Diari
18 Ago 2025

Oltre il passo e dentro se stessi: Gloria e la sua Via Spluga

Non abbiamo conquistato una vetta. Abbiamo guadagnato il tempo, la fatica, la meraviglia.

Ha scelto i suoi silenzi, i suoi ponti sospesi, i suoi chilometri carichi di storia e respiro. In questo nuovo diario, non troverete un’impresa epica né l’ennesima guida tappa per tappa. Troverete invece il primo vero cammino di una donna che ha deciso di mettersi in ascolto – della montagna, del passo lento, di sé stessa. Dal cuore della Svizzera fino a Chiavenna, passando per canyon vertiginosi, villaggi sospesi nel tempo e colazioni improvvisate seduti su un sasso, Gloria racconta quattro giorni intensi di cammino lungo la Via Spluga. Con parole semplici, ma piene di presenza, con lo zaino un po’ troppo pesante e lo sguardo sempre pronto a farsi sorprendere. Una lettura per chi sente che il vero viaggio non è mai una distanza da coprire, ma uno spazio nuovo da abitare dentro di sé.

Introduzione

Prima di un cammino c’è sempre aria di novità, voglia di scoperta e… speranza. Non è un sentimento romantico, ma una necessità pratica: il tempo deve reggere! Soprattutto se è il tuo primo cammino, se non sei avvezzo a camminare per ore e ore sotto la pioggia battente, se sei in alta quota e puoi diventare facilmente un parafulmine con le tue bacchette in carbonio. Così, a due giorni dalla partenza, mi sono ritrovata a ricaricare ossessivamente tutte le app meteo esistenti, nella speranza di un cielo amico.

Spoiler: nessuno è mai pronto al primo cammino… ma qualche dritta ti evita le vesciche! Se stai preparando il tuo primo viaggio zaino in spalla e hai mille dubbi abbiamo scritto una guida per te. Dai un’occhiata qui!

Ciao! Sono Gloria, e questa è la storia del mio primo cammino. La Via Spluga è un percorso affascinante, e il motivo principale che mi ha spinto a sceglierlo rispetto ad altri più conosciuti è che attraversa paesaggi montani (i miei preferiti): verdi, verdissimi, selvaggi, isolati, dove i boschi si alternano a ponti sospesi su acque azzurrissime, e i 2100 metri del punto più alto regalano una sensazione di libertà pura. Posso assicurare che, nonostante il peso – a tratti impegnativo – dello zaino, ci si sente leggeri come una piuma.

A proposito di zaino, ecco un piccolo elenco di ciò che non deve mancare durante il cammino tra Svizzera e Italia: pantaloni lunghi e corti, poncho, costume (se vuoi andare alle terme), intimo, calze, guscio, magliette, una maglia più pesante per la sera, cappellino, occhiali da sole, spuntini (barrette, miele, ecc.), caricabatterie e powerbank, kit di emergenza, acqua (1,5 lt bastano), ciabatte, crema solare, spray anti-zecche. Quanto portare dipende da quanto si è disposti a lavare lungo la strada.
Il periodo ideale per percorrere la Via Spluga va da metà giugno a metà settembre. Io e i miei due compagni di avventura, Giulia e Francesco, abbiamo voluto essere tra i primi a percorrerla. Ed è proprio qui che inizia la nostra storia…

Se anche tu come Gloria hai voglia di condividere il tuo racconto di cammino con la nostra community, scrivici a info@camminiditalia.org: ti invieremo tutte le indicazioni per raccontare la tua avventura! E se preferisci un contatto diretto unisciti alla nostra Community su Facebook e condividi il tuo racconto con noi e altri appassionati.

E per non perderti lungo il tuo percorso, scarica l’app di Cammini d’Italia! Troverai tutte le tracce GPX dei principali cammini italiani e potrai navigare facilmente, anche offline. Scopri tutti i dettagli qui!

Tappa 00: in viaggio verso Thusis

Sai quando si dice che l’avventura inizia ancora prima di iniziare? È proprio quello che è successo a noi. Partire in anticipo non serve a nulla se l’imprevisto è dietro l’angolo e la strada da percorrere è una sola. Arriviamo a Chiavenna convinti di aver ricevuto una macumba quando ci rendiamo conto che, forse, qualcuno ce l’ha fatta davvero! Non solo siamo in ritardo, ma il bus per Thusis in realtà non parte fino al giorno dopo, proprio quando inizierà ufficialmente il cammino.

Ci arrendiamo alla necessità e paghiamo 60 euro per un biglietto: bus fino a St. Moritz e poi treno fino a Thusis. Come si dice in questi casi? “Tutto è bene quel che finisce bene”: un grazioso posto per dormire (Geyger B&B) e un aperitivo per brindare al nostro inizio.

Tappa 01: Thusis – Andeer (cascata della Roffla)

28 km – 1200 m ⬈ / 850 m ⬊

Questa prima tappa è un apripista perfetto per ciò che ci aspetta nei giorni successivi. Ti introduce al ritmo lento del cammino, alla potenza della natura alpina, alla bellezza delle storie che ogni tappa porta con sé. La Via Spluga non è solo un itinerario: è un’esperienza che si scrive giorno dopo giorno, passo dopo passo.

La giornata comincia con una colazione sotto il nostro B&B, in un piccolo ristorante che sembra uscito da una fiaba svizzera. Le uova strapazzate e le uova sode che ci sorridono dal portauova sono il primo regalo della giornata. Aggiungiamo un fruttino dolce e un tè caldo zuccherato: niente di eclatante, ma tutto perfetto per iniziare col passo giusto. Appena lasciata la strada asfaltata che si allontana da Thusis, la natura prende subito il sopravvento. Il sentiero entra nel verde senza troppi preamboli, come se volesse dirti: “Benvenuto, ora ti porto a vedere qualcosa di speciale.”

Questa tappa può essere percorsa in due modi: il tracciato classico o una variante leggermente più lunga. Noi scegliamo quest’ultima. La fatica extra viene subito ripagata: attraversiamo un castello trasformato in ostello della gioventù, immerso in un giardino di rose e ciliegi. È una visione da cartolina, di quelle che ti fanno rallentare il passo, anche solo per respirare meglio il momento.

Da qui in poi si alternano boschi fitti, prati verdissimi, pascoli aperti e ponti tibetani leggermente traballanti, che aggiungono un pizzico di avventura al paesaggio già spettacolare. Incrociamo pastori con le vacche al seguito, scene genuine che sembrano uscite da un libro illustrato più che da una giornata di cammino reale.

Scende una lacrimuccia al ricordo della Via Spluga percorsa da parte del team Cammini d’Italia. Guarda qui il docu-film pubblicato su Youtube! E mi raccomando, iscriviti al canale per rimanere aggiornato!

La protagonista della giornata è senza dubbio la gola della Viamala: un canyon profondo e suggestivo, scavato nei secoli dal Reno Posteriore. Si scendono più di 300 gradini per esplorare l’interno della gola, tra passerelle sospese e scorci mozzafiato sull’acqua color giada. Ma la tappa si conclude poco dopo, in un luogo meno noto ma altrettanto affascinante: la gola della Roffla. Qui si trova il nostro alloggio per la notte, a pochi metri dalla cascata che un oste del secolo scorso volle scolpire nella roccia per emulare le cascate del Niagara e attirare i turisti.

Gola della Roffla

Un’anomalia moderna ci strappa un sorriso: il posto non accetta pagamenti elettronici. Con i pochi contanti rimasti improvvisiamo una cena semplice e giochiamo a pari e dispari per decidere cosa ordinare, in base a ciò che possiamo effettivamente permetterci. Un piatto a testa, niente fronzoli — ma va bene così. Quando si è stanchi e affamati, anche una zuppa calda scelta a caso ha il sapore dell’avventura.

Tappa 02: Roffla – Montespluga

23 km – 1200 m ⬈ / 400 m ⬊

Partiamo da Roffla nella fresca mattina, con una colazione inesistente: per me, che non mangio glutine né latticini, non c’è nulla da mettere sotto i denti. Lo stomaco brontola, ma la consapevolezza dell’arrivo del temporale a metà giornata fa muovere le gambe velocemente. Oggi toccheremo il punto più alto dell’intera Via Spluga: il Passo dello Spluga! Il primo tratto è ombroso e silenzioso, si snoda tra i boschi. Camminiamo su un terreno impregnato di memoria: vecchie postazioni militari, bunker mimetizzati tra le rocce, tracce di un passato che ha visto queste vette come confini e frontiere. Poi, all’improvviso, il sentiero si fa surreale: tra i pini spuntano statuette di draghetti blu, dal sapore tibetano, come piccoli guardiani posizionati a vegliare sul viandante. Sono dettagli che rompono l’ordinario e aggiungono mistero alla marcia.

Verso il passo della Spluga

Più avanti, il paesaggio si apre sul Lago Sufner, uno specchio d’acqua circondato da montagne dolci. Lungo le sue rive trovo dei negozietti senza cassieri, con yogurt, torte e marmellate locali. Ci si serve da soli, solo una cassettina per il pagamento: fiducia pura, come succede solo nei luoghi dove il tempo è rimasto gentile. Lo zaino è la parte più ingombrante di questo cammino, il peso non è indifferente e ogni sosta è buona per scaricare le spalle dalla sua massa. Il sentiero prosegue su strade bianche che tagliano prati verdeggianti, fino a un rudere di un castello che pare piovuto dalla Scozia: mura silenziose che evocano atmosfere antiche.

Alle 11, con la fame e la stanchezza che si fanno sentire, interrompo il cammino. Accendo il fornelletto e preparo un piatto di pasta caldo (senza glutine), il carburante perfetto per affrontare la salita. C’è qualcosa di profondamente gratificante nel cucinare seduta in mezzo a una strada, senza regole ma con totale rispetto, nella profonda essenza del viandante in cammino. Inizia la lunga salita al Passo dello Spluga (2.115 m s.l.m.), il punto più alto della tappa. Il sole di mezzogiorno picchia e le pendenze non mollano. Mucche al pascolo sui prati, con i campanacci suonati dal vento, e cespugli di rododendri rosa che costeggiano il torrente verso la vetta.

Poi arriva il momento magico, quello in cui lo zaino sulle spalle non pesa più, ma accompagna. I pensieri rallentano, i battiti si armonizzano con il respiro, e ogni passo diventa meditazione. È quello che ho provato nel camminare lungo questo antico percorso, verso il punto più alto, nel silenzio che circonda ogni passo. In cima, a quota 2.115 metri, il vento soffia forte, indomabile, come accade su tutti i valichi che si rispettino. E mentre le prime gocce iniziano a cadere, salutiamo la Svizzera e rientriamo in Italia.

La discesa è dolce e ci porta a Montespluga, un villaggio alpino autentico, con poche case lungo tre strade principali, vive di calma, pascoli e atmosfera di confine. Entriamo all’Hotel Vittoria proprio mentre il cielo si rompe in pioggia. L’ambiente è caldo, curato, accogliente. L’offerta in mezza pensione è perfetta per un pellegrino e, dopo esserci lavati e riposati a dovere nella nostra bellissima camera, scendiamo nel ristorantino.

Montespluga

Il menù (per me) offre crema di zucca fatta in casa, uova fritte con patate e una macedonia fresca. Il contrasto tra la fatica della giornata e il piacere del pasto è netto: sapore, riposo, soddisfazione! La giornata è stata più che una tappa fisica: un viaggio tra storia e natura. Tutto ha raccontato una parte della millenaria Via Spluga, via di scambi, pellegrini e commerci tra Nord e Sud Europa.

Tappa 03: Montespluga – Prestone

18 km – 150 m ⬈ / 1000 m ⬊

Dopo due giornate intense, la terza tappa ci concede un ritmo più lento. Ci svegliamo con calma, senza l’urgenza di dover scattare in piedi. A Montespluga l’aria resta frizzante anche d’estate, e quel fresco che pizzica il naso appena alzati è addolcito dal calore della stufa accesa nel soggiorno, che riempie l’ambiente di un tepore intimo, quasi di casa. La colazione ci aspetta generosa e curata: finalmente anche io posso gustarla senza pensieri, con opzioni perfette per le mie intolleranze. Un inizio di giornata che ha il sapore delle cose semplici fatte bene e che ci prepara al meglio per il cammino che ci aspetta.

Lasciamo Montespluga con calma, ma appena il sentiero inizia a scendere ci troviamo subito catapultati in un altro mondo. La Gola del Cardinello ci accoglie con la sua imponenza silenziosa: una stretta fenditura scavata nella roccia viva, dove la montagna sembra volerci abbracciare, o forse mettere alla prova. Camminiamo in fila indiana su un passaggio antico e scavato a picco sulla parete: bastano pochi metri per capire quanto sia stato prezioso nei secoli. Questo tratto, battuto da mercanti, viandanti e persino dalle truppe napoleoniche, era uno dei passaggi più pericolosi delle Alpi. Oggi resta intatto nella sua potenza scenica, attrezzato e sicuro, ma ancora capace di far battere il cuore.

Sotto di noi, il vuoto. Sopra, rocce altissime che ci sovrastano come pareti di una cattedrale naturale. E in mezzo, il nostro sentiero, sottile, sospeso, accompagnato solo dal suono del silenzio, dall’acqua che scorre e dai fischi acuti delle marmotte che ci osservano curiose e aggiungono un tocco di vita tra le pietre. C’è qualcosa di magico in questo tratto: cammini piano, attento, ma con il cuore pieno. È uno di quei luoghi dove senti davvero il privilegio di essere lì, piccolo ma presente, nel grande teatro delle montagne.

Superata la gola, il cammino prosegue tra sentieri immersi nel verde, alpeggi, prati intensamente rigogliosi e borghi alpini silenziosi. Ogni passo profuma di erbe alpine e libertà. Il piccolo borgo di Isola, adagiato tra i prati e protetto dalle montagne, ci accoglie con un’atmosfera autentica e familiare. Le case in pietra, i fiori sui balconi e il ritmo lento del paese ci fanno rallentare i passi quasi senza accorgercene.

Il pranzo arriva al momento giusto. La fame si fa sentire, e mentre i miei compagni si lasciano tentare da un panino all’osteria del paese, io accendo il fornelletto e mi preparo un piatto di pasta senza glutine, seduta su un sasso con vista lago. Non serve molto per sentirsi grata: un pasto caldo, un angolo di quiete e l’aria di montagna che sazia anche il cuore.

Lago Montespluga

Dopo la pausa raggiungiamo Campodolcino, seguendo un sentiero in lieve discesa immerso tra boschi rigogliosi. Il percorso alterna pianori pascolivi, fitti boschi e panorami che si aprono lungo la valle del torrente Liro, accompagnati dalla frescura degli abeti e delle latifoglie.

L’ultima discesa nel bosco ci accompagna fino a Prestone, frazione tranquilla di Campodolcino, dove il tempo sembra rallentare. Appena arrivati, il caso ci regala una piccola fortuna: proprio accanto al nostro alloggio c’è un alimentari locale, una di quelle botteghe genuine dove il formaggio profuma davvero di malga e i salumi raccontano storie di alpeggi e fienagioni. Ne approfittiamo per un aperitivo improvvisato ma ricco, qualche sfizio comprato con un sorriso e un tavolo di legno che diventa il nostro ristorante. È uno di quei momenti semplici, ma perfetti. Si parla poco, si sorride tanto.

La serata scivola via tranquilla. Cuciniamo qualcosa in casa, con la complicità di una cucina condivisa e di mani amiche. Poi, una partita a Uno, risate leggere, e infine ci godiamo un docufilm su Netflix, che racconta l’impresa del record sul Cervino. Una chiusura lenta e intima, dopo una giornata di cammino che ci ha riempito di silenzi, panorami e piccole meraviglie.

Tappa 04: Prestone – Chiavenna

15 km – 170 m ⬈ / 1000 m ⬊

Ci svegliamo a Prestone con l’aria ancora fresca della notte. La tappa di oggi, come quella precedente, ci permette di procedere con un passo rilassato. Siamo pronti a lasciare l’incontaminata Val San Giacomo per fare il nostro ingresso trionfale a Chiavenna, città ricca di storia. Il sentiero segue il corso del torrente Liro, penetrando boschi di castagno e attraversando piccoli borghi silenziosi come San Giacomo Filippo, Gallivaggio e Cimaganda, dove vecchie frane hanno plasmato il paesaggio e custodiscono storie di cambiamenti geologici attivi.

Nonostante la quota più bassa, il percorso ci sorprende per quanto resti immerso nella natura: si snoda tra boschi rigogliosi, fitti castagneti e continui passaggi su ponti traballanti, di quelli che scricchiolano sotto ogni passo e ti fanno sentire protagonista di un piccolo film d’avventura. A metà sentiero scopriamo una cascata nascosta nel bosco: il suo rumore ci attrae, il suo getto ci rinfresca. È un piccolo regalo inatteso. I paesaggi restano verdi, rigogliosi, quasi selvatici. E lo diventano davvero quando il sentiero inizia a farsi più trascurato e invaso da erba alta.

Cascata lungo il sentiero

È lì, durante una breve sosta, che scopriamo un fatto poco poetico: abbiamo preso le zecche! Minuscole, talmente piccole da sembrare dei nei. Per fortuna ce ne accorgiamo in tempo. Pinzette e disinfettante alla mano, procediamo con un pizzico di attenzione in più. Il cammino continua in discesa, sempre più dentro la valle: panorami aperti, vigneti terrazzati e antichi muretti, finché iniziamo a scorgere i primi tetti di Chiavenna. L’ultima parte del sentiero è tutta nell’erba alta, quasi a volerci far guadagnare ogni metro fino all’arrivo. Le gambe stanche, i pensieri ormai rivolti alla fine, ma anche a tutti i chilometri percorsi.

Chiavenna ci accoglie con i suoi vicoli eleganti e la piazza assolata. Ci scattiamo la foto di rito, quella che segna la conclusione, fatta con gentilezza da una turista che ci vede arrivare con gli zaini e intuisce che non siamo semplici camminatori della domenica. In fondo, siamo diversi: più sporchi, più stanchi, ma anche più pieni. Ci sediamo in un locale per un meritato aperitivo, brindando a questi quattro giorni che sembrano in realtà molti di più, per la densità di immagini, emozioni, salite e panorami. Poi, un ultimo passo: quello verso la stazione, dove ci aspetta la macchina lasciata giorni prima. Ma ormai il ritmo non è più lo stesso: anche quel breve tratto è carico di nuova energia. Il dolce sapore di un cammino che ha appena arricchito la vita.

Foto di rito all’arrivo a Chiavenna

Plus Info: Negozi, Alimentari e Punti Acqua lungo la Via Spluga

  • Andeer: supermercato ben fornito, ultimo punto per fare rifornimenti prima di affrontare il Passo dello Spluga del giorno dopo.
  • Lungo il sentiero è possibile incontrare fattorie dove acquistare prodotti freschi come formaggi e uova direttamente dai produttori, ma non sempre sono aperte.
  • Campodolcino: market con verdura, frutta e roba fresca.
  • Prestone: presente un alimentari piccolo ma fornito, perfetto per fare rifornimento di salumi e formaggi freschi e locali.
  • Chiavenna: numerosi negozi, supermercati e fontanelle pubbliche nel centro storico.

Acqua potabile: lungo tutta la Via Spluga si trovano fontane con acqua potabile, è possibile riempire le borracce senza problemi durante il cammino.

Articolo di
Gloria Ripamonti
Gloria – Hiking & more ↟
🥾Cammino per respirare meglio, non per contare i km
🏔️Sopravvivo senza glutine, lattosio e nickel sopra ai 1600 mt
💁‍♀️Affitto @ilarici_devero