Diari
03 Mar 2025

Marica e il suo cammino d’Oropa: salite, incontri e spiritualità

In una società frenetica, dove si corre e tutto è al 2x, sento la necessità di prendermi una pausa, di riconnettermi a me stessa e di ritrovare la forza per andare avanti, passo dopo passo.

Marica, appassionata di viaggi e cammini, ci condivide il suo percorso lungo il suggestivo cammino d’Oropa. Attraverso paesaggi autunnali mozzafiato, piccole sfide quotidiane e incontri indimenticabili, Marica racconta con sincerità cosa significhi intraprendere un cammino in solitaria. Dalle difficoltà superate con resilienza alla magia degli incontri lungo la strada, ogni pagina di questo diario è un invito a rallentare, riconnettersi con se stessi e scoprire il potere trasformativo del cammino. Che tu sia un viandante esperto o un curioso alla ricerca di ispirazione, la storia di Marica ti condurrà passo dopo passo verso il cuore del Cammino d’Oropa, lasciandoti con il desiderio di metterti in viaggio.

Hai voglia di condividere la tua esperienza di cammino con la nostra community? Inviaci una mail a info@camminiditalia.org e ti invieremo tutte le informazioni necessarie per raccontare la tua avventura. Se preferisci, puoi anche unirti alla nostra Community su Facebook e condividere direttamente il tuo racconto lì.

Che faccio? Parto o non parto

Ciao a tutti, mi chiamo Marica Marbuccio, ho 32 anni e una grande passione per i viaggi. Ho già visitato molte zone e spero di vederne altre, ma non siamo qui per questo. Da un anno ho scoperto che mi piace molto percorrere cammini in solitaria. L’anno scorso ho percorso un pezzo della Via Francigena e spero di raccontarvi anche quell’esperienza in futuro.

Una volta che inizi a camminare, poi è difficile smettere, ti abbiamo avvisato! Abbiamo scritto una guida per accompagnarti passo dopo passo nel tuo primo percorso!

Eccoci qui, un giorno prima della partenza, in dubbio se partire o no. Mentre cerco di prendere una decisione, trovo il diario che ho tenuto durante la Via Francigena. Leggo alcune parti e provo un brivido: il ricordo di tutte le emozioni vissute. In quel momento prendo la decisione: PARTO!

Cerco su internet informazioni sul Cammino di Oropa: 65,1 km percorribili in 3 tappe, perfetto. Contatto per email il Movimento Lento, un’associazione che mi aiuta dandomi i contatti di dove poter dormire e preparandomi la credenziale, da ritirare l’indomani direttamente sul cammino. Dato il poco preavviso, non trovo facilmente strutture low budget. Dopo alcune telefonate, ecco il mio itinerario:

  • Tappa 1: Santhià-Sala Biellese, 34 km (due tappe in una).
  • Tappa 2: Sala Biellese-Graglia, 16 km.
  • Tappa 3: Graglia-Oropa, 15 km.

Preparo lo zaino: siamo a ottobre, quindi vestiti a cipolla. Il meteo dovrebbe reggere, ma non si sa mai. Scarico l’app con la traccia GPX per averla offline, non si sa mai.

Tappa 01: Santhià – Sala Biellese

34 km

Sveglia presto, ancora nell’oscurità della notte, e via diretta alla stazione per partire il prima possibile. Arrivo a Santhià alle 7 del mattino. Riesco subito a orientarmi e, emozionata e carica, finalmente mi metto in cammino. La prima parte del percorso coincide con la Via Francigena: facile, pianeggiante e baciata da un bel sole autunnale. Mi sento piena di energia.

Marica pronta alla partenza

In poco tempo arrivo a Roppolo, dove ritiro la mia credenziale presso la Casa del Movimento Lento. Mi fermo a mangiare un panino su una panchina del paese, vicino a un bel mazzo di fiori. Mentre addento il panino, incontro un anziano che mi racconta, tutto orgoglioso, di aver piantato quei bellissimi fiori. Mi complimento con lui e, con un bel sorriso, mi augura buon cammino.

Nella vita di tutti i giorni sono spesso troppo presa dalle mie commissioni per fermarmi a chiacchierare con gli sconosciuti. Ma durante i cammini è così naturale farlo che mi piacerebbe portare questa abitudine anche nella vita quotidiana. La seconda parte della tappa mi piace di più: è più boschiva e tecnicamente non complessa, almeno per me. Tuttavia, inizio a sentire la stanchezza: cammino a passo sostenuto fin dalla mattina presto e i piedi iniziano a farmi male. Più volte mi fermo, demoralizzata, anche perché non ho incontrato altri pellegrini.

Quando la stanchezza si fa sentire, la mente comincia a vagare: perché non sono rimasta a casa? Perché non ho scelto una tappa più breve? Marica e il vizio di mettersi sempre alla prova.Eppure, è proprio in questi momenti che bisogna abbracciare la propria mente, zittire i pensieri autosabotanti e ricordarsi che ce la si può fare.“Marica, tu hai tutte le capacità di superare anche questo.”

Una citazione incoraggiante per ripartire più forti!

Continuo a respirare profondamente, ripetendo queste parole finché non inizio a crederci davvero. A Torrazzo incontro finalmente i primi pellegrini: tre signori molto simpatici con cui faccio amicizia. Camminare insieme rende tutto più leggero e il tempo vola. Con immensa fatica, ma anche tanta soddisfazione, arrivo al mio camping, Future is Nature. Dormo in una roulotte fissa tutta per me, a soli 18 euro.

Dopo una doccia rigenerante e un po’ di stretching (indispensabile per non bloccarmi domani), mi fermo a chiacchierare con i ragazzi che gestiscono il camping. Per cena mi dirigo al ristorante vicino, dove avevo prenotato durante la giornata. Per 18 euro mi offrono un menù del pellegrino.

Al ristorante incontro altri pellegrini, ognuno seduto al proprio tavolo. Mi sarebbe piaciuto unire i tavoli, ma non importa. Brindo a me stessa e alla soddisfazione di aver concluso la giornata. Brava Marica.

Tappa 02: Sala Biellese – Graglia

16 km

Stamattina sveglia all’alba. Chiudo lo zaino e mi preparo a partire. Poco fuori dal camping incontro quattro pellegrini intenti a fare colazione, che mi invitano a unirmi a loro. La condivisione è una parte imprescindibile del cammino, ne incarna lo spirito. Dopo aver salutato i miei compagni di viaggio, mi incammino, sapendo che li incontrerò di nuovo lungo il percorso.

Una cosa che il cammino mi ha insegnato è che non esistono passi veloci o lenti, ma solo il proprio ritmo. Arrivo in un paesino ricco di fontane. Sono così invitanti che non riesco a non fermarmi a bere. Il percorso prosegue tra campagna e boschi, con qualche saliscendi, ma niente di troppo impegnativo.

Memore dei lunghi chilometri del giorno prima, cammino piano, godendomi la bellezza di un’altra splendida giornata autunnale. Gli agricoltori del posto, incuriositi nel vedere una ragazza camminare da sola, mi fermano spesso per congratularsi e incitarmi a continuare. “E chi si ferma più?”

Sapevi che i cammini di Oropa oggi sono in totale tre? Insieme al cammino di oropa della Serra, sono nati l’Orientale, e il Canavesano!

Quasi arrivata al Santuario, mi imbatto in una casetta piena di piccoli giochini, simili a quelli degli ovetti Kinder. Curiosa, mi fermo. Una nonnina, che sta spazzando le foglie, mi sorride e scambiamo quattro chiacchiere. Mi racconta dei bei fiori del suo prato, anche se in quel periodo dell’anno ci sono solo foglie.

Prima di andarmene, mi regala una mollettina con un fiore e una scritta: “cadi sette volte, alzati otto”. Quanto è azzeccato, no? Commossa, l’abbraccio e lascio un pensiero nel quaderno delle dediche. Arrivata al Santuario, mi assegnano una stanza singola con bagno privato a soli 18 euro: un vero lusso.

Vista su Graglia

Dopo una doccia, mi accorgo di non aver pranzato, ma ormai è tardo pomeriggio. Mi fermo al bar sotto al Santuario per una birra e qualche patatina in attesa della cena. La cena è al Santuario, con un menù convenzionato a 20 euro. Esco dal ristorante sazia e soddisfatta. Vi consiglio questa cena, anche se, stranamente, qui non si usa unire i tavoli dei pellegrini, a differenza della Francigena.

Tappa 03: Graglia – Oropa

15 km

Ultima tappa, ultimo giorno. Mi spiace che sia già finito.

Mi incammino con calma, visto che la giornata prevede pochi chilometri. Arrivo a Sordevolo, dove una nonnina, affacciata alla finestra di una villa all’ingresso del paese, mi chiama per parlare del meteo e mi invita a prendere un caffè da lei. Non solo mi prepara il caffè, ma anche la cremina con lo zucchero: un gesto semplice che mi riempie il cuore di gratitudine. Mi racconta che si ferma spesso a chiacchierare con i pellegrini che passano, ognuno con la propria storia.

Parliamo della sua famiglia e del marito. L’accoglienza di persone così gentili e generose verso gli estranei mi scalda l’anima. Ci scambiamo i numeri di telefono con la promessa di rivederci per un altro caffè. Il percorso paesaggisticamente è il più bello, con saliscendi un po’ più impegnativi rispetto alle giornate precedenti.

A un certo punto si presenta un bivio: prendere la “Tramvai”, un percorso più facile, o il sentiero D1, più impegnativo. Escludo il sentiero D1, sconsigliato dalla gente del posto a causa delle piogge recenti. Proseguo lungo la Tramvai, ma per distrazione non vedo i simboli e finisco su un altro sentiero. Me ne accorgo solo dopo 2 chilometri.

Mi viene da ridere: nonostante la traccia GPX e le indicazioni, riesco sempre a perdermi! Era già successo in altri cammini. Torno indietro, aggiungendo 4 chilometri al percorso. Non mi abbatto, ma decido di essere più attenta. L’ultimo tratto si percorre lungo il sedime della vecchia tramvia dismessa, molto scorrevole.

E se vuoi essere sicuro di non perderti durante il tuo percorso, ricorda di scaricare l’app di Cammini d’Italia prima di partire! Con essa avrai a disposizione tutte le tracce gpx di molti cammini italiani e potrai navigare facilmente, anche offline. Scopri di più a questo link!

Unica nota negativa: circa 1 chilometro di strada asfaltata con tornanti. Per fortuna, il traffico è scarso, altrimenti sarebbe stato pericoloso. Finalmente, svoltato l’ultimo angolo, eccolo lì: il Santuario d’Oropa, imponente e maestoso. Con le lacrime agli occhi e un’incredulità mista a gioia urlo dentro di me: ce l’ho fattaaaaaaa! Brava Marica.

Marica e alle spalle il Santuario di Oropa

Ritiro il “testimonium” e corro a prendere il bus per la stazione di Biella. Proprio in quel momento inizia a piovere, ma non importa. Sul bus la mia mente vaga. Spesso mi chiedono perché faccio cammini in solitaria. In una società frenetica, dove tutto corre al doppio della velocità, sento il bisogno di prendermi una pausa, di riconnettermi a me stessa e di ritrovare la forza per andare avanti, passo dopo passo.

Arrivare alla meta è un mix di emozioni: amo il momento del traguardo, mi rende orgogliosa. Ma, durante i chilometri più difficili, mi chiedo spesso: “Chi me l’ha fatto fare?”. Mi sento accolta da estranei che, anche se per pochi istanti, hanno lasciato un segno nel mio cuore. Spero che le mie parole vi ispirino a intraprendere un cammino, qualunque esso sia, perché vi regalerà tanto.

Articolo di
Marica Marbuccio

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