Seguendo i passi di San Francesco da Paola verso l’essenza: la Via del Giovane di Stefania
Un viaggio tra fede, natura e scoperta: Stefania ci porta con sé lungo la Via del Giovane, un tratto del Cammino di San Francesco di Paola immerso nei boschi della Calabria, dove il tempo sembra essersi fermato. In questo diario Stefania ci racconta di una ricerca profonda: non solo del sentiero tracciato, ma dell’essenza e dell’essenziale nella vita. Un racconto di passi, di sfide e di meraviglia, che ti invita a seguire il sole e a riscoprire la bellezza dell’umiltà e della semplicità, proprio come gli insegnamenti che San Francesco ci ha lasciato. Preparati a lasciarti ispirare e a sognare nuove vie da percorrere!
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Il 2024 è il secondo anno in cui decido di trascorrere i giorni di festività natalizie in cammino. Sì, proprio a inverno iniziato. Vi assicuro che non è una fuga dai banchetti natalizi calabresi con i parenti che ti vogliono inchiodata alla sedia accanto a loro (più o meno giustamente, dopo un periodo di lontananza), ma è un modo per risintonizzarmi sull’essenza e sull’essenziale della vita. Questa mia nuova “tradizione” è un momento di riscoperta della terra in cui sono nata e in cui ho vissuto buona parte dei miei anni: la Calabria. Spero di rinnovare questa usanza anche in futuro.
Ricercando sul web i cammini presenti in Calabria, trovo il Cammino di San Francesco di Paola. Nel 2019 visitai il santuario di Paola e ricordo di essere rimasta molto affascinata dall’energia del luogo e dalla storia del santo. Sento un forte richiamo a mettermi in cammino su questi sentieri e, con entusiasmo, scrivo subito un’email per avere maggiori informazioni sulle diverse vie dell’intero cammino e sulla loro percorribilità in periodo invernale. Scelgo quindi la Via del Giovane, un percorso di circa 50 km attraverso i meravigliosi boschi della Catena Costiera, in provincia di Cosenza. In questa avventura mi accompagna e supporta mia sorella, Claudia, che ringrazio infinitamente per la sua costante presenza al mio fianco.
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Tappa 01: San Marco Argentano – Cerzeto
Arriviamo a San Marco Argentano la sera di Natale. È già buio e nel paese ci sono poche anime in giro, complice il giorno di festa e l’aria fredda. Dopo aver preso l’alloggio per la notte e ritirato le credenziali, andiamo a fare un giro in paese. Purtroppo, la Torre e la Cattedrale normanna sono chiuse, ma ce lo aspettavamo vista l’ora e il giorno di festività. Le visitiamo da fuori e leggiamo sulla guida di Terre di Mezzo – un acquisto prezioso e consigliatissimo – storie e leggende affascinanti e misteriose.
Cerchiamo un posto al caldo per pianificare la partenza dell’indomani e troviamo un bistrot, dove incontriamo dei ragazzi del luogo, tra cui Giulio, che ci racconta con entusiasmo di quanto sia bello il cammino e anche di altri sentieri nei dintorni di San Marco che, con un gruppo di amici, sta cercando di recuperare e valorizzare.
L’indomani, Santo Stefano (con tanti auguri di buon onomastico a me), si parte! Entriamo nella Chiesa della Riforma, convento francescano frequentato per un anno dal giovane Francesco di Paola all’età di 14 anni. Mi ha colpito molto il coraggio di Francesco: nonostante la sua vocazione, dopo un solo anno lasciò il convento per cercare altre vie per avvicinarsi a Dio. Da qui intraprese poi la scelta di vivere da eremita per un periodo di tempo. A questa esperienza è dedicata un’altra via del Cammino di San Francesco, chiamata la Via dell’Eremita, che è già nella lista dei miei prossimi cammini.
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Uscendo dalla chiesa, troviamo il primo cippo che segna la distanza dal Santuario di Paola: 49 km. Iniziamo a camminare e optiamo per la variante di valle, perché ci piace attraversare i borghi. Davanti a noi si apre la vista di un parco eolico con una serie di pale attive. Di vento ce n’è abbastanza e la nostra camminata inizia sotto un cielo azzurro. Arriviamo a Mongrassano, un piccolo borgo, dove ci fermiamo al bar della piazzetta per una breve sosta.
Ci sediamo per un tè caldo e la signora del bar, gentilissima, ci offre del panettone a fette già pronte sul bancone, che aspettava solo di essere mangiato. Questo bar sembra sospeso nel tempo, con un’atmosfera anni ’80 che resiste in Calabria. Dopo aver rinnovato gli auguri di buone feste, usciamo e inizia la parte più “selvaggia” della prima tappa.
Ci avventuriamo in sentieri di campagna, dove le proprietà sono delimitate da recinzioni improvvisate, tra cui porte nel vuoto e brande erette a mo’ di cancelli. Poco alla volta, in lontananza, scorgiamo Cavallerizzo nuova, un agglomerato di edifici bianchi che si staglia nel paesaggio. Avvicinandoci, capiamo di essere nei pressi di Cavallerizzo vecchia. Il cielo si copre di nubi e ci troviamo davanti a case abbandonate e macerie: una zona rossa, frutto di un movimento franoso avvenuto nel marzo del 2005. Tutto è silenzio e sembra fermo a quel momento.
Le case aperte raccontano ancora il dolore dell’abbandono. Lentamente e in silenzio ritorniamo sul percorso. Incontriamo un cane maremmano – compagno immancabile in ogni cammino – che ci abbaia contro ma ci lascia passare rispettosamente. Proseguiamo verso San Giacomo, frazione di Cerzeto, dove un murales in piazza ci ricorda che siamo in un borgo arbëreshë, una comunità di origine albanese insediatasi in Italia nel XV secolo. Dopo una breve sosta, riprendiamo il cammino verso Cerzeto.
Lungo la strada troviamo murales colorati che raccontano la storia del luogo. Arrivate, veniamo ospitate da Angela, che ci accoglie con una tavola ricca e pronta per la colazione dell’indomani. Assaggiamo subito i “turdilli”, dolci tipici locali che ci accompagneranno anche nella tappa successiva.

Tappa 02: Cerzeto – Cinquemiglia di Fuscaldo
“Domani troverete cinghiali e lupi” ci avevano detto a Cerzeto, “e anche la neve. Partite presto. Ma sarete da sole?” Devo ammettere che queste parole sono state un’ottima sveglia. Partiamo presto, perché ci aspetta una tappa completamente immersa nel bosco e vogliamo arrivare a destinazione prima che faccia buio.
Lasciamo il borgo di Cerzeto e iniziamo a salire, salire, salire. La giornata è ancora più limpida della precedente. Ogni tanto sentiamo qualche grugnito in lontananza, ci fermiamo a guardarci interrogative, ma poi tutto torna silenzioso. Dopo un po’, troviamo un cartello che segnala una deviazione verso il Patriarca Kroj Shtikàn. La salita è ripida, i nostri passi affondano in un mare di foglie secche, ma ne vale la pena.
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Davanti a noi si erge un castagno monumentale, un essere vivente di almeno 1.000 anni. Penso tra me e me: “Questo albero ne ha viste e sentite di storie umane…quanto siamo insignificanti di fronte a tanta sapienza!”. Entriamo letteralmente dentro il tronco cavo del Patriarca, quasi in una sorta di abbraccio.
Dopo questa esperienza toccante, proseguiamo lungo il sentiero. Lasciamo il bosco di castagni e ci addentriamo in una faggeta infinita. Lungo il cammino troviamo aree da picnic e sorgenti d’acqua, ma non ancora il nostro obiettivo: il Faggio di San Francesco. Si tratta di un albero di almeno 600 anni, sotto il quale Francesco si riparava durante i suoi spostamenti da San Marco a Paola. Dopo aver camminato a lungo nella faggeta, ammirando i giochi di luce tra i rami e il vento che li culla come fosse un mare, finalmente arriviamo all’area sacra dove si trova il Faggio di San Francesco.

Qui il tempo sembra fermarsi. L’edicola con la statua del santo, le panche disposte come in una cappella nel bosco, il silenzio circostante: tutto invita alla contemplazione. Ci fermiamo a spizzicare mandarini e turdilli, lasciandoci avvolgere dall’atmosfera del luogo. Riprendiamo il cammino attraversando piccoli corsi d’acqua che tagliano il sentiero e un gigantesco masso ricoperto di muschio e felci, che sembra un antico guardiano del bosco.
Arriviamo infine al rifugio del Bosco di Cinquemiglia di Fuscaldo, chiuso durante il periodo invernale. Qui ci aspetta Piero, che ci accompagna in auto fino a Fuscaldo, a circa 10 km di distanza. Durante il tragitto, Piero ci racconta del borgo dei cento portali, sede della scuola di scalpellini e città natale di Vienna, madre di Francesco. Dopo aver lasciato gli zaini nel nostro alloggio, ci affrettiamo a uscire per non perdere il tramonto sul mare. Lo spettacolo del sole che cala dietro lo Stromboli è mozzafiato.
Fuscaldo è animato da vari presepi e scopriamo che ce n’è uno permanente nel municipio, i cui personaggi sono modellati sugli abitanti del paese. Ci perdiamo tra i vicoli, osservando i portali decorati. Quando cala il buio, la stanchezza si fa sentire, ma una gustosissima pizza ci dà l’energia per pianificare la tappa del giorno seguente.

Tappa 03: Cinquemiglia di Fuscaldo – Paola
Appuntamento di prima mattina. Un gruppo di escursionisti locali ci accompagna alla tappa, lasciandoci direttamente al laghicello per evitare un tratto di strada asfaltata. Il lago, circondato dalla natura, ospita un anfibio di origine preistorica, il tritone alpestre. La mattina è fredda, e dopo una rapida foto di rito riprendiamo subito il cammino.
Iniziamo a salire tra i faggi. Le tracce di cinghiali e cacciatori sono evidenti, ma noi andiamo avanti, entusiaste. All’improvviso, ci sorprendiamo per i primi sprazzi di neve. Il paesaggio diventa incantato, il vento soffia forte e freddo. Arriviamo a un bivio con le indicazioni per il Monte Palazzello, dove il vento sembra volerci spazzare via. Fa freddo, ma continuiamo con determinazione.

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Dalla cima si apre un panorama mozzafiato: mare e monti a 360 gradi. Non sappiamo dove guardare, ogni lato sembra più bello dell’altro. Dopo aver scattato qualche foto e aver timbrato le credenziali, proseguiamo sul crinale fino a raggiungere Cozzo Cervello, il punto più alto del percorso, a quasi 1.400 metri. Qui la neve è più fitta, e troviamo un altro timbro per le credenziali.
Inizia la discesa nella faggeta, seguendo i simboli del cammino: un sole giallo dipinto sugli alberi. Lasciamo lentamente il bosco, passando da faggi a pini e abeti. Incontriamo alcuni cacciatori che, incuriositi, ci chiedono informazioni sul cammino. Sono stupiti dal nostro viaggio. Proseguiamo ancora, fino a scorgere finalmente Paola e il mare.
Arrivate in paese, ci dirigiamo verso il santuario, passando da un ponticello che sembra un confine tra il mondo naturale e quello urbano. L’emozione cresce quando vediamo il santuario da vicino. Sul cippo del km 0 leggiamo una frase di San Francesco: “Per carità, devi venire più spesso da queste parti”. Visitiamo il santuario, ritiriamo il Testimonium e ci sentiamo piene di gratitudine. Anche se non siamo riuscite a incontrare tutti i referenti di tappa, sapere che ci sono persone dedicate a promuovere questi luoghi ci riempie di speranza.

Riflessioni e ringraziamenti
Seguendo i passi di Francesco lungo la Via del Giovane, sono entrata in contatto con uno spazio di semplicità, umiltà e fede, tre alleate indispensabili per camminare nella vita con passo fermo verso il proprio fuoco interiore. Questo cammino non è stato soltanto un viaggio attraverso la natura incontaminata, i borghi autentici e la spiritualità dei luoghi, ma anche un’opportunità per riconnettermi con me stessa e con ciò che davvero conta.
Molte immagini di questo percorso continuano a accompagnarmi anche ora, mentre torno alla quotidianità. Dai boschi silenziosi agli incontri speciali, dalle difficoltà superate alla bellezza pura del panorama, ogni dettaglio mi parla ancora. Una frase, semplice e potente, risuona dentro di me, animando ogni nuovo istante: “Segui il Sole!” Questo è il piccolo video della nostra avventura sulla Via del Giovane.
Grazie a tutti voi per esserci, per camminare e condividere nuove vie in questo meraviglioso mondo.