Da Firenze a La Verna lungo la Via di Francesco: quattro amiche in cammino
Quattro donne, uno zaino a testa e una sola missione: affrontare la Via di Francesco da Firenze a La Verna. Così Fabiola e le sue amiche di cammino – Annalena, Giulia e Ilaria – hanno trasformato una settimana di luglio in un concentrato di sudore, risate e momenti epici. Il diario che segue non è solo un resoconto di tappe, chilometri e dislivelli (anche se ce ne sono tanti, eh!). È un mosaico di colazioni all’alba degne di una regina, di boschi che sembrano infiniti, di ricordi di famiglia che si intrecciano alla strada e… di tafani che hanno deciso di diventare compagni fissi di cammino. Fabiola racconta con ironia e affetto ogni passo fatto insieme alle sue amiche, tra timbri conquistati, schiacciate indimenticabili e tramonti che valevano tutta la fatica. Leggere questo diario significa viaggiare con loro, sorridere delle disavventure e, inevitabilmente, pensare: “Ok, credo proprio che partirò anche io!”
Il diario di Fabiola – Introduzione
Siamo Fabiola e Annalena, fiorentine per nascita, adottate dalla Val di Cornia, Giulia, senese, e Ilaria, piombinese doc. Il nordic walking ci ha fatto conoscere, condividiamo la passione per il cammino e per una quotidianità che definirei piena e vivace, a partire dal mattino. La terza settimana di luglio abbiamo percorso il tratto della Via di Francesco da Firenze a La Verna: 115 km con un dislivello totale di 4800 m tra saliscendi.
Annalena e Giulia un anno fa hanno avuto l’idea di mettere in cammino questo quartetto. A dicembre, passeggiando al tramonto sul lungomare di Salivoli, a Piombino, abbiamo consultato il portale di Cammini d’Italia e selezionato questo cammino perché faceva al caso nostro: lunghezza di circa 100 km, 5-6 giorni-tappa, percorribile anche nella stagione estiva, località di partenza e di arrivo non troppo distanti da casa.
Le località di Camaldoli e La Verna sono luoghi frequentati dai toscani. Il Casentino occupa un posto speciale nel mio cuore perché mio padre, quasi novantenne, è nato lì e sono cresciuta ascoltando i suoi racconti di contadino nel podere del Tramoggiano e sotto il Pratomagno: da bambino andava a scuola a Dama a piedi attraverso i boschi e gli ho sentito spesso nominare le persone abbinandole al nome dei poderi in cui abitavano.
Il Casentino è per me luogo familiare e con questo cammino mi sono trovata a ripercorrere al contrario la strada che mio padre e altri zii hanno fatto a metà del Novecento fino a Firenze, in pieno boom economico, lasciandosi alle spalle uno stile di vita certamente in sintonia con i ritmi delle stagioni, ma poco al passo con la vita da cittadino che li ha richiamati anche là. Sarà un caso che il mio primo cammino mi abbia portato a esplorare a piedi posti di cui avevo sentito parlare tante volte o visitato di sfuggita da bambina, quando la pazienza nel sopportare le curve veniva ricompensata da un pezzo di schiacciata calda ai funghi porcini alla Consuma.
Non solo il tratto Firenze – La Verna. Conosci tutte le Vie e Cammini di Francesco?
Per l’organizzazione è stato fondamentale consultare il sito, dedicato proprio al tratto della Via del Nord della via di Francesco che abbiamo percorso: il sito consiglia le tappe, gli alloggi e fornisce i dettagli tecnici, come le tracce GPX che Annalena ha scaricato sul suo Garmin: stando a quanto ci ha riferito la proprietaria del ristorante in cui abbiamo cenato a Pontassieve, le tracce e la segnaletica sono state verificate recentemente da un camminatore olandese, parte dell’associazione che ha creato il sito.

(cartelli e adesivi con il simbolo del tau francescano, foto 1 il tau),
Il sito suggerisce di richiedere le credenziali del cammino, il libretto personale in cui raccogliere i timbri delle tappe, almeno tre settimane prima della partenza (è la Diocesi di Gubbio che si occupa di stampare le credenziali e spedirle) e di verificare gli orari di apertura della chiesa di Santa Croce, a Firenze, dove fare il primo timbro: sul sito, abbiamo verificato l’apertura della chiesa lunedì mattina, primo giorno di cammino, alle 9:30: sono giorni molto caldi e afosi, aspettare l’apertura della chiesa è per noi impensabile, quindi decidiamo di anticipare il timbro al giorno precedente.
Se anche tu come hai voglia di condividere il tuo racconto di cammino, scrivici a info@camminiditalia.org: ti invieremo tutte le indicazioni per raccontare la tua avventura! E se preferisci un contatto diretto unisciti alla nostra Community su Facebook e condividi il tuo racconto con noi e altri appassionati.
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La partenza
Annalena, Ilaria e io partiamo di buon mattino per Siena: Giulia ci aspetta con la sua auto nella stradina panoramica con vista sulla città in cui abitualmente parcheggia quando si allena. La nostra prima tappa è Chiusi della Verna, che dista pochi chilometri da La Verna. A Chiusi della Verna lasciamo una delle due auto: la recupereremo a fine cammino. Con l’altra auto proseguiamo per Firenze, da cui l’indomani avrà inizio il cammino vero e proprio.
Ci fermiamo a consumare il pranzo al sacco nei giardini pubblici di Borselli, dove c’è anche un fontanello per rifornirsi di acqua, e arriviamo a Firenze a metà pomeriggio. Lasciamo l’auto a casa di Annalena, dove ci fermeremo per la notte: per sgranchire le gambe dopo queste ore di macchina andiamo a piedi in Santa Croce per fare il primo timbro
(foto 2 il primo timbro).
Tappa 01: Firenze – Pontassieve
Partiamo presto dopo aver riempito le borracce di acqua, Firenze comincia a svegliarsi e l’alba è rosa. Per non disturbare il sonno di nessuno, siamo sgusciate fuori senza fare colazione. Ci fermiamo in un bar in via Orsini, che alle 6.20 asseconda qualunque nostra richiesta, anche quella dello yogurt coi cereali! Le nostre abbondanti colazioni dolci e salate saranno una costante del cammino. Attraversando il ponte da Verrazzano, proseguiamo lungo l’Arno per gran parte della tappa: questo ‘lungarno’ è anche per le fiorentine del gruppo una sorpresa, perché incontriamo murales, rive curate e cani a passeggio, ma anche vecchie case colorate che lasciano immaginare una Firenze lungo Arno che non c’è più.

Il tracciato ci fa curvare al Girone, salire poco in collina e proseguire tra gli olivi e le vigne fino a Compiobbi e alle Sieci: sembra di essere nel film ‘Camera con Vista’, siamo appena fuori Firenze e il panorama è sorprendente. L’ultimo tratto di strada è in pieno sole e meno gradevole per gli occhi, ma raggiungiamo Pontassieve in perfetto orario per il pranzo. Decidiamo di comprare qualcosa al supermercato e ci troviamo a pranzare in un giardino lungo il fiume Sieve, a poche decine di metri dalla sua affluenza nell’Arno.
La prima tappa è conclusa e c’è abbondante tempo per andare a riposarsi nella locanda in cui dormiremo, perlustrare il piccolo centro storico di Pontassieve, mangiarsi un gelato e scegliere il ristorante per la cena e il bar che apre per primo in paese per la colazione del giorno successivo; soprattutto c’è tempo per prendere un caffè mentre aspettiamo che ci raggiunga una cara amica, e condividere con lei la soddisfazione dei primi 18 km messi nelle gambe.
Tappa 02: Pontassieve – Consuma
Ci aspetta una tappa abbastanza impegnativa, farà caldo quindi lasciamo presto la locanda per una colazione all’alba vicino alla Torre Aretina, poi, superato il ponte mediceo, cominciamo a salire. Percorriamo la strada tra ampi vigneti , parliamo di psicomotricità ai piedi del castello di Nipozzano, ci sono casolari abbandonati o trasformati in cantine da degustazione, a suon di grappoli acerbi arriviamo a Diacceto.

Nell’alimentari ci procuriamo il pranzo, alla locanda del Tinti facciamo il secondo timbro: ci sono delle torte meravigliose in vetrina e ci promettiamo una fetta al ritorno. La traccia prosegue su strada asfaltata ma non vediamo passare nessuna auto: a bordo strada incontriamo una serie di sculture di legno che rappresentano animaletti del bosco e decidiamo di fermarci a mangiare all’ombra poco dopo, nei pressi del Castello di Ferrano.
Ad un bivio zeppo di fichi d’india la segnaletica ci avvisa che mancano 2 ore e 25 minuti alla Consuma; poco dopo imbocchiamo il sentiero in salita che entra nella foresta di Vallombrosa: il resto della strada è nel bosco, castagni e poi abeti. La Consuma è un tripudio di gerani e farfalle lavorate all’uncinetto dall’Associazione Consuma Creativa. L’ospitale San Domenico è molto accogliente e curato ed è posizionato accanto alla chiesa, sempre aperta. C’è un unico locale aperto il martedì, perfetto per la merenda e la cena. Nel pomeriggio facciamo un giro fino al passo, poco più avanti, dove i cartelli stradali sono tappezzati di adesivi e si prepara l’inaugurazione della nuova big bench panoramica.
Tappa 03: Consuma – Stia
Incredibile indossare con piacere la felpa aspettando affamate che apra il bar per fare colazione! Anche questa tappa ci conduce tra poderi trasformati in agriturismi o seconde case con giardini rigogliosi: tante ortensie fiorite, ciliegi, orti curati, meli e noci, gigli rossi di San Giovanni e i frutti della Lunaria annua, che, essiccati, erano una costante nel salotto di mia zia a Bibbiena.

Ruscelli che scorrono tra faggi, ornielli, castagni e abeti: non incontriamo nessuno, e non incontreremo mai nessun altro pellegrino sul sentiero per tutta la durata del nostro cammino. Mangiamo il panino comprato alla Consuma sotto gli alberi su un prato nei pressi di Villa, prima di Campolombardo; sulla strada dei Sassi Bianchi, possiamo fare il timbro grazie agli Amici dell’Asino: il timbro è nascosto sotto al pannello che indica i punti di interesse della zona: davanti, su una rete l’immagine di San Francesco con un asino lavorata ad uncinetto di un campo.

Superata un’antica pianta di castagno, finalmente Stia e il resto della strada è in ripida discesa, con vista sul Castello di Porciano. Arrivate in piazza Mazzini cerchiamo un taxi per andare alla Pieve di Romena, ma nulla: ci spiegano che la maggior parte dei pellegrini percorre il cammino in primavera ed ora che è luglio i servizi per i turisti sono ridotti. Sarà la padrona della casa che abbiamo affittato per la notte ad accompagnarci gentilmente alla Pieve romanica di Romena, sempre incredibilmente suggestiva.

Tappa 04: Stia – Camaldoli
Il sentiero 72 è in salita, molto panoramico, prima fiancheggia il bosco, poi entra tra gli alberi. Ruscelli e libellule, si sale fino ad una zona più sassosa e soleggiata, querce, felci, infine la foresta di faggi. Sarà il caldo, sarà l’umidità, ma soprattutto nelle zone erbose vicino ai corsi d’acqua incontriamo per la prima volta i tafani, tanti e fastidiosi, perché non ci mollano, volandoci costantemente intorno mentre camminiamo.
Giulia, per cui gli insetti nutrono una vera passione, è già impegnata a smaltire un paio di punture rimediate il giorno precedente, perciò decidiamo di fare l’ultima parte della strada, fino all’Eremo di Camaldoli, sull’asfalto. Va decisamente meglio: la strada è deserta e chiacchieriamo di rimedi fitoterapici in mezzo ad abeti secolari e felci rigogliose.
Arriviamo all’Eremo mentre esce l’ultima visita guidata del mattino: il nostro pic-nic a base di parmigiano, sedano crudo e pane integrale è già storia. Diamo un occhio al negozio di souvenir che include una libreria davvero interessante: c’è un’ampia selezione di testi che trattano tanti argomenti diversi; sono posizionati sullo scaffale in modo da passare da un argomento all’altro senza salti bruschi, a suon di sfumature. Se non avessi lo zaino pieno zeppo sempre sulle spalle, svaligerei la libreria!
Partecipiamo alla breve visita guidata all’Eremo prima di proseguire verso il monastero di Camaldoli, arrivo della tappa di oggi. Nel pomeriggio ci sistemiamo nella camera da quattro della locanda: sembra di fare un salto nel tempo perché in questo posto, in cui tutto è ridotto all’essenziale e le luci sono basse, è inevitabile immaginarsi ad addormentarsi poco dopo il tramonto senza corrente.
Prima di cena rimuginiamo sull’ultima tappa che ci aspetta: sarà la stanchezza accumulata o lo stress da tafani e la paura di ritrovarli l’indomani, ma prende piede l’idea di aver sottovalutato la lunghezza dell’ultima tappa e l’impegno che richiederà, quindi proviamo a chiamare le strutture a metà tappa con l’idea di dividerla in due. Non riusciamo però a improvvisare un alloggio per il venerdì sera, così andiamo letteralmente a letto con le galline e mettiamo la sveglia alle 4, puntando a farcela.
Tappa 05: Camaldoli – La Verna
La colazione con schiacciata tiepida alle 5:20 del mattino al fresco di Camaldoli è uno dei ricordi a cui siamo più affezionate: il proprietario del locale ci racconta che la sua famiglia sforna schiacciatine da più di cento anni. Sulla parete una foto di inizio Novecento ritrae i suoi antenati sugli sci; tra questi un bambino ricciolo con le guance morbide, che ci dice essere suo nonno. Ma è identico al bambino che ieri pomeriggio faceva merenda nel suo locale: quello è mio nipote, mi dice, con gli occhi luminosi. La schiacciata e il fagottino al sambuco o visciole si rivelano il carburante perfetto per arrivare a Badia Prataglia poco prima delle 9: il percorso passa attraverso i boschi del Parco delle Foreste casentinesi, molti sali-scendi, abeti, felci alte.
A Badia Prataglia brindiamo con quattro succhi al pompelmo e ripartiamo, con l’obiettivo di arrivare al famoso forno di Rimbocchi (il suo pane è uno dei sapori della mia infanzia) e trovarlo ancora aperto: ci riusciamo dopo un meraviglioso lungo percorso in mezzo al bosco, purtroppo per lunghi tratti in compagnia dei soliti tafani. Superato il paese di Frassineta, comincia una discesa sassosa e mi emoziono leggendo il cartello che indica la distanza da Banzena, dove mio padre è nato.
A Rimbocchi pranziamo davanti al forno, che hanno tenuto aperto più a lungo del solito per noi, mentre un gruppo di ragazzi festeggia rumorosamente un compleanno in giardino. Un ambulante arriva col furgone, improvvisa una rivendita di frutta e verdura e a suon di clacson chiama a raccolta tutto il paese. La salita finale per La Verna è emozionante: siamo a un passo dall’arrivo, il bosco è meraviglioso e ben presto si cominciano a incontrare grosse rocce, massi coperti di muschio, che diventano pietre giganti a un passo dal traguardo.

Nel XIII secolo sulla roccia più grande fu eretto il Santuario. Il sentiero ci porta al cancello del Monastero, ci separano poche decine di metri in salita dall’arrivo e decidiamo di percorrerle per mano: togliersi di dosso lo zaino sulla piazzetta davanti alla chiesa è davvero emozionante, abbiamo un super sorriso stampato in faccia mentre ci godiamo la vista sulla vallata! Concludiamo il pomeriggio con il giro del Monastero, la visita al Sasso Spicco e alla Cappella delle Stimmate, e ovviamente l’ultimo timbro, prima della cena nel refettorio del Santuario. Comincia a piovere forte mentre ci avviamo nella nostra camera nella Foresteria del Santuario.
Conclusione
La pioggia smette finalmente poco dopo la nostra sveglia. Fuori c’è un’atmosfera surreale: nebbia, nuvole basse, sembra di essere finiti nel film ‘Il nome della rosa’ (foto 16 nebbia) mentre percorriamo le varie aree del Santuario, costruito con i suoi portici e loggiati in modo da non prendere nemmeno una goccia d’acqua. Dopo colazione ripartiamo per recuperare l’auto, direzione Chiusi della Verna, e anche quest’ultima ora di cammino è baciata dal sole.

Siamo certamente allenate, ma, nonostante la fatica e la stanchezza alla fine delle giornate, ci siamo godute davvero il cammino, la compagnia e l’amicizia reciproche. Annalena vede le tue potenzialità anni luce prima che prendano forma, è una super atleta, istruttrice di grande esperienza e amica-coach. Se ci siamo messe in cammino, ci siamo alimentate correttamente, non siamo mai rimaste sprovviste di acqua, siamo rimaste lucide e concentrate e tutto è filato liscio, è certamente merito suo.
Giulia ha fatto foto stupende: sono sempre calde, emanano quel calore affettuoso misto alla tenerezza incredibile con cui guarda il mondo. È una fotografa pazzesca perché vede col cuore, si perde nei dettagli ed è curiosa come una gatta. Se vuoi le sue attenzioni al mattino presto, però, devi darle prima il tempo di fare una bella colazione.
Ilaria mi ha insegnato che esistono altre persone che, come me, si svegliano di buon umore e con una gran voglia di chiacchierare; che ci si può trovare fuori dalla comfort zone e affrontare gli imprevisti col sorriso, la calma e la concentrazione. Il nostro sodalizio ci ha dimostrato che possiamo fare cose apparentemente impensabili se le prendiamo con incosciente serietà.
Il diario di Annalena Cocchi
È stato un cammino pieno di sorprese! Un percorso bellissimo caratterizzato da tantissimi cambi di scenari e di terreni da calpestare, di cui pochissimo asfalto, bensì tanta campagna e tanto bosco. I panorami non sono mancati e i tafani, purtroppo, neanche! Mai avrei pensato che queste poco simpatiche bestiole fossero in villeggiatura tra gli 800m e i 1200m. Il dislivello non è certo di poco conto: sono partita senza dare troppa importanza a questo dettaglio perché amo i cambi di pendenza e il mio corpo li affronta bene! anche questo dettaglio mi ha colto piacevolmente di sorpresa!
Il cibo è stato sempre diverso, diverso dalle abitudini e diverso di tappa in tappa: bello! Mi piacciono queste variazioni e questi adattamenti da fare! Le mie compagne di cammino?! Una sorpresa in ogni nostro passo: potrei scrivere mille parole e raccontare mille dettagli, ma sintetizzo in poche parole. Armonia… sinergia… intesa e… come recita un cartello all’Eremo di Camaldoli: silenzio. Il mio amico silenzio che a volte c’è stato, a volte meno, ma sempre mi ha fatto da colonna sonora!
Il mio Garmin: un compagno fedele nella mia vita quotidiana da atleta e da allenatore, ma mi ha sorpreso pure lui! Ogni mattina era pronto con la traccia da seguire e ci ha sempre portato alla meta senza perdere un colpo!
E… infine io… sì c’ero anch’io! La sorpresa è stata che durante il cammino l’impegno è stato molto da tutti i punti di vista e sembrava che la “ricarica ferie” non ci fosse. Invece mi aspettavo al Santuario de La Verna! È stato meraviglioso trovare tutta quell’energia, calma e silenziosa, e poterne fare talmente tanto incetta che nei giorni successivi arriva a effetto “retatd”. Mai avrei pensato di stare così bene in quel luogo: dal cibo all’accoglienza la semplicità l’ha fatta da padrona, così come la genuinità del tutto! Pane prosciutto e formaggio a colazione inclusi!… e… la sorpresa che mi sono regalata nel mio intimo è stata quella di promettermi, un giorno, di tornare a La Verna e ripartire per Assisi.
Chissà se La Brogi, Fabiola e Ilaria sanno insieme a me?! Grazie per questo cammino delle scoperte, delle sorprese e di tanti punti interrogativi.