i boschi, che attraversa territori pochissimo antropizzati e quindi privi di servizi. Fate buona scorta di acqua alla partenza dato che non troveremo fonti fino a Palmiano, il Comune più piccolo del Piceno. Scorci suggestivi sui monti Sibillini, sui monti della Laga e sul Gran Sasso fino a Venarotta, Comune francescano vocato per l’accoglienza dei pellegrini.

Dal Municipio di Comunanza prendiamo a destra ed entriamo nel centro storico superando il ponte sul fiume Aso e passando sotto il ballatoio di una palazzina per ritrovarci nella piazzetta della chiesa di Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto. Giriamo a destra e ci infiliamo nel vicolo che si innesta su via XXIV Maggio. Ci teniamo sulla destra per 100 m fino alla chiesetta di Sant’Anna, alla cui sinistra parte uno sterrato in salita. Lo percorriamo tutto passando di fronte a due gruppetti di case e poi ci inoltriamo nel bosco fino a un bivio di strade di terra [7.1 – km 2,2]. Prendiamo quella di destra continuando a salire per 750 m fino al passo, dove troviamo un incrocio di strade: manteniamoci sulla principale verso destra e che poco dopo piega in ripida discesa a sinistra per scendere nell’altro versante fino a sbucare in una sterrata all’altezza di alcune case sparse conosciute come Sette Carpini. Svoltiamo a destra e dopo poco meno di 200 m troviamo un bivio [7.2 – km 3,5]. Prendiamo la strada di sinistra in discesa, che procede per diversi chilometri con lievi saliscendi nel bosco fino all’uscita in una radura [7.3 – km 8] dove sulla sinistra si trova uno stazzo di pastori. Qui proseguiamo per 2,2 km sullo sterrato principale, passando tra alcuni campi coltivati e zone boscose fino a sfociare su una strada asfaltata, la SP 65, che prendiamo a sinistra procedendo in salita fino a raggiungere il borgo di Tavernelle [7.4 – km 10,4]. Cominciamo a scendere proseguendo sulla SP 65 che non abbandoneremo più fino a Palmiano, ignorando le intersezioni con le strade private; attraversiamo un gruppo di case sparse fino a un incrocio con segnaletica stradale, dove procediamo sempre verso Palmiano. Dopo 400 m troviamo un altro incrocio: la strada di sinistra va in salita, noi prendiamo quella di destra che scende e poi continua mantenendosi in piano fino all’incrocio con la provinciale Palmiano/Venarotta [7.5 – km 14,6]. La piazzetta di PALMIANO, il Comune più piccolo del Piceno, è a soli 100 m dall’incrocio proseguendo a destra. Noi dobbiamo invece girare in salita a sinistra, ma consigliamo comunque una sosta nel piccolo centro, dove è possibile rifornirsi d’acqua, prendere un caffè e timbrare la credenziale negli uffici comunali. Tornati all’incrocio continuiamo in salita su asfalto per 200 m fino al primo tornante, dal cui gomito parte sulla sinistra un ripido sentiero in salita, conosciuto come costa Amatucci, che in 700 m ci conduce sulla SP 93 Force/Venarotta. Senza scendere sull’asfalto continuiamo per ripidi pendii sul crinale erboso alla nostra destra per 200 m fino alla sommità del colle, da cui si apre una maestosa vista. Percorriamo tutto il crinale per altri 200 m fino a una radura cinta da abeti. Attenzione: alla fine della radura dobbiamo piegare decisamente a sinistra in discesa per intercettare una strada di terra che si infila nella macchia e che ci riporta in vista della SP 93. Giriamo a destra a bordo strada e in poco più di 100 m ci troviamo all’incrocio con la carrozzabile proveniente da Palmiano [7.6 – km 16,1].
Di fronte a noi uno sterrato ben indicato dalla segnaletica del Cfm che percorriamo in leggera discesa. Dopo 250 m troviamo un bivio, con una strada di terra che sale sulla sinistra. Noi teniamo la destra continuando a procedere sullo sterrato in falsopiano per un paio di chilometri fino ad abbandonarlo a favore di un sentiero sulla sinistra nascosto dalla vegetazione [7.7 – km 18,7]. Qui occorre prestare attenzione: la segnaletica del Cfm indica l’attacco del sentiero, ma spesso i cartelli vengono divelti, forse da cacciatori infastiditi dal passaggio dei pellegrini. Il sentiero si inoltra nel bosco in ripida discesa per 500 m (attenzione: in caso di pioggia potrebbe divenire insidioso) finché il percorso non diventa piano dopo un ampio tornante a sinistra. Poi ricomincia a scendere fino a un secco tornante a destra e dopo 50 m in piano piega decisamente a sinistra con un tornante in discesa, abbandonando il sentiero principale [7.8 – km 19,5]. Procediamo quindi per 150 m in lieve salita finché il bosco non dirada. Qui il sentiero diventa una dritta strada di terra in discesa che termina in uno spiazzo dove è accatastata della legna da taglio e dal quale parte uno sterrato sulla sinistra, che prendiamo. Dopo 100 m, all’incrocio, giriamo a destra in discesa su una strada asfaltata che costeggia i capannoni della zona artigianale di Venarotta. La percorriamo fino a raggiungere dopo 450 m un doppio svincolo: ignoriamo il primo e giriamo sul secondo a destra in discesa fino a incrociare la carrozzabile proveniente da Roccafluvione [7.9 – km 20,7]. Qui abbiamo due soluzioni alternative: se vogliamo pernottare nel suggestivo Ostello Spedale dei Ss. Francesco e Giacomo dovremo raggiungere la frazione Castello seguendo la variante indicata sotto, altrimenti proseguiamo fino alla conclusione della tappa, alla chiesa del Cardinale in centro a Venarotta. Dal bivio giriamo a sinistra su asfalto in direzione del paese; dopo meno di 200 m all’incrocio andiamo a sinistra e al successivo incrocio giriamo a destra, per infilarci subito dopo sulla sinistra in salita tra i vicoli del centro storico e raggiungere la piazza del Municipio. Continuiamo a salire sui marciapiedi incrociando negozi e bar fino alla chiesa ottagonale del Cardinale, da cui ripartiremo per la tappa successiva [7.10 – km 21,2].

Tappa 8 –  Da Venarotta a Ascoli Piceno

Distanza: 15,2 km.

Asfalto: 20% km.

Sterrato: 80%.

Tempo di percorrenza: 5 ore

Difficoltà: media

Altezza massima: 435 mt.

Partenza: 435 mt.

Arrivo: 150 mt.

Dislivello(+): 350 mt.

Dislivello(-): 600 mt.

 

Tappa piuttosto breve che arriva al centro di Ascoli Piceno, la “bianca città delle cento torri”, senza mai passare per strade trafficate e seguendo lo sviluppo della valle del torrente Chiaro, che guadiamo due volte. Lungo il percorso incontriamo i calanchi, le formazioni geologiche tipiche di questa parte di territorio, che è possibile ammirare nella loro migliore prospettiva percorrendo la bretella/variante Venarotta – Montedinove.

A Venarotta procuriamoci una buona riserva d’acqua, dato che fino alle porte di Ascoli Piceno non troveremo fonti pubbliche (anche se lungo il percorso potremo incontrare qualche privato felice di offrirci ristoro idrico). Se abbiamo dormito all’ostello dobbiamo percorrere la strada a ritroso fino alla fine di via Castello, girare a destra per 200 m e poi proseguire seguendo le indicazioni della tappa precedente per arrivare alla chiesa ottagonale del Cardinale: qui prendiamo a destra su asfalto seguendo le indicazioni stradali per Vallorano/Castellano/Cepparano. Dopo 900 m, all’altezza di una curva a gomito, abbandoniamo la strada asfaltata e prendiamo uno sterrato che prosegue dritto rispetto alla nostra direzione di marcia. Ci inoltriamo in discesa tra gli alberi per 300 m fino a un incrocio ben marcato dalla segnaletica del Cfm [8.1 – km 1,2]. Pieghiamo a destra su strada di terra in discesa che ben presto diventa sentiero. Scendiamo a filo di placche di roccia arenaria per 550 m e al primo bivio proseguiamo sul sentiero a destra fino a raggiungere, dopo altri 550 m, un trivio di strade sterrate. Prendiamo quella a sinistra che sale verso il gruppetto di case di contrada Salara e all’altezza della prima casa proseguiamo sulla destra in discesa. In meno di 300 m raggiungiamo l’alveo del torrente Chiaro, che dobbiamo guadare utilizzando le pietre a pelo d’acqua. Attenzione: in periodi di piogge il livello dell’acqua potrebbe salire per cui saremmo costretti a superare il torrente a piedi scalzi o, preferibilmente, con calzari impermeabili.
Subito dopo il guado troviamo un bivio con segnaletica verticale del Cfm [8.2 – km 2,7]: girando a sinistra si va per Montedinove (bretella/variante Venarotta-Montedinove), mentre per Ascoli Piceno procediamo dritti su strada di terra dapprima in piano e poi in lieve salita, aggirando la collina fino a immetterci su uno sterrato all’altezza di un tornante. Procediamo scendendo sulla destra e continuiamo in direzione Venapiccola ignorando tutte le stradine private.
Dopo 1 km passiamo di fronte a un piccolo gruppo di case, e dopo altri 400 m incontriamo sulla sinistra una piccola pieve di campagna. Lo sterrato continua a salire fino a un incrocio, dove ricomincia l’asfalto, all’altezza di una piccola chiesa votiva [8.3 – km 5,5]. Di fronte a noi i profili delle frazioni di Venapiccola e Venagrande. All’incrocio prendiamo sulla destra la salita che ci porta alla sommità del colle, nel piccolo borgo di Tirabotte. Qui c’è la casa di Piero e Silvia, pellegrini e hospitaleri, in cui, previo avviso telefonico (328-94.49.611), è possibile trovare un po’ di ristoro e il timbro per la credenziale.
Superata l’ultima casa di Tirabotte incontriamo un bivio. Prendiamo lo sterrato che scende sulla destra. Dopo circa 200 m a un altro bivio prendiamo sulla sinistra la strada di terra come ben indicato dalla segnaletica del Cfm fino a raggiungere una casa di campagna isolata [8.4 – km 6,3]. Tenendo la casa sulla destra imbocchiamo il piccolo sentiero che si inoltra nel bosco dritto davanti a noi e che scende a fondovalle fino a un’ampia radura erbosa. Anche qui prestiamo attenzione: il campo è abbandonato e l’erba spesso copre le tracce del camminamento. A ogni modo dobbiamo attraversare l’intera radura fino a incrociare una strada di terra perpendicolare che proviene dal bosco, e che prendiamo a destra verso il torrente Chiaro, che di lì a poco ci si para davanti. Anche questa volta lo dobbiamo guadare per proseguire lungo la mulattiera oltre l’alveo.
Dopo 300 m incontriamo una strada sterrata. La prendiamo a sinistra e procediamo in ripida salita per 600 m fino a intercettare, in prossimità della frazione Villa Curti, la SP 93 che da Venarotta porta ad Ascoli Piceno. La imbocchiamo a destra in lieve salita e dopo 150 m prendiamo la strada asfaltata sulla sinistra, in salita, con indicazioni stradali per Gimigliano [8.5 – km 8,3]. Saliamo per 800 m fino a un tornante dal cui gomito parte una strada sterrata che si dirige verso la rupe rocciosa che abbiamo di fronte. Imbocchiamo la sterrata e dopo 100 m pieghiamo a destra su sentiero in salita che si inoltra tra gli alberi e che ci conduce sulla sommità del colle. Qui intercettiamo la strada sterrata del crinale in cui ci immettiamo voltando a sinistra.
Dapprima in falsopiano lo sterrato inizia dolcemente a scendere fino a una casa isolata dove ricomincia l’asfalto, che seguiamo per circa 100 m e che poi, subito dopo una curva a destra, abbandoniamo per prendere uno sterrato che piega decisamente a destra, ben indicato dalla segnaletica del Cfm [8.6 – km 9,9]. La strada sempre in discesa passa di fronte a un gruppetto di case per arrivare, dopo 2 km, alla confluenza con una piccola strada asfaltata. Qui giriamo a sinistra e dopo 100 m ci troviamo alla chiesa votiva di Sant’Antonietto [8.7 – km 11,9]. Procediamo dritti su asfalto in discesa per immetterci in via Santo Stefano da Montegranaro, ormai alle porte di ASCOLI PICENO.
In piano continuiamo sempre dritti, transitiamo di fronte al cimitero della città e percorriamo tutta la via (che ora si chiama San Serafino da Montegranaro), tra le case della periferia fino al lavatoio pubblico del Seicento, meglio conosciuto come fonte di Sant’Emidio. Sulla destra il ponte romano di Solestà sul fiume Tronto e l’omonima porta di accesso al centro storico della città [8.8 – km 14,2]. Attraversiamo il ponte e percorriamo via Solestà per poi girare a sinistra nella corta via Donne e raggiungere piazza Ventidio Basso: da qui prendiamo via Cairoli e poi, a destra, via del Trivio, e raggiungiamo la chiesa di San Francesco che affaccia sulla deliziosa piazza del Popolo. Attraversiamo la piazza per girare poi a sinistra in via Cino del Duca e quindi a destra in corso Trento e Trieste. Al termine del corso si apre sulla sinistra piazza Arringo, dominata dalla facciata della Cattedrale di Sant’Emidio, che ospita nella cripta le spoglie del Santo [8.9 – km 15,2].

SEGNALETICA

È presente la segnaletica sia orizzontale che verticale

PERICOLI

Al momento si segnala una importante frana, ancora percorribile facendo attenzione ed in attesa di sostanziali lavori di messa in sicurezza, tra Monastero e san Liberato nella tappa n. 5 che va da Montalto di Cessapalombo a Sarnano. Ci sono alcuni guadi facilmente superabili lungo il cammino nell’area pedemontana del tratto Marchigiano. 

ACCESSIBILITÀ

Solo alcuni tratti della prima tappa

FONDO STRADALE

25%

CREDENZIALI

Dal 15 maggio 2021 sono disponibili le nuove credenziali del Cammino Francescano della Marca
Le potete trovare:
✔ ad ASSISI presso la Statio peregrinorum SFrancesco Assisi della Basilica di San Francesco
✔ ad ASCOLI PICENO presso il Duomo di Sant’Emidio e presso lo IAT
✔ a SARNANO presso lo IAT
✔ ad AMANDOLA presso lo IAT.

Il testimonium per chi arriva ad Assisi è rilasciato dalla Statio Peregrinorum della Basilica di San Francesco ed è lo stesso per tutti i cammini francescani. Per chi arriva ad Ascoli Piceno, invece, viene rilasciato dal Punto di accredito della Cattedrale di Sant’Emidio e per questo appunto chiamato Emidiana.

Assisi: Statio Peregrinorum della Basilica di San Francesco, piazza San Francesco 2, tutti i giorni 10-12.30 e 15-18, tel. 075-81.90.01, info@sanfrancescoassisi.org. Ascoli Piceno: Punto di accredito della Cattedrale di Sant’Emidio, piazza Arringo, tutti i giorni 9.30-12.30 e 15-18.

CAMMINO IN TENDA

Non è ancora attrezzato per questo tipo di fruibilità: bisogna organizzarsi in autonomia chiedendo appoggio ad eventuali parrocchie o strutture ricettive

CONTATTI ASSOCIAZIONE

E-mail: camminofrancescano@gmail.com

  • Tappa 1 - Spello - La via degli ulivi
  • Tappa-2 - Altopiano di Colfiorito di Stefano Pasquini
  • Tappa 4 - Pievefavera
  • Tappa 8 - Panorama Monti Sibillini da Palmiano

Il Cammino Francescano della Marca

Con l’app gratuita di Cammini d’Italia puoi pianificare e percorrere Il Cammino Francescano della Marca in totale sicurezza, potendo pianificare le tappe nel dettaglio e percorre il percorso grazie alla tecnologia GPS integrata che ti supporta nell’orientamento durante la tua avventura.

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