Laura e il suo Cammino del Salento: tra sogni, destino e scoperte
Il racconto di Laura e del suo cammino è quello di un viaggio nato quasi per caso, ma capace di trasformarsi in un’esperienza indimenticabile. Spinta dalla voglia di rallentare, immergersi nella natura e ritrovare sé stessa, Laura si avventura lungo i sentieri del cammino del Salento, tra ulivi secolari, scogliere mozzafiato e i tipici paesini pugliesi dal fascino senza tempo. Un diario che celebra la lentezza, la scoperta e la magia di lasciarsi guidare dal destino.
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Amo le cose che semplicemente succedono: nascono un po’ per caso e poi tutto si incastra perfettamente per la loro buona riuscita. Sembrano un po’ legate al nostro destino, e così è stato per il mio primo cammino.
Un tentativo di organizzare un viaggio all’estero con un’amica andato a vuoto, la mancanza di programmi per Capodanno 2023, la voglia di stare nella natura e da sola con me stessa mi hanno dato lo spunto giusto per buttarmi finalmente in un’avventura che sognavo di fare da anni: un viaggio lento, itinerante, di più giorni, a piedi. Sono già abbastanza preparata sulla teoria, per interesse, confronto con amiche e amici camminatori e lettura di blog e articoli, ma manca la parte pratica: scegliere il percorso, organizzare e partire.
Anche tu alla tua prima esperienza lungo un cammino? Abbiamo scritto la guida al 1°cammino che ti salva zaino, scarpe e fatica! Non ti resta che partire!
Essendo la prima esperienza, decido di mantenere basso il livello di difficoltà, per cui cerco un percorso relativamente pianeggiante, una logistica semplice, con possibilità di viaggio in treno per raggiungere l’inizio del cammino, un clima non troppo freddo e magari un paesaggio vista mare. Ed ecco che la scelta, anche in base alla durata massima di 5/6 giorni, cade sul Cammino del Salento e precisamente lungo la Via del Mare.
Il 29 dicembre 2023 parto in treno perché i miei spostamenti vogliono rimanere “lenti” e con il minor impatto possibile sull’ambiente. Mi prometto anche di non salire su mezzi di trasporto fino a quando non dovrò prendere l’autobus a Santa Maria di Leuca per tornare a Lecce.
Il programma prevede di iniziare a camminare il 30 dicembre per arrivare a Otranto il 31 e poter festeggiare Capodanno in piazza. Amo infatti la solitudine, ma anche le feste. Prenoto tutte le strutture prima di partire, visto che, in bassissima stagione, tante strutture ricettive e turistiche sono chiuse in Salento, e prendo consapevolezza del fatto che alcuni alloggi saranno fuori percorso, in alcuni casi anche di parecchi chilometri. Amo Lecce, e questo viaggio mi dà anche la possibilità di visitarla un’altra volta e ne sono felice.
Tappa 01: Lecce – San Foca
L’ostello convenzionato con il cammino, dove è anche possibile acquistare la credenziale, si trova in periferia, a sud di Lecce, e non lontano dal percorso. Molti decidono di tagliare un pezzetto del cammino per non ritornare in centro alla Porta Napoli, punto iniziale del cammino.
Ovviamente non se ne parla di tagliare il percorso: sono venuta fin qui per fare tutto come si deve, per cui, dopo un’abbondante colazione, mi carico sulle spalle lo zaino e mi incammino. Non so bene come comportarmi con il pranzo, ma sono certa di trovare qualcosa sul percorso, almeno in questa prima tappa. Oltretutto, a Lecce è ancora tutto chiuso la mattina presto, per cui non ho alternative. Faccio il primo di decine e decine di selfie, faccio partire il GPS e inizio a camminare con una temperatura frizzantina ma piacevole.
Il primo tratto non mi fa impazzire, poiché si deve uscire dalla città e attraversare un’area periferica, ma, dopo pochi chilometri, le strade iniziano a diventare semi-deserte, strette, immerse in una campagna meravigliosa caratterizzata da muretti e torrette a secco, ulivi, campi e fichi d’India.
Sempre sul cammino del Salento puoi decidere di percorrere anche la Via dei Borghi, tra borghi e ulivi nella Puglia più autentica. Trovi tutte le informazioni su questo sentiero qui.
Dopo aver attraversato Merine, arrivo ad Acaja, splendida cittadina fortificata. Mi fermo per una breve visita e trovo un bar, uno di quei locali che sembra fermo in un tempo lontano, ma perfetto per un panino e una bibita. Ricomincio a camminare e mi trovo a costeggiare i meravigliosi canneti della riserva naturale delle Cesine.

Inizio a sentire l’odore del mare e, ad un tratto, eccolo lì, davanti ai miei occhi. Da qua si prosegue in parte in spiaggia e poi su una strada sterrata, respirando finalmente aria di mare.
Arrivata a San Foca, dove ho prenotato una stanza proprio sul percorso, mi rendo conto che sono stanca e mi fanno un po’ male le spalle: non sono proprio abituata a portare uno zaino così pesante, nonostante non ci sia assolutamente nulla di superfluo dentro. Mi aspetta una bella doccia, una ricca cena e un bel po’ di riposo.
Tappa 02: San Foca – Otranto
Eccomi sveglia di buon’ora e, incredibilmente, super carica. La notte ha fatto il suo dovere e mi ha restituito tutte le mie energie. Decido di fare una colazione leggera al bar e partire velocemente, con l’idea di fermarmi più avanti per una seconda colazione da Dentoni, a Torre dell’Orso. Pare sia una tappa obbligata e mi fido ciecamente dei consigli.
La luce è stupenda, non fa troppo freddo, non c’è vento, il mare finalmente accompagna ogni mio passo. Parto abbastanza presto per raggiungere il Parco Archeologico di Roca Vecchia e la Grotta della Poesia, quando non c’è ancora nessuno.
La bellezza del luogo è indescrivibile e il fatto che io sia lì in completa solitudine amplifica tutte le sensazioni meravigliose che provo. Esploro il sito, scendo nella grotta fino a toccare l’acqua, godo di quel momento fino a che non arriva un autobus pieno di turisti molto rumorosi, e decido che posso ripartire, soddisfatta e con lo spirito ormai in sintonia con il paesaggio meraviglioso che sto ammirando. Mi fermo per la seconda colazione a Torre dell’Orso: ci voleva proprio, anche perché la giornata si prospetta piena di “fuoristrada” per foto e piccole esplorazioni.

La costa dopo Torre dell’Orso e, dopo un breve tratto nella sua bellissima pineta, è piena di meraviglie della natura: il sentiero delle Falesie conduce alle Due Sorelle, ai faraglioni di Torre Sant’Andrea, allo scoglio Tafaluro, conosciuto come “la sfinge”. Alla spiaggia delle Ossa di Pietra, decido di abbandonare il sentiero e scendere verso il mare, stando molto attenta perché gli scogli sono molto scivolosi. Mi trovo immersa, e ancora una volta sola, tra giganti di pietra, grotte e archi meravigliosi. Certo, non si può dire che io stia facendo una gara contro il tempo, anzi, mi sto godendo proprio tutto, e sicuramente il clima mite rende la giornata piacevolissima. Non so quante foto faccio e mi faccio, grazie al piccolo treppiede che sta viaggiando con me.

Risalgo sul percorso e proseguo. Nei pressi di Conca Specchiulla sono state rimosse delle frecce che indicano il percorso, per cui, un paio di volte, purtroppo, sbaglio strada. Da questo momento decido di tenere sempre monitorata la traccia GPS.
Se non vuoi perderti lungo la strada, ti ricordiamo di scaricare l’app di Cammini d’Italia prima di partire! In un unico strumento avrai tutte le tracce dei cammini italiani, permettendoti di navigare (anche in modalità offline!). Te ne parliamo a questo link!
Mi addentro in una bellissima pineta e inizio ad avere fame, ma purtroppo non mi sono organizzata con il pranzo al sacco e non ci sono bar, locali né supermercati. A un certo punto vedo l’indicazione di un agriturismo che sembra un’oasi nel deserto e decido di fermarmi a mangiare un piatto di pasta veloce, anche se rischio di fare tardi: ho troppa fame e capisco che devo iniziare ad organizzarmi con il pranzo al sacco, anche se è complicato.
Dopo pranzo, accelero un po’ e, passando dalla Baia dei Turchi, pian piano arrivo a Otranto. È il 31 dicembre del 2023, per cui cerco, non senza fatica, un ristorante per la sera, visito la Cattedrale e localizzo la piazza del concerto di fine anno; poi mi rilasso un po’ prima di uscire a festeggiare. Una famiglia carinissima, credendomi straniera, mi coinvolge nei festeggiamenti e nel loro brindisi: facciamo quattro chiacchiere, mangiamo una fetta di panettone e poi decido di rientrare a riposare, felice di questo ultimo giorno del 2023.
Tappa 03: Otranto – Santa Cesarea Terme
Mi sveglio prima dell’alba perché l’alba del nuovo anno la devo vedere e riprendere: sarà un bell’anno. Quindi mi preparo, mi copro bene ed esco ad ammirare le prime luci del 2024. Rientro per colazione al B&B e parto: non c’è in giro davvero nessuno.
C’è vento. Il primo tratto di questa terza tappa è molto esposto, ma il sole è meraviglioso e mi sento sospesa nel tempo. Non vedo l’ora di arrivare alla cava di bauxite e ammirare i suoi meravigliosi colori. In effetti, una volta arrivata, mi fermo a fare una marea di foto, stregata dal rosso della terra e dal contrasto con l’azzurro del cielo riflesso nel laghetto e il verde degli alberi. Da qua si procede per arrivare a Punta Palascia, il punto più a est d’Italia. Naturalmente, abbandono per un attimo il percorso per scendere al faro. Sorrido perché il mio cellulare si sintonizza su una rete albanese. Il vento e il sole sono meravigliosi.

Il tratto più bello di questa tappa arriva subito dopo: inizia un lungo percorso pieno di meravigliose rocce bianche che affiorano dai campi e dal sentiero, che si “trasformano” nella bellissima Torre Sant’Emiliano e in adorabili muretti a secco. Questo paesaggio mi accompagna fino a Santa Cesarea Terme, dove riesco a mangiare finalmente qualcosa (il passaggio dalla caratteristica Porto Badisco mi aveva ribadito che può diventare impossibile pranzare improvvisando in questa stagione), organizzarmi per una eventuale cena e raggiungere la struttura ricettiva a qualche chilometro dalla fine della tappa.
Qua fortunatamente mi viene proposta una cena leggera con una puccia e, la mattina seguente, viene servita una ricca colazione. E il giorno dopo posso ripartire anche con il pranzo al sacco: finalmente ho imparato la lezione.
Tappa 04: Santa Cesarea Terme – Marina Serra
Mi inizio a chiedere come possa cambiare tanto un territorio in così pochi chilometri: sto camminando, dopotutto. Mi sembra un fatto meraviglioso. È gennaio e mi trovo a camminare su sentieri immersi in campi fioriti e completamente gialli o bianchi.
Il cammino del Salento è solo uno dei tanti cammini che consigliamo di percorrere in inverno. Abbiamo provato a dare qualche consiglio in questo articolo.
Mi fermo ad abbracciare uno dei tanti ulivi incontrati sul percorso e continuo a fotografare, un po’ incredula, un po’ già assalita dalla nostalgia che avrò di questi colori una volta rientrata a Milano. Adoro il passaggio da Castro e le vedute dall’alto, così come l’arrivo a Marina Serra e la sua piscina naturale.

Non avendo trovato alloggio a fine tappa, come altri camminatori, devo continuare a camminare per raggiungere l’appartamento in cui trascorrerò questa notte, per l’esattezza a Tricase. La strada è lunga e poco piacevole, ma sono contenta di avere l’opportunità di visitare brevemente Tricase e di mangiare una delle pizze più buone di sempre a La Cistareddha.
Tappa 05: Marina Serra – Santa Maria di Leuca
Mi incammino per tornare a Marina Serra e riprendere il percorso dell’ultima tappa. Mi rendo conto che continuo a incontrare le stesse persone nei B&B, nei ristoranti, sul percorso. Sono partita da sola, ma non lo sono più, quanto meno non completamente.
Sul meraviglioso Sentiero delle Cipolliane incrocio due ragazze di Roma, già incontrate più volte in precedenza, con cui poi percorro l’ultimo tratto di questa tappa e con cui salgo la scalinata del Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae: arriviamo alla fine di questo cammino insieme. E questo mi conforta, perché pensavo di voler tanto arrivare alla fine ma, una volta arrivata, sebbene felice di poter dire di avercela fatta, vengo pervasa da una specie di tristezza e smarrimento, legati alla consapevolezza che erano le ultime ore di una bellissima esperienza.

E allora, non la faccio finire qua. Raggiungo l’hotel, erroneamente prenotato proprio vicino al Santuario e quindi lontano dal centro di Santa Maria di Leuca, lascio lo zaino e decido di andare a godermi il tramonto a Punta Ristola, dove Ionio e Adriatico si incontrano. L’ennesimo spettacolo della natura a cui ho la fortuna di assistere in pochi giorni. Sto qua a lungo. Ora sì, sono davvero felice. Ce l’ho fatta.

Tappa 06: rientro a Milano
La mattina mi sveglio con calma e con l’amarezza di non dover più camminare. Mi aspetta comunque una buonissima colazione e una bella passeggiata fino alla fermata dell’autobus che mi riporta a Lecce. Prima di partire, però, è d’obbligo bere un ultimo buonissimo caffè leccese.
Gli orari degli autobus non mi consentivano di arrivare per tempo in stazione per rientrare la sera stessa, per cui avevo prenotato un’ultima notte in centro a Lecce. Onestamente, l’ultima sera passata a Lecce è perfetta: con i suoi lampioni gialli, la sua pietra leccese, l’architettura barocca e il suo ottimo cibo consente di metabolizzare questa bellissima avventura prima di tornare nel grigio Nord.
Al prossimo cammino.