04 Aug 2025

Camminare può cambiare la vita: la Via Francigena di Manuel

Perché il Cammino non ti chiede nulla, mai, ma ti invita ad essere presente, per davvero.

Ci sono giorni in cui non succede nulla di particolare, e poi ce ne sono altri che spostano l’equilibrio delle cose. Nel giugno 2025, a un anno esatto dal suo primo vero cammino, Manuel torna sulla Via Francigena per percorrere il tratto che da Siena conduce a Viterbo, attraversando alcuni tra i paesaggi più iconici della Toscana e del Lazio. Un racconto personale, genuino, carico di emozioni, incontri, salite faticose e discese liberatorie. In questo diario non troverete l’elenco delle tappe o i consigli tecnici su dove dormire o cosa portare nello zaino. Quello che troverete, invece, è il racconto di un altro pezzo di strada, di chilometri che diventano pensieri, di salite che graffiano i muscoli ma lucidano il cuore. Sette giorni di polvere e sole, incontri, silenzi, domande, piatti condivisi, paesaggi che ti zittiscono.Un diario che non è solo cronaca di un percorso, ma il riflesso di ciò che il Cammino riesce a muovere dentro chi lo affronta con sincerità. Pronti a emozionarvi con Manuel?

Introduzione

La prima volta che indossai scarpe tecniche e misi uno zaino da 40 litri sulle spalle, pronto per percorrere più di cento chilometri, fu a fine giugno 2023. Fino a quel momento, potevo essere definito in qualsiasi modo, tranne che con l’appellativo di escursionista o camminatore. Certo, mi era capitato più e più volte di andare a fare trekking in montagna in quegli ultimi anni, ma il mio outfit e il mio approccio alla disciplina erano a dir poco imbarazzanti; mi era persino capitato di salire a 3000 metri di altitudine con scarpe da tennis dalla suola liscia e un cappello di paglia da mare!

Fine giugno 2023 — precisamente il 25 — fu dunque la vera e propria svolta in tutto ciò che riguardava il mondo dell’outdoor. Fu il giorno in cui i miei piedi si risvegliarono dal torpore che, per quasi trent’anni, li aveva tenuti come segregati in una cella nelle viscere della Terra, non permettendo loro di uscire a scoprire e vivere il mondo.

Quel 25 giugno 2023 camminavo per la prima volta nella mia vita, da Bologna a Firenze, attraversando due regioni, tantissimi borghi, campi, boschi, strade asfaltate e sterrate.
Quel 25 giugno 2023 scoprivo l’esistenza della credenziale, del menù del pellegrino, della meraviglia dello stare a cena con perfetti sconosciuti, di panni lavati e stesi insieme a quelli degli altri.
Quel 25 giugno 2023 comprendevo quale fosse la reale fatica fisica del corpo, il dolore ai piedi e la nascita di una vescica sul tallone destro, la sofferenza di collo, spalle e schiena.
Quel 25 giugno 2023 mi innamoravo della bellezza della vita, in tutte le sue sfaccettature, e la contemplavo estasiato come mai avevo fatto prima.

Sarebbe anche curioso sapere come sono arrivato a quel 25 giugno 2023, ma mi dilungherei troppo, e mi piacerebbe dare a questa storia il tempo e l’importanza che merita. Sappiate solamente che, da quel giorno, non ho più smesso di camminare, di studiare, di imparare, di capire che — oltre alla solita quotidianità a cui siamo tristemente abituati e confinati — c’è molto, molto di più.

Dopo la Via degli Dei di quell’inizio estate 2023, a cui devo tutto e che porterò sempre nel cuore, sono seguiti — non in ordine — il Cammino di Oropa e il Cammino di Don Bosco. A questi, devo poi tassativamente aggiungere la meravigliosa Via Francigena. Ed è proprio di quest’ultimo cammino che vi vorrei parlare oggi.

Da Canterbury a Roma, la Via Francigena trova la sua massima espressione nella parte che si snoda dalla Toscana fino alla capitale del nostro Paese. Per questo motivo, a fine aprile 2024 avevo percorso il tratto che va da Lucca a Siena; ora è giunto il momento di riprendere da dove tutto aveva avuto termine.

Manuel è gia al suo secondo diario scritto per tutta la community. Se anche tu come hai voglia di condividere il tuo racconto di cammino, scrivici a info@camminiditalia.org: ti invieremo tutte le indicazioni per raccontare la tua avventura! E se preferisci un contatto diretto unisciti alla nostra Community su Facebook e condividi il tuo racconto con noi e altri appassionati.

E per non perderti lungo il tuo percorso, scarica l’app di Cammini d’Italia! Troverai tutte le tracce GPX dei principali cammini italiani e potrai navigare facilmente, anche offline. Scopri tutti i dettagli qui!

Tappa 01: da Siena a Ponte d’Arbia

Guardo ancora per qualche istante Desirée attraverso il vetro del finestrino, fino a quando il treno non prende velocità e la perdo di vista. Il suo abbraccio finale mi ha fatto salire un groppo in gola. Sono davvero fortunato ad averla nella mia vita, ma — nonostante la tristezza per averla salutata — sono estremamente felice ed eccitato, perché finalmente torno a muovere un passo dopo l’altro su quei sentieri che tanto mi hanno dato lo scorso anno, senza chiedere nulla in cambio.

A Milano Centrale mi ricongiungo con Michele, mio fedele compagno di cammini; con lui ho percorso, infatti, anche il Cammino di Oropa. La vera curiosità è che ci siamo conosciuti proprio lungo la Via Francigena, precisamente a San Miniato: da lì, poco più di dodici mesi fa, avevamo raggiunto Siena insieme. Il nostro obiettivo è ovviamente Roma, anche se quest’anno — causa maledette ferie — riusciremo ad arrivare solo fino a Viterbo. Breve visita della città toscana, ottima cena e si va a dormire: domani ci aspetta il primo giorno di cammino.

Driin… driin… driin…

Spengo immediatamente la sveglia sul cellulare e mi rizzo a sedere, completamente sveglio e pronto come non mai ad affrontare la giornata. Dopo una rapidissima colazione al bar, alle 07:15 isso lo zaino sulle spalle, impugno le bacchette da trekking, inspiro profondamente e parto, con Michele subito dietro di me. Che sensazione magnifica, che sensazione straordinaria! Da subito, i miei occhi si lasciano catturare dagli adesivi del pellegrino sui pali e dai cartelli direzionali che recitano “Via Francigena”. La tappa di oggi non è corta — sono circa ventisei chilometri — tuttavia il poco dislivello aiuta molto, e le gambe volano che è una bellezza.

Il cielo non è limpido come avrei voluto, purtroppo: c’è qualche nuvola di troppo che copre parzialmente il sole. Ma i panorami sconfinati che si godono percorrendo interminabili strade bianche lungo la Val d’Arbia mi fanno sorridere come un bambino che attende impaziente Babbo Natale. Alle due del pomeriggio, dopo aver perso la cognizione del tempo facendo foto ovunque, arriviamo finalmente a Ponte d’Arbia, dove si conclude la tappa numero 34 della Via Francigena. Stanotte soggiorneremo al Centro Cresti, una graziosa struttura con un meraviglioso giardino, gestita da volontari. Dopo aver lavato gli indumenti e fatto stretching, ci dirigiamo a tavola.

Segnaletica della Via Francigena e della Val d’Arbia

La cena, credo, sia uno dei momenti più belli del cammino: non solo perché dai sfogo al tuo appetito dopo tanti chilometri percorsi, ma soprattutto perché hai modo di relazionarti con gli altri pellegrini, di entrare nelle loro vite e di lasciar entrare loro nella tua. La cena è un momento di intimità, di unione, di bellezza. Quando mi infilo nel mio sacco lenzuolo e tutte le luci si spengono, vedo un ragno camminare rapidamente sul soffitto. Ho un po’ di paura, lo ammetto… eppure sorrido, tanto: sono a casa.

Sacco a pelo o sacco lenzuolo? Quali sono le differenze? Quando è consigliabile utilizzare l’uno piuttosto che l’altro? Tanti sono i consigli riportati sulla nostra Guida al primo cammino!

Tappa 02: da Ponte d’Arbia a San Quirico d’Orcia

Avete presente la sensazione di quando vi sentite totalmente spensierati e in pace con voi stessi? Ecco, è proprio così che mi sento oggi. La tappa odierna è qualcosa di dannatamente meraviglioso, capace di portarmi in un’altra dimensione, estraniandomi da tutto e tutti, riempiendomi il cuore di gioia e gratitudine. Lasciato il centro Cresti e superato un primo spettacolare viale di cipressi e un campo di girasoli, dopo circa cinque chilometri raggiungiamo il primo centro abitato: Buonconvento. Qui ci fermiamo per una breve sosta e per apporre il timbro sulla credenziale.

Dopo aver percorso con cautela un tratto della provinciale in direzione Montalcino, entriamo nei panorami da sogno della Val d’Orcia. Qui, io e Michele ci blocchiamo all’improvviso, totalmente increduli, senza parole, e persino con le lacrime agli occhi dalla commozione per ciò che stiamo ammirando: un lungo e spettacolare viale di cipressi. Lo attraversiamo lentamente, gustandoci ogni secondo, come a chiedere al tempo di fermarsi, di non scorrere, di imprimere per sempre nei nostri cuori quella cartolina da fiaba.

Paesaggio della Val d’Orcia

Fatichiamo a ripartire, a riprendere a camminare, persino a respirare… ma la Via Francigena va avanti. Per fortuna, siamo solo all’inizio. Superato Torrenieri, dopo quasi ventisette chilometri percorsi dall’inizio della tappa, giungiamo infine nel meraviglioso borgo di San Quirico d’Orcia, che ci accoglie con la sua splendida collegiata. Qui ritroviamo i pellegrini della sera prima, con cui decidiamo di andare a cena insieme e trascorrere un’altra piacevolissima serata tra racconti, traduzioni in inglese e tante, tantissime risate.

Tappa 03: da San Quirico d’Orcia a Radicofani

Credo di poter affermare con certezza — e senza alcun tipo di dubbio — che la tappa di oggi sia la più dura e difficile che io abbia mai percorso in vita mia, ma al contempo una delle più belle di sempre. La sveglia suona poco prima delle quattro, e quando io e Michele apriamo gli occhi, i nostri amici pellegrini stanno già scendendo le scale per rimettersi in cammino. Quando usciamo dall’ostello, sono da poco passate le cinque, e in men che non si dica una spettacolare alba si presenta davanti a noi, con il sole che — più velocemente di quanto ci aspettassimo — comincia a salire dietro le colline.

Alba all’uscita dall’ostello

Quando dico che questa è senz’altro una delle tappe più belle di sempre, lo dico perché mi ritrovo a camminare in luoghi incredibili, fuori dal tempo, dove tutto sembra essersi fermato. La Val d’Orcia è un incanto. I suoi cipressi, i suoi campi, le sue spighe, il suo sole… tutto lascia intendere che la Val d’Orcia non sia solo un paesaggio, ma un vero e proprio stato d’animo. Succede a volte, però, che la gioia incontenibile che provi venga all’improvviso sostituita da frustrazione e stanchezza — fisica, certo, ma soprattutto mentale. Ed è esattamente ciò che mi accade sul finire della tappa.

La salita verso Radicofani ci mette duramente alla prova. Il dolore ai piedi diventa insopportabile, i nostri corpi quasi si trascinano fino in cima… ma è proprio in questi momenti che occorre rimanere lucidi e non abbattersi. Quando finalmente arriviamo in stanza e tocchiamo il letto, i muscoli ci chiedono pietà. Sono esausto, totalmente sfinito. Necessitiamo di assoluto riposo in vista della quarta tappa.

Tappa 04: da Radicofani a Proceno

Al quarto giorno di cammino, qualche dolorino comincia a farsi sentire; tuttavia, i primi chilometri scorrono via in scioltezza, tra colline a perdita d’occhio, il monte Amiata e la stessa Radicofani alle nostre spalle. In poco più di due ore giungiamo a Ponte a Rigo. Qui si prospettano due varianti: a destra per Proceno, a sinistra per Centeno. La prima è sicuramente più lunga, ma anche più sicura della seconda, in quanto — a differenza di quest’ultima — consente di evitare parecchi chilometri sulla stretta e pericolosa Via Cassia. Inoltre, il percorso è senz’altro più gradevole.

Anche gran parte del team di Cammini d’Italia ha percorso una parte della Via Francigena, con alcuni content creator. Qui il docufilm che è stato realizzato. Guardalo e lasciati ispirare!

Capiamo quasi subito che siamo gli unici ad aver scelto la via per Proceno. L’aver allungato di circa cinque chilometri, infatti, ci ha letteralmente sfiniti e, nonostante il fine tappa iniziale fosse Acquapendente, i nostri corpi proprio non ne vogliono sapere di continuare. Decidiamo quindi di fermarci, con l’idea di ripartire all’alba dell’indomani per recuperare. Una cosa, però, è certa: abbiamo definitivamente abbandonato la Toscana per entrare nel Lazio.

Frase simbolica lungo la tappa

Tappa 05: da Proceno a Bolsena

Essersi fermati a Proceno senza proseguire verso Acquapendente credo sia stata la decisione migliore, anche perché — già da qui — la salita verso il borgo si fa sentire eccome. Il percorso procede senza particolari emozioni, tra caldo e infiniti campi, fino a San Lorenzo Nuovo, dove — dopo aver riposato per una ventina di minuti in un bar — si inizia a intravedere lo spettacolare lago di Bolsena. Il cuore comincia a battermi forte; non faccio altro che ripetere a Michele quanto io non riesca a credere ai miei occhi per ciò che stanno vedendo.

La tappa, seppur non impegnativa dal punto di vista tecnico, è molto lunga, ma la voglia di fare un tuffo nelle acque del lago vulcanico più grande d’Europa è talmente forte che, alle due del pomeriggio, sotto un caldo infernale, raggiungiamo finalmente il meraviglioso borgo di Bolsena, il cui bellissimo castello ci dà il benvenuto. C’è sempre una prima volta, come si è soliti dire: questa, ad esempio, è stata la mia prima volta in un cammino in cui ho trascorso un intero pomeriggio al lago, tra tuffi, risate, riflessioni e — ancora una volta — tanta, tantissima gratitudine.

Il castello di Bolsena di sera

Tappa 06: da Bolsena a Montefiascone

“La città del centesimo chilometro”: è questa la definizione assegnata a Montefiascone, punto finale della tappa odierna. La giornata di oggi mi mette addosso una malinconia particolare, una sottile tristezza. Il pensiero che, una volta arrivati, mancheranno soltanto cento chilometri a Roma mi chiude in un silenzio tutto mio, e per un’ora buona non parlo con nessuno, se non con me stesso.

Un passo dopo l’altro, le bacchette che affondano nel terreno circondato da uliveti mentre ci allontaniamo lentamente da Bolsena, il frinire delle cicale, il sole che continua a battere sulle mie braccia ormai completamente bruciate, il fruscio delle foglie che si muovono pigre quando il poco vento ogni tanto soffia… È tutto questo che io chiamo Vita. E non smetterò mai di dirlo: per me, il cammino è proprio questo. Quando sono verso la fine di qualcosa che amo — qualsiasi cosa essa sia — mi sale quel nodo alla gola che mi fa chiedere: “Perché? Perché sta già per finire?”. In quel preciso istante, guardo il cielo e mi pare quasi di scorgere il mio Tommino che corre felice nei prati. Forse, la risposta è semplice: si tratta della vita.

Quando arriviamo a Montefiascone, dopo esserci sistemati presso il monastero di San Pietro ed aver cenato assieme ad altri pellegrini — alcuni già incontrati in precedenza, altri conosciuti per la prima volta — visitiamo il borgo e restiamo estasiati dinnanzi alla sbalorditiva cupola della cattedrale di Santa Margherita. Ma ciò che quasi mi ipnotizza è il Monumento al Pellegrino, situato nel punto panoramico della Rocca dei Papi, da cui ammiriamo — ancora una volta in silenzio — il sole spegnersi lentamente dentro il lago di Bolsena, che da qui si mostra in tutta la sua meraviglia.

Monumento al Pellegrino

Tappa 07: da Montefiascone a Viterbo

Quando metto via le ultime cose nello zaino e guardo Michele fare lo stesso, mi rendo conto che siamo giunti — incredibilmente — alla settima e ultima tappa di questa Via Francigena. Fuori è un’altra meravigliosa giornata estiva: il sole è già caldo nelle prime ore del mattino e l’aria che si respira è quella tipica da fine viaggio. Il primo tratto della tappa è particolarmente interessante, perché camminiamo sull’antico basolato romano: una strada ancora perfettamente integra, un tempo percorsa da legionari, vescovi, imperatori… un vero e proprio tuffo nella storia.

Strada di basolato romano

La tappa è breve — circa diciotto chilometri — con poco dislivello, e si sviluppa prevalentemente tra ulivi e vigneti, con un bel tratto collinare che regala panorami su Montefiascone e su Viterbo stessa. Quando arriviamo, noto su un prato alla mia sinistra un mosaico che attira la mia attenzione. Attraverso la strada per raggiungerlo e, non appena muovo i primi passi sull’erba, rimango meravigliato da ciò che vedo: delle pietre a forma di piedi, dove i vari pellegrini, negli anni, hanno lasciato un proprio pensiero. Ne leggo qualcuno, fino a quando alzo finalmente lo sguardo ed osservo il mosaico: sono raffigurati tre pellegrini che camminano sulla scritta “Via Francigena”. In alto, invece, campeggia un messaggio semplice e potentissimo:

“La città di Viterbo ti dà il benvenuto. Il tuo passo è già storia.”

Rileggo quelle parole per un minuto buono, godendomi ogni singola sillaba, fino a quando una lacrima — al contempo di gioia e di tristezza — scende dai miei occhi. Ce l’ho fatta. Sono arrivato.

Torni a casa, ti guardi intorno e ti accorgi che tutto è rimasto uguale: la cameretta è sempre in disordine, la lista con le cose da portare è sempre sulla scrivania, persino il calore nella stanza sembra essere rimasto lo stesso di quando sei partito. Eppure, tutto è cambiato. No, non attorno a te, ma dentro di te. Perché il cammino non ti chiede nulla, mai, ma ti invita ad essere presente, per davvero. E quando riprendo in mano la credenziale costellata di timbri ricomincio a camminare, non con i piedi questa volta, bensì con la mente.

Ripenso al signore olandese, alla coppia francese, alle storie di vita, agli incontri, alle chiacchierate, alle albe ed ai tramonti, alle cene, alla natura, ai paesaggi, alle emozioni provate, ai momenti di difficoltà ed a quelli di gioia; ripenso ai due anziani con cui abbiamo parlato a Montefiascone, a tutti coloro che ci auguravano “buon cammino”, alle salite, ai pranzi sotto agli alberi; ripenso a quanto sono fortunato a poter vivere tutto questo. Allora rivolgo un ultimo sguardo al mio zaino e gli sorrido; pronto per la prossima avventura?

E tu, come Manuel, pronto per la prossima avventura? Abbiamo scritto l’Altante con più di 100 itinerari! Preparati a viaggiare!

Articolo di
Manuel Cilurzo