Tappa 2: Porto Garibaldio – Madonna del Bosco
PORTO GARIBALDI (2 m)
MADONNA DEL BOSCO (6 m)
Dislivello: +13 m / -12 m
Lunghezza: 25 km
Tempo: 7 h
Collegamento: Via Romea Germanica
La seconda tappa del cammino Viae Misericordiae, percorre quasi l’intero tragitto avendo l’acqua come compagna
di viaggio.
Dalla chiesa dell’Immacolata Concezione di Maria di Porto Garibaldi si attraversa viale Nino Bonnet per portarsi
in via Teano al fine di arrivare in via Matteotti-Caduti del Mare e prendere il traghetto per Lido degli Estensi,
gratuito per chi presenta la credenziale del cammino Questo tratto si snoda attraverso le strade cittadine, dove
prosegue per via Giacomo Leopardi, si passa davanti al porto turistico Marina degli Estensi, per arrivare in via
Cagliari. Via Cagliari ci porterà fuori dall’abitato e passando sotto al trafficato ponte Albani si prosegue in via
della Corriera Antica costeggiando il Canale Pallotta. Si comincia a sentire il silenzio e l’odore delle valli. All’al-
tezza del ponte alleato Balley si prosegue dritto salendo sull’argine del canale fino ad arrivare ad uno spiazzo
dove ora vi è uno scalo per pescatori di vongole. Si salirà sul ponte con paratoie motorizzate per l’afflusso delle
acque nelle valli e si comincia a percorrere il sentiero dapprima sui dossi ricoperti di salicornia in direzione
ovest, poi salendo sull’argine che divide il canale Pallotta con veduta sulle saline di Comacchio. Si prosegue
sull’argine in direzione Stazione Foce, centro dell’Azienda Valli Comunali di Comacchio, e non toglieremo gli
occhi dagli stormi di fenicotteri rosa che stazionano tra dossi e valli. E il rinnovato casone Bettolino di Foce
oggi trattoria e punto di appoggio per rifocillarsi e riempire le borracce di acqua. Si prosegue poi in direzione
Comacchio arrivando ad altro ponte Balley, e anche questo, lasciandolo sulla destra proseguiremo su uno
stupendo argine che ci condurrà in località Fosse (qui è possibile fare la diramazione per Comacchio). Appena
passata la sbarra, a sinistra si vedranno le rovine di una casa che è servita per le riprese del film “L’Agnese va
a morire” di Giuliano Montaldo. Si prosegue e a sinistra apparirà la valle nella sua grandezza. A metà dell’argine
incontriamo il casone Donnabona e successivamente le rovine del casone Caldirolo. Arrivati all’idrovora di
Fosse, grande struttura nata per bonificare la grande valle del Mezzano ora contribuisce a mantenere le terre
che sono sotto il livello del mare gireremo a sx costeggiando la strada non molto trafficata chiamata Argine
Agosta, che divideva a destra la valle del Mezzano, oggi bonificata, e a sinistra la valle rimasta, lasciandoci sulla
sx la postazione di guardiania Fosse. Percorreremo la strada Agosta per circa 8,5 km, avendo un cappello se
batte il sole o un buon equipaggiamento se piove o tira vento, perché è un tratto scoperto. Raggiungiamo,
lasciandola a dx l’idrovora Umana di Anita, proseguiamo dritto superando la deviazione che porterebbe a sx
al traghetto sul Reno per S. Alberto e la stupenda zona denominata Prato Pozzo. Giunti ad una curva a 90° si
prosegue dritto su via Casso Madonna. Nome bizzarro che indica le casse di espansione del fiume Reno, dove
in caso di piena vengono convogliate le acque. La strada diventa sterrata e ci porta, girando più avanti, prima
a dx poi a sx sull’argine del fiume Reno, dove proseguiremo fino ad arrivare al ponte che attraversiamo in
direzione Alfonsine. 500 mt dopo il ponte a dx ci appare il santuario della Madonna del Bosco, fine tappa e
luogo di sosta per le membra e per la mente.