Cammini
18 Nov 2025

Camminare con i bambini si può: l’avventura di Pietro Oberto e le sue figlie

Quest’anno sul Cammino francese di Santiago ho incontrato Juan, un uomo spagnolo, di Barcellona, che per il quarto anno consecutivo stava percorrendo un tratto con la figlia Maria, 12 anni. Hanno iniziato quando lei ne aveva 8, partendo dalla primissima tappa, Saint-Jean-Pied-De-Port, e hanno continuato ogni estate per almeno cinque giorni. Il prossimo anno proseguiranno da Sahagún, dove si sono fermati, e dovrebbero arrivare alla meta prima che lei diventi maggiorenne.

Non è rarissimo, ma nemmeno così comune trovare genitori e figli giovani in Cammino: non poteva non incuriosirmi l’esperienza di Pietro Oberto, camminatore professionista piemontese che seguo su Instagram e che ho visto viaggiare a piedi con una bambina di appena due anni. Oggi Pietro, nato nel 1988 a Savigliano (Cuneo), formatosi nel mondo dell’ingegneria energetica e nucleare, passando per il pianoforte e l’illusionismo, è guida escursionistica ambientale e creator di contenuti che parlano di natura e cammini. Spesso, appunto, in famiglia. «Da bambino i miei genitori mi portavano a camminare in montagna. Ora tocca a me portare le mie bambine». 

La famiglia Oberto al completo all’arrivo a Santa Maria di Leuca, ultima tappa del Cammino del Salento

Camminare in famiglia: una passione da trasmettere

«Credo che camminare possa cambiare le persone e che farlo in famiglia possa cambiarle ancora di più», dice Pietro. Luna, la sua primogenita, oggi ha 4 anni: Pietro e sua moglie l’hanno portata con sé sul Cammino di Oropa quando aveva appena un anno e mezzo. L’anno scorso hanno percorso, in primavera, la via Francigena in Toscana e da poco, insieme a lei e a Nora, secondogenita che oggi ha circa 8 mesi, sono rientrati dal Cammino del Salento.

Come è nata l’idea di fare i cammini con le tue figlie?
Recentemente ho sorriso leggendo un commento su YouTube, relativo a un video fatto in cammino con Luna: un utente mi chiedeva come mai non avessimo lasciato a casa «l’infante». La soluzione più veloce sarebbe sicuramente lasciare le bambine a casa… Ma l’idea nasce dalla volontà di provare a portare avanti una passione che io e la mia compagna avevamo già, coinvolgendo anche loro. Il primo cammino, fatto quando Luna aveva un anno e mezzo, nel 2023, è stata una sfida personale per vedere se ce l’avremmo fatta. Quest’anno invece Luna ricordava di quando lo scorso anno abbiamo percorso la Via Francigena, ed è come se fosse stata una scelta anche sua: quando gliene abbiamo parlato era contanta, è venuta volentieri. E adesso cominciamo ad avere un po’ più esperienza!

Come avete scelto il primo cammino?
Abitiamo nel cuneese: abbiamo scelto il Cammino di Oropa con partenza da Santhià perché era abbastanza vicino a casa, era sufficientemente corto e perché aveva una percorrenza abbastanza facile. 

Da che età consiglieresti di iniziare?
Non c’è una regola. Quest’anno in primavera Nora ci sembrava ancora troppo piccola, essendo nata a febbraio, così abbiamo aspettato l’estate e deciso poi di provare a fare un cammino in autunno. Più sono piccoli, più puoi gestire i bambini come vuoi: è man mano che crescono che iniziano a dirti cosa vogliono fare. 

Hai mai incontrato altre famiglie al completo?
Con il passeggino mai. L’anno scorso sulla Francigena abbiamo incontrato una coppia con un bambino molto piccolo nel marsupio. 

Prima di partire: buone pratiche per prepararsi e scegliere il Cammino giusto

Quali sono le difficoltà principali – logistiche e non – di camminare con due bambine?
Sicuramente il percorso: bisogna studiarselo bene, guardando le mappe e affidandosi a una guida ufficiale per capire quanto sia fattibile con un passeggino. Nessuno te lo dice in modo esplicito: devo cercare di dedurlo io dal tipo di sentiero, dalle pendenze… In questo modo mi faccio un’idea, ma capita comunque che ci siano dei tratti difficili da percorrere: a volte, anche per pochi metri, il passeggino non riesce a passare e allora va trovata una deviazione. In due è più facile gestirlo, ma è capitato anche di chiedere una mano ad altri camminatori per passare un guado. L’anno scorso per esempio, sulla Francigena: per fortuna è un percorso molto frequentato e non è stato difficile chiedere aiuto. Le difficoltà più classiche si acuiscono, come accade per esempio con la pioggia: quando si crea il fango, fisicamente si fa più fatica a spingere un passeggino. In generale, poi bisogna riuscire a motivare la bambina, tenerla impegnata.

Come le prepari fisicamente e mentalmente prima di partire?
Andiamo a camminare spesso in montagna o in collina quasi tutti i weekend, per almeno qualche ora: non consiglierei a nessuno di fare un cammino prima di aver abituato i bambini a camminare in giornata. Luna ormai è abituata e ora che è un po’ più grande possiamo spiegarle, prima di partire, cosa andremo a fare. Le raccontiamo della credenziale, dei timbri, e lei si galvanizza: cerchiamo di rendere il cammino un gioco e non è difficile, visto che sono già strutturati come percorsi a tappe, va completata una collezione, ci sono difficoltà da superare e un premio finale. Piace a tutti i pellegrini, ai bambini ancora di più. 

Come scegliete il tipo di cammino e la lunghezza delle tappe?
A parte Oropa (ci è servito di lezione!) ci siamo orientati su cammini con i minori dislivelli possibili: se cammini più o meno in piano bene o male si può fare, ma se c’è una salita vera è tutto molto più complesso. Noi cerchiamo di percorrere una ventina di km al giorno: quest’anno sul Cammino del Salento abbiamo fatto anche una tappa di 26 km, arrivando stravolti alle 19.30. L’ideale è stare su un chilometraggio di 15-20 km, ma non sempre è possibile. Sulla Francigena si possono costruire le tappe con agilità, perché ci sono molti punti dove fermarsi, su altri itinerari è più difficile. 

In cammino: come affrontare le giornate al meglio

Dove dormite?
Un po’ dove capita, anche in ostelli, appartamenti… Cerchiamo sempre di trovare un posto che abbia la cucina, che ci semplifica le preparazioni per le bambine, soprattutto per la più piccola, tra latte caldo e biberon da sterilizzare. Cerchiamo di evitare le camerate, soprattutto per gli altri, visto che Nora si sveglia di notte. Quando siamo con le bambine comunque attiriamo l’attenzione, tutti vengono a parlarci e a chiederci conferma che stiamo davvero facendo un cammino, non ci credono! «Ma non avete paura che prendano freddo?», è una delle cose che ci hanno chiesto di più sul Cammino del Salento – era ottobre.

A che ora la sveglia, e quando si mangia?
La sveglia suona alle 7.00, ma a volte sono loro a svegliarti prima! La sera prepariamo il più possibile, ma la mattina tra colazione, vestizione etc. ci vuole sempre un po’ di tempo, così riusciamo a partire verso le 8.30. Per mangiare e riposare ci fermiamo a seconda delle loro esigenze: quest’anno eravamo organizzati con passeggino e marsupio, così quando Luna era più stanca finiva nel passeggino e Nora a quel punto andava nel marsupio.

Cosa fare e cosa non fare: trucchi ed errori in Cammino

Cosa non può mancare nello zaino?
L’ombrello. È utile sia per il sole che per la pioggia, ma lo usiamo di più per il sole, sia in quei tratti dove non c’è ombra, sia quando ci fermiamo a mangiare. Abbiamo sempre qualcosa da sgranocchiare in tasca, pronto per quando ce lo chiederanno, e diventa anche un modo per motivarle ad andare avanti. A volte basta pezzo di cioccolato o qualcosa di dolce.

Hai qualche altro trucco per mantenerle motivate durante il cammino?
Sicuramente i giochi: cerchiamo di portarci qualcosa di compatto e leggero, come le carte, e qualcosa di loro da usare nei momenti in cui vanno intrattenute. Camminando man mano che Luna cresce impariamo giochi nuovi da fare insieme: ora quello che va per la maggiore è pensare a turno a un animale, mentre gli altri fanno domande per indovinarlo. Sono quelli che si possono fare anche in auto, e vediamo che funzionano.

Quali errori evitare assolutamente?
Beh, non bisogna mai dare per scontato che i negozi siano aperti, per non rimanere senza pannolini. L’anno scorso sulla via Francigena, prima di partire avevo controllato i servizi sulle tappe: a San Miniato, nella parte alta della città, risultavano  due o tre negozietti. Ci erano rimasti un paio di pannolini e sulle mappe avevo visto che c’era una farmacia dove avrei potuto comprarne altri. Quando siamo arrivati, però, era chiusa, così sono dovuto tornare indietro per recuperarli. Quindi, consiglio di portare ciò che può servire ai bambini con una scorta che basti per almeno due giorni. 

Cosa si impara camminando in famiglia

Com’è cambiato il rapporto familiare?
Camminare in famiglia ti costringe (in senso buono) a ragionare come gruppo. Devi imparare a mettere per un po’ da parte te stesso, i tuoi ritmi, le tue esigenze, e pensare come famiglia. Ogni giornata è una piccola palestra di collaborazione: ci si aiuta, si affrontano insieme le difficoltà, ci si adatta. E nel farlo, ci si conosce meglio e ci si unisce davvero. Tutte cose che poi si cerca di portare avanti anche nella quotidianità.

Cosa hai imparato da loro durante queste esperienze?
Sicuramente mi hanno fatto capire che il cammino può essere visto come un gioco, è una cosa che ho realizzato grazie a loro. E poi in generale ti accorgi che si stupiscono delle cose più semplici del mondo: basta vedere due cavalli, due animali… Tutti quei monumenti che noi adulti nei cammini andiamo a cercarci a loro non interessano!

Cosa pensi abbiano imparato loro?
Sicuramente a staccarsi dalla televisione e dagli schermi: noi già cerchiamo di non lasciare Luna per ore davanti alla tv, ma inevitabilmente un po’ ci sta, e più lo fa più vuole farlo. In un cammino di 6 giorni, lontano da casa, si rilassa, non te lo chiede nemmeno. Quello secondo me è molto positivo. Lei inoltre è già di suo molto socievole e attira l’attenzione degli altri. Quando capita di incontrare altri bambini che vivono nei posti in cui passiamo, come è successo a San Gimignano, si mette a giocare con loro. E anni dopo, ogni tanto se ne ricorda.

Il ricordo più bello che hai?
Credo l’arrivo a Siena, in Piazza del Campo, sotto la pioggia. Eravamo fradici, con le mantelle addosso e gli scarponcini infangati, circondati da migliaia di turisti asciutti e profumati… ma noi avevamo negli occhi quella consapevolezza: ce l’abbiamo fatta. È stato un momento piccolo ma potentissimo.

Se le tue figlie da grandi faranno i cammini da sole, quali sono i valori fondamentali che consegneresti loro?
Onestamente, sono quasi certo che da grandi vorranno fare tutto tranne che camminare. Ma se invece decideranno di mettersi in cammino, spero portino con sé tre cose: la capacità di rallentare, la gratitudine per le piccole cose e la consapevolezza che ogni passo, anche quello più faticoso, ha un senso. Sul cammino di Oropa ho letto questa frase che mi sono un po’ “tatuato” nella mente: «I bravi genitori non preparano il cammino per i loro figli. Preparano i loro figli per il cammino». 

E nel 2026?
Ci piacerebbe arrivare fino a Roma lungo la Via Francigena: l’anno scorso siamo arrivati a Siena e ho già pianificato la primavera 2026, una settimana verso Montefiascone e l’anno dopo l’ultimo pezzo. Ci proveremo!

Potete seguire Pietro Oberto sul suo profilo Instagram Vivoecammino.

Articolo di

Giornalista, fotografa, creator e project manager: racconto cose, cammino molto, porto i miei genitori a fare cose che senza di me non farebbero e non bevo. Nel tempo che rimane continuo a camminare!