Diari
24 Mar 2025

Un nuovo cammino per Adriano: la scoperta della Via dei Brentatori

La felicità è un attimo che resta, un filo sottile che unisce il cuore, è la luce che tra le onde si appresta, un dono che nasce dal semplice amore.

In questo primo diario di viaggio, Adriano ci conduce lungo la storica Via dei Brentatori, un antico cammino che si snoda tra vigneti, borghi e paesaggi mozzafiato dell’Appennino bolognese. Con la sua curiosità instancabile e uno spirito avventuriero, insieme alle due sue compagne di viaggio, Adriano racconta incontri, emozioni e piccole scoperte che rendono unico ogni passo. Attraverso aneddoti e dettagli ricchi di atmosfera, sarai trasportato in un percorso che unisce storia, natura e convivialità, dove ogni pagina è un invito a camminare insieme a lui. Sei pronto a partire a conoscere questo nuovo sentiero?

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Quando pensi di aver concluso i cammini del 2024 ecco che spunta l’ipotesi di organizzarne un ultimo, con Arianna (dopo le varie uscite di walking) e la ritrovata Maddalena (dopo i tanti cammini insieme). Cercavamo un qualcosa di piuttosto tranquillo, visto l’inverno con le sue giornate corte e non troppo complicato da raggiungere e dopo qualche idea, ecco che spunta lui o lei insomma: la Via dei Brentatori, un cammino dalle origini antiche, lontane tanto quanto la nascita della corporazione di mestiere da cui prende il nome.

Apro il sito e leggo la storia di questo cammino che mi affascina. Bologna è ben collegata, c’è la credenziale con l’attestato finale, direi che ci siamo, tutti d’accordo? Via, la scelta è fatta. Giro di prenotazioni, treno e alloggio, traccia con le rispettive deviazioni dovute alle alluvioni, waypoint aggiunti con rispettivi panifici e forni (fondamentali) e si prepara lo zaino.

Ma come preparare al meglio il proprio zaino? Abbiamo scritto una GUIDA AL PRIMO CAMMINO, con tantissime informazioni e consigli utili.

Tappa 01: Bologna – Zona Predosa

25.8 km

Ore 4:30 sveglia, colazione e ci si prepara, prima tappa: metropolitana direzione Termini; il tempo di arrivare in stazione e il treno per Bologna è lì ad attendere, salgo su e via al countdown per Bologna -2 ore e 10 minuti. Le ragazze arrivano poco prima di me, le raggiungo al bar, auguri, saluti e cominciamo con il primo forno per prendere pranzo e rinforzi.

Dopo in passaggio per piazza Maggiore, ci dirigiamo a ritirare le credenziali e ora siamo pronti per la prima tappa. La giornata è fredda ma la salita per il Santuario di San Luca ci aiuta a scaldarci, così tra le infinite arcate arriviamo in vetta, entriamo in chiesa e timbriamo la nostra credenziale (sarà l’unico timbro “ufficiale” del nostro cammino, oltre la partenza e l’arrivo) ci concediamo una piccola pausa, tra qualche scatto, uno spuntino e tolto qualche strato di abbigliamento cominciamo la discesa verso il fiume Reno.

Piazza Maggiore, Bologna: Adriano e le sue compagne di viaggio pronti a partire

Una volta scesi, salutiamo in anticipo il sentiero della Via degli Dei causa chiusura del ponte (prima deviazione) e giungiamo a Casalecchio di Reno, costeggiamo e attraversiamo il fiume, prima di iniziare il gran tour dei parchi di Casalecchio, l’asfalto ormai fa da padrone e mentre gironzoliamo arriva l’ora di pranzo. Ci accomodiamo lungo il sentiero e consumiamo il nostro pasto.

Riprendiamo fino al piccolo tratto di sentiero per l’eremo di Tizzano ( chiuso ) e nonostante il ritorno sull’asfalto cominciano ad affiorare i primi vigneti e il panorama migliora sensibilmente. Dopo quasi 20 km, entriamo nella natura “vera”, il Parco dei Gessi di Monte Rocca, Patrimonio Unesco, peccato per alcuni tratti interrotti causa frana che probabilmente ci hanno distanziato dalle conformazioni.

Nella natura incontaminata del Parco dei Gessi di Monte Rocca

Piano piano si torna a valle, attraversiamo località Gessi e verso il torrente Lavino e costeggiando fiume fino a Zola Predosa e infine all’hotel. Che facciamo, check-in, doccia e andiamo a prenderci qualcosa? Questa l’idea iniziale, ma dopo la doccia, scatta un po’ di relax, in più il buio e il freddo esterno non sono di incentivo.

Così tra chiacchiere, social e chi dormicchia arriva l’ora della cena, ci incamminiamo e l’osteria che avevamo puntato è chiusa, il freddo si fa sentire così ci buttiamo in una pizzeria, che a dirla tutta faceva anche qualche primo, ma c’era qualcuno che non aveva ancora mai mangiato la pizza fritta e così, sfida accettata. Riusciti fuori, il gelo, non vediamo l’ora di rientrare e fortunatamente non siamo distanti, il bel tepore della hall, l’ascensore, la camera riscaldata e tutti a nanna, rincuorando le ragazze che l’indomani l’itinerario sarebbe stato molto più bello.

Tappa 02: Zona Predosa – Bazzano

29.4 km

Risuona la sveglia, fuori una timida alba comincia a farsi luce, noi nel frattempo ci prepariamo, scarponi ai piedi, zaino in spalla e siamo in strada per la nostra 2ª tappa ma prima sosta colazione. Ci sediamo e tra ginseng e cappuccini le ragazze addentano anche un paio di paste, io invece ho già in mente di puntare tutto sul forno.

Colazione fatta, riprendiamo e superiamo il torrente Lavino ed ecco che spunta il forno, entriamo, un assortito bancone con dolce e salato così tra focacce, grissini e deliziosi ravioli dolci recuperiamo il pranzo. Riprendiamo a camminare, entriamo in via Predosa che ci accompagna a salutare l’omonima Zola e continuiamo la lunga e se devo dirla tutta piacevole asfaltata verso San Lorenzo in Collina.

Mentre saliamo e lasciamo la zona abitata splendidi vigneti, vecchi casolari, affascinanti ville e in fondo la valle, nei bacini del Parco Fluviale del Torrente Lavino riflette un raggiante sole che ci accompagnerà per tutta la giornata; in lontananza San Luca mentre sul versante toscano le vette innevate dell’appennino e una volta conquistata quota, ecco le Alpi, imbiancate e tinte ancora di quel magico rosa arancio del primo mattino, emozionante.

San Luca sullo sfondo

Arriviamo a San Lorenzo in Collina, o meglio alla sua parrocchia, nel retro sono allestiti 2 presepi con su scritta una numerazione, scopriremo poi che sparsi per le vie del borgo erano stati allestiti 40 presepi, con tanto di cassettina per il voto. Scendiamo verso il borgo e cominciamo il nostro piccolo tour dei presepi e partecipiamo anche alla votazione finale.

Salutiamo il borgo ed ecco che spuntano i primi calanchi con i loro contrasti di luci e ombre, qualche scorcio, dei simpatici incontri con caprioli e arriva l’ora di sederci e assaggiare così il reparto salato del forno con vista sulla nuova vallata pronta ad accoglierci.

Terminata la sosta riprendiamo il nostro cammino e arriviamo a Oliveto, una piccola frazione ricca di storia con al suo interno la Chiesa di San Paolo, la torre campanaria tozza e quadra, con ogni probabilità, l’ultima vestigia di quello che fu il più grande e bel castello della vallata del Samoggia fino al 1400.

Del borgo fa parte anche una grande costruzione medievale chiamata la Casa Grande dell’Ebreo (costruita nel 1410 da Salomon Mathasia e sede della comunità ebraica nonché la prima banca di tutta la zona) e la Bronzina (che nel 1527 fu l’albergo dei Grandi di Spagna e successivamente fu anche lazzaretto e poi fonderia di bronzo attorno al 1775).

Un breve sentiero ci porta nella frazione di Stiore dove attraversando il paese noto un piccolo alimentari con su la scritta forno, dove con la scusa di mettere un timbro, prendo le credenziali di tutti e corro all’interno, mi accoglie una simpatica signora, le chiedo qualche informazione su alcuni prodotti, gentilmente mi vengono illustrati e la mia scelta ricade sul Panone, dolce natalizio tipico bolognese dalle origini contadine; bene lui tornerà a casa con me, ma visto che sono qui, prendo un paio di biscottini per chiudere il nostro pranzo, ah dimenticavo, il timbro, saluto la gentile signora e raggiungo le altre che mi attendevano, riconsegno le credenziali timbrate e spizzichiamo i due dolcetti.

Attraversiamo il ponte sul torrente Samoggia ed una lunga asfaltata ci porta dentro Monteveglio dove ci concediamo una piccola sosta relax e caffè; davanti al comune noto due monumenti, il primo dedicato ai Brentatori, una vetrata artistica raffigurante un brentatore appunto con sopra la scritta:

“Il mio tergo non mai curvato in arco

mostrò dal faticar d’essere stracco

chi non torrebbe in così dolce incarco

a’ sostentar la deità di Bacco”.

L’altro, una scultura in metallo di una bicicletta e una donna dedicato alle staffette partigiane, che per la libertà durante la guerra si misero a rischio e molte di loro pagarono con torture, altre con la vita il loro impegno. Di fronte a noi un bel viale alberato attraversa il parco, consultiamo la mappa e optiamo per questo passaggio ricongiungendoci dopo sulla nostra traccia, nel mentre notiamo una cassettina appesa davanti l’entrata della scuola con sopra la scritta: poesia per chi passa , prendiamo, srotoliamo e leggiamo i nostri fogli, sono tutti messaggi sulla felicità, il mio recita:

La felicità è un attimo che resta,

un filo sottile che unisce il cuore,

è la luce che tra le onde si appresta,

un dono che nasce dal semplice amore.”

Vetrata dei Brentatori

Riprendiamo, pronti ad affrontare il breve ma intenso sentiero (pettata) sino Monteveglio Alto e al suo borgo medievale fortificato, un luogo incantevole, ricco di storia, che riporta indietro nel tempo. Al suo ingresso l’antica porta ad arco che rappresenta l’unica via di accesso al borgo con al di sopra i segni del ponte levatoio, ora non più presente; sulla sua destra la torre trecentesca con adiacente la Casa di San Benedetto, la quale veniva utilizzata per ospitare i pellegrini, dell’altra parte trova posto la torre campanaria (del seicento).

Torre medievale a Monteveglio Alto

Procedendo oltre sull’acciottolato, tra le antiche case in pietra, spunta un ristorante con piatti che ci ispiravano molto, una struttura ricettiva, anch’essa niente male pensando di tornare in queste zone e si arriva infine al complesso della chiesa e dell’Abbazia, la prima, edificata nel 1092 in forme romaniche su un edificio sacro più antico, presenta un campanile del XV secolo, al suo interno l’abside e la cripta del X secolo che purtroppo non vedremo.

Non è orario di visita ma faccio un vano tentativo al campanello, senza risposta e mentre ci allontaniamo provo a sbirciare fino all’ultimo il portone ma niente. Un borgo che mi ha affascinato molto di cui non escludo il ritorno come diceva er Califfo.

Torniamo sul sentiero e un tabellone ci indica che stiamo percorrendo un tratto della “Piccola Cassia”, un tratto d’Appennino che già i romani utilizzavano per raggiungere la Pianura Padana centrale, salendo da Pistoia in direzione di Modena e Bologna. Nell’Alto medioevo diventò una strada longobarda quindi uno dei tanti itinerari che portavano a Roma congiungendosi con la via Francigena.

Via Francigena e altri 100 sentieri nel nostro Atlante dei cammini d’Italia!

Entriamo nel Parco Regionale Abbazia di Monteveglio, siamo nei calanchi , il verde della natura, le varie tonalità del terreno e la luce danno vita allo spettacolo che si apre di fronte a noi, ce lo godiamo, qualche foto e riprendiamo i nostri passi, un cartello ci indica Rio Ramato e calanchi D’Africa lo seguiamo e ci ritroviamo in un percorso wild, dove il fango mette a dura prova il nostro equilibrio ma tra rami, alberi e staccionate a cui aggrapparsi cominciamo a scendere.

Incontriamo due signore impegnate nella salita che ci avvertono: “guardate, sotto è peggio, c’è anche un ponte è crollato.” Benissimo! Pensiamo tutti, questo è il karma, ci siamo lamentati dell’asfalto e ora ci tocca. La discesa continua, qualche pozzanghera, alcuni piccoli guadi ed eccoci al ponte crollato, cerchiamo il modo di aggirarlo tra i cespugli e una volta al suo cospetto, testo il passaggio sospeso, sembra reggere, attraverso e aiuto le donzelle a passare e ricomincia l’ascesa con scarpe zavorrate e condizioni dei pantaloni che non vi dico.

La zona d’ombra e di fango finisce e un colorato tappeto di foglie autunnali ci porta a costeggiare un vigneto con vista Abbazia di Monteveglio e in lontananza San Luca che è sempre stata con noi. Oltrepassiamo alcune abitazioni e torniamo su un sentiero nel bosco e una volta usciti ci troviamo all’interno dell’azienda vitivinicola biologica, Corte d’Aibo, con annesso agriturismo e ristorante immerso in un incantevole paesaggio, con un panorama veramente stupendo e dispiace tanto non aver preso una bottiglia ( da buon brentatore ) ma lo zaino chiedeva tregua; attraversiamo gli stupendi e infiniti filari fino al cospetto dell’ultima salita che ci porterà a Montebudello, dove spicca la Chiesa parrocchiale di Sant’Andrea in Corneliano.

Ultima salita prima di Montebudello

Raggiunta l’altura ecco che appare la nostra meta, Bazzano con la sua rocca, tappa conclusiva del nostro cammino. Arriviamo in paese ed entriamo nella fortezza rinascimentale dei Bentivoglio, all’interno delle mura trova spazio la parrocchia, il campanile e la rocca appunto, ci dirigiamo verso la biglietteria, notiamo una ceramica con su scritto Cantina dei Brentatori e capiamo che è il posto giusto, ci accoglie una ragazza e dopo aver scambiato qualche chiacchiera sulla via, ci consegna i nostri attestati, foto finale e anche questo cammino è concluso.

Avvisiamo la ragazza del tratto dei calanchi e ,ringraziata, prendiamo la scalinata che ci conduce in paese, la cioccolata calda chiama qualcuno dal giorno prima e io guarda caso ho appunto una pasticceria segnata, prendiamo il corso principale e tra i vari negozietti ecco la nostra pasticceria: la dolce vita. Entriamo e accolti dal proprietario ci accomodiamo, lascio le ragazze fare le loro scelte tra cioccolata calda, paste e mignon, mentre io gironzolo indeciso, arriva il mio turno e trasportato dalle parole del proprietario cui traspare appieno la passione e l’impegno per il suo lavoro, opto per vari assaggi, ma la loro mimosa vince.

La voglia di questa coccola ci fa dimenticare di controllare l’orario dei treni per Bologna e dobbiamo aspettare un’oretta prima del prossimo. A questo punto con le ragazze soddisfatte e al calduccio decido di tornare alla Rocca e fare la visita del museo, ripercorro i miei passi, faccio il biglietto e audioguida alla mano comincio il mio rapido tour, tra le stanze affrescate e vari reperti archeologici il tempo vola e arriva così il momento di attraversare Bazzano e arrivare alla stazione.

Il tempo del biglietto e di lì a poco arriva il treno, belli, infangati e soddisfatti saliamo e ci sediamo, con Maddalena che crolla e recupera un po’ di sonno, mentre io ed Arianna passiamo il tempo tra chiacchiere e social. Lungo il tragitto per Bologna sale un po’ di rammarico perché anche questa esperienza è giunta al termine ma pensiamo al positivo, alla fortuna di aver potuto trascorrere questi giorni insieme, alla nostra bella sintonia di cammino e alle prossime avventure.

Articolo di
Adriano Ianiro

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