Ci fermiamo a San Biagio Platani, piccolo comune dell’agrigentino, dove si celebrano le manifestazioni della Santa Pasqua più suggestive del territorio: gli Archi di Pasqua.
Si avvicinano le vacanze pasquali e in ogni parte dell’Italia continuano le celebrazioni sacre e folcloristiche, con la Domenica delle Palme che segna l’inizio dei riti pasquali. Festività celebrata in tutte le parti d’Italia ma in modo particolare nella più grande isola italiana: la Sicilia.
Ed proprio lì che vogliamo soffermarci, nell’isola sorretta dal giovane Colapesce, secondo la famosa leggenda che la caratterizza.
Una terra ricca di tradizioni e di usanze che, soprattutto nel periodo pasquale, riaffiorano e segnano tutto il territorio siciliano.
L’unicità che contraddistingue il popolo di San Biagio Platani è la maestria che scorre nelle loro mani. In un paese dove il clima e lo scirocco siciliano fanno da fondo nasce una delle tradizioni più colorate e artistiche della terra dei mille profumi.
In una terra dove si vive di speranza, con la voglia di fare e di riuscire a disegnare un futuro migliore, dove le difficoltà sono tante e la mancanza di lavoro segna il volto di mille lavoratori, i sanbiagesi (nome del popolo di San Biagio Platani) si rimboccano le maniche e i cuori per dare forma all’arte e al culto del bello. La gioia e ricompensa sono i tanti turisti che vanno a lavare via la fatica di mesi di lavoro.
Dal 21 Aprile fino a domenica 2 Giugno 2019, sarà possibile raggiungere il paese dell’entroterra siciliano e rimanere incantati.

La tradizione degli Archi di Pasqua o Archi di Pane, risale alla seconda metà del Seicento, epoca immediatamente successiva alla fondazione del paese. Anni in cui nel Corso del piccolo centro venivano esposti, in occasione delle feste pasquali, gli archi di pane per accogliere i signori feudatari che raggiungevano il paese per riscuotere le tasse. L’esposizione di queste opere d’arte voleva dimostrare la volontà del popolo di uscire dalla condizione di povertà. Certamente sono cambiati i tempi, ma resta la tradizione e il sentimento religioso per gli Archi di Pasqua

A questa tradizione si lega la nascita di due confraternite: dei Madunnara (devoti alla Madonna) e dei Signurara (devoti a Gesù) che con tanta devozione e passione, ogni anno, rinnovano questa splendida tradizione sulle note di una vivace e appassionante “competizione”.

Le due confraternite sono impegnate nella preparazione (già da qualche mese prima alla Pasqua) di imponenti composizioni, dette le Nimpee, realizzate con canne e ferle tutte arricchite da magnifici addobbi artistici in perfetto stile siciliano. Agrumi, alloro, pane, mandorle, spighe, fiori e legumi costituiscono i materiali che mani sapienti e virtuose trasformano in meravigliosi addobbi.
Le due confraternite, in gran segreto, si sfidano nell’allestimento di questi archi che verranno esposti lungo Corso Umberto I la mattina di Pasqua.
La festa rappresenta un tripudio della natura che torna a colorarsi. Gli elementi più importanti sono le Cuddure delle sculture realizzate in pane lavorate dalle laboriose mani delle donne del paese, a forma di angeli, colombe e altri simboli legati al periodo della Pasqua.

I Cuddura
Ciò che va segnalato è gli archi non vengono perduti, ma inseriti in un apposito museo. Inoltre ci teniamo a fare i complimenti agli artisti che ogni anno creano questi capolavori appoggiandosi solo alle proprie forze in quanto nessun Ente Pubblico li finanzia.
Nonostante sia famosa come “terra bruciata”, la Sicilia non smette mai di sorprenderci e San Biagio Platani ci offre un caleidoscopio di generi e colori diversi.
“È in Sicilia che si trova la chiave di tutto […] La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra…chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita”
Goethe non poteva utilizzare parole più azzeccate per spiegare le sensazioni e le bellezze che risiedono in questa terra.
Terra di tradizioni,
di leggende e
di eroi.
Giulia Leanza
Rispondi