La Via Marialonga di William: un lungo cammino fino al mare
Dal cuore della pianura parmense fino ai profumi salmastri del mar Ligure: in questo diario di un nuovo cammino cammino, William ci racconta i suoi sette giorni lungo la Via Marialonga, 150 chilometri tra crinali, boschi, borghi antichi e tanti incontri che sanno di comunità. Non è solo un trekking: è un viaggio interiore, fatto di fatica, meraviglia e riflessioni, che attraversa paesaggi continuamente mutevoli e territori spesso dimenticati. Questo diario racconta un cammino fatto di salite dure, boschi sorprendenti, pioggia insistente e incontri inattesi. Un pezzo d’Italia che cambia a ogni passo, e che lascia dentro qualcosa di profondo.
Vuoi raccontare la tua esperienza di cammino alla nostra community? Scrivici a info@camminiditalia.org e ti forniremo tutte le informazioni per condividere la tua avventura. Oppure, unisciti alla nostra Community su Facebook e pubblica direttamente il tuo racconto!
E per non perderti lungo il percorso, scarica l’app di Cammini d’Italia prima di partire! Avrai accesso a numerose tracce GPX di cammini italiani e potrai orientarti facilmente, anche senza connessione. Scopri di più a questo link!
Introduzione
Oggi voglio raccontarvi dei 150 chilometri che ho percorso per portarmi dalla bassa provincia parmense alle boscose spiagge del versante ligure, lungo un susseguirsi di ambienti e vegetazione dannatamente eterogenei: la Via Marialonga. Un cammino che parte snodandosi nei querceti e nelle faggete dell’Appennino emiliano, per finire tra pini neri e tamerici in quantità, assieme a praterie di erica, castagneti infiniti e pure agrumeti. Il profumo di quelle terre era già intenso in questo piovoso inizio di primavera, chissà che esperienza unica dev’essere anche solo tra un mese.
Lungo il percorso sono stato accolto (quasi) dappertutto con gran calore umano. Prima, da turista, avevo ovviamente sperimentato la cortesia degli altri, ma ancora non conoscevo questo mix di interesse e curiosità nei miei confronti. Confrontandomi con chi percorre i cammini da molti più anni di me, è emerso che tutto ciò ha a che fare con la figura del pellegrino, armato di bastone legnoso, scarponi infangati e zaino sulla schiena.
Per questo tipo di avventure, uno zaino ben attrezzato fa la differenza. La guida al primo cammino può aiutarti a scegliere l’essenziale.
Egli non è in vacanza, ma sta compiendo un viaggio, tanto interiore quanto esteriore, e ciò suscita ancora un briciolo di curiosità in chi lo incontra. Il pellegrino viene da lontano, conosce fatica e privazioni, e porta con sé il proprio bagaglio di pensieri. Tutto questo spinge molti a desiderare di scambiare due parole, chiedere perché lo fai o cosa stai cercando in questo viaggio. Questi discorsi vanno ben oltre le semplici constatazioni sul meteo, e riempiono il cuore di gioia e fiducia verso gli altri. Bene, bando alle ciance: ecco il mio diario onesto di questi sei giorni.
Tappa 01: Fornovo – Pellegrino Parmense
18,8 km – +796 m. / -537 m.
Questo cammino inizia con una giornata ricca di paesaggi sempre più primaverili, vento “foraossa” e tanto sentiero in cresta. Alla partenza, vale la pena fermarsi a visitare la pieve romanica di Santa Maria Assunta, una delle più belle che abbia mai visto in questo stile.
Superato il fiume Taro, la strada diventa ben presto sentiero e, con un breve ma intenso strappetto, guadagniamo la prima cresta panoramica. Da qui, possiamo vedere bene sia le valli del Ceno e del Taro alla nostra sinistra, sia la pianura con Parma sulla destra. Per buona parte della giornata resteremo su sentieri in cresta come questo, estremamente panoramici ma anche diabolicamente esposti al sole e al vento. L’arietta gelida e perforante di oggi ha contribuito a far andare leste le mie gambe.

Proseguendo, costeggiamo le rovine del castello di Roccalanzona, una visione davvero assurda, chiaramente la versione emiliana di Colle Vento. Le particolarità non finiscono qui, perché andando verso Monte Pelato incontriamo due roccioni ofiolitici neri e spogli, che spuntano enormi dal profilo dolce delle colline: si tratta di Pietracorva e Pietranera, nomi quanto mai adatti per descriverli.

Superata l’ultima salita fino alla chiesa di Mariano, la strada scende dolcemente e in un paio di chilometri siamo a Pellegrino Parmense. Per quanto sia poco fornito di alimentari in cui rifornirsi, qui si trova il bellissimo ostello di San Francesco. Nato come convento nel ‘400 e diventato prima un ospedale e poi una scuola media, l’intero palazzo è stato restaurato nel 2000 e ora è una struttura moderna, al cui interno si possono ancora vedere parti affrescate. Consigliatissimo. Cena semplice al ristorante dell’albergo Sole e poi dritto a letto, che domani mi aspetta una doppia tappa.
Tappa 02 e Tappa 03: Pellegrino Parmense – Bore – Bardi
34,5 km – +1.425 m / -1.221 m
Oggi doppia tappa, per rendere le ginocchia croccanti al punto giusto. La difficoltà nel trovare da dormire a Bore, assieme al brutto tempo in arrivo, mi ha spinto a scegliere di unire due tappe già di per sé non molto lunghe. Partiti da Pellegrino, si va tranquillissimi fino a Iggio, tanto per scaldarsi un po’ in queste mattinate ancora invernali. Da qui lasciamo la strada asfaltata per buttarci tra prati e boschi ben infangati, fino a vedere la chiesa di Pozzolo, sul suo sperone roccioso. Questo paesello è assurdo: in certi punti pare rimasto fermo al secolo scorso, e vale la pena prendersi un attimo per visitarlo.
Da qui risaliamo il monte Canzolino, con la sua ampia cima piatta e acquitrinosa, per poi scendere fino a Bore. Meglio sfruttare i servizi presenti in paese per mangiare e rifornirsi d’acqua, perché ora inizia il difficile. Superate le “sette sorelle”, lasciamo strada e speranze per addentrarci nel lungo sentiero boscoso in direzione monte Carameto. La salita si fa sentire, ma anche i continui guadi e le pozze di fango mimetizzate sul sentiero rendono lenta e impegnativa l’ascesa. Ciliegina sulla torta: nella parte più alta i boscaioli hanno fatto fuori tutto – alberi, indicazioni e sentiero. Tocca usare il GPS per orientarsi fuori da ‘sto pantano e prendere la via che ripida discende fino al valico di Monte Pelizzone.

È proprio in situazioni come questa che benedici l’app gratuita di Cammini d’Italia: tracciati offline, mappa precisa e zero rischio di perdere la via. Scaricala qui!
Superato il valico, continuiamo a scendere verso Bardi lungo una bellissima strada panoramica che ci offre scorci sulla Val Ceno e sul complesso del monte Barigazzo. In questo tratto non sono pochi gli allevamenti di mucche e cavalli bardigiani, quindi occhio ai cani liberi che possono venirvi incontro. Un ultimo guadone maledetto, seguito da un curioso strappetto fino al caseificio sociale, e ci appare davanti Bardi con la sua enorme fortezza.
Il borgo medievale offre diversi B&B e ristoranti nei quali rifocillarsi, ma da buon pellegrino sono riuscito a trovare posto presso l’alloggio messo a disposizione dalla parrocchia della Beata Vergine. Se vi accontentate di un letto, questo posto fa per voi.
Questa sera la cena è meritata.
Tappa 04: Bardi – Compiano
22,6 km – +744 m / -813 m
Oggi tappa anfibia, ricca di guadi interessanti e spesso accompagnata dallo scrosciare dell’acqua. Da Bardi, per prima cosa scendiamo all’altezza del torrente Ceno e lo costeggiamo tra boscaglie di salici, pozze verdastre e anatre starnazzanti. Visto che si cammina proprio al livello del fiume, ogni tanto il sentiero va sotto il pelo dell’acqua, ma chi siamo noi per farci caso? Anzi, è l’occasione buona per lavare via tutto il fango di ieri dagli stivali.
Al ponte in località Mulino dei Belli lasciamo il Ceno per iniziare a risalire il torrente Toncina, seguendo una strada che ben presto si fa sentiero. Qui vale proprio la pena godersi la differenza evidente tra il bosco sulle pendici del vallone, in prevalenza di querce e faggi, e quello della fascia ripariale, composto da salici, noccioli e aceri. Con una minuscola deviazione si può visitare il paese abbandonato di Ca’ Scappini che, come ogni rudere sulla mia strada, richiede un’esplorazione approfondita.

Con uno strappetto impietoso su per il bosco, raggiungiamo prima Cereseto e poi il paesello di Farfanaro, posto davvero interessante, ricco di scorci unici: anche solo il fontanile e i lavabi in pietra lungo la strada principale ripagano appieno dello sforzo per arrivarci. Da qui prendiamo il sentiero CAI appena aperto, fresco di vernice e ricchissimo di torrenti da guadare, e tiriamo in salita fino al passo Colla.
Dal passo, purtroppo, la magia del percorso se ne va, e inizia una lunga discesa su strada asfaltata tra boschi appena abbattuti per far legna. La vista di due caprioli che frugano in ciò che resta, ben visibili anche da lontano poiché privi del riparo della vegetazione, mi ha massacrato. La discesa continua inesorabile tra campi, prati e stalle, fino a quando il profilo del massiccio castello di Compiano non diventa ben visibile, in contrasto con il fiume Taro alle sue spalle.
Io mi sono fermato leggermente prima di Compiano, all’Agriturismo Le Carovane, perché volevo vedere questo allevamento di cavalli bardigiani nel quale offrono la possibilità di fare passeggiate a cavallo o vere e proprie escursioni giornaliere per i più esperti. I due maremmani all’ingresso paiono orsi, ma sono davvero buoni e abituati alle persone, quindi niente panico.
All’agriturismo si può cenare, ma il loro punto forte è la colazione: vasi di marmellate fatte in casa da cui pescare, yogurt fresco di loro produzione, pane croccante, brioches per i più luridi e tanto altro. Giuro che non volevo alzarmi da quel tavolo, ma non riuscivo a far stare più nulla nel mio stomaco.
Tappa 05: Compiano – Varese Ligure
31 km – +1.103 m / -1.200 m
Oggi si svalica in Liguria! Peccato per il tempo, che mi ha impedito di vedere tutti i panorami di questa piacevole tappa ben in quota. Finora, e nonostante la pioggia, è stata la mia preferita. Alla partenza, oltrepassiamo il Taro in direzione Isola, dove un supermercato ben fornito ci risolve il pranzo e gli spuntini di tutta la giornata. Superato l’abitato, iniziamo a inerpicarci pian piano sul lungo sentiero che ci porta al passo Cento Croci. Camminando in un verde bosco muschioso e oltrepassando piccolissimi paesini, arriviamo a Tarsogno, il primo borgo di dimensioni considerevoli.
Beh, sarà anche più di un semplice gruppo di case, ma a me pareva di essere il protagonista di 28 giorni dopo che si aggira per una Londra deserta e abbandonata. Superato (in silenzio) il paese, prendiamo il sentiero per Goro e attraversiamo la bellissima abetaia che si estende fino a Pratolungo, tappa perfetta per chi volesse fermarsi a fare un picnic. Ancora una mezz’oretta di salita su strada ed eccoci arrivati al passo Cento Croci, dal quale si dovrebbe godere di una bellissima visuale. Peccato che oggi le nuvole fossero così fitte e basse da impedirmi di vedere anche le pale eoliche al mio fianco.
Da qui, si prosegue su un bellissimo sentiero roccioso che ci porta ancora più su, tra boschi e pascoli, fino a quando non iniziamo davvero la discesa dopo il monte Ventarola. Ora dobbiamo perdere tutta la quota prima di arrivare a destinazione, e lo facciamo davvero in fretta ma su sentieri panoramici e facili da percorrere. Il paese di Varese Ligure è un posto ricco di contrasti. Qui un coloratissimo centro storico, costruito in cerchio attorno al castello, si scontra con la selva di cartelli “Vendesi” appesi ovunque, ed è facile farsi prendere da un generale sentimento di incuria e abbandono.

Mi è dispiaciuto, perché il paese merita di essere esplorato prima di andare in camera, ma non tutti gli scorci sono ben tenuti. Ottimo l’albergo Amici, in pieno centro, nel quale sono abituati a ospitare persone in cammino. Qui è possibile cenare e fare colazione, ma il paese è molto ben fornito e non ci fa mancare nulla.
Tappa 06: Varese Ligure – Bargone
29,5 km – +969 m / -1.006 m
Oggi giornata dal tempo infausto, con diluvio alla mattina e nuvole basse al pomeriggio. Purtroppo sono riuscito a vedere pochissimo lungo una delle tappe più belle di questo cammino. Da Varese Ligure iniziamo subito a salire in direzione del monte Cucco, ma in questo tratto la cosa che ho guardato di più è stato il sentiero, per evitare di finire nelle pozze d’acqua e fango. Continuando la salita, arriviamo al borgo mezzo abbandonato di Valletti, un posto a cavallo tra l’affascinante e l’inquietante, difficile da descrivere senza averlo visto.
Superato questo scorcio, sempre salendo inesorabilmente, il sentiero inizia ad aprirsi e ci regala un percorso in cresta decisamente panoramico, quantomeno nei giorni sereni. Dal monte Porcile al passo del Bocco sono rimasto sempre nella nuvola, ma si intuivano panorami in tutte le direzioni. Sarebbe stato stupendo poter vedere bene, già da qui, le montagne che si gettano nel mare.

Dal passo inizia la lunga e ripida discesa fino a Bargone. Il vero spettacolo qui è la natura che ci circonda: si passa dai bassi prati di erica fiorita ed elicriso a un enorme castagneto che si estende su tutto il crinale. Scendendo ancora, entriamo in piena macchia mediterranea, con abbondanza di pini neri, marittimi, silvestri, tamerici in fiore e alloro. Anche oggi, e nonostante il tempo, il profumo nell’aria era davvero fortissimo.
Una volta a destinazione, il raccolto borgo di Bargone va decisamente esplorato, coi suoi piccoli carruggi contorti che si sviluppano praticamente in verticale sul fianco della montagna. A “Ca da Ciassa” l’ospitalità non manca di certo, e mi viene messa a disposizione un’intera casa con cucina e bagno completamente forniti. Top. In paese si trovano un’osteria e un home restaurant, ma è meglio prenotare. Io ho risolto la cena all’alimentari sotto casa. Da qui si vede il mare? Chissà, né oggi né domani il tempo mi permetterà di scoprirlo. Vorrà dire che dovrò tornare presto su questo cammino, magari non più da solo.
Tappa 07: Bargone – Sestri Levante
12,6 km – +419 m / -689 m
Cos’ho imparato da questa giornata? Che la Liguria è assai ripida e rocciosa. Per questo, quando piove, diventa tutto stramaledettamente scivoloso e duro all’impatto. Tappa conclusiva di questo cammino e, tempo permettendo, anche tra le più panoramiche. Camminare nella profumatissima macchia mediterranea, sbucando ogni tanto per trovarsi di fronte a eccezionali scorci sul mare, non ha prezzo. Alla mattina è possibile fare colazione nel minuscolo alimentari multilicenza di Bargone. Per fortuna esistono ancora empori del genere in questi piccoli paesini di montagna, legati in maniera simbiotica per garantirsi sopravvivenza reciproca.
Da Bargone prendiamo il sentiero che taglia i ripidi crinali alberati fino a Casarza. Un po’ di su e giù nella pineta, e gran parte del dislivello della giornata è bello che superato. Qui il sentiero torna a salire in verticale verso Verici, ma nelle giornate piovose come oggi è possibile tagliare questo tratto pericoloso percorrendo la pista ciclabile in direzione Riva.

Ora il nostro obiettivo è la torre saracena di Punta Manara, che però non si trova affatto sul livello del mare. In pochissimo, dobbiamo macinare i 190 m di dislivello positivo fino alla torre. Lo strappetto è comunque abbondantemente ripagato dalla vista assurda che si apre già dagli scorci laterali, ancora prima di arrivare al punto panoramico. Inoltre, camminare tra pini profumati e tamerici contorte è un’esperienza stupenda.
Dalla torre, alla nostra destra, la vista si addentra nel golfo ligure con le sue città e i suoi porti colorati. Nonostante l’acqua e le nuvole, oggi sono riuscito a vedere fino al promontorio di Portofino. Chissà cosa dev’essere quando c’è il sole e l’aria è tersa. Sestri Levante è ben visibile sotto di noi, e in una mezz’ora la si raggiunge attraversando la macchia del monte Castello.
Il paese mi è sembrato molto interessante, ma il brutto tempo mi ha impedito di visitarlo per bene, porto compreso. Il bello di questa breve tappa è che lascia apposta tutto il pomeriggio libero per farsi un giro a Sestri, quindi bisognerà recuperare al più presto. Cammino bagnato, cammino fortunato? Direi proprio di sì. Come ogni ambiente, anche i diversi climi celano qualche insidia dietro al proprio fascino, ma fa tutto parte delle esperienze che ci portiamo a casa. Assieme al desiderio di tornare, è ovvio.
Dai percorsi più brevi alle grandi traversate, il nostro Atlante dei Cammini d’Italia raccoglie oltre 100 sentieri. Un vero compagno di viaggio per trovare l’itinerario perfetto e partire senza pensieri. Scoprilo e scegli il tuo prossimo cammino!