Camminare da soli: togliamoci tutte le paure!
Ti è mai capitato di pensare: “Vorrei tanto provare a percorrere un cammino da solo, ma… se mi perdo? Se succede qualcosa? Se non ce la faccio a concludere il Cammino?”
L’immagine del camminatore solitario che abbiamo in testa è spesso romantica e idealizzata: la persona coraggiosa e saggia che se ne va per sentieri con lo zaino in spalla, trova se stessa tra le montagne e torna trasformata, grazie alla solitudine.
La realtà? È molto più… umana.
La verità è che molte delle paure che ti tengono lontano da questa esperienza sono comprensibili, alcune sono legittime e vanno ascoltate, ma altre sono pregiudizi, ansie e fantasmi che puoi imparare a gestire.
E come si passa dalla paura di provarci al coraggio di mettersi in cammino da soli? Vediamolo insieme!
Le paure nel percorrere un cammino da soli
Iniziamo da una premessa fondamentale: avere paura non ti rende debole. Significa che il tuo cervello funziona bene e sta facendo il suo lavoro di tenerti al sicuro. Il problema nasce quando non sappiamo distinguere tra paure che ci proteggono davvero e quelle che ci paralizzano inutilmente.
Alcune paure sono legittime: ascoltale, poi gestiscile.
Vediamole insieme!
“Sono al mio primo cammino e vorrei farlo da solo, ma non so da dove iniziare!”
Questa è la paura che paralizza di più: vuoi fare tutto subito e bene, ma non sai nemmeno da che parte guardare. Cammini lunghi o corti? B&B o ostelli? Come e dove si prenota? App o guide? Scarpe da trekking o scarponcini?
È normale sentirti sopraffatto dalle opzioni, a maggior ragione se a fare il cammino sarai da solo!
Ma non devi diventare esperto di tutto prima di iniziare. Alcune cose sono davvero importanti, come le scarpe e l’attrezzatura giuste, l’orientamento, la sicurezza, altre le imparerai strada facendo.
Il trucco è affrontare una decisione alla volta, senza farti prendere dal panico. Leggi questo articolo fino in fondo e vedrai che tante ansie ti passeranno!
Se vuoi fare il tuo primo cammino da solo, il nostro consiglio è quello di scegliere un cammino di pochi giorni, ben segnalato, in una zona che ti incuriosisce.
Quello che ti fa pensare “Ecco, questo mi piacerebbe provare!“.
Il Cammino di Oropa della Serra? La Via degli Dei? Il Cammino dei Borghi Silenti? Un pezzo della Via Francigena? Tutti potenzialmente perfetti per iniziare.
Diciamo “potenzialmente” perchè sai che bisogna comunque prepararsi bene, vero? 😉
Per il resto, la “Guida al primo Cammino” di Cammini d’Italia è nata proprio per questo: ti prende per mano e ti spiega tutto quello che serve sapere senza farti sentire stupido per le domande più “ovvie”. È come avere un amico esperto accanto che risponde a tutti i “Ma se…” che ti frullano in testa.
“Se mi faccio male e non c’è nessuno ad aiutarmi?”
Questa preoccupazione è assolutamente legittima.
Ma pensaci bene: quante volte, nei tuoi trekking in gruppo, qualcuno si è fatto davvero male in modo serio? E quando è successo, quanti del gruppo sapevano cosa fare oltre a chiamare i soccorsi?
La verità è che spesso la sensazione di sicurezza in gruppo è più psicologica che pratica. La soluzione non è rinunciare a camminare da soli, ma è prepararsi concretamente.
Ecco alcuni consigli per scardinare questa paura:
- Comunica sempre a qualcuno il tuo itinerario e l’orario previsto di rientro: non serve drammatizzare, basta un messaggio tipo “Vado su questo sentiero (da X a Y), torno verso le 18, se non senti niente entro le 20 chiamami, per favore.”
- Se ti senti più sicuro porta un dispositivo GPS o di emergenza se vai in zone molto isolate, oppure condividi la tua posizione tramite app.
Dispositivi GPS dedicati come il Garmin inReach o l’ACR ResQLink funzionano anche dove non c’è copertura telefonica e permettono di lanciare SOS satellitari ai soccorsi. Costano tra i 150 e i 400 euro, più l’abbonamento per alcuni modelli. Sono fantastici se vai spesso in zone remote, ma per un sentiero CAI in Appennino potrebbe essere probabilmente esagerato.
- La condivisione posizione tramite smartphone è spesso la soluzione più pratica per iniziare.
Su iPhone, l’app “Dov’è” ti permette di condividere la tua posizione in tempo reale con i tuoi contatti fidati, perfetta per fare vedere dove sei durante il cammino. Su Android hai “Posizione condivisa” di Google Maps che funziona allo stesso modo.
Una raccomandazione: testa sempre questi sistemi e metodi prima di partire, magari durante una passeggiata vicino casa. Niente è più frustrante di scoprire che non funzionano quando ne hai bisogno.
“Non ho abbastanza esperienza per orientarmi da solo”
Se non hai mai guidato il tuo gruppo di amici in cammino, letto una mappa o usato un’app per orientarti nei sentieri, puoi sentire questo timore, ma anche qui: la soluzione è acquisire competenze e/o informazioni.
Qui ti possono tornare utili le app e le guide cartacee.
L’App di Cammini d’Italia ti permette di scaricare offline tutte le tracce GPS dei percorsi più famosi. Significa che anche senza campo puoi vedere esattamente dove sei sul sentiero e orientarti direttamente grazie all’App.
Molti cammini hanno anche app dedicate: la Via Francigena ha la sua, il Cammino Minerario di Santa Barbara e il Cammino di Oropa anche, così come diversi altri cammini.
Per avere tutte le tracce in un unico posto ti consigliamo di scaricare la nostra app.
Ma non sottovalutare le care vecchie guide cartacee. Sempre disponibili a portata di tasca nello zaino, iperdettagliate e intuitive anche per principianti.
Nel nostro shop troverai le guide cartacee dei Cammini più frequentati.
Ti spiegano il percorso in questo modo: “Dopo il borgo X, troverai un incrocio e dovrai prendere la prima stradina a destra, quella con il muretto di pietra.” Per le persone meno tecnologiche può essere più chiaro di un puntino sulla mappa digitale.
E se sei alle prime armi: meglio scegliere un cammino ben segnalato. Come scoprirlo? Guarda i dettagli sulla segnaletica nelle schede dei Cammini presenti sul nostro sito, oppure contatta direttamente gli organizzatori.
Chiedi loro: “Com’è segnalato il percorso? Ci sono segnavia sufficienti per orientarsi anche senza app?”
Ad ogni modo… le app le consigliamo comunque, non si sa mai!
Prima di partire per il tuo Cammino in solitaria, prova a fare un pezzo di sentiero che conosci usando solo mappa e app, dando tu le indicazioni ai tuoi amici. Ti accorgerai che è più facile di quanto pensi.
“Se il tempo peggiora improvvisamente, come me la cavo da solo?”
App come “Windy” o “3BMeteo” ti mostrano il movimento delle nuvole in tempo reale: puoi letteralmente vedere il nuvolone carico di pioggia che si avvicina. Controlla sempre la sera prima e la mattina.
Ma il vero game-changer è questo: prevedere giorni extra nel tuo programma. Se pianifichi un cammino di 5 giorni, prenditene 6 o 7 liberi dal lavoro. Così in due giorni c’è brutto tempo, puoi stare al chiuso senza stress, leggere un libro, riposare. Non sarà tempo perso, ma sarà quella flessibilità che, credimi, ti darà molta tranquillità. Poi se fa bello: ancora meglio! Avrai dei giorni in più a fine cammino da goderti in tranquillità.
“Se si rompe l’attrezzatura essenziale in mezzo al nulla?”
Quello scarpone che perde la suola sulla discesa più difficile. Il bastoncino che si spezza malamente, dopo aver retto per anni. Lo zaino che cede quando sei a ore da qualsiasi negozio.
Che incubo, vero?
Togliamoci le paranoie con un kit di riparazione base, che non occupa tanto spazio: rotolo di nastro adesivo extra-forte (quello grigio da idraulico), qualche fascetta di plastica (utili per qualsiasi cosa), un metro di paracord sottile. Con queste cose ripari il 90% delle emergenze.
Comunque non preoccuparti, puoi camminare anche con cose mezze rotte. Ho visto persone finire cammini con scarpe tenute insieme dal nastro e bastoncini sostituiti da bastoni raccolti per strada.
E soprattutto, sui sentieri frequentati c’è sempre qualcuno. I camminatori sono generalmente persone disponibili, se hai davvero bisogno, chiedi aiuto.
“Ho paura, come donna, a camminare da sola”
Vorremmo tutti che non fosse così, ma la verità è che le donne da sole, a volte, non possono stare tranquille.
Facciamo però una premessa statistica: hai più probabilità di essere infastidita in metropolitana che in un bosco. I sentieri in cammino sono generalmente luoghi molto sicuri. Purtroppo però, anche lungo un cammino può succedere di fare incontri spiacevoli, non voglio negare questa realtà.
La condivisione della posizione diventa fondamentale: qualcuno deve sempre sapere dove sei. Imposta sulla tua app di localizzazione (“Dov’è” o “Google Maps”) un contatto al quale condividi la tua posizione.
Ti consigliamo anche, prima di partire, di accordarti con qualcuno per sentirvi durante il giorno. Non serve drammatizzare: un semplice “Ti scrivo intorno alle 18, quando arrivo in paese” è già sufficiente. Se quella persona non sente niente per un po’ più del previsto, può semplicemente chiamarti per vedere se va tutto bene.
Scegli percorsi frequentati, evita tratti isolati verso sera, dormi in B&B o ostelli piuttosto che campeggiare.
Considera acquisto di uno spray al peperoncino per autodifesa personale: in Italia sono legali quelli venduti in armerie autorizzate, con concentrazione massima del 10% e che spruzzano al massimo a 3 metri di distanza. Richiedono documento d’identità per l’acquisto e vanno tenuti in modo accessibile, ma sicuro. Sono decisamente efficaci, ma informati bene su come usarli – in situazioni di panico potresti spruzzarlo controvento o essere tu stessa la vittima dello spray. E soprattutto, fidati sempre del tuo istinto: se una situazione ti mette a disagio, allontanati senza esitazioni.
Per iniziare, punta su cammini popolari: sono frequentati, ben organizzati, e ti danno modo di testare come ti senti da sola senza essere davvero isolata.
“Cosa penseranno gli altri se non ce la faccio?”
Ah, questa è cattiva. Ti immagini già le facce deluse degli amici quando torni dopo pochi giorni invece che una settimana, o quando racconti che hai fatto solo metà percorso perché eri troppo stanco, o il ginocchio ti faceva troppo male.
Ma fermati un secondo: chi sono questi “altri” che ti giudicherebbero? I tuoi veri amici saranno fieri che tu ci abbia provato, punto. E quelli che ti giudicherebbero… beh, forse non sono poi così amici. Ti interessa davvero della loro opinione a tal punto di non provarci neppure per la paura del loro giudizio?
La verità è che la maggior parte delle persone è troppo presa dai propri problemi per giudicare i tuoi. E tra i camminatori, “tornare indietro” non è un fallimento, credimi.
Ho visto gente esperta fermarsi per il maltempo, per un problema fisico, o semplicemente perché “non era giornata”. Nessuno li ha mai considerati falliti.
Inoltre, c’è una cosa che non molti tengono in considerazione: puoi sempre cambiare programma strada facendo. Quel cammino di 7 giorni può diventarne 3, con delle tappe di ‘’relax’’ dove più ti piace, quella tappa di 20 km può diventare una tappa da 15. L’unica persona che deve essere soddisfatta della tua esperienza sei tu.
Nessun altro.
Ripeti con noi: “L’unica persona che può giudicare la mia esperienza, sono io!”
“E se mi annoio o mi sento troppo solo?”
Questa paura nasce spesso da chi è abituato a riempire ogni silenzio con stimoli esterni. Podcast, musica, conversazioni, social. L’idea di stare ore e ore solo con i propri pensieri può sembrare terrificante.
Ma ecco la cosa interessante: la noia in cammino è diversa dalla noia sul divano. Quando cammini, il tuo corpo è attivo, il paesaggio cambia, incontri persone. La mente entra in uno stato meditativo che non ha niente a che fare con il “non avere niente da fare”.
E se proprio la solitudine dovesse pesare? Sui cammini frequentati è facile attaccare bottone con altri camminatori. Un “Come va?” spesso si trasforma in ore di chiacchiere.
Non devi diventare migliore amico di tutti, ma una conversazione occasionale spezza la solitudine senza toglierti l’indipendenza.
Se proprio l’ansia della solitudine ti blocca, inizia con escursioni giornaliere. Parti al mattino, cammina da solo, torni a casa la sera. Così testi come ti senti senza l’impegno di giorni interi.
“Se dovessi scoprire di non essere forte come pensavo?”
Ecco il fantasma più subdolo di tutti. Quello che sussurra: “E se durante questo cammino scopri di essere debole, incapace, meno determinato di quanto speravi?“
Partiamo da qui: la forza non è non avere mai momenti di difficoltà. La forza è continuare nonostante quei momenti.
E credimi, li avrai.
Ci sarà la giornata che ti sembrerà infinita, il momento in cui penserai “Non ce la faccio più“, la sera in cui ti chiedi cosa diavolo ci fai lì.
Ci siamo passati tutti, davvero, anche i camminatori che tu reputeresti “più esperti”. E spesso è proprio in quei momenti che scopri di avere risorse che non sapevi di possedere. Non una resistenza d’acciaio (perché quella non ce l’ha nessuno), ma la capacità di proseguire il cammino, anche quando è difficile.
Ho visto persone “meno preparate” sulla carta completare cammini che avevano messo in difficoltà persone apparentemente più esperte e allenate. La differenza non era la prestanza fisica, era la capacità di ascoltarsi senza giudicarsi e adattare il ritmo del cammino ai propri bisogni.
Come trasformare gradualmente la paura in fiducia
Ora che abbiamo smontato le paure più comuni, vediamo come passare dai “Vorrei, ma ho paura” al “Ho deciso: parto da solo/a“.
Che ne dici di fare qualcosa di interattivo? Dove parliamo davvero delle tue paure e le spazziamo via una per volta?
Prendi carta e penna!
Esercizio 1: scrivi le tue paure specifiche
Prendi un foglio, dividilo a metà e a sinistra scrivi esattamente di cosa hai paura.
Non vale un generico “ho paura di andare da solo”: piuttosto scrivi “Ho paura di non trovare persone in caso di necessità” o “Ho paura di perdermi a causa del cellulare che si scarica quando sto guardando una mappa sull’app“.
Essere specifico rende le paure meno mostruose e più gestibili.
Poi, nella colonna destra, in corrispondenza di ogni paura, scrivi accanto una soluzione concreta.
“Ho paura di perdermi” → “Scarico l’app offline, studio il percorso prima di partire, parto un’ora prima del previsto, per avere tempo extra in caso dovessi smarrire un bivio”.
Il tuo compito è di trasformare ogni paura in un compito pratico da completare.
Sembra già tutto più gestibile, vero?
Un secondo esercizio: il “What if” positivo
Siamo bravissimi a immaginare tutto quello che potrebbe andare storto, ma proviamo il contrario.
Scrivi almeno cinque cose positive che ti potrebbero succedere camminando da solo: “Potrei incontrare una persona sconosciuta, ma simpatica con la quale condividere un tratto di cammino insieme”, “Potrei scoprire che sono più forte di quanto pensassi”, “Potrei finalmente ascoltare davvero i miei bisogni e il silenzio della natura”.
Il cervello ha bisogno di immaginare scenari positivi per bilanciare l’ansia naturale della novità, dell’incertezza.
Checklist per prepararti al meglio
Adesso passiamo al concreto! Tutte le riflessioni del mondo sono utili, ma alla fine devi anche fare i compiti pratici. Non serve diventare survivalisti, ma alcuni accorgimenti ti daranno quella sicurezza in più che fa la differenza tra partire sereno e partire ansioso.
Ricapitolando quanto detto prima:
- Scegli un percorso ben segnalato (controlla i dettagli sul nostro sito)
- Scarica l’App Cammini d’Italia per scaricare le tracce del cammino in modalità offline e considera una guida cartacea del cammino che hai scelto
- Comunica il tuo itinerario a qualcuno di fidato, condividendo con lui/lei la tua posizione in tempo reale
- Testa attrezzatura e app prima di partire
- Prepara un piccolo kit di riparazione
- Controlla le previsioni meteo e prevedi giorni extra in caso di imprevisti
- Porta dispositivo di emergenza se vai in zone isolate
- Se sei donna, condividi la tua posizione ad almeno due persone di fiducia, studia bene il percorso e scegli zone frequentate
- Se sei uomo, oltre gli accorgimenti qui sopra, cerca di fare sentire al sicuro e a proprio agio ogni donna che incontrerai, rispetta le distanze e non insistere se non sembra voler fare conversazione
Se sei arrivato a leggere fino qui, probabilmente la curiosità di provare a camminare da solo/a c’è già e stai facendo del tuo meglio per toglierti tutte le paure. Ma forse ti stai ancora chiedendo: “Quando sarò davvero pronto/a?”
La verità è che non sarai mai completamente pronto/a. Non esiste il momento perfetto in cui tutte le paure scompaiono e ti senti sicuro al 100%. La prontezza si costruisce facendo, non aspettando.
Ma questo non significa buttarsi nel vuoto. Significa iniziare dal tuo livello, con i tuoi tempi, senza pressioni esterne. Se oggi l’idea di una settimana da solo/a ti spaventa, inizia da una giornata. Se una giornata ti sembra troppo, inizia da una mattinata.
L’importante è iniziare.
Ricorda che ogni camminatore che ammiri per il suo coraggio ha avuto un primo giorno in cui aveva le tue stesse paure. La differenza tra chi ci prova e chi resta sempre con il “vorrei ma…” è spesso solo un passo. Letteralmente.
Il cammino ti aspetta, quando sarai pronto per lui. E fidati: è molto più accogliente di quanto le tue paure vogliano farti credere.
Buon cammino!